"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
La foglia riformista
e la mela anticapitalista partirono per debellare l’ingiustizia e le angherie
che pochi potenti infliggono alla moltitudine. La mela per l’occasione indossò l’abito da
sposa PIU’ ROSSO. Arrivarono in un paese
che aveva fatto la rivoluzione e aveva
vinto la lotta di classe. Appresero che il mondo non era piatto, chiuso e
governato dalle ferree regole della finanza.
Nel mondo piatto il capitalismo e
il neoliberismo riducono la gente alla fame, le tolgono perfino il diritto di respirare. Nel
mondo piatto si tagliano i soldi
destinati agli infermi per finanziare la guerra. Nel mondo piatto si ruba
ai lavoratori per salvare le banche. Ma il mondo non è
piatto. Il mondo è tondo, aperto. Qui la
gente non consente ai potenti signori
della finanza di arricchirsi alimentando speculazioni e ruberie criminali che
determinano la spoliazione della comunità. Nel mondo tondo è la comunità che
controlla le fabbriche e le banche, è la comunità che opera per il
benessere di tutta la collettività. Per sconfiggere l’ingiustizia sociale
bisogna arrivare nel monto tondo e lasciare al suo destino il mondo
piatto. La foglia riformista
rifiutò il mondo tondo. Rimase in quello piatto a baloccarsi con
manifestazione innocue tipo gite fuori porta, a inventarsi alchimie di investiture pseudo
democratiche come le primarie. Tutti meschini espedienti che minimamente potevano scalfire l’immenso
potere dei padroni del mondo piatto. La mela anticapitalista, invece iniziò il
suo cammino verso il mondo rotondo, il
mondo dei diritti, il mondo della condivisione e della coesione sociale. Il viaggio era, è e sarà difficile perché dovrà
passare attraverso tanti mondi piatti, insidiosi, pieni di ostacoli e trappole.
Ma intanto la prima tappa il No Monti Day, ha sorretto e rincuorato la mela e
rafforzato la convinzione che è possibile approdare al mondo tondo, soprattutto
se si riuscirà a disfarsi delle tante foglie riformiste e ad unirsi con le mele
che già sono in viaggio per condividere le lotte negli altri paesi europei .
In provincia di Frosinone il disagio provocato della mancata
erogazione idrica sta alimentando nella cittadinanza rabbia e indignazione.
Dopo aver corrisposto al gestore privato Acea
ben 6milioni di euro per la
sistemazione della rete idrica, oggi i due terzi dell’acqua che scorre in
tubazioni colabrodo si perde inondando strade e campi. Il gestore privato pretende di vendere il suo
servizio a 3euro al metro cubo, lasciando spesso i cittadini senz’acqua per intere giornate. In questo desolante scenario l’assemblea pubblica organizzata dal coordinamento
del movimenti di
Frosinone, con l’aiuto di varie
associazioni presenti nella nostra città, nel Salone del palazzo della Provincia di Frosinoneper la risoluzione del contratto Acea, ha registrato una partecipazione numerosa e sentita da parte dei
cittadini. Nel corso dell’assemblea si sono discusse le strategie da mettere in
campo per cercare di risolvere una
situazione incancrenita che peggiora di giorno in giorno. In primo luogo, si
sta provvedendo a raccogliere le firme per indurre la consulta dei sindaci a chiedere la
risoluzione del contratto di servizio con Acea per gravi inadempienze del
gestore, oltre ad esplorare una serie di
strade parallele , quali il non pagamento delle bollette, la citazione per
danni con conseguente richiesta di risarcimento ad Acea attraverso una class
action. Lo svolgimento dell’assemblea
spesso ha fatto registrare momenti di tensione in cui la rabbia dei numerosi
cittadini presenti è andata sopra le righe.
