“Spending Review”, è una perifrasi che insieme a “Fiscal Compact”, “Patto di Stabilità”, “Pareggio di Bilancio in
Costituzione”, forma il testo di quella sorta di romanzo criminale
che il potere della finanza ultra liberista ha scritto e prescritto, attraverso
le istituzioni europee, a lavoratori,
precari e disoccupati di tutta Europa, in
particolare alle nazioni meridionali del continente.
In nome della spending review
ad ogni manovra finanziaria si impongono tagli ai costi della spesa
pubblica sia a livello locale che a livello nazionale. Di conseguenza le prime
voci a cadere sotto la mannaia della revisione di spesa, detto in italiano, sono gli oneri legati ai
dipendenti pubblici , che subiscono il blocco dell’indicizzazione degli stipendi e del turn-over, ma soprattutto l’erogazione dei servizi alla comunità. Questa
ultimo capitolo riguarda per lo più gli enti locali, regioni, province e
comuni, i quali in nome della spending review
e del patto di stabilità sono costretti a tagliare su sanità, scuola e
servizi essenziali per la gestione
del territorio.
Eppure esiste un altro
modo di attivare un’imponente operazione di spending review che risparmi alla
collettività privazioni e impoverimento diffuso. Se si va ad analizzare il bilancio dello Stato ma anche di regioni, province
e comuni, si scovano voci di spesa relative a contratti di privatizzazione e
cessione in appalto di servizi, spese di consulenza, sempre a favore di privati, spese di
partecipazione a società in-house , carrozzoni per lo più inutili. A tagliare questi rami secchi nessuno
pensa. Meglio togliere servizi ai
cittadini, ridurre gli organici,
piuttosto che eliminare strumenti di ricompensa elettorale.
L’appalto
milionario per l’amico, e il dorato parcheggio all’interno di una
società partecipata da destinare al sodale di partito trombato o
all’amministratore latore di consistenti pacchetti di voti, sono elementi che non devono mai mancare
all’interno delle dinamiche del consenso proprie dei vari comitati elettorali
che si spartiscono le poltrone di giunte e governi.
La società Aeroporto di
Frosinone Spa è un tipico esempio . Questa Spa nasce per costruire un eliporto e una aeroporto
civile in una zona, fra Frosinone e Ferentino, flagellata da emissioni inquinanti di svariata
natura. Un’aera chiusa fra due catene
collinari sferzata da venti che comprometterebbero la sicurezza degli aerei in fase di atterraggio e di decollo. Inoltre le rotte che gli airbus dovrebbero tenere
per fare scalo in un aeroporto del genere sono
impraticabili perché incrociano con le direttrici degli elicotteri del
limitrofo aeroporto militare e con quelle dello scalo di Grazzanise.
Un opera
così concepita, sia come aeroporto, sia come eliporto civile è, irrealizzabile. Ed infatti non è stata e non
sarà mai, per fortuna, realizzata. Resta
il fatto che una società costruita per
non produrre alcunché si è mangiata
sei milioni di euro per la realizzazione del progetto, per stipendi a manager e presidenti, fra cui
presidenti di Provincia.
Attualmente il
capitale sociale di una Spa praticamente inutile è di quasi 6 milioni di euro con quote di partecipazione a carico degli
enti pubblici proprietari così suddivise:
2 milioni e otto per la Provincia
di Frosinone, 1 milione e tre per la
Regione Lazio, 270mila euro per il comune di Frosinone e poco più di 13mila
euro per il comune di Ferentino il resto è a carico degli azionisti Camera di
Commercio e Consorzio ASI. Da precisare che il milione e tre della Regione
Lazio è stato posto a bilancio nel gennaio del 2012 ma mai erogato dalla giunta
Polverini.
Nonostante l’irrealizzabilità
dell’oggetto di questa società, nonostante un’inchiesta della Corte dei Conti che ne consiglia la chiusura per
improduttività, e una della
Procura per peculato , la Società Aeroporto
di Frosinone continuerà a rimanere in vita. Lo ha stabilito l’assemblea dei
soci che ha congelato la proposta di scioglimento del presidente Francesco Cappelli commissario vicario
della Provincia socio di maggioranza dell’Adf .
La motivazione è quella di sondare
la possibilità di un ulteriore impegno della Regione nel supportare
economicamente il progetto almeno per la realizzazione dell’eliporto. Le
posizioni della Pisana però sono chiare. Intanto già la Polverini non erogò il
milione e 350mila euro, pure messo a bilancio come ricapitalizzazione, ma l’attuale Presidente Zingaretti non ha la
minima intenzione di sostenere il progetto. L’aeroporto Frosinone-Ferentino non
era nel programma elettorale.
Dunque la
società zombie AdF rimane in vita continuando a succhiare soldi pubblici alla
collettività. Basta fare due conti per capire quanto, sanità pubblica,
scuole, e servizi avrebbero potuto prosperare se non si fossero
buttati al vento 6 milioni di euro per
niente , senza contare che la provincia ha impegnato ancora due milioni e otto di azioni e il comune di
Frosinone 270mila euro . Soldi con i
quali si potrebbero ancora finanziare servizi e strutture utili alla comunità.
Ma questo tipo di spending review
non è contemplata. Un carrozzone utile a
soddisfare le promesse elettorali e a raccogliere bonus e prebende aggiuntive
deve resistere. Se non sarà AdF, magari
sarà una società nuova , ma guai a
disfarsi di siffatte assicurazioni sulla vita politica.
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