Luciano Granieri
Venerdì scorso 9 agosto, ho avuto il piacere di intervenire
come relatore all’evento“La Pannocchia è blues” tenutosi a Serrone. L’idea di coniugare momenti artistici e di svago con il confronto su temi
di vitale importanza come la salvaguardia dell’ambiente, in un territorio come
il nostro devastato dall’inquinamento, è stata assolutamente appropriata ed opportuna .
Un plauso ed un ringraziamento per i
ragazzi del “RESTA” (Resistenza territoriale attiva) di Serrone per aver organizzato una riuscitissima
manifestazione. Dopo aver convocato esperti e soggetti attivi nelle
associazioni, nei movimenti e, nei sindacati impegnati da tempo nell’annosa questione dell’inquinamento della Valle del Sacco, per un confronto informativo con i cittadini
sul tema, l’attenzione si è spostata sulla pannocchia - ottima abbondante e
sapientemente abbrustolita accompagnata da altre leccornie locali - per poi
terminare con il blues . Sulle note dei brani dei Led Zeppelin, Z.Z. Top,
Rolling Stones, Muddy Waters, Robert
Johnson, Chuk Berry, e altre leggende del Rock e del Blues, suonate con
impegno, valenza e passione dai ragazzi di Jackie Brown, Willie Dixit
e Skardellas, si è conclusa una serata estremamente
piacevole, nel ringraziare ancora una volta i ragazzi di RESTA, pubblico di
seguito il testo del mio intervento.
I veleni del profitto
Premessa
Prima di affrontare specificatamente i molteplici aspetti
sull’inquinamento della Valle del Sacco, vorrei fare una premessa. Vorrei
definire il quadro entro cui inevitabilmente va inserita tutta la vicenda del
degrado ambientale che vive il nostro territorio. A partire dalla fine degli
anni ’70 del secolo scorso si è assistito ad un processo di reazione del
capitalismo, allora espropriato
dell’abuso di fare profitto sulla pelle della comunità. Abuso depotenziato grazie
al grande dispiegamento di lotte sociali sopravvenute fra la fine degli anni
’60 e tutto il decennio dei ’70 che
rese possibile, finalmente, la piena
attuazione dei principi costituzionali di
solidarietà, consentendo il pieno
sviluppo della persona umana. La controffensiva capitalistica fu organizzata e
spietata. Il potere delle multinazionali riprese a dispiegarsi incontrastato cooptando
le organizzazioni politiche, tanto da arrivare a controllarle e a fare in modo
che esse operassero ad esclusiva tutela dell’accumulazione finanziaria . Oggi
l’operazione sembra quasi giunta al
termine. Quando perfino la salute
dei cittadini viene sacrificata sull’altare del profitto vuol dire che
il processo è quasi compiuto. L’attività
predatoria ultra liberista ha preso di
mira, in particolare, la gestione dei servizi indispensabili alla
persona umana. Salvaguardia della salute, gestione dei servizi idrici ed
energetici, smaltimento dei rifiuti . A questa dinamica si aggiunge un
preciso programma di sottrazione di beni pubblici artistici e demaniali tolti
alla disponibilità della collettività per diventare patrimoni di grandi trust
privati e oggetto di speculazione fondiaria ed immobiliare. Tutto ciò grazie alla
tirannia, alimentata artatamente, del debito eccessivo che costringe
gli enti locali a svendere i propri gioielli di famiglia.
