Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 ottobre 2010

Figli della stessa rabbia

di Luc Girello e Maria Lucia Giovannangelo

Di ritorno dalla manifestazione  indetta dalla FIOM a Roma, stiamo montando il materiale video. In attesa di pubblicare la documentazione filmata, offriamo a tutti i compagni di AUT, questa anteprima. 





Roma 16 ottobre, la manifestazione organizzata dalla FIOM ha portato in piazza oltre ai lavoratori, studenti, insegnanti, movimenti, collettivi, TUTTI INSIEME PER DIFENDERE I DIRITTI AL LAVORO, ALL'I STRUZIONE, INSOMMA AD UNA VITA DIGNITOSA NON SCHIAVA DELLE TIRANNIE DELLA CLASSE PADRONALE E POLITICO-FINANZIARIA
Il brano è "Figli della stessa rabbia" della Banda BassottI, le foto sono di Maria Lucia Giovannangelo

Mojo Coffe Blues . IL CONCERTO

di Luciano Granieri


Dopo diversi incontri casuali nei vari caffè letterari e music club della città, fasi di work in progress del gruppo, finalmente ci siamo organizzati con il chitarrista Lamberto Infurna e giovedì scorso abbiamo avuto l’opportunità di assistere ad un concerto dei Mojo coffee blues. 






La line-up del gruppo  confermava i musicisti  che hanno suonato nelle  ultime sessioni da studio ossia: Lamberto Infurna – chitarre e voce, Paolo Tricca – chitarre e voce, Francesca Crucitti – armonica e voce. A loro si è aggiunto il violinista Pierluigi Cioci. Dunque l’affascinante progetto nato dal nucleo Infurna -  Tricca sta acquisendo una forma maggiormente definita e completa. 



E’ indubbio che il blues sia forma musicale ad alto potenziale emotivo. Ancora di più il climax è coinvolgete quando i giri blusey in 12 battute sono eseguiti in acustico.  Ma per premettere a queste sequenze armoniche di prenderti completamente senza che un noioso clichè formale e scolastico si impadronisca della scena, è necessario che i musicisti siano dotati di tecnica, sensibilità improvvisatia e tanto cuore. 







Doti che sicuramente non mancano ai Mojo Cofee Blues. Ciò che colpisce maggiormente è la perfetta sintonia e complicità musicale che c'è tra Infurna, Tricca, Crucitti e Cioci. Non esiste una personalità che prevale sulle altre. Sono tutti indispensabili al groove del gruppo. I due chitarristi, dotati di un’ottima tecnica, si alternano in sortite solistiche e momenti di supporto alle improvvisazioni degli altri .







Lamberto Infurna è autore di incredibili evoluzioni con la slide guitar, abbiamo assistito a sortite solistiche eccellenti.Paolo Tricca è funambolico con i suoi arpeggi avventurosi alla chitarra acustica. Entrambi, a turno o insieme, forniscono un supporto ritmico importante, vero cuore pulsante di ogni brano.  L’anima del gruppo è Francesca Crucitti. La sua armonica  è una fonte in esauribile di blue notes, sia quando va in contrappunto sulle sortite solistiche dei compagni, sia quando è lei la protagonista. I suoi assoli  dal fraseggio misurato ti colpiscono, ti scuotono nel più profondo dell’anima. Importante è anche il contributo del violinista Pierluigi Cioci sia in supporto all’esposizione del tema sia in funzione solistica. La sua partecipazione si è limitata solo all’esecuzione di alcuni brani, ma essendo l’ultimo arrivato, dovrà completare un processo di integrazione già, per altro, brillantemente avviato. 







Giovedì sera più che in Ciociaria ci siamo sentiti in Lousiana. Che l’evento fosse musicalmente di prim’ordine era confermato dalla presenza fra il pubblico di diversi musicisti emergenti della nostra città, dal cantautore Federico Palladino, al gruppo “Quelli di Anarres” agli amici dell’organ music club. E’ stata veramente una serata piacevole. Speriamo solo che i video possano rendere almeno in piccola parte le emozioni che i Mojo coffè blues ci hanno regalato. 

venerdì 15 ottobre 2010

Morto un Berlusconi se ne fa un altro

di Luciano Granieri





Domani, sabato 16 ottobre, anche noi di Aut-Frosinone saremo in Piazza a Roma con la FIOM. Le ragioni per cui è assolutamente necessario partecipare alla mobilitazione sono ampiamente illustrate sul nostro blog da molteplici interventi di movimenti e liberi cittadini. Ciò che a noi preme sottolineare è che le ragioni di questa mobilitazione vanno oltre  il contrasto all’anomalia
Berlusconi . Un’anomalia devastante e radicata come una gramigna malefica,    che è comunque contingente. Attorno alla FIOM domani si coaguleranno quelle aggregazioni che come e più della FIOM vogliono contrastare una deriva sociale in atto già dal referendum che venticinque anni fa sancì l’abrogazione della scala mobile. Una deriva nella  quale si è formato il brodo di coltura in cui l’ascesa berlusconiana si è nutrita e sviluppata nel modo ipertrofico che conosciamo oggi, ma che prescinde da Berlusconi. In presenza delle condizioni attuali, morto un Berlusconi se ne fa un altro. Berlusconi non è la causa è il prodotto di una contro rivoluzione padronale attiva  sin dagli inizi degli anni 80’ finalizzata a restaurare  un modello sociale schiavista dove i detentori dei mezzi di produzione e gli spietati capitani coraggiosi della finanza sono  tiranni e padroni unici  della società civile. Un modello che negli anni 70’ fu minacciato da un inesorabile incremento dei livelli di partecipazione e controllo politico che   il mondo del lavoro e dell’istruzione avevano conseguito in un decennio di lotte.  Certamente il fenomeno Berlusconi con il tempo è esploso diventando spesso ingombrante e in parte dannoso per lo stesso sistema che lo aveva generato. E’ dunque indispensabile riappropriarsi di un conflitto necessario a ripristinare quelle difese che in passato avevano arginato il debordare dell’ideologia liberale nel liberismo più sfrenato. E’ fondamentale mobilitarsi affinché si ricostituisca un baluardo contro il saccheggio che il capitale ha operato ai danni del mondo del lavoro incattivendo la convivenza civile  e impoverendo sempre più le masse popolari che oggi includono anche la piccola imprenditoria .  Certo l’operazione è quasi impossibile, troppo gravi i danni inferti dal capitale a tali difese e baluardi, ma proprio per questo   bisogna tornare a lottare in modo incisivo e determinato. Il sorgere di una nuova consapevolezza condivisa  sulla necessità  di tornare artefici dei propri  destini  sottraendoli alla tirannica giurisdizione dei  vari Marchionne,  e Marcegaglia, spalleggiati in questo reiterato abuso dai sindacati di regime. Il rinnovato processo di solidarizzazione che unisce nella lotta operai, studenti, insegnanti,  braccianti agricoli, immigrati, mette paura, e tanto, alla tirannia politico finanziaria. Ne è testimonianza la riesumazione del vecchio ma affidabile “METODO KOSSIGA” .  E’ di ieri l’annuncio del ministro degli interni Maroni su possibili, anzi,  quasi certe infiltrazioni nell’ambito del corteo di frange violente di nazionalisti serbi.  Guarda caso tale  clima intimidatorio non ha avvelenato la vigilia dei vari No B Day o di altre manifestazioni grilline e dipietresche. Questo è il segno inconfutabile che non fa paura il contrasto a Berlusconi anzi,  costituisce un diversivo, il conflitto che allarma  le  èlite e le lobbies economico-finanziarie è quello che si mobilita contro il capitalismo. Buona Manifestazione a tutti.