Questa sollevazione anche se tardiva, potrebbe rivelarsi decisiva per la
soluzione del problema, ovvero liberarsi
di Acea. Ma è importante che la
pressione esercitata si mantenga sempre attiva senza scemare a fronte di un
temporaneo ritorno ad una effimera e raffazzonata
fornitura dell’acqua . Infatti il problema non si risolve togliendo al privato Acea
l’erogazione del servizio, ma lottando affinchè
il controllo dei beni , il cui utilizzo è garantito per diritto
naturale, torni nelle mani dei cittadini. Tanto più che proprio i cittadini
hanno sancito il principio del controllo pubblico della erogazione idrica attraverso
un referendum che , ad oggi, non è
rispettato dalle istituzioni. E
nonostante le numerose iniziative, anche con il ricorso alla corte
costituzionale, per ottenere quanto dovuto per legge, l’obbiettivo è lontano dall’essere raggiunto.
Infatti l’alienazione dei beni pubblici
che l’attuale governo guidato dai banchieri ha pianificato per raccogliere i
fondi necessari ad alimentare la spirale del debito, passa anche attraverso la
privatizzazione dei servizi pubblici. Dunque con la benedizione del Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, a cui verrà inviata una lettera affinchè si impegni a far
rispettare gli esiti referendari, l’azione del governo attuale va nella esatta
direzione opposta a quanto sancito dal referendum del 12 e 13 giugno di due
anni fa, in spregio al diritto democratico dei cittadini. E’ necessario però, e questo dovrebbe essere l’impegno
di associazioni e movimenti, sensibilizzare e coinvolgere quei cittadini che
protestano per la mancata erogazione dell’acqua da parte di Acea, ma anche il resto della popolazione , sul
problema politico e di scippo della democrazia costituito dalla mancata
attuazione di quanto sancito dai referendum, che ha come effetto tangibile e più immediato i rubinetti a secco. Se non
si diffonde questo tipo di coscienza politica, la gestione dei servizi sarà
destinata ad un processo di privatizzazione irreversibile.
La sequenza degli interventi in ordine di apparizione:
Gianfranco Schietroma: consigliere provinciale dei Socialisti Italiani.
Un cittadino.
Mario Antonellis del coordinamento dei comitati per l'acqua pubblica di Frosinone.
Luciano Bragaglia, dell'associazione Frosinone che vogliamo e redattore del blog: Frosinone Bella e Brutta.
Maria Letizia Elementi sindaco di Torre Cajetani.
Un altro cittadino
Le sottoscritteassociazioni, si sono riunite in
assemblea presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione Provinciale
di Frosinone,venerdì 26 ottobre ’12 per
denunciare, ancora una volta, le angherie, i soprusi, le illegalità, le
illegittimità, gli arbitrii della gestione del sevizio idrico integrato del
Capoluogo ciociaro e della provincia di Frosinone, da parte di Acea-Ato 5 spa.
I cittadini utenti e le loro famiglie sono costrette a
pagare, sotto la minaccia del distacco del servizio, della riduzione del flusso
e del ricorso in giudizio, bollette
esose determinate da tariffe illegali.
Con la gestione di Acea-Ato 5 spa l servizio idrico è
peggiorato sotto ogni aspetto per la
mancanza degli investimenti previsti
ed accettati dal gestore al momento della gara di aggiudicazione della
gestione.
Mancano depuratori e reti fognanti. Le perdite d’acqua raggiungono i 2/3 e in
ogni comune formano, per settimane e mesi, ruscelli, laghi e fiumi.
A nulla valgono i numerosi richiami e
segnalazioni di cittadini, amministratori e vigili urbani. Acea-Ato 5 spa
agisce come una potenza extraterritoriale non soggetta alla leggi di questo martoriato
Paese.
Per questi motivi e per altri le sottoscritte associazioni
chiedono da anni la risoluzione del contratto e il ritorno alla gestione
pubblica dell’acqua,
BENE COMUNE VITALE
PER L’ESISTENZA DEL MONDO ANIMALE E VEGETALE. E’ PER QUESTO CHE L’ACQUA
NON PUO’ ESSERE CONSIDERATA PROPRIETA’ DI
QUALCUNO.
E’ PER QUESTO CHE
SULL’ACQUA NON SI DEVONO REALIZZARE PROFITTI E NON DEBBONO ESSERCI GESTIONI
PRIVATE
Le sottoscritte associazioni intendono richiamare la Sua attenzione sul fatto che
il popolo italiano ha espresso, con un voto di milioni di persone, in occasione
del referendum del 12 e 13 giugno2011 la propria volontà per il ritorno alla gestione pubblica
dell’acqua.
