seduta del Soviet, 1917 |
All'inizio del XX secolo la Russia era il più grande e popolato Paese d'Europa, con 150 milioni di abitanti, più di 3 milioni dei quali a Mosca e Pietrogrado. Ciononostante, era un Paese arretrato, in cui l'ottanta percento della popolazione viveva nelle campagne e il novanta percento era analfabeta.
La Russia era uno Stato assolutista autocratico, governato dalla monarchia degli zar. Il regime si basava sulla repressione degli oppositori. A migliaia furono arrestati, torturati, giustiziati o deportati in Siberia. Le libertà di riunione e manifestazione e la legalità di partiti e sindacati furono occasionali, e conquistati ogni volta con mobilitazioni rivoluzionarie, come la Rivoluzione del 1905.
Rivoluzione del 1905: la grande prova La rivoluzione del 1905 concentrò tutte le contraddizioni dello zarismo: la sconfitta nella guerra tra Russia e Giappone, la repressione, ed una crisi economica scatenata dal conflitto. A gennaio cominciò un sciopero dei 12.000 operai della fabbrica Putilov, a Petrogrado, per la reintegrazione di quattro compagni licenziati. Altre fabbriche aderirono e lo sciopero raggiunse i 150.000 lavoratori.
L'organizzazione degli operai era diretta da un curato di nome Gapón, che ebbe l'idea di portare allo zar le rivendicazioni di riammissione dei quattro, ed altre, come la giornata di otto ore e l'aumento di salario.
Più di 200.000 lavoratori si diressero verso il Palazzo di Inverno. Lo zar ordinò che le truppe sparassero sulla folla. Morirono più di 1.500 persone e ci furono 2.000 feriti. Quel giorno rimase conosciuto come la "Domenica di sangue". Era cominciata la rivoluzione.
La rivoluzione durò un anno e alla fine fu sconfitta. Ma lasciò importanti insegnamenti. Uno di essi fu l'organizzazione del Soviet (Consiglio in russo) dei deputati ed operai di Pietrogrado, il cui presidente fu un socialdemocratico di 25 anni: Lev Trotsky.
La Russia era uno Stato assolutista autocratico, governato dalla monarchia degli zar. Il regime si basava sulla repressione degli oppositori. A migliaia furono arrestati, torturati, giustiziati o deportati in Siberia. Le libertà di riunione e manifestazione e la legalità di partiti e sindacati furono occasionali, e conquistati ogni volta con mobilitazioni rivoluzionarie, come la Rivoluzione del 1905.
Rivoluzione del 1905: la grande prova La rivoluzione del 1905 concentrò tutte le contraddizioni dello zarismo: la sconfitta nella guerra tra Russia e Giappone, la repressione, ed una crisi economica scatenata dal conflitto. A gennaio cominciò un sciopero dei 12.000 operai della fabbrica Putilov, a Petrogrado, per la reintegrazione di quattro compagni licenziati. Altre fabbriche aderirono e lo sciopero raggiunse i 150.000 lavoratori.
L'organizzazione degli operai era diretta da un curato di nome Gapón, che ebbe l'idea di portare allo zar le rivendicazioni di riammissione dei quattro, ed altre, come la giornata di otto ore e l'aumento di salario.
Più di 200.000 lavoratori si diressero verso il Palazzo di Inverno. Lo zar ordinò che le truppe sparassero sulla folla. Morirono più di 1.500 persone e ci furono 2.000 feriti. Quel giorno rimase conosciuto come la "Domenica di sangue". Era cominciata la rivoluzione.
La rivoluzione durò un anno e alla fine fu sconfitta. Ma lasciò importanti insegnamenti. Uno di essi fu l'organizzazione del Soviet (Consiglio in russo) dei deputati ed operai di Pietrogrado, il cui presidente fu un socialdemocratico di 25 anni: Lev Trotsky.
Prima Guerra Mondiale: la Russia e la Guerra
Nel 1914 la Russia entrò nella Prima guerra mondiale al fianco all'Inghilterra e della Francia. Tuttavia, le sofferenze del popolo russo furono superiori a quelle degli altri Paesi. Male armato ed equipaggiato, l'esercito russo, di più di 10 milioni di soldati, subì pesanti sconfitte e registrava già un milione e settecentomila morti e sei milioni di feriti.
La Guerra comportò terribili sofferenze per la popolazione in generale, che soffriva gli effetti della crisi di rifornimenti e la fame, specialmente per i contadini, che costituivano la maggioranza dell'esercito.
La caduta dello zar: la Rivoluzione di Febbraio Nel febbraio del 1917, durante le manifestazioni per la Giornata internazionale della donna lavoratrice, migliaia di manifestanti uscirono per le strade, invasero il Palazzo di Tauride, dove si riuniva la Duma (parlamento), esigendo la rinuncia al trono da parte dello zar. Nicola II fu costretto ad abdicare.