La demagogia reazionaria di Grillo

di Claudio Mastrogiulio,  Lega Internazionale dei lavoratori  LIT



Negli ultimi anni si è affacciato sulla scena politica un movimento che fa del qualunquismo e dell’antipartitismo i propri vessilli rappresentativi: è il fenomeno del cosiddetto grillismo. In pieno governo Prodi, infatti, il guitto genovese iniziò a lanciare un vero e proprio programma politico. Il consenso raccolto attorno ad alcuni punti programmatici dà il senso della pochezza e del disfacimento della sinistra italiana. Perché il motivo per il quale Grillo ha un seguito non indifferente consiste nella capitolazione dei partiti della sinistra socialdemocratica (Rifondazione in testa) alle istanze confindustriali e vaticane del Partito Democratico.
Questo non vuole assolutamente dire che il programma di Grillo abbia una qualche percentuale di progressività; ma al contrario denota come le posizioni di tradimento di classe della sinistra governista abbiamo preparato il terreno ad un’ondata di populismo qualunquista. La percentuale maggiore del "target" di questo movimento è infatti riconducibile a settori importanti di militanti delusi di quei partiti della sinistra che hanno governato al servizio di Confindustria, del Vaticano e dei banchieri all’epoca del governo Prodi. Molti di quei militanti sono finiti nella rete della retorica populista del demagogo di turno che, dietro una fraseologia colorita e pseudo-radicale, nasconde una progettualità politica del tutto accomodante nei confronti dei cardini dell’attuale sistema economico-sociale. Proviamo ad analizzare i pilastri del grillismo.
 
Il giustizialismo
Uno dei fulcri del ragionamento politico del comico genovese consiste nello sventolare, come una soluzione ai problemi emersi in piena crisi economica, un giustizialismo velleitario e inconcludente. Il giustizialismo, con tutto ciò che ne consegue, è forse il più significativo dei grimaldelli utilizzati da Grillo per accaparrare simpatie nella base militante di sinistra. E' semplice constatare quanto il programma del comico sia moderato. Giustizialismo non vuol dire, infatti, “giustizia sociale”, ma è per l’appunto una degenerazione del secondo concetto. Il primo sta ad indicare una sorta di idolatria delle leggi borghesi, con l’obiettivo di garantire la pace sociale (secondo il principio “dura lex sed lex”); la seconda, al contrario, inferisce una lotta radicale che rompa la pace sociale e possa permettere alle masse oppresse di ottenere, in qualità di sottoprodotto della lotta stessa, delle conquiste sociali.
Non è una distinzione secondaria. Al contrario, è fondamentale per comprendere il moderatismo delle posizioni grilliane. Non appartengono al lessico del comico né la lotta per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori, né le mobilitazioni degli studenti per una scuola pubblica, laica, gratuita ed aperta a tutti; diritto di cittadinanza trova soltanto la foga forcaiola nei confronti di qualche servo sciocco colto con le mani nella marmellata. Secondo Grillo, infatti, la soluzione al problema del malaffare e della corruzione consiste semplicemente nel rivendicare l’obbligo di non superare le due legislature per i parlamentari, oppure nell’aumentare le risorse alle forze dell’ordine. È evidente quanto sia velleitaria questa prospettiva. Lo stesso Grillo non è così ingenuo da non capire come la genesi di tutto questo stia nella struttura stessa dell’economia capitalistica. È infatti del tutto legale, secondo le leggi della borghesia, che Marchionne licenzi migliaia di lavoratori alla Fiat; che il 50% della ricchezza prodotta in Italia appartenga ad un migliaio di famiglie, mentre la restante metà appartenga a decine di milioni di lavoratori, precari e disoccupati. È del tutto coerente col concetto di giustizia borghese il fatto che muoiano sul lavoro, solo in Italia, oltre 1300 lavoratori all’anno; che la Gelmini distrugga l’istruzione pubblica italiana; che il Vaticano incameri migliaia di miliardi di euro attraverso i sovvenzionamenti pubblici come l’8 per mille e la dispensa dal pagamento delle tasse come l’Ici. Potremmo andare avanti all’infinito con le incongruenze che questo iniquo sistema sociale quotidianamente partorisce. Al contrario Grillo ed i suoi adepti ritengono assolutamente fondamentale svecchiare la “politica” italiana, con l’ingresso di gente giovane che presenti presunte idee nuove. Parole vuote, se si pensa che i contenuti sono questi. È la retorica del giovanilismo, che serve semplicemente ad ingannare le masse, facendo loro credere che se a sfruttarle ci sarà qualcuno col cognome diverso da quello che le ha sfruttate  precedentemente, potrà cambiare qualcosa.     
 
Il qualunquismo populista
Un altro carattere saliente del grillismo è l’incredibile qualunquismo che connota i suoi interventi politici.
Il qualunquismo è, in bocca ad uno che certamente non è un raffinato retore, il sottoprodotto dell’interclassismo. Anche qui nulla di nuovo: nel momento in cui Grillo attacca i partiti politici accusandoli di essere il cancro della “democrazia”, in realtà smaschera quello che è il vero moderatismo del suo posizionamento politico. Dunque, se la “democrazia” non funziona, la colpa è dei partiti. 
È curioso ed al contempo significativo osservare come i veri responsabili di tutte le diseguaglianze prodotte da questo sistema economico non vengano minimamente presi in considerazione. Il Vaticano, Confindustria, la Banca d’Italia, l’Ue, la Bce, il Fmi, sono totalmente dimenticati da Grillo; quasi che la sua unica preoccupazione fosse quella di accreditarsi agli occhi di queste stesse istituzioni come il portatore di idee nuove che possano permettere loro di dormire sonni ancor più tranquilli. L’attacco, peraltro del tutto moderato (come abbiamo cercato di dimostrare nelle righe che precedono), è rivolto dal comico solo nei confronti degli esecutori materiali (i politici) dei precetti impartiti da menti mosse da ben altri interessi (i padroni). È la vecchia pantomima del qualunquismo: attaccare solo il mondo della politica, omettendo di cogliere il rapporto servo-padrone che sussiste, in ogni economia capitalistica, tra politica e capitalismo. La manifestazione plastica di questa concezione si è avuta in occasione delle dimissioni di Profumo da amministratore delegato di Unicredit, rispetto alle quali Grillo ha difeso il banchiere sostenendone la levatura europea e la presunta lontananza dalla politica. Anzitutto, bisognerebbe ricordare a Grillo che lo stesso Profumo partecipò (in qualità di elettore) alle primarie del Pd nel 2007; ma soprattutto bisognerebbe rammentargli che Profumo rappresenta quella stretta minoranza di accaparratori (le banche private) che tiene sotto scacco milioni di famiglie in tutto il mondo. Unicredit infatti è una delle banche più ricche e forti su tutto il panorama perlomeno europeo. Inutile dire che questo per Grillo risulta essere un aspetto secondario. Lo sdegno del suo intervento successivo alle dimissioni del banchiere è stato rivolto non già alla natura di classe dell’operato di un nemico delle masse come solo l’amministratore delegato di un colosso bancario (Unicredit, nella fattispecie) può essere; ma, al contrario, alle ingerenze della politica, segnatamente della Lega, nell’amministrazione delle banche.
Tutto questo la dice lunga sull’assoluta inconsistenza politica, in termini progressivi, dell’esperienza del grillismo. E rende maggiormente manifesto lo sconquasso provocato dall’opportunismo di quel che resta della socialdemocrazia italiana (Prc, Pdci, Sel). Oltre a consentire ai poteri forti di macinare miliardi di profitti con la copertura politica durante il governo Prodi, oggi, questa sinistra indirettamente provoca l’affermazione sulla scena politica di un guitto qualunquista e populista tanto moderato quanto effettivamente pericoloso perché ingannatore di masse disorientate.
 