Da allora è passato tanto tempo e nulla si è fatto in sede
parlamentare e di governo per il rispetto Di questo voto e della volontà
popolare.
Le sottoscritte
associazioni sottolineano con forza che qualsiasi Istituzione dello Stato
democratico che non opera per rispettare ed applicare la volontà del popolo
espressa con un voto referendario,si pone al di sopra della Costituzione
repubblicana ed al di fuori della legalità.
Alla Sua alta
magistratura si chiede: “Che cosa debbono fare i cittadini per far rispettare
la propria volontà espressa in un referendum”?
Le sottoscritte
associazioni Le chiedono di far sentire la Sua autorevole voce al Parlamento ed al Governo affinché si
voglia procedere a legiferare con
urgenza la gestione pubblica di un bene prezioso come l’acqua, per ripristinare nel Paese la legalità
costituzionale, rispettanto ed attuando la volontà del popolo espressa nel
referendum del 12 13 giugno dello scorso anno.
Si ritiene semplicemente delittuoso realizzare profitti
nella gestione dell’acqua.
Firmatari
Coordinamento
Provinciale Acqua Pubblica della Provincia di Frosinone ,Consulta delle
associazione della città di Frosinone, Cittadinanzattiva , associazioni
aderenti al progetto “Frosinone che vorrei” (Consulta delle Associazioni, Associazione
A.G.S.P.A., Associazione Alleventi, Associazione Benessere Alcalino,
Associazione Chez Nina, Comitato Civico Laboratorio Scalo, Comitato Colle
Cottorino, Comitato di Quartiere Amici della Pescara, Associazione Colle
Cottorino – Madonna della Neve, Associazione Frosinone Bella e Brutta,
Associazione Frosinone 2020, Associazione Porta a Porta, Associazione Pro Loco
Città di Frosinone, Associazione Rione Giardino, Associazione Torna in Centro,
Adolas, Coordinamento di Frosinone del Forum Italiano Salviamo il Paesaggio,
Difendiamo i Territori, Società Operaia di Mutuo Soccorso, Sportello Antiusura
Bancario) Collettivo Ciociaro Anticapitalista, Aut-Frosinone
Giovedì scorso siamo stati invitati dal nostro amico
Angelino Loffredi all’incontro pubblico organizzato dal Comitato
Ciociari per Bersani per inaugurare la campagna elettorale in vista
delle primarie del centro sinistra. A
confronto: Alessandro Mazzoli in rappresentanza
del candidato Pierluigi Bersani, Piero
Di Alessandri per Matteo Renzi e Gaetano Capuano in rappresentanza di Niki Vendola. A moderare il dibattito, Ermisio Mazzocchi
del comitato Ciociari per Bersani. Dopo
il saluto di Sara Battisti, segretaria Provinciale del Pd, e di Gianfranco
Schietroma, consigliere provinciale dei
Socialisti italiani, Mazzoli, Di
Alessandri e Capuano hanno spiegato le ragioni del loro appoggio
rispettivamente a Bersani, Renzi e
Vendola , quindi hanno risposto alle domande degli invitati fra cui il
sottoscritto. Raramente capita di
trovare nel nostro blog un intervento super partes come questo.
