sabato 19 ottobre 2013

C'è spending review e spending review

Luciano Granieri


“Spending Review”, è una perifrasi che  insieme a “Fiscal Compact”,  “Patto di Stabilità”,  “Pareggio di Bilancio   in Costituzione”,  forma   il  testo di quella sorta di romanzo criminale che il potere della finanza ultra liberista ha scritto e prescritto, attraverso le istituzioni europee,  a lavoratori, precari e disoccupati di tutta Europa,  in particolare alle nazioni meridionali del continente.  

In nome della  spending  review  ad ogni manovra finanziaria si impongono tagli ai costi della spesa pubblica sia a livello locale che a livello nazionale. Di conseguenza le prime voci a cadere sotto la mannaia della  revisione di spesa, detto in italiano,  sono gli oneri legati   ai dipendenti  pubblici ,  che subiscono il blocco dell’indicizzazione  degli stipendi e del turn-over,  ma  soprattutto  l’erogazione dei servizi alla comunità. Questa ultimo capitolo riguarda per lo più gli enti locali, regioni, province e comuni, i quali in nome della spending review  e del patto di stabilità sono costretti a tagliare su sanità, scuola e servizi essenziali per la  gestione del  territorio. 

Eppure esiste un altro modo di attivare un’imponente operazione di spending review che risparmi alla collettività privazioni e impoverimento  diffuso. Se si va ad analizzare il   bilancio dello Stato ma anche di regioni, province e comuni, si scovano  voci di spesa relative a contratti di privatizzazione e cessione in appalto di servizi, spese di consulenza,  sempre a favore di privati, spese di partecipazione a società  in-house ,  carrozzoni per lo più inutili.  A tagliare questi rami secchi nessuno pensa.  Meglio togliere servizi ai cittadini,  ridurre gli organici, piuttosto che eliminare strumenti di ricompensa elettorale. 

L’appalto milionario per l’amico,   e il dorato parcheggio all’interno di una società partecipata da destinare al sodale di partito trombato o all’amministratore latore di consistenti pacchetti di voti,  sono elementi che non devono mai mancare all’interno delle dinamiche del consenso proprie dei vari comitati elettorali che si spartiscono le poltrone di giunte e governi. 

La società Aeroporto di Frosinone Spa è un tipico esempio .  Questa Spa  nasce   per costruire un eliporto e una aeroporto civile in una zona, fra Frosinone e Ferentino, flagellata da emissioni inquinanti di svariata natura. Un’aera  chiusa fra due catene collinari sferzata da venti che comprometterebbero    la sicurezza degli aerei  in fase di atterraggio e di decollo.  Inoltre le rotte che gli airbus dovrebbero tenere per fare scalo in un aeroporto del genere sono  impraticabili perché incrociano con le direttrici degli elicotteri del limitrofo aeroporto militare e con quelle dello scalo di Grazzanise. 

Un opera così concepita,  sia come aeroporto,  sia come eliporto civile è,  irrealizzabile. Ed infatti non è stata e non sarà mai, per fortuna, realizzata.  Resta il fatto che una  società costruita per non produrre   alcunché  si è mangiata  sei milioni di euro per la realizzazione del progetto,  per stipendi a manager e presidenti, fra cui presidenti di Provincia. 

  Attualmente il capitale sociale di  una Spa   praticamente inutile è di quasi 6 milioni di  euro con quote di partecipazione a carico degli enti pubblici proprietari così suddivise:   2 milioni e otto per la Provincia di Frosinone,  1 milione e tre per la Regione Lazio, 270mila euro per il comune di Frosinone e poco più di 13mila euro per il comune di Ferentino il resto è a carico degli azionisti Camera di Commercio e Consorzio ASI. Da precisare che il milione e tre della Regione Lazio è stato posto a bilancio nel gennaio del 2012 ma mai erogato dalla giunta Polverini.  

Nonostante l’irrealizzabilità dell’oggetto di questa società, nonostante un’inchiesta  della Corte dei  Conti che ne consiglia la chiusura per improduttività,   e una   della Procura per  peculato , la Società Aeroporto di Frosinone continuerà a rimanere in vita. Lo ha stabilito l’assemblea dei soci  che ha congelato la proposta  di scioglimento del  presidente Francesco Cappelli commissario vicario della Provincia  socio di maggioranza  dell’Adf . 

La motivazione è quella di sondare la possibilità di un ulteriore impegno della Regione nel supportare economicamente il progetto almeno per la realizzazione dell’eliporto. Le posizioni della Pisana però sono chiare. Intanto già la Polverini non erogò il milione e 350mila euro, pure messo a bilancio come ricapitalizzazione, ma l’attuale Presidente Zingaretti non ha la minima intenzione di sostenere il progetto. L’aeroporto Frosinone-Ferentino non era nel programma elettorale.  

Dunque la società zombie AdF rimane in vita continuando a succhiare soldi pubblici alla collettività. Basta fare due conti per capire quanto, sanità pubblica, scuole,  e servizi  avrebbero potuto prosperare se non si fossero buttati  al vento 6 milioni di euro per niente , senza contare che la provincia ha impegnato ancora due milioni  e otto di azioni e il comune di Frosinone  270mila euro . Soldi con i quali si potrebbero ancora finanziare servizi e strutture utili alla comunità. 

Ma questo tipo di spending  review non  è contemplata. Un carrozzone utile a soddisfare le promesse elettorali e a raccogliere bonus e prebende aggiuntive deve resistere. Se non sarà AdF,  magari sarà  una società nuova , ma guai a disfarsi di siffatte assicurazioni sulla vita politica.


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