Conclusioni    
In realtà questi movimenti-sfogatoio fanno comodo ai padroni; buttano fumo negli occhi delle masse, senza evidentemente mettere in discussione i principi-guida del sistema economico capitalistico. Soltanto un vero partito anticapitalista e rivoluzionario, con influenza di massa, è in grado di far comprendere quanto necessaria sia la lotta contro l’intero sistema economico, e non soltanto contro il più marginale dei suoi addentellati, vale a dire il sistema politico. 

giovedì 14 ottobre 2010

Maurizio Landini, perchè Manifestiamo il 16 ottobre

La parola ad Alessandro della Malva, l'antifascismo non è reato

dalla Rete Antifascista Antirazzista del Basso Lazio












Vedi il filmato della rete antifascista del basso lazio 

Il 16 ottobre a Roma, tutti in Piazza per ottenere tutto

di Davide Margiotta  operaio metalmeccanico, resp. nazionale lavoro sindacale Pdac.


Non esiste un rapporto meccanico tra crisi economiche e ascesa della lotta di classe. Affermare il contrario significherebbe trasformare il marxismo in una dottrina dozzinale e impotente. Certamente, il peggioramento delle condizioni di vita in seguito ad una crisi è qualcosa che oggettivamente può spingere il proletariato alla lotta. Ma ci sono numerosi altri fattori che possono essere decisivi. Innanzitutto il ruolo giocato dalle direzioni del movimento operaio, le tradizioni di lotta dei lavoratori, il grado di influenza della borghesia e dei suoi agenti, i riformisti, nel movimento operaio ecc.: tutti fattori soggettivi, e anch'essi determinanti.
Resta il fatto che oggi, nonostante il freno di grandi e piccole burocrazie riformiste, i lavoratori in tutto il mondo stanno dimostrando chiaramente la propria disponibilità a combattere. E, aggiungiamo, chi afferma il contrario non può che essere male informato o in malafede.
Come non vedere le immense potenzialità mostrate dalla classe lavoratrice negli scioperi in Francia, in Spagna (per la prima volta contro il governo Zapatero), in Gran Bretagna, nell'assedio al parlamento in Grecia, nello sciopero a oltranza in Sudafrica, nell'ondata di proteste cinesi, nella lotta degli operai di Pomigliano e della Fincantieri in Italia, e l'elenco potrebbe estendersi praticamente ad ogni Paese? Tutte queste lotte hanno un elemento in comune: sono state osteggiate e rinviate fino a quando è stato possibile rinviarle dalle attuali direzioni riformiste del movimento operaio.
Bene, nonostante questo, in tutto il mondo e contemporaneamente (alla faccia di chi irrideva la teoria della rivoluzione permanente e dunque mondiale!) la classe operaia ha alzato la testa e ha provato a scendere in campo. Non vedere questo fatto, nascondersi dietro i se e i ma, significa nel migliore dei casi non comprendere nulla della lotta di classe, nel peggiore dei casi lavorare per conto del nemico.
 
Una situazione esplosiva anche in Italia
In tutto il mondo il capitalismo sta mettendo in campo le uniche ricette che conosce per curare i suoi mali (che in realtà è uno e si chiama caduta del saggio di profitto): fare la guerra alle classi sfruttate, tanto all'estero quanto in patria.
In Italia il centro di questa operazione è il tentativo messo in atto da governo (il comitato d'affari della borghesia), Confindustria (cioè l'organizzazione principale della borghesia) e i sindacati gialli Cisl e Uil di cancellare il Contratto collettivo nazionale di lavoro. Che significherebbe mettere l'operaio solo di fronte al suo padrone, con una capacità di contrattare vicina allo zero. Se questo piano devastante avesse successo, comporterebbe una sconfitta storica di enormi proporzioni, per risollevarsi dalla quale sarebbero necessarie battaglie ancora più dure dell'attuale.
L'accordo separato sul nuovo modello contrattuale (che prevede la possibilità di peggiorare a livello aziendale il contratto nazionale), il ricatto della Fiat a Pomigliano, con la newco slegata da Federmeccanica, la disdetta del contratto dei metalmeccanici, il recente accordo sulle deroghe: sono tutti passi che vanno nell'unica direzione di demolire il Contratto nazionale, aprendo al capitale nuove possibilità di profitto, aumentando lo sfruttamento dei lavoratori sia tramite l'abbattimento del salario, sia tramite il peggioramento delle condizioni e dei ritmi lavorativi.
Tutto questo mentre i disoccupati aumentano sempre più e i fondi per cassa integrazione e mobilità stanno per esaurirsi.
 