Noi non siamo né per Vendola, né per Bersani, né tanto meno per Renzi . A
dirla tutta non ci piace nemmeno l’esercizio delle primarie del tutto in
contrasto con il dettato costituzionale che vuole il presidente del consiglio
nominato dal Presidente della Repubblica su proposta del Parlamento e non uscito dalle semifinali delle primarie e
dalle finali delle elezioni politiche. Vorremmo ricordare che fino a prova
contraria, l’Italia non è una repubblica presidenziale , per cui l’indicazione
del Presidente del Consiglio non spetta agli elettori. Tornando al dibattito le nostre valutazioni
sono assolutamente imparziali così come le nostre domande hanno impegnato gli
esponenti in rappresentanza dei candidati alle primarie a confrontarsi con le
contraddizioni presenti nei loro programmi. Le questione da noi poste hanno
riguardato, per il renziano Di Alessandri , la contraddizione per cui la rottamazione è valida per la
nomenclatura di partito, ma non lo è per i
lavoratori. Infatti il sindaco di Firenze è favorevole , in toto, alla riforma
previdenziale targata Fornero. Un dispositivo in cui il tempo della meritata “ROTTAMAZIONE” per i
lavoratori anziani viene ulteriormente allungato, ostacolando così l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro . Al vendoliano Capuano abbiamo chiesto conto di
come si concilia la posizione di Vendola contro il fiscal compact, con
l’impegno posto nella carta d’intenti firmato anche dal governatore della
Puglia, in cui si obbliga la coalizione a rispettare i trattati europei che
prevedono proprio quel rigore di bilancio che Vendola dice di aborrire. A Mazzoli , rappresentante del comitato
Ciociari per Bersani,abbiamo chiesto di spiegare come la pratica delle primarie
si concili con il dettato costituzionale. Le risposte le potrete apprendere dai
video. Avremmo voluto porre altre
questioni programmatiche che non solo non si conciliano fra loro , ma sono
antitetiche, però il tempo è stato
tiranno e non volevamo togliere spazio agli altri convenuti . Resta
comunque difficile comprendere come il candidato che
dovesse perdere potrà supportare il candidato Premier vincente sulla base di programmi non condivisi. Di
esempi ce ne sarebbero tanti , ne scegliamo alcuni. Nella carta d’intenti
sottoscritta dal Pd Sel e Si, ci si impegna a salvaguardare i diritti delle coppie gay, ma si sostiene altresì che
in nome della governabilità esiste la possibilità di stringere accordi di governo
con le forze del centro moderato che sulla questione dei diritti civile la
pensano all’opposto. Inoltre come sarà l’atteggiamento di Vendola, nemico
giurato dell’Udc, qualora dovesse realizzarsi
l’alleanza con i centristi? Altra
questione relativa ai beni comuni. Nella
carta d’intenti si concede ampio spazio alla ripubblicizzazione dei beni
comuni. Le forze sottoscrittrici della carta d’intenti si impegnano a far rispettare il risultato dei referendum
sull’acqua e sul divieto di lucrare sui beni comuni che non devono essere
oggetto di mercato e tantomeno privatizzati Ma se vince Matteo Renzi come si regoleranno Bersani, Vendola e Nencini nel supportare un
programma che invece prevede la cartolarizzazione dei beni pubblici e la
privatizzazione delle società partecipate dagli enti locali, incluse quelle che
sovraintendono all’erogazione idrica?
Non lo osiamo immaginare e francamente neanche ci interessa. Perché l’operazione “PRIMARIE” sia quella del
centro sinistra che quella ben più imbarazzante del centro destra, rischia di
diventare una sceneggiata inutile. In primo luogo perché è chiara la volontà , in primis del Presidente della Repubblica, di fare in modo che dalla tornata elettorale
della prossima primavera non esca un chiaro vincitore così da ridare il “BASTONE” del comando a
Mario Monti e, in secondo luogo, perché è evidente che il prossimo presidente del
consiglio, qualunque sia la sua
provenienza, avrà già una strada
programmatica ben precisa da percorrere , quella tracciata dai trattati europei. Cioè
raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2014 e abbattimento del debito fino al 60% del Pil entro il 2020. Tutte operazioni
che aggraveranno la devastazione sociale già imperante. Allora, se questo è lo
scenario, magari sarà meglio perderle le
primarie, se non altro non si sarà
ritenuti responsabili dell’annientamento
del nostro Paese.
Riflessioni di
Loretta Pistilli, Associazione Culturale Gruppo Logos
In occasione del
26 ottobre 2012, centenario della fondazione della BPD.
Tutte le scienze che hanno per
oggetto l'uomo, tanto quelle fisiche quanto quelle dello spirito, hanno da
sempre cercato di capire e di spiegare le cause della guerra. Ciò ha prodotto un
tale florilegio di teorie esprimenti ciascuna il proprio dogma esclusivo, che
si è finito per ammettere l'impossibilità di pronunciare sulla guerra una parola
esaustiva e definitiva.
