lunedì 26 agosto 2013

Benvenuti al Nord

Luciano Granieri


29 dicembre 1945. Presso l’aula magna dell’università di Roma Pietro Secchia apre i lavori del V congresso del Pci. Il primo del dopo guerra indetto a soli sette mesi dalla fine del conflitto. Al congresso partecipano circa 1.800 delegati. 

Dopo importanti discussioni sulle tante questioni aperte in un scenario di devastazione economica e sociale determinata dalla spietatezza della guerra, il 31 dicembre  interviene uno dei tredici delegati di Frosinone. Raoul Silvestri combattente nella resistenza presso la zona di Ripi, distintosi per azioni di sabotaggio alle colonne di camion tedeschi che percorrevano la Via Casilina  per raggiungere Cassino. E proprio sulla città martire si concentra l’intervento del partigiano ciociaro. 

Il compagno Raoul fornisce in modo molto toccante e appassionato il quadro di una città fantasma, assediata dalle mine, circondata dalle macerie, dove malattie terribili come la malaria, aggrediscono i cittadini e a farne le spese sono soprattutto i bambini. Un infanzia flagellata dalle malattie e dalla fame è l’eredità terribile lasciata dalla guerra. Colpiti dalla cruda testimonianza del compagno di Frosinone i delegati di Pavia Imperia e Mantova annunciano la disponibilità ad ospitare i bambini del cassinate.

 Il 5 gennaio 1946 una delegazione nominata dal congresso giunge a Cassino per portare aiuti e iniziare ad organizzare i viaggi della speranza per i bambini malati, affamati, bambini cui la guerra ha tolto tutto. Dopo quella visita già 800 bambini sono pronti a partire per raggiungere i nord,  dove alcune famiglie si sono offerte di ospitarli. Ma non basta. Parte  così una vera e propria gara di solidarietà fra le delegazioni del Pci del nord, che si pone l’obbiettivo di accogliere quanti più bambini possibile, provenienti da Cassino, ma anche da altre città del sud, da L’Aquila, Rieti e da tutta la Campania, dalla Sicilia e dalla Sardegna. 

Madri in lacrime e commosse ringraziano queste persone. I loro figli devastati dalla malaria, consumati dalla febbre, poco a poco,  grazie  alla disponibilità delle famiglie del nord ad ospitarli, riprenderanno vita e colore. E giova ricordare che queste sono famiglie di operai, di gente modesta. Il 19 gennaio altri bambini partiranno da Cassino e i viaggi della speranza dal sud verso il nord proseguiranno fino al 1952..

Ecco un esempio di quanto forte era allora la solidarietà sociale. Lavoratori, operai, gente comune  si adoperava affinchè figli di altri lavoratori e operai non dovessero patire  ulteriormente  gli stenti della fame e delle malattie. Un popolo, diciamo pure, una classe proletaria capace di mettere in atto un reale processo di unificazione dal basso, affinchè la distinzione fra nord e sud diventasse  una semplice espressione geografica e non la descrizione di due realtà economiche e sociali diverse. “Dove si magna in sei si magna anche in sette”. Così dicevano le famiglie che ospitavano i bambini del sud. Eppure i comunisti erano gentaglia che i bambini li mangiava.  Di seguito la testimonianza del membro di una famiglia che aveva ospitato un ragazzo.

“La prima notte che Franco ha dormito da noi, non riusciva a dormire, si agitava. Io gli ho chiesto – Franco, cos’hai – e lui  ­ non ho sonno  . Il giorno dopo si guardava intorno sospettoso. – Che cosa cerchi? -  e lui niente, niente ­. 
Solo a pranzo quando mangiò per la prima volta le tagliatelle  Si rilassò e disse ci avevano detto che qui c’erano i comunisti affamati che mangiavano i bambini­“
Giovanni Berardi (7 anni nel 1945)

Notizie tratte dal post : BAMBINI DI CASSINO AL V CONGRESSO DEL PCI




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