Trotsky descrisse così la rivoluzione di Febbraio:
"Comincia la rivoluzione più violenta di tutti i tempi. In una settimana, la società si disfa di tutti i suoi mandatari: il monarca ed i suoi uomini di legge, la polizia ed i sacerdoti; i proprietari ed i direttori, gli ufficiali ed i capi. (…) nell'esercito, i soldati smettono di ubbidire ai loro superiori. Nessuno mai aveva sognato una simile rivoluzione. Ora, quel sogno circola nelle vene di tutte le anime disperate ed abbandonate di questo pianeta" (nell'articolo "Il grande sogno").
"Comincia la rivoluzione più violenta di tutti i tempi. In una settimana, la società si disfa di tutti i suoi mandatari: il monarca ed i suoi uomini di legge, la polizia ed i sacerdoti; i proprietari ed i direttori, gli ufficiali ed i capi. (…) nell'esercito, i soldati smettono di ubbidire ai loro superiori. Nessuno mai aveva sognato una simile rivoluzione. Ora, quel sogno circola nelle vene di tutte le anime disperate ed abbandonate di questo pianeta" (nell'articolo "Il grande sogno").
Il governo Provvisorio di Kerensky I Soviet si riorganizzarono durante le manifestazioni contro il regime ed avrebbero potuto prendere il potere. Ciononostante, i partiti opportunisti, menscevico e socialista-rivoluzionario, che erano in maggioranza, decisero di consegnare il potere ad un governo provvisorio borghese, guidato dal principe Lvov, al quale partecipava Kerensky, un ex trudovico (laburista). Tra febbraio ed ottobre si successero differenti governi provvisori, che contarono su ministri borghesi, menscevichi e socialisti-rivoluzionari.
I bolscevichi, guidati in quel momento da Stalin e Kamenev, appoggiarono inizialmente (dall'esterno e criticamente) il governo provvisorio. Quando Lenin arriva a Pietrogrado, rientrato dopo l'esilio, presenta le “Tesi di Aprile”, che difendono la necessità di un cambiamento totale di questa politica. Le tesi di Lenin sono approvate dal Partito bolscevico che inizia a fare opposizione al governo provvisorio ed a sostenere che i Soviet dei lavoratori e dei soldati prendano il potere.
I Soviet ed il doppio potere I Soviet erano nella memoria recente della classe operaia della rivoluzione del 1905. A partire da Febbraio si riorganizza il Soviet dei deputati operai e dei soldati di Pietrogrado. I lavoratori votavano i loro rappresentanti per fabbrica o per distretto, eleggendo un delegato ogni mille operai. Anche i soldati della capitale partecipavano con un rappresentante per ogni compagnia.
A partire da Pietrogrado, l'organizzazione sovietica si andò estendendo in tutto il Paese. I Soviet rappresentavano un potere parallelo, il potere alternativo al governo provvisorio.
Il governo provvisorio in realtà dipendeva dall'appoggio dei Soviet, egemonizzati dai menscevichi e dai socialisti-rivoluzionari. Nel giugno del 1917 si riunì il Primo congresso panrusso dei Soviet, nel quale quei partiti opportunisti erano ancora in maggioranza.
Pace, Pane e Terra Il governo provvisorio non riusciva a risolvere i principali problemi delle masse. Il primo era la necessità di porre fine alla guerra, che portava enormi sofferenze agli operai e ai contadini. Il governo provvisorio cedeva alle pressioni dell'Inghilterra e della Francia affinché la Russia mantenesse i suoi impegni militari e continuasse la guerra, ma il popolo esigeva pace.
Tutto ciò comportava il grande problema di mantenere ed alimentare un esercito di dieci milioni di soldati. L'approvvigionamento delle città era pregiudicato e i loro abitanti pativano la fame. D'altra parte, il governo provvisorio era conciliante coi latifondisti e ritardava la distribuzione delle terre reclamata dai contadini.
Per quel motivo, il Partito bolscevico avanzava come principale rivendicazione quella di Pace, Pane e Terra, oltre all'autodeterminazione per le decine di nazionalità oppresse dall'antico regime zarista.
Le giornate di Luglio ed il golpe di Kornilov
In luglio, le masse di lavoratori e soldati di Pietrogrado, esasperate per la sconfitta dell'offensiva militare ordinata dal governo provvisorio e per i sacrifici causati dalla carestia, iniziarono una sollevazione contro il governo.
I bolscevichi all'inizio non concordavano, perché vedevano che il resto del Paese appoggiava ancora i socialisti-rivoluzionari ed i menscevichi, e temevano che la capitale si isolasse.