Col che s'intende affermare la
dimensione costitutiva del linguaggio stesso di un discorso sempre aperto sulla
guerra, sebbene continuamente ridefinito alla luce dell'accadere storico.
Occorre parlare ancora e ancora, malgrado il rischio, incombente ad ogni
istante, di rimanere invischiati in una coazione a ripetere parole ormai rese
inadeguate e insoddisfacenti da un uso troppo spregiudicato. Occorre parlare
ancora e ancora, per esprimere la nostra rivolta contro una retorica della
guerra fatta di gesti plateali, che liquida in modo tanto sbrigativo il problema
dell'uomo come costruttore di guerre. Una retorica delle corone di alloro e
delle cerimonie pomposamente allestite a tutto vantaggio di un pensiero unico,
che declina la guerra come giusta e i morti come effetti collaterali. Di fronte
a questa violenza del pensiero dominante, il processo di neutralizzazione della
menzogna realizzabile mediante un discorso altro, non riconducibile alla
cultura ufficiale e nella quale siamo immersi, diventa indispensabile per la
nascita di un nuovo paradigma, in cui soltanto si annuncia la verità
fondamentale così come la sperimenta chi subisce la guerra: la certezza della
morte. Nel villaggio globale, esplodono conflitti del tutto inediti rispetto al
passato, conflitti di tipo etnico, religioso, economico, legittimati da un
potere autoreferenziale, che spesso interviene con azioni di polizia
internazionale in difesa dei "diritti umani" mai casualmente coincidenti con gli
interessi del potere medesimo.
A fronte di tutto questo, il
pensiero sulla guerra non può prescindere dalla dimensione dell'etica, che,
coniugandosi con quella della politica, può mettere in atto un salutare processo
di rinnovamento della prassi democratica, nonché di smascheramento dell'agire
politico privo di tensione ideale e pago solo degli allori e delle parole
altisonanti.
I “fascisti del terzo millennio” sono con il segretario Pd: «Daremo a lui i nostri cinquemila voti». I dirigenti di CasaPound hanno già dato mandato a tutti gli iscritti e simpatizzanti di votare per lui. «È il nostro candidato: trinariciuto, antico, legato ai poteri forti».
«Abbiamo già dato mandato ai nostri iscritti e simpatizzanti. Parteciperemo tutti alle primarie del Pd. Il nostro candidato è Bersani». A un mese dalle elezioni, per il segretario democrat arriva l’endorsement che non ti aspetti. Quello di Casapound.
I “fascisti del terzo millennio” stanno con lui. Una provocazione, certo. Soprattutto una scelta, quella dell’organizzazione politica di Gianluca Iannone, che imbarazzerà non poco il segretario nella sfida contro Matteo Renzi. L’annuncio, a sorpresa, l’ha dato un’ora fa il vicepresidente di Casapound Italia Simone Di Stefano. Durante una conferenza stampa convocata nella sede romana del movimento.
L’incontro era stato organizzato per parlare della recente irruzione di giovani del blocco studentesco - organizzazione giovanile di Casapound - all’interno di un liceo della Capitale. Un appuntamento per fornire alla stampa la propria “versione dei fatti”.
A detta dei diretti interessati, il blitz al liceo Giulio Cesare sarebbe stato ingigantito dal mondo dei media. Ma anche, soprattutto, cavalcato per fini elettorali proprio dal Partito democratico cittadino. Un Pd in cerca di «rifarsi la verginità» dopo la parentesi del governo Monti, ha spiegato Di Stefano. A Roma una campagna elettorale tutta giocata contro Casapound, secondo i dirigenti del movimento, potrebbe distogliere l’attenzione dei militanti democrat dalle recenti, discutibili, scelte politiche Pd. «Un partito che ha cancellato l’articolo 18, che ha fatto una riforma della pensioni assieme a Berlusconi».