Fatta questa, secondo me doverosa premessa, proviamo ad
analizzare brevemente ma in modo organico le dinamiche della devastazione della
Valle del Sacco
Consumo di suolo:
Partirei dal consumo di suolo: Questo s’identifica come concentrazione di insediamenti abitativi , di attività industriali e produttive in aree definite, ad esempio le
città. Nel rapporto Ispra per
il 2017 la percentuale di consumo di suolo registrata nella provincia
di Frosinone e del bacino Liri-Garigliano è in media del 19% .La media delle aera ricadente nello stesso ambito dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, cioè del Volturno,
è del 6%. Meno di un terzo . Ciò è dovuto all’abnorme utilizzo da parte
dei comuni del territorio, in particolare Frosinone dell’Urbanistica Contrattata. Con la cancellazione
dell’obbligo di predisporre piani di urbanistica pubblica, e l’impossibilità d’investire
in opere pubbliche, prassi rigorosamente vietata dal patto di stabilità
interna, un Comune per sistemare una piazza, una strada , deve
affidarsi ai privati attraverso l’Urbanistica Contrattata, ossia per soddisfare le mire della speculazione
fondiaria si cedono ad imprese private pronte a realizzare palazzoni, e lottizzazioni, pezzi
di città, luoghi sottratti alla fruibilità comune, in cambio essi metteranno a
posto la piazza, o la strada a loro spese. Questo sistema ha incentivato un’urbanizzazione selvaggia responsabile della scomparsa di spazi
aperti, spazi verdi. Le conseguenze sono state e sono devastanti dal punto di vista
dell’inquinamento urbano. Superfici
permeabili sono state rese impermeabili da colate di cemento. Ciò ha
prodotto l’aumento della velocità di
scorrimento delle acque, l’annullamento dell’effetto filtro del terreno
sugli inquinanti che si riversano direttamente nei corsi d’acqua . Inoltre
l’urbanizzazione incontrollata,
determina ulteriori pressioni ambientali
in termini di eccessivi scarichi nocivi nei corpi idrici ed emissioni atmosferiche di sostanze tossiche per l’uomo. Non è un caso che l’inquinamento da polveri
sottili sia elevatissimo per gran parte dei Comuni che insistono nel Sin,
Frosinone e Ceccano su tutti .
Depurazione Urbana
Sempre rimanendo nelle città
bisogna rilevare la totale inefficienza degli impianti di depurazione
delle acque reflue. Nella Provincia di Frosinone sono 58. Tutti sono poco, o per nulla, funzionati . Nel piano di gestione dell’
Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale si rileva che lo stato
pessimo del fiume in termini sostanze tossiche presente nell’asta fluviale è dovuto all’insufficiente trattamento delle acque reflue. E’
noto come i depuratori siano gestiti da Acea, multi utility privata
dell’erogazione idrica ,energetica e di altri servizi. Nel 2018 Acea ha distribuito ai propri azionisti dividendi milionari, forse sarebbe stato meglio
togliere un po’ di soldi in saccoccia agli azionisti ed utilizzarli per
ripristinare i depuratori oltre che ammodernare una rete idrica obsoleta. Ma
come detto gli interessi del profitto sono inattaccabili. Pazienza se gli
scarichi urbani finiscono direttamente nel Sacco!
Depurazione
Industriale
Il Problema della mancata depurazione delle acque diventa
ancora più grave se si considerano i reflui industriali. La vicenda del
depuratore di Anagni è sintomatica: Questo mega impianto regionale costato 20 milioni di euro non ha mai funzionato. Doveva servire per
la depurazione dei reflui provenienti dalle aziende del distretto Asi,ma non ha
mai funzionato, anzi nel corso degli
anni la struttura ha subito furti e danneggiamenti. Finalmente nel 2013 la Regione cede la gestione
dell’impianto al consorzio Asi senza
però che nulla cambiasse. Tutto ciò nonostante sia emersa sin dal 2015 la sussistenza di 88 scarichi industriali, con 17 milioni di metri
cubi di acque non trattate sversate direttamente nel Sacco. A oggi
la struttura non è ancora funzionante. A mio giudizio la ragione vera perchè questa non
è mai entrata in funzione risiede nel
fatto che ogni azienda per conferire i reflui nel depuratore dovrebbe pre-depurare le acque, procedura
che costa soldi, intacca i profitti, diminuisce i dividendi azionari, per cui
meglio sversare direttamente nel Sacco e al diavolo la salute dei cittadini.
Recentemente è emerso che la schiuma che ha infestato il Sacco nel dicembre scorso, non è stata causata da un incauto lavagista, fandonia a cui molti amministratori locali, hanno creduto e hanno
fatto credere ai cittadini , ma da uno scarico
industriale non depurato.
Aziende sotto la
direttiva Seveso
Per rimanere alle attività industriali, rimarchiamo il fatto
che molte, troppe, aziende altamente inquinanti insistono nel nostro territorio.
Attività così potenzialmente nocive da dover rispettare la Direttiva
Seveso, un insieme protocolli di sicurezza da mettere in
atto molto costosi. Infatti alcune aziende hanno dei procedimenti penali
in corso, proprio perchè accusate di non rispettare la direttiva Seveso, e se
ciò non bastasse, non esiste un censimento delle fabbriche qualificate RIR (Rischio incidente rilevante). A
questo dovrebbero provvedere, in collaborazione fra loro, Regione, Provincia e
Comuni. Ad oggi nulla è dato sapere, vedi
mai che si dovesse intaccare il profitto di una compagnia fuori norma, che
magari ha promesso di finanziare
qualche campagna elettorale!