L'autunno: la montagna non deve partorire il topolino
Di fronte a una montagna di simili proporzioni, di fronte a una classe operaia che, come detto, tra mille difficoltà ha già dimostrato di essere potenzialmente disponibile alla lotta, le direzioni del movimento operaio partoriscono il topolino.
La Fiom, che nella situazione attuale potrebbe e dovrebbe per prima mobilitare i lavoratori, si limita alla convocazione di una manifestazione nazionale a Roma di sabato, con l'obiettivo di... non si sa bene cosa in realtà! Forse che vedendo milioni di lavoratori in piazza Marchionne si spaventerà e deciderà di fare retromarcia? Nessuno può crederlo seriamente. La manifestazione dovrebbe avere l'unico senso (almeno nella testa di qualche burocrate) di mostrare alla controparte i numeri della Fiom, al fine di aumentare il proprio potere contrattuale e tornare a sedere a quei tavoli insieme ai padroni e ai loro lacchè e da cui i lavoratori non otterrano mai nulla! Nonostante questo, nonostante cioè le intenzioni di Landini (già esplicitate nelle dichiarazioni di questi giorni), la manifestazione del 16 è un'occasione importantissima in cui i lavoratori possono dimostrare ancora una volta la propria forza e la propria voglia di essere protagonisti: nonostante e oltre le burocrazie subalterne al Pd.
Dal canto suo, nel suo piccolo, il neonato sindacato di base Usb arriva a convocare una manifestazione a Torino una settimana prima di quella della Fiom e della Cgil. Invece di essere in piazza a Roma al fianco degli operai con cui si dice di voler lottare (perché è a Roma il 16, come è noto, che saranno in maggioranza gli operai), la direzione di Usb sceglie l'autoisolamento nel nome della propria "autonomia" (viene da chiedersi: dalla burocrazia Fiom o dagli operai?). Giuste sono le critiche che si fanno alle burocrazie confederali: ma proprio l'esigenza di guadagnare gli operai in gran parte ancora egemonizzati da quelle organizzazioni richiederebbe la capacità di non autoisolarsi, di partecipare (con le proprie piattaforme) a momenti di mobilitazione generale come quello del 16.
Noi saremo comunque a entrambi gli appuntamenti: sia a quello del 16 a Roma, che consideriamo centrale, sia a quello del 9 a Torino, che raccoglierà tanti attivisti del sindacalismo di base. Compatibilmente con le nostre forze che sono (come quelle ormai di tutti i partiti a sinistra, anche se gli altri non lo ammettono) limitate, crediamo sia importante essere nelle piazze in cui ci sono i lavoratori che manifestano per i propri diritti. Indipendentemente da chi ha convocato la manifestazione, se questa mobilita la classe lavoratrice su basi potenzialmente conflittuali, noi saremo lì, rifiutando steccati di appartenenza a questa o quella sigla sindacale. Ma lo faremo con le nostre parole d'ordine e le nostre proposte.
 
Tutti in piazza!
Per queste ragioni, nonostante tutti i limiti della manifestazione di sabato 16, priva di una piattaforma adeguata - una piattaforma che dovrebbe unificare tutte le lotte attorno alla questione centrale della Fiat e di Pomigliano - di fronte al pesantissimo attacco dei padroni, diciamo: tutti in piazza! E' fondamentale che il proletariato sia nelle piazze in questo autunno cruciale e noi ci saremo perché è quella l'arena naturale in cui i rivoluzionari propagandano il proprio programma di classe.
I lavoratori sono stanchi degli scioperi rituali (che gli svuotano le tasche senza poter ottenere alcun risultato, se non quello di tenere in sella la burocrazia che ad ogni passo li svende), sono stanchi delle proteste senza possibilità di successo.  Vogliono i fatti!
E i fatti, da che mondo è mondo, non si ottengono coi tavoli, ma con la lotta. Per questo diciamo: occupazione delle fabbriche, a partire da Fiat, Fincantieri e da tutte quelle in cui il capitalismo ha già dimostrato il suo fallimento storico, licenziando e mettendo in cassa integrazione; e sciopero a oltranza fino al ritiro dei piani e delle manovre padronali che mirano a farci pagare la loro crisi, fino alla riassunzione di tutti i lavoratori licenziati, fino all'assunzione di tutti i precari e di tutti i disoccupati, fino a ottenere tutto quello che la classe operaia sarà in grado di ottenere con la lotta: e potenzialmente, come la storia ci ha insegnato, siamo in grado di ottenere tutto!

mercoledì 13 ottobre 2010

Atto intimidatorio e attacco alla democrazia

da Coordinamento Provinciale Acqua pubblica



Ieri a San Donato Val di Comino c'è stato l'ennesimo attacco alla  democrazia con il gravissimo atto intimidatorio.
Infatti alle prime luci dell'alba si sono presentati i tecnici di ACEA  ATO5 S.p.A., senza alcuna autorizzazione, sentenza o giudizio esecutivo,  per procedere alla riduzione del flusso idrico e al distacco delle  utenze idriche dei cittadini.
Gli stessi che hanno querelato il gestore privato e che da tempo  immemorabile aspettano fiduciosi le decisioni della Procura.
Solo grazie al CO.CI.DA. si è evitato che ciò avvenisse ed evitando che  la situazione degenerasse.
Al contrario si è proceduto al distacco per una struttura pubblica,  guarda caso a colui che in pubblica assise aveva dichiarato "chi non  paga l'acqua è un delinquente" , vale a dire per il Sindaco di San  Donato che quindi è in cima alla lista. Ancor più grave il fatto che mai  si è lasciato sfuggire la possibilità di difendere l'operato del gestore  privato. Non è un caso e non è demenza ma ormai tutti possono capire che  è pura e semplice "convenienza".
E' evidente che di fronte a una presa di posizione così spropositata, da  parte del gestore, nel territorio dove è partita la rivolta più  significativa dei cittadini, contro quella che è stata definita una  truffa dalla magistratura, non si può stare a guardare.
Ad un tentativo così eloquente ed esemplare di intimorire i cittadini  occorre una risposta altrettanto ferma e decisa di tutti quanti si  stanno spendendo per la legalità e il ritorno definitivo del bene comune  per eccellenza alla gestione pubblica.
Non ci lasceremo intimorire, anche perchè siamo coscienti che queste  aberrazioni rappresentano un atto di estrema debolezza da parte di ACEA  che ormai ha compreso perfettamente che la nostra azione rivoluzionaria  di richiesta generalizzata dei rimborsi sta minando alla base la "sopravvivenza" del GESTORE. La partecipatissima manifestazione di  domenica 10/10/2010 svoltati, non a caso, a San Donato lo dimostra.
Occorre una grande mobilitazione per Domenica 17 ottobre con tutti in  piazza a San Donato, per una manifestazione pacifica ma perentoria.
NON INVITEREMO POLITICI DI NESSUN GENERE. A QUESTO PUNTO DEVONO PRENDERE  ATTO DEL FASTIDIO CHE I CITTADINI NUTRONO VERSO COLORO CHE AVREBBERO  POTUTO E DOVUTO TUTELARLI MANDANDO A CASA UNA SOCIETA' CHE HA PRODOTTO  DANNI INCALCOLABILI DI NATURA ECONOMICA E AMBIENTALE ALLA INTERA  PROVINCIA DI FROSINONE.


Restiamo umani!

da Forum Palestina


Vittorio Arrigoni da Gaza risponde a Roberto Saviano che sostiene Israele
Il blogger pacifista decostruisce pezzo per pezzo la retorica filoisraeliana e la complicità dello scrittore Roberto Saviano. Uno "scrittore di fama" che qualcuno ha definito coraggiosamente e in controtendenza "Un eroe di carta". I fatti hanno dimostrato che è veramente così. 




