Foto tratta da Musica Jazz |
“Quando giriamo per fare concerti in America, dobbiamo
sempre portare un fucile in macchina, quando facciamo lo stesso in Europa, ciò non è necessario”. Questo, più o meno, è quanto
dichiarava Roscoe Mitchell, sassofonista degli Art Ensemble of Chicago, alla
fine degli anni ’70. Oggi del
gruppo - simbolo del movimento di
musica nera d’avanguardia , nato a Chicago nel 1965, che va sotto il nome di (Association for
Advancament of Creative Musicians) - sono
rimasti lo stesso Mitchell, il batterista
Famoudou Don Moye. Joseph Jarman, l’altro sassofonista ha lasciato le
scene per motivi di salute, mentre
Lester Bowie il carismatico trombettista e Malachi Favors il
contrabbassista, sono ahimè scomparsi .
In quell’affermazione di Mitchell c’era tutto il
disprezzo per la società americana del tempo, che mal sopportava la lotta per i
diritti civili e la presenza, non solo degli afroamericani ma anche degli ispanici, dei diversamente americani in
genere . Inoltre la musica d’avanguardia, proprio per la sua complessità , non
era facilmente colonizzabile dalle case discografiche made in USA . I dischi di quegli indemoniati africani non vendevano,
a differenza di quanto accadeva in Europa.
Alla fine degli anni ’60 e per tutti
i ’70, in un’ Europa pervasa dallo lotte sociali, il free jazz ebbe molta presa. La libertà improvvisativa al
di fuori di ogni steccato armonico-ritmico, era l’espressione artistica di un
afflato di liberazione culturale e
sociale. Furono proprio le case discografiche europee, la tedesca ECM, su tutte, a diffondere quella
strana musica creativa. Dunque in
quel periodo i giovanotti dell’AACM
potevano girare per Berlino, Parigi, o
Roma senza portarsi il fucile dietro.
Oggi sarebbe lo stesso?
Sicuramente data la notorietà dei personaggi, neanche
nell’attuale peggiore oscurantismo
trumpiano qualcuno avrebbe il coraggio di aggredire Roscoe, o Famoudou, ma se pensassimo agli
attuali compagni della front line storica, cioè Hugh Ragin alla tromba, Junius
Paul a contrabbasso e il percussionista senegalese Dudu’ Kouate, non escluderei
che questi una qualche arma dovrebbero procurarsela.
E in Europa?
Qui da noi, dal momento che siamo adusi ad importare le buone pratiche di democrazia provenienti da oltre Oceano, gli Art Ensemble of Chicago, (vecchi e nuovi)
,a differenza di qualche anno fa, non potrebbero girare per Varsavia, Praga,
Roma, Vienna, ma anche Berlino, Pargi senza un’arma al seguito .
Esageriamo? Forse
si . Ma certo fra Orban , Salvini , le formazioni parafasciste e gli altri mestatori d’odio entrati nelle istituzioni del Vecchio Continente, cinque
neri dalle facce pitturate che si
mettono a strepitare con le loro diavolerie sonore, potrebbero correre qualche
pericolo.
PS
In verità Dudù Kouate
percussionista senegalese , da anni vive a Bergamo. Ma mi raccomando. Non lo dite a
Salvini!
Dudù Kouatè . Foto tratta da Musica Jazz La band storica in concerto a Varsavia |