Rifiuti
Altro capitolo i rifiuti: Nel 2015 l’Unione Europea ha comminato al nostro Paese sanzioni per 218 infrazioni in materia di discariche abusive . 32 sono nel Lazio, 27 nella Provincia di
Frosinone. Interessano 85
comuni sui 91 della Provincia . In base
all’ultimo rapporto ISPRA, alcuni residui di metalli nel fiume Sacco non
possono che derivare da rifiuti nocivi interrati ad oggi non ancora
localizzati. Un discorso particolare riguarda la discarica di Via Le Lame nella zona industriale di Frosinone. Una
superficie di 4 ettari con 650.000
metri cubi di rifiuti. La bonifica di questo sito si è già mangiata 8 milioni di euro. Nonostante
ciò ne è stato ordinato il sequestro perché a seguito di un’ispezione dell’Arpa
si è rilevato che la discarica ancora produce inquinamento da percolato e che
lo stesso percolato è inquinato da
metalli pesanti. La recente vicenda dell’incendio della fabbrica di
stoccaggio, smaltimento e trattamento rifiuti, della Mecoris a Frosinone può essere indicativa di ciò che solitamente
accade ad impianti simili: Analizzando la
determina autorizzativa provinciale in base alla quale è stato concesso alla
Mecoris di operare, risulta che la quantità di rifiuti dichiarata da stoccare annualmente, 2890 ton, è appena al di
sotto del limite, superato il
quale, per essere autorizzata è
necessaria una Valutazione d’Impatto
Ambientale da Parte della Regione una procedura troppo lunga e non
priva d’incertezze. Considerando però il
monte rifiuti che viene trattato, fra smaltimento e trattamento , 30.000 tonnellate, lo stoccaggio dichiarato sembra essere basso. Poi come avviene spesso
per aziende simili alla Mecoris, quando i rifiuti ammassati superano e di molto il limite
autorizzato si sviluppa un incendio che avvelena tutta la zona circostante e
provoca danni alla salute dei cittadini.
Alle conferenze dei servizi indette dalla Provincia per dare seguito
all’autorizzazione, Asl e Comune di Frosinone, pur invitate, non si sono presentati, esercitando la
prerogativa del silenzio assenso. Eppure stavano autorizzando un impianto che
trattava ben 57 tipologie di
rifiuti pericolosi con limiti di stoccaggio, come visto, poco coerenti . Il sindaco di Frosinone, in qualità
di responsabile della tutela della salute dei cittadini, come sancito nel TUEL, avrebbe dovuto inviare un proprio
tecnico alla conferenza dei servizi , perché la questione va oltre le
autorizzazione urbanistiche e di servizio, competenza unica dell’ente in questo
frangente, ma riguarda direttamente la
salute dei cittadini tema di diretta responsabilità del sindaco stesso . Sarà un caso che il Primo Cittadinio di Frosinone, esercitando la sua professione
di avvocato, difende proprio la Mecoris in un procedimento in cui la stessa è
accusata di conferimento illecito presso la discarica di Colle Fagiolara di Colleferro?
Al problema rifiuti la Regione Lazio sta provando a dare
soluzione con l’adozione del piano
rifiuti, deciso con un colpevole ritardo di due anni . La pianificazione, però,
al di là degli aspetti organizzativi, con la determinazione degli Ato , l’autosufficienza
degli stessi nella gestione del ciclo dei rifiuti, e l’obbiettivo di
raggiungere il 70% di raccolta
differenziata entro il 2025, a mio giudizio, non risolve la questione. Quella della
mancanza di impianti di servizio, di stoccaggio, i quali non potranno essere a
carico degli enti locali, impossibilitati a causa del patto di stabilità
interna a spendere neanche un centesimo, ma dovranno essere costruiti e gestiti
da enti privati, ai quali come più volte sottolineato interessa il profitto e
non la salute dei cittadini.
Situazione sanitaria
Ed è proprio la tutela della salute l’ultima ma non meno importante questione
della crisi ambientale della Valle del Sacco. Considerando l’area Sin, si
rileva che da Falvaterra fino a Colleferro, ossia l’area centro-nord della Provincia,
esiste un solo Ospedale ,il Fabrizio
Spaziani di Frosinone, per il resto parliamo di presidi sanitari,
ambulatori, case della salute. Tutta la prevenzione, l’attività diagnostica e
riabilitativa è in mano ai privati, nonostante
il nuovo modello di politica sanitaria
europea denominato Health
2020, stipulato dai 53 paese facenti parte della Regione Europea dell’OMS,
sancisca che il sistema sanitario pubblico deve
potenziarsi in zone ad alto tasso d’inquinamento per curare più
efficacemente le patologie derivanti dalla crisi ambientale.