Cassino non sarà un'altra Pomigliano

di Ignazio Mazzoli



Aquino. E' stata un importante centro dei Volsci e poi città romana posta sulla via Latina. Oltre che di San Tommaso è patria di Decimo Giunio Giovenale poeta satirico romano, di Pescennio Negro governatore della Siria e Imperatore d'Oriente nel 193 e di Rinaldo d'Aquino poeta della "Scuola Siciliana". 
Venerdì 8 ottobre ore 17,30. La sala del consiglio comunale di questa cittadina di così lontane tradizioni ha tenuto a battesimo la prima iniziativa esterna della Associazione Per l'Alternativa di centrosinistra, che ha voluto affrontare il tema dei contratti dei lavoratori dopo il prendere o lasciare che la Fiat ha imposto nello stabilimento di Pomigliano in Campania.
L'iniziativa si è avviata dopo una importante riunione di operai Fiat dello stabilimento di Piedimonte S. Germano, iscritti alla Fiom. C'è da dire che molti altri, già fuori, aspettavano per seguire la riunione dell'Associazione e questo ha dato subito il segno che la scelta del tema per questa iniziativa era stato azzaccato e rivestiva interesse.
Si è entrati subito nel vivo attraverso gli interventi di Enrico Ceccotti che per il dipartimento economico del Pd segue le aree di crisi, e in particolar modo dopo che ha preso la parola il segretario nazionale della Fiom Enzo Masini che ha ripercorso le tappe e le amarezze della vicenda di Pomigliano e la lacerazione fra sindacati che ne è seguita. Importante il suo dire che ancora una volta ha messo in luce come troppo si sia mistificata la posizione del sindacato da lui rapprersentato. La Fiom in tutti i contratti che ha firmato in questi anni mai si è tirata indietro rispetto ai sacrifici di orario e di retribuzione per affrontare la crisi, ma sempre è stata irremovibile rispetto ai diritti costituzioinali e quindi sindacali dei lavoratori. Tutti gli interventi che sono seguiti si sono misurati con questi temi.
E mentre oggi Cisl e Uil, senza Cgil, hanno manifestato a Roma in piazza del Popolo per un fisco giusto, per «meno tasse e più lavoro» su cui c'è l'accordo di tutti e che per questo obiettivo i tre sindacati all'inizio avevano lavorato insieme. Alla domanda "perché arrivare divisi?" Bonanni ha risposto "Perché in questi ultimi mesi ci siamo allontanati così tanto, che credo sia meglio per tutti arrivare a una piazza tutta nostra con richieste tutte nostre".
Ad Aquino invece ieri sera Fiom, Fim e Uilm erano tutte insieme e c'è da dire che tutte hanno compiuto uno sforzo di dialogo.
"Cassino non sarà un'altra Pomigliano". Questa importante affermazione è stata di Mario Spicola della Fim-Cisl ed è stata molto apprezzata da tutti. Certo a nessuno sfugge che in un momento in cui si tenta di cancellare definitivamente un contratto nazionale di riferimento potrebbe essere una battufa facile da pronunciare e fors'anche scontata come Francesco Giangrande della Uilm non ha tardato a rammentare, ma lo spirito con cui l'impegno è stato dichiarato beneficiava del contesto di un clima che ha costantemente evocato come la sopravvivenza della Fiat di Cassino sia frutto di una duratura unità sindacale. Ed in questo quadro che il sindacalista della Uil ha rivolto un apprezzamento all'iniziativa che si stava svolgendo perchè a suo dire c'era particolarmente bisogno di una sede dove rappresentare liberamente e a tutti, non solo operai, le ragioni di scelte e decisioni prese.
Nelle conosciute diversità una nota è stata chiara e martellante. Quella di dubitare della Fiat, dei sui impegni e del suo reali interesse per "Fabbrica Italia". In molti hanno sottolineato come il cuore degli affari della Fiat si fa sempre più lontano dal nostro Paese, dall'italia. Ermisio Mazzocchi del Pd ciociaro lo ha affrontato con forza questo problema , ma su di esso sono tornati il socialista Spiridigliozzi ed il comunista Orlando Cervoni. Non solo dirigenti politici e sindacali hanno occupato le oltre due ore di confronto. Particolarmente atteso e seguito è stato l'intervento dell'operaio Pompeo Rasi, responsabile Fiom Cgil della Fiat di Piedimonte S. Germano che ha esposto una ricostruzione lucida e puntuale delle condizioni di crisi e di lotta dei lavoratori che sono dominati da incertezze per il loro futuro e quello delle famiglie. Preoccupazoione si, ma nessuna incertezza a misurarsi con le difficoltà ed i rischi.
Tutto bene dunque? La voglia di parlarsi oggi è già molto. Guai a non apprezzarla. Almeno tre riflessioni sono opportune, tuttavia, e si possono fare con serenità proprio grazie alle novità positive che abbiamo citato.
La prima considerazione riguarda l'unità sindacale. In particolare per un aspetto molto importante che è quello relativo alla rappresentanza e quindi la democrazia fra i lavoratori. Il tema anche ad Aquino è stato evocato più volte e con sottolineature diverse.
Non pare a noi che la Cgil si rifiuti di discutere di democrazia sindacale e di rappresentanza. Ci potrebbero essere anche altri temi comuni: la legalità, ad esempio. C'è una gran voglia di buone notizie, ma abbiamo dovuto aspettare per sapere dal segretario della Cisl Bonanni quando riprenderanno a discutere insieme. E' importante saperlo per tutta l'Italia, dal momento che il sindacato è una solida barriera allo sfascio di questo paese. Abbiamo letto oggi su l'Unità la risposta a questa domanda: «Aspetto il nuovo segretario della Cgil per riaprire questo discorso e spetterà al nuovo segretario riaprire questo discorso...». Molto garbo verso Susanna Camussi. Ma non potrà farsi tardi perchè intanto si continuano a scavare profonde trincee?
A proposito di sindacato ci piacerebbe riprendere la discussione appena accennata da Giangrande su sindacato riformista e sindacato antagonista. Con l'aggettivo riformista in questi anni ci si è fatto a palla. tutti erano riformisti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Forse vale proprio la pena di riparlarne ed anche presto avendo idee chiare di cosa riformare e come. Non come per la riforma della Magistratura.
La seconda riflessione riguarda le forze politiche. Ieri oltre un dirigente sindacale nazionale quale Enzo Masini, c'erano anche altri due dirigenti impegnati in attività che li proiettano su tutta l'Italia, Enrico Ceccotti del Pd e Franco Argata della presidenza nazionale dell'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra (ARS). Insieme a loro dirigenti provinciali di altre forze del centrosinistra.
L'Associazione Per l'Alternativa di centrosinistra nasce con lo scopo di sollecitare costantemente una visione unitaria fra le forze del centrosinistra facendo conoscere tutte le proposte positive utili ai cittadini ed alla società; favorendo la presenza dei cittadini sui problemi, insegnando l'indispensabile indignazione contro le ingiustizie e la lotta democratica conseguente; svolgendo corsi di formazione per gli eletti (costituzione, leggi, normative e procedure) per una presenza nelle istituzionie sempre più all'altezza delle situazioni sociali, economiche e giuridiche.
Questo compito che si ritiene utile e importante per tutta la società proviciale deve vedere i rappresentanti dell'associazione assolutamente imparziali nelle iniziative unitarie. Che senso ha avuto far aprire e chiudere il dibattito al rappresentante del Pd? Sicuramente questa scelta viene interpretata come la volontà di imporre un interlocutore e quindi denota una atteggiamento subalterno di chi ha promosso e costruto l'iniziativa. Ma così si fa un danno anche al Pd al quale va un grande apprezzamento per gli sforzi del suo segretario generale Pier Luigi Bersani, ma che qui non vengon apprezzati perchè la traduzione ciociara di questo partito è considerata responsabile di infiniti danni, di malcostume e della sconfitta del centrosinistra. Basta? Il giorno che si vorrà conoscere le posizioni di un singolo partito l'Associazione convocherà e svolgerà, alla luce del sole, un'apposita iniziativa.
La terza ed ultima riflessione riguarda la donne e gli uomini di questa Associazione. Molti l'hanno già fatto notare: nei comportamenti bisogna fare sforzi in più per metter in luce questa organizzazione e per farla apprezzare. No c'è da mimetizzarsi dietro altre sigle. Qualcuno iersera ha detto nel suo intevento "che bellissimo nome Associazione Per l'Alternativa di centrosinistra". Forse gli richiamava alla mente l'Ulivo 2? Forse! Ma certamente per noi che l'abbiamo pensato significa voglia di far misurare, crescere, convivere, tutte le forze del centrosinistra italiano partiti e associazioni e questa è la nostra bussola. L'Italia ha bisogno di tutte queste forze. Questi anni di vuoto artificiale prodotti dalla veltroniana vocazione maggioritaria ci pesano mortalmente sulle spalle. Ciò non significa disconoscere i rapporti di forza fra i diversi partiti, anzi mi sento di dover augurare a Pier Luigi Bersani ogni successo per riuscire a fare grande il suo partito, ma ciò che dico significa che dobbiamo rispettare le organizzazioni tutte come soggetti egualmente importanti del patrimonio politico della sinistra italiana. Un invito mi sento di dover fare a tutti noi: dimostriamo in ogni nostro impegno di essere preparati, di aver studiato, di sapere cosa vogliamo dire e a chi vogliamo dirlo. Tutti capiranno quanto li rispettiamo.

