A seguito dell’incendio sviluppatosi nell’azienda di
trattamento e smaltimento di rifiuti speciali Mecoris, la città di Frosinone e
i paesi limitrofi sono stati invasi da fumi tossici. I cittadini in preda alla
paura e alla rabbia hanno invaso i locali del consiglio comunale per protestare,
anche in modo pesante.
Da quando la consiliatura guidata dal sindaco Ottavini è in carica,
siamo al secondo mandato, mai era stata oggetto di una contestazione così
forte. Eppure Ottaviani è stato eletto con il 56,4% dei voti, un consenso plebiscitario, considerato che la percentuale di astensione è stata molto bassa. La sua
azione di ricerca del consenso e conseguentemente di amministrazione della città è basata su una spiccata valenza decisionale, sull’uomo forte al
comando.
Un personaggio deciso cui i cittadini potevano affidare la
risoluzione di ogni loro problema, senza che distinguo o analisi dell’azione
amministrativa potessero essere manifestate da un’opposizione, spesso derisa
grazie al forte appoggio della cittadinanza.
Una propaganda basata sulla
costruzione dello stadio di calcio (in realtà una mera partecipazione ai costi
per un opera realizzata dal privato) sull’ostentazione di attività ludiche,
tagli di nastri, feste e libagioni, hanno fatto dimenticare la triste realtà di una condizione
economico-finanziaria disastrata che ha portato alla quasi completa
alienazione dei servizi sociali, alla chiusura di asili alla mancata
ristrutturazione di scuole.
Ma si sa le lamentazioni sono roba da sfigati, da
coloro i quali vedono la crisi ad ogni angolo di quartiere. Sono tematiche che
implicano riflessioni e ragionamenti che un cittadino, il quale si affida
completamente all’uomo forte, non perde
neanche tempo a fare. Tanto ci pensa Ottaviani.
Capita però che quando l’uomo forte ha la
sfortuna di incappare in una sciagura
ambientale come l’incendio della Mecoris, con tanto di esalazioni nocive ai
danni di tutti i cittadini, si ritrova contro proprio quelle persone che lo
hanno sempre sostenuto, delusi dal fatto che il risolutore di tutti i problemi
questa volta, a causa delle circostanze particolarmente nefaste, è inerme. Il re è nudo. Non solo, Il fatto che il consenso sia stato concesso
senza particolari ragionamenti ,perché inutili, tanto ci pensa lui -non
l’amministratore, ma il padrone della città -ha disabituato la popolazione ad
un minimo di analisi critica.
Per cui quando è lo stesso Ottaviani a dover
spiegare, non senza qualche riflessione di buon senso , la situazione che ha
portato all’incendio i cittadini non gli concedono più quel beneficio del dubbio che li
aveva fatti desistere dal votare qualcun altro.
Non credo che la vicenda di
Ottaviani sia molto diversa da tante altre storie di amministratori e politici,
che hanno puntano su una spiccata
personalità e sfrontatezza per imporre la loro figura di padre padrone. Una narrazione, prima o dopo destinata a
fallire perché costruita sulla sabbia. Ottaviani comincia a pagarne le
conseguenze. Il prossimo sarà il suo segretario di partito Matteo Salvini?