Proposte
In
conclusione. Per la bonifica del Sin sono stati stanziati 53 milioni di euro, ma è assolutamente inutile avviare una
bonifica se prima non si annullano le fonti d’inquinamento. Il che significa,
costringere Acea a sistemare
i depuratori urbani rinunciando a qualche dividendo in più. Vuol dire fare in
modo che i Comuni non siano costretti, per rispettare il patto di stabilità
interna, a cedere alla speculazione
immobiliare la pianificazione urbanistica che non sarà certo rispettosa
delle esigenze collettive e della tutela
del territorio. Anzi liberando i Comuni dal giogo di un debito - che hanno
contribuito a provocare solo in minima parte - questi potrebbero disporre
di risorse per finanziare corpose
campagne di modernizzazione degli impianti di riscaldamento, concedendo
contributi, veramente significativi ai cittadini -non l’attuale elemosina -per
l’adozione di sistemi ad emissione zero. E' necessario chiudere quelle aziende la
cui attività incontrollata produce inquinamento dell’aria, dell’acqua, del
suolo e riqualificarle verso produzioni green. Imporre una moratoria
sull’apertura di attività che abbiano anche solo il minimo rischio di provocare
inquinamento. Pianificare una politica industriale che favorisca l’adozione
d’impianti per il trattamento a freddo e
il riciclo completo dei rifiuti, tale da eliminare totalmente discariche e
attività dal rischio d’inquinamento elevatissimo. Per fare questo però è
necessario che tutta la materia torni in mano pubblica. Non può, per sua indole
naturale, la voracità privata essere rispettosa dei diritti dei cittadini.
Dunque che si espropriano senza
indennizzo quelle fabbriche che inquinano e si provveda a
riqualificarle verso attività non inquinanti sotto il controllo dello Stato o ancora meglio dei lavoratori. Si liberino gli
enti locali dal giogo del debito,
non creato dai cittadini ma dalla speculazione finanziaria, in modo che essi
possano fare politiche a favore della collettività, in primis per la tutela dell’ambiente. Ci si batta per
sottrarre alle mire del profitto privato il servizio sanitario. La gestione del
territorio, delle sue risorse, dei servizi necessari alla sopravvivenza, tutela della salute, controllo
del ciclo dei rifiuti e della risorsa idrica deve tornare di competenza
pubblica , ancora meglio se attraverso
sistemi di gestione partecipata che coinvolgano anche i cittadini. E’ un programma sovversivo? No è
l’applicazione della Costituzione, che pur consentendo l’attività privata, la vincola all’utilità sociale e vieta ad
essa di recare danno alla sicurezza,
alla libertà e alla dignità umana (Art
41.) Consente poi (Art.43)
di espropriare le aziende che non rispettano tali prescrizioni per porle sotto
il controllo dei lavoratori. Non ci sono
i soldi? Non è vero. Se si adottasse un
programma di fiscalità progressiva, anch’essa prevista dalla Costituzione, per cui
chi più ha più paga, se si mettesse in
campo una seria lotta all’evasione le risorse si troverebbero. Ma se ancora non
bastasse, si dovrebbe riportare la Cassa
Depositi e Prestiti, oggi di fatto governata da fondazioni di banche private ed erogatrice
di prestiti a tassi e condizioni di
mercato , alla sua funzione principale di banca
pubblica d’investimenti . Il cui scopo è finanziare, attraverso prestiti agevolati e
lungo termine, le attività di utilità pubblica degli enti locali come programmi di riqualificazione
ambientale e progetti pubblici di green economy.
Conclusioni
Tutto
questo processo dovrebbe coinvolgere in una pianificazione inclusiva e propositiva
le istituzioni a vari livelli (Regione, Provincia e Comuni) e i cittadini. E’ stato disarmante assistere a
seguito dell’incidente della Mecoris, al
patetico scarico di responsabilità fra Regione, Provincia e Comune. Se tutto ciò che attiene alla salute ed al
benessere dei cittadini, non ritorna ad essere controllato dei cittadini e dalle istituzioni che li
rappresentano, continueremo a morire di profitto e la Valle del Sacco non fa
eccezione.