Turbogas Tutti convocati

da Rete per la tutela della Valle del Sacco



Tutti convocati, ricercatori del cnr, consiglieri dell’opposizione, di maggioranza, tecnici della turbogas, sindacalisti, ambientalisti e assessori provinciali, regionali e comitati di cittadini. Assente non convocato, il Comune di Artena, forse per la posizione assunta nei confronti dell’impianto. La convocazione, frutto della pressione degli ambientalisti che per primi hanno soccorso i cittadini, dimostra che quando voluta, la democrazia partecipata è un percorso sempre attivabile. Solo che cercarla ora, scandita dal conto alla rovescia delle ore concesse e con l’autorizzazione già rilasciata, rappresenta tutto, tranne la restituzione del diritto leso. Metaforicamente si può affermare che il “bagno di sangue” è assicurato ed anche chi lo versa, rimangono da stabilire le modalità. Due gli scenari possibili: o revocare l’autorizzazione pagando un risarcimento super milionario a favore della Termica Colleferro, con soldi pubblici, in altre parole nostri, oppure tenere la borsa chiusa e scaricare il danno su ambiente e salute, sempre dei cittadini. Vedremo cosa sceglieranno. Per evitare che i cittadini rimangano vittime di simili procedure, stiamo valutando con i nostri legali, di sollecitare l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia da parte della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea con riferimento all’avvio delle procedure autorizzative per la turbogas, in palese violazione alla Convenzione di Aarhus, per poi chiedere alla Corte dei Conti che il danno erariale derivato dalla sanzione sia risarcito dai singoli responsabili amministrativi. Pensare che il vicolo cieco nel quale siamo stati messi, si poteva evitare con l’esercizio tempestivo del buon senso, rende ancora più amara questa vicenda. L’istallazione di fonti di energia rinnovabili, ad esempio, avrebbe ridotto il fabbisogno energetico complessivo ed azzerato, per quota parte, sia l’emissioni nocive, sia l’impiego di fonti fossili. La turbogas, presentata come la tecnologia più efficiente per produrre energia, e prevista all’interno del comprensorio industriale Secosvim produrrà elettricità e vapore, quest’ultimo, necessario principalmente all’Avio SpA. La responsabilità per un concreto miglioramento ambientale, sanitario ed energetico, se estesa anche alle imprese, determina interventi sui processi industriali al fine di renderli meno “energivori”e dunque meno impattanti. Provvedimento che, se adottato dall’Avio, avrebbe due effetti: ulteriore riduzione del fabbisogno energetico e garanzia occupazionale. Per quanto non di nostra specifica competenza, l’ultimo aspetto, offre un elemento di riflessione sia ai sindacati sia ai lavoratori. Quando un imprenditore smette di investire nella sua impresa, è sempre un segnale negativo. Il doppio ruolo, infatti, della Avio come principale consumatore di vapore da una parte e socio turbogas (per il 40%) dall’altra, ci induce a ritenere che l’operazione in atto, altro non è che un’esternalizzazione dei costi. Si abbattono i costi del vapore e aggiungono i ricavi, fuori del “core business” aziendale, della vendita dell’energia elettrica. Uno scenario che spianerebbe all’impresa, la strada per una futura delocalizzazione. L’incremento del 1150% di potenza elettrica, in una situazione di consumo che rimane stabile, è un altro elemento che il buon senso avrebbe potuto intercettare sollevando almeno un interrogativo. Una maggiore attenzione, inoltre, nella lettura dello Studio di Impatto Ambientale, redatto dalla società proponente, avrebbe permesso l’individuazione di altri punti meritevoli di approfondimento. Per esempio, tra pag. 58 e 61 si legge “ si quantifica in 18 t/h il fabbisogno di vapore alle utenze del consorzio”, successivamente “ Data la notevole estensione del comprensorio non esiste una rete di raccolta delle condense. Tuttavia la Centrale è predisposta per poter ricevere le condense, fino al 100% del vapore inviato, qualora in futuro fosse realizzata la rete di raccolta. La Centrale inoltre è predisposta per servire una futura rete di teleriscaldamento” ed infine, “ Come detto precedentemente la Centrale è predisposta a riutilizzare, reintroducendola nel ciclo termico, l’acqua di condensa di ritorno dal comprensorio, fino al 100% del vapore inviato, qualora in futuro fosse realizzata la rete di raccolta”. Alla faccia dell’efficienza energetica ! questo appare un inutile e clamoroso spreco di ben 18 tonnellate/ora di vapore. Sempre sullo studio, pag. 81 si evince che la quantità annua emessa di monossido di carbonio aumenterà nonostante la diminuzione della sua concentrazione nei fumi di scarico, sorprende che nessun Ente locale abbia sentito la necessità di approfondire quest’aspetto chiedendo una riduzione percentuale quantitativa almeno pari a quella delle concentrazioni, avallando, di fatto, emissioni nocive a scopo di lucro. Sempre sul monossido di carbonio a pag. 150 dello studio ci si limita a presentare il dato triennale rilevato dalla centralina posta in Via Oberdan, ma non si riportano le previsioni nello scenario di progetto. Lo studio riporta l’oggettivo incremento complessivo dei fumi emessi nello scenario di progetto, ma sorvola sulla quantità di anidride carbonica (CO2) e sul particolato fine e relative conseguenze sanitarie, che invece meritano specifici approfondimenti. Sull’incremento di CO2 occorre ricordare l’esistenza di un protocollo d’intesa sottoscritto da molti Comuni della provincia che si sono impegnati a perseguirne la riduzione. Nel caso di specie, con una mano si sottoscrive un impegno e con l’altra si contraddice. Il confronto vero, però, non è sul piano tecnologico, ma culturale. E’ tra due letture diverse dello stesso problema. L’una enfatizza la necessità di produrre energia, l’altra propone la sostenibilità dei consumi attraverso l’efficienza energetica, il rispetto e difesa di ambiente e salute e ponendo attenzione all’uso razionale delle risorse, che non sono infinite, da lasciare alle future generazioni ed è a quest’ultima che come ambientalisti siamo orientati.. Non trascurabile inoltre, è il probabile costo, a totale carico pubblico, del danno sanitario ed ambientale causato dalle emissioni dell’impianto che stimiamo essere mediamente di circa 350.000,00 euro l’anno. Paradossalmente se la “bolletta” energetica dell’azienda al netto degli interventi sopra citati di riduzione del fabbisogno, fosse inferiore al danno, converrebbe offrire un contributo per risparmiare soldi pubblici e sofferenze ai cittadini, oppure richiederli all’azienda per i futuri impieghi. Per ultimo, ma non per importanza, è il danno patrimoniale che la prossimità dell’impianto al recente insediamento abitativo, recherà ai residenti. I tecnici della turbogas minimizzano, in tal caso non dovrebbe costituire un problema il rilascio di garanzie reali a favore dei residenti, nell’eventualità, si verifichi il danno. Ci appelliamo, dunque, a tutti i cittadini, associazioni e forze politiche che non intendo consolidare una cultura insostenibile a danno dei cittadini violandone i diritti, a sottoscrivere la petizione popolare che in questi giorni ha preso il via nei Comuni di Artena e Colleferro