Da qui, la provocazione. I cinquemila iscritti di Casapound di tutta Italia più svariate decine di migliaia di simpatizzanti (solo su Facebook sono trentamila) sono stati formalmente invitati a partecipare alle primarie Pd. Una volta espletate le formalità previste dal regolamento - per esempio l’iscrizione all’albo degli elettori di centrosinistra - il 25 novembre saranno in tutti i gazebo del Paese «per sostenere Bersani». Nessun dubbio. «Il nostro candidato è lui, trinariciuto, antico, legato ai poteri forti». Insomma, «sosterremo Bersani, cercando di mantenere in vita il vecchio moloch».
di Attac Italia, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Re:Common, Rivolta il Debito, Smonta il Debito
Le crisi - finanziaria, economica, sociale ed ambientale - sono ormai arrivate ad un punto critico, soprattutto in Europa. A cinque anni dallo scoppio della bolla dei sub-prime negli USA, la crisi bancaria, sintomo della finanziarizzazione strutturale dell'economia e della società attuata negli ultimi decenni, è stata trasformata in una crisi del debito pubblico dei governi con il fine di imporre ulteriori riforme liberiste (politiche di austerità e conseguente svendita del patrimonio pubblico).
Si accelera la crisi democratica nell'Unione europea ma anche in Italia, dove l'imposizione di un governo tecnocratico apprezzato dai mercati ha tolto potere ai cittadini e a chi sta pagando l’ impatto della crisi. Intorno alla questione della finanza ruota il futuro di una rinascita politica così come la possibilità di pensare una nuova democrazia dei diritti e dei beni comuni ben oltre l'attuale fallimentare modello di sviluppo.
Le proposte messe in campo negli ultimi anni si sono rivelate tutte fallimentari. Il salvataggio sistemico delle banche ha solo foraggiato ulteriore speculazione, salvato i bonus dei banchieri e privato di risorse l'economia reale (famiglie e piccole imprese) in recessione. A livello europeo i meccanismi promossi per aiutare gli stati in difficoltà (EFSF, ESM) si basano tutti sulla logica di non alterare il funzionamento dei mercati finanziari, consegnandogli ancora più potere. Per altro le risorse mobilitate da questi meccanismi, e reperite in gran parte sugli stessi mercati finanziari, sono irrisorie rispetto alle necessità.
Si continua a parlare di stimolo per la crescita economica, ma con misure inadeguate e soprattutto stereotipate : un Mito della crescita ancora legato alle grandi infrastrutture (TAV in primis) da sostenere tramite nuove alchimie finanziarie sui mercati di capitale e con nuovi pesanti indebitamenti per lo Stato.
Ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno con conseguenze imprevedibili. Lo scenario greco, dove i creditori pilotano il default in maniera machiavellica a danno dei debitori, si può ripetere per altri paesi europei. Perfino le misure di “socializzazione” del debito a livello europeo (eurobond etransfer union), e di intervento della Banca centrale europea come prestatore di ultima istanza, se anche superassero gli attuali contrasti politici, potrebbero rivelarsi inadeguate a fronte di una esuberanza devastante e sistemica dei mercati finanziari.
Per interrompere questo ciclo devastante di politiche di austerità depressive, svendita del patrimonio pubblico e messa sul mercato dei beni comuni ad esclusivo vantaggio di pochi interessi privati; per fermare salvataggi a vuoto di banche e stati in difficoltà, nonché illusorie politiche di ripresa economica e sociale, è necessario prendere il toro per le corna ed affrontare due questioni chiave:
come emanciparsidalla dittatura dei mercati finanziari, sottraendo la finanza pubblica all'estrazione di valore da parte di questi e definanziarizzando, ossia riducendo, il volume di questi mercati sempre più pieni di capitali in cerca di beni patrimoniali altamente profittevoli su cui investire.
come riappropriarsidi nuove forme e strumenti di governo della finanza pubblica per uscire dalla crisi promuovendo un altro modello di economia e di società, con un nuovo intervento pubblico partecipativo che subordini gli interessi privati a quelli collettivi.
E’ necessario un progetto politico di rilancio e ridefinizione della finanza pubblica che affronti alla radice tre questioni centrali: il debito pubblico, il sistema bancario, e le politiche fiscali.
1) Uscire dalla trappola del debito
La creazione del debito pubblico è stata a vantaggio di pochi e non della maggioranza delle persone. La mancata tassazione delle rendite finanziarie, la mancata riforma fiscale in senso autenticamente progressivo e l'utilizzo corrotto della spesa pubblica per il controllo sociale, hanno beneficiato una classe ristretta di persone, e il divario tra ricchi e poveri nel nostro paese è divenuto più profondo.