Tuttavia, stettero dalla parte dei manifestanti e cercarono di dirigerli. Per quel motivo, furono repressi dal governo provvisorio, e centinaia di suoi militanti, perfino dirigenti come Kamenev e Trotsky, furono incarcerati. Fu decretato l'ordine di arresto contro Lenin e Zinoviev che furono obbligati a passare alla clandestinità.
In agosto, il generale Kornilov, comandante dell'esercito, tenta un golpe militare controrivoluzionario, inviando truppe dal fronte di guerra a Pietrogrado per abbattere il governo di Kerensky, che chiede appoggio.
I bolscevichi fecero appello alla lotta contro Kornilov e si misero alla testa dell'organizzazione militare per sconfiggerlo. Fu creata la Guardia rossa con gli operai di Petrogrado. Delegati dei Soviet e dei soldati della capitale riuscirono a convincere le truppe sul carattere del golpe ed ad abbandonare la marcia sulla capitale. Kornilov fu sconfitto e incarcerato senza che si sparasse un colpo.
Alla presa del potere: la Rivoluzione d'Ottobre La resistenza di massa al golpe di Kornilov inclinò la bilancia verso sinistra. Le masse diedero fiducia ai bolscevichi che guadagnarono la maggioranza nelle elezioni per il Soviet di Petrogrado a settembre. Trotsky, liberato della prigione, fu eletto presidente del Soviet.
Il governo provvisorio era sempre più debole, ma tentò ancora alcune manovre. Verso la metà di settembre realizzò la cosiddetta "Conferenza democratica". Criteri di rappresentanza distorti davano la maggioranza ai partiti borghesi ed agli opportunisti. I bolscevichi parteciparono per denunciarla. Alla fine, la Conferenza si dichiarò "pre-parlamento", un organo legislativo che aveva l'obiettivo di svuotare il Soviet, subordinandolo a questa istituzione.
Tra i bolscevichi si aprì una polemica che rifletteva una differenza strategica. Lenin e Trotsky sostenevano che il Partito bolscevico dovesse boicottare il pre-parlamento e preparare l'insurrezione per prendere il potere. Ma la maggioranza del Comitato centrale respinse il boicottaggio, manifestando perplessità sulla presa del potere.
Dalla Finlandia, dove si trovava in esilio, Lenin aprì una lotta interna e finalmente ottenne che la maggioranza del CC approvasse il boicottaggio. Nell'apertura dei lavori del pre-parlamento, Trotsky lesse una dichiarazione di rottura ed i deputati bolscevichi abbandonarono la sala.
A inizio di ottobre, Lenin tornò ad insistere affinché i bolscevichi scatenassero senza esitazione l'insurrezione, col timore che si potesse perdere il momento più propizio. Ciononostante, nel Comitato centrale, Zinoviev e Kamenev si opposero. Quando finalmente il CC approvò l'insurrezione, i due dirigenti esposero la loro posizione contraria nella stampa dei Soviet, rompendo la disciplina di partito.
Il Secondo congresso panrusso dei Soviet era convocato per il giorno 25 di ottobre. Il governo provvisorio, temendo l'insurrezione bolscevica, cercò di inviare le truppe di Pietrogrado sul fronte di battaglia, cosa che avrebbe lasciato la capitale sguarnita di fronte alle truppe tedesche. Il Soviet di Petrogrado formò allora il Comitato militare rivoluzionario, presieduto dallo stesso Trotsky, che iniziò a controllare tutti gli ordini militari del governo provvisorio. In realtà, il potere stava già nelle mani dei Soviet e dei bolscevichi che li dirigevano.
Il giorno 25, con l'argomento di difendere la capitale dai tedeschi e di garantire la sicurezza del Secondo congresso dei Soviet, le truppe del Comitato militare rRivoluzionario occuparono i punti strategici della città. Nella notte, le truppe rivoluzionarie dirette dal bolscevico Antonov-Ovseenko presero il Palazzo d'Inverno e catturarono gli ultimi ministri del governo provvisorio. Kerensky era già fuggito.
Nel Secondo congresso dei Soviet, i delegati appoggiarono per acclamazione la destituzione del governo provvisorio ed il passaggio del potere ai Soviet. I menscevichi e i socialisti-rivoluzionari di destra abbandonarono il Congresso. I bolscevichi giunsero ad un accordo per comporre un governo sovietico coi socialisti-rivoluzionari di sinistra.
Lenin assunse il governo con un discorso che terminò fra gli applausi, con le celebri parole: “Passiamo ora all'edificazione dell'ordine socialista”.
Il Secondo congresso ratificò allora i primi decreti del governo sovietico sulla pace e sulla distribuzione delle terre ai contadini. La Rivoluzione d'Ottobre aveva trionfato.
(Traduzione dallo spagnolo di Mauro Buccheri)