Le Associazione ambientaliste del territorio

martedì 12 ottobre 2010

Sanità Ciociara fra fasce e fasci

di Luc Girello








Non è vero che la sanità non ha colore. La sanità ha il colore della giustizia sociale, della Costituzione antifascista. La sanità ha il colore della salute pubblica che non deve essere oggetto di mercificazione e prerogativa di pochi. Questo colore non può che essere uno solo, come una sola può essere  la musica che accompagna i riflessi filmati della manifestazione contro i tagli alla sanità della Provincia di Frosinone maldestramente decisi dalla Polverini.

Per chi avesse qualche problema a riconoscere la traccia musicale segnaliamo che si tratta  de “L’Internazionale” splendidamente  eseguita dagli Area. 

Sindaci contro la Polverini

di Luciano Granieri




Prosegue la protesta del popolo ciociaro contro la cancellazione della sanità pubblica  nella Provincia di Frosinone operata dal governatore della Regione Lazio Renata Polverini. Dopo la manifestazione per sollecitare  l’apertura del nuovo ospedale “Fabrizio Spaziani”, che non sarà mai DEA di II livello come sostengono Apruzzese e Fiorito  se, come è certo, Frosinone sarà inserita nella macro area Roma est, dopo varie sollevazioni locali culminate con l’impiccagione del fantoccio di Renata Polverini da un balcone dell’ospedale di Pontecorvo, alcuni sindaci e amministratori della Provincia, movimenti, associazioni  di liberi cittadini, hanno dato vita lunedì 11 ottobre ad un corteo di protesta che dalla sede del Comune di Frosinone si è snodato per le vie del centro fino a raggiungere il palazzo  dell’Amministrazione provinciale. Questa manifestazione precederà quella di mercoledì 13 ottobre  a Roma con sindaci e popolazione che chiederanno di essere ricevuti dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, visto che Renata Polverini ha rifiutato l’incontro. Come  è nostra consuetudine abbiamo seguito il corteo da manifestanti, interloquendo e scambiandoci opinioni con gli altri: amici, compagni della Rete Antifascista Antirazzista del Basso Lazio, e semplici cittadini. La manifestazione, come testimoniano i video è stata molto partecipata, con il coordinamento contro la chiusura dell’ospedale di Pontecorvo in prima linea. Le modalità di svolgimento hanno ricalcato quanto è avvenuto nel corso della protesta per sollecitare l’apertura del nuovo ospedale “Fabrizio Spaziani” . Ovvero, con l’esponente di Rifondazione Comunista , il metalmeccanico Guglielmo Maddè, a dettare i tempi del corteo e i sindaci, i movimenti , i coordinamenti a seguire le indicazioni dell’operaio comunista. Che la manifestazione sia stata efficace è fuori dubbio, ma come spesso accade quando politici e amministratori si accodano alle sacrosante rivendicazioni delle persone comuni i conti non tornano. L’esortazione ripetuta al bypartizanismo da parte di tutti gli amministratori presenti ci ha nauseato. E’ lapalissiano che il diritto ad una sanità pubblica efficiente come sancito  dall’art. 32 della Costituzione, riguarda tutti i soggetti senza distinzione di censo, di razza e nemmeno di appartenenza politica, ma è pur vero che molti di quei sindaci e amministratori piazzati alla testa del corteo con tanto di fasce tricolori in bella vista sono conniventi e complici del sistema che vuole negare quel diritto alla salute che loro stessi rivendicano. Ad esempio che ci faceva il post fascista sindaco di Supino Alessandro Foglietta in mezzo ai manifestanti? Un soggetto che militava nel partito dell’ex governatore del Lazio, fascista anch’egli,  Francesco Storace vero artefice dalla voragine  finanziaria che ha inghiottito nel vortice dalla corruzione la sanità laziale (remember Lady Asl?), Un figuro che non avendo ottenuto una posizione privilegiata all’interno del Pdl  locale si è inventato il partito “Ribellati Ciociaria” per fare un dispetto a chi lo aveva accantonato e che ora veleggia verso i lidi di Fini. E che dire del sindaco di Arpino Fabio Forte che, da esponente Udc ha concorso  all’elezione di quella stessa Polverini che oggi contesta?  E’ possibile ipotizzare che questi signori insieme a tanti altri che erano presenti e che non citiamo possano dirsi contrari alle convenzioni con le cliniche private, alla mercificazione e alla privatizzazione della sanità?  Perché questa è la questione di fondo. La lotta non è finalizzata a contrastare il tagli alla sanità pubblica nella nostra Provincia, ma  è estesa a combattere tale criminale procedura in ogni luogo della Nazione. Se mancano i soldi si riducano gli stipendi milionari dei manager delle Asl  che spesso occupano  quelle poltrone proprio grazie ai buoni uffici di chi,  lunedì scorso, stava alla testa del corteo . Si eliminino le costosissime convenzioni con le cliniche private degli amici e amici degli amici,  sodali in molti casi   con  qualcuno  di quelli che gridavano  contro la Polverini davanti al palazzo della Provincia. Ma il cortreo di lunedì non puzzava solo dalla testa , come il pesce marcio, anche la coda emanava fetidi effluvi. Infatti quella posizione era indebitamente occupata dai “fascisti del terzo millennio” , i protetti del mafioso Dell’Utri, i delfini del sindaco Alemanno vero padrone della Regione visto che la Polverini per parare il culo al capo e salvarlo dai suoi processi è stata declassata a badante di Bossi. In base a quali motivazioni, se non quelle di farsi vedere in una città che neanche li “caga”, questi contestano coloro i quali li finanziano e li tengono in vita contro ogni principio di legalità sancito dalla Costituzione antifascista?  Ha regione la redattrice di Aut e mia amica Fausta: in questa manifestazione mancava solo la Polverini che protestava contro se stessa, poi il quadro era completo. Attenzione, non facciamoci imbrogliare, la lotta vera  è contro la privatizzazione e mercificazione di diritti fondamentali quali, la salute, l’istrusione, l’accesso ai beni comuni. Diritti che sottratti al popolo da un capitalismo vorace diventano privilegio di pochi. Ed è allora che il popolo deve difendersi da questi espropri non delegando attraverso imbrogli elettorali la propria tutela agli aguzzini che li affamano, ma provvedendo autonomamente alla propria salvaguardia. Non popolo sovrano, ma popolo strenuo difensore dei propri interessi. L’unico  sistema affinché questo diventi il solo e unico artefice del suo destino consiste nel prendere direttamente il potere. Vittoria del popolo? Una volta si diceva vittoria del proletariato. L’unico colore che la sanità può esibire per essere elemento cardine di giustizia sociale è quello della vittoria  diretta del popolo che a noi piace chiamare ancora proletariato. 






domenica 10 ottobre 2010

GIORNATA di MOBILITAZIONE a salvaguardia della sanità pubblica

di Francesco Notarcola




Lunedì 11 c.m., alle ore 18.00 a Frosinone si terrà una prima GIORNATA di
MOBILITAZIONE a salvaguardia della sanità pubblica, contro il decreto
dell’On. Polverini che, nella veste di commissario regionale, ha deciso di chiudere gli  
ospedali, ridurre i posti letto e comprimere i servizi. In una parola vogliono  
distruggere quel poco che è rimasto a beneficio della sanità privata e dei notabili 
cattedratici delle Università romane.

La manifestazione è provinciale ed è unitaria. Per questo la Consulta ha lavorato
insieme a tutte le altre associazioni.
L’appuntamento è in Piazza VI Dicembre (Piazza del Comune). Da qui partirà il
corteo con la presenza dei Sindaci con i gonfaloni dei comuni e con la partecipazione  
dei cittadini e delle associazioni, con i loro striscioni e cartelli.

Mercoledì 13 ottobre, una manifestazione identica si terrà a Roma, presso la sede del  
Consiglio regionale del Lazio.

Nel pomeriggio tutti i sindaci, con la fascia tricolore, si recheranno a Palazzo CHIGI,  
sede del Governo.

Gli autobus partiranno alle ore 07.00 da Piazzale Europa.
In questo particolare ed importante momento è necessario e decisivo mobilitarsi e  
partecipare. Lamentarsi non serve.

La Consulta invita, pertanto, i cittadini e le associazioni ad essere presenti.
Grati a tutti coloro che faranno girare via mail questo invito a tutte le associazione e  
le persone con cui si è in contatto. 

Cordialità

Francesco Notarcola.






Bisogna elevare il livello della lotta di classe

di Luciano Granieri 




Di seguito riportiamo il giudizio che il presidente degli industriali ciociari Marcello Pigliacelli da del  piano di tagli  alla  Sanità ordito ai danni dei cittadini della Provincia dalla “governatora” regionale Renata  Polverini. L’imprenditore Pigliacelli esterna le sue farneticazioni al giornalista del”Messaggero” Vittorio Buongiorno in un intervista pubblicata oggi dal quotidiano dei fratelli Caltagirone.



L’Imprenditore ciociaro trova che la decisione partorita da Renata Polverini e dalla sua giunta sia più che necessaria, la considera  indispensabile.
Infatti per Marcello Pigliacelli, negare l’assistenza sanitaria pubblica a quella  gran parte di cittadini della provincia di Frosinone, che tira avanti giorno per giorno, schiava di lavoro precario e sottopagato per “VALORIZZARE L’OFFERTA SANITARIA PRIVATA” riservata   ai quei  pochi che possiedono  gli ingenti  mezzi, indebitamente accumulati sulla pelle dei lavoratori, per usufruirne,   NON E’ CRIMINALE  E ANTICOSTITUZIONALE (Art.32), ma è necessario per dare un impulso allo sviluppo.  Secondo  Marcello Pigliacelli chiudere otto ospedali nella Provincia, negando a gran parte della comunità ciociara il diritto di curarsi al meglio  e gratuitamente nella propria città  o in comuni vicini senza rischiare la vita in trasferimenti verso nosocomi lontani, per finanziare  le infrastrutture “atte a completare una logistica vera” e fare affari con Gheddafi, che  usa le nostre navi per sparare sui nostri pescatori, e tortura nelle sue carceri i migranti  da noi respinti,   NON E’ CRIMINALE  E PASSIBILE DI DENUNCIA PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, ma necessario per dare un impulso all’economia. Il fatto che la masnada piratesca confindustriale, guidata da Pigliacelli si sia schierata a fianco della  Marangoni nel suo tentativo di scippare la salute ai cittadini di Anagni e della Valle del Sacco  attraverso le velenose emissioni di un inceneritore di car fluff è  dimostrazione tangibile delle malefatte che questi accattoni sono disposti a compiere in nome del profitto. La confindustria ciociara non ha impiegato molto ad assimilare il sistema schiavista di  Marchionne, crediamo anche che tale lezione si stata ben appresa  dalle altre associazioni confindustriali locali.  Per cui riteniamo necessario elevare la qualità del  conflitto di classe. Infatti la lotta dei lavoratori dipendenti, degli studenti, degli insegnanti non è più contro chi detiene il capitale e i mezzi di produzione, ma contro un’associazione criminale che attenta alla vita umana, un’associazione a  delinquere senza scrupoli che non esita a calpestare i diritti fondamentali delle persone per il proprio profitto. Ecco dunque che la lotta di classe diventa inesorabilmente anche un atto di ordine pubblico; lo scopo non è solo la vittoria del proletariato, ma anche la difesa della legalità e della costituzione.
  
P.S
Gli articoli della Costituzione che violati dal giudizio di Pigliacelli sono almeno tre

Art 3. Nella parte in cui è scritto che “ ... è  compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà  e l’eguagluanza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Art. 32 Nella parte in cui è scritto  che “La Repubblica  tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti....)

Art.41 in toto il quale afferma: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi, e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.