E' necessaria – tanto a livello nazionale quanto a livello di enti locali - un'auditoria pubblica e partecipativa che valuti quali debiti sono illegittimi e quindi da non riconoscere, e quali vadano invece ripagati, ristrutturando la composizione del debito, a partire dall’immediato congelamento del pagamento degli interessi e da una rinegoziazione equa, democratica e trasparente con i creditori.
2) Riappropriarsi di una banca pubblica per gli investimenti
La Cassa Depositi e Prestiti, che raccoglie il risparmio postale dei cittadini e dei lavoratori, e che, dopo la sua privatizzazione nel 2003, è divenuta un vero e proprio “fondo sovrano” sui mercati finanziari internazionali, deve essere risocializzata per tornare a finanziare – a tassi agevolati e fuori dal patto di stabilità- gli investimenti degli enti locali per i beni essenziali e il welfare territoriale; così come -a tassi agevolati e fuori dal circuito bancario- interventi pubblici e per privati (PMI e individui) finalizzati alla riconversione ecologica e sociale dell’economia.
Disaccoppiando Cassa Depositi e Prestiti dai mercati di capitale diventerebbe inoltre possibile reincanalare alcune risorse private nella Cassa, da gestire per finanziare interventi di interesse pubblico, così come, in caso di difficoltà del sistema bancario privato, intervenire per rinazionalizzare le banche salvate e gestirle fuori da logiche di mercato.
3) Profonda riforma fiscale
Le risorse economiche, al contrario di quanto afferma la teoria dominante, ci sono e vanno recuperate laddove si trovano : per questo diventa necessario tassare le rendite finanziarie, sottoporre a forte controllo democratico i movimenti di capitale, redistribuire il prelievo fiscale a carico dei redditi più alti e dell’uso di risorse naturali.
Così come è necessario, a livello internazionale,applicare subito una tassa sulle transazioni finanziarie, partendo dai paesi europei interessati.
Mentre sul lato della spesa, oltre alla radicale rimessa in discussione dell’attuale patto di stabilità, occorre da subito un taglio drastico alle spese militari, con il rilancio di una campagna di massa per l’obiezione alle stesse.
Appello a chi è interessato
Per invertire la rotta in un momento cruciale della crisi, il conflitto con i mercati finanziari e di capitale è inevitabile e va combattuto ora prima che sia troppo tardi. Una nuova finanza pubblica può essere l'argine ma anche lo strumento per disinnescare la crisi, rimettere sotto controllo la finanza privata, e costruire un altro modello sociale, a partire dal riconoscimento dei diritti collettivi, dalla riappropriazione sociale dei beni comuni e dalla riconversione ecologica dell’economia.
Si tratta semplicemente di riappropriarsi della democrazia.
Su queste riflessioni e questi temi, le reti SiD (Smonta il Debito) e RiD (Rivolta il Debito) e le associazioni Attac Italia, Re:Common e Centro Nuovo Modello di Sviluppo hanno deciso di lavorare comunemente per la costruzione di un ampia coalizione sociale nel Paese che, ben oltre i prossimi appuntamenti elettorali, promuova un progetto politico e di mobilitazione sociale per una nuova finanza pubblica.
Per questo promuoveranno incontri con comitati territoriali, reti di movimento e realtà associative, forze sindacali e politiche interessate al percorso, proponendo loro un primo momento pubblico di confronto collettivo durante il summit Firenze 10+10 del prossimo novembre.
La
crisi economica italiana e ciociara si acuisce sempre di più. Testimonianza ne
sono i dai diffusi in questi giorni dalla Società Autostrade: - 15 % di traffico leggero e -8% traffico pesante. È veramente
drammatico.
Sono
dati, questi, che testimoniano la grave recessione che stiamo attraversando.
Dati che significano crisi per il settore dei trasporti, posti di lavoro che si
perdono e quindi più disoccupati.
È
necessaria una svolta sia a livello nazionale, sia regionale e provinciale. La
nostra provincia poi, risente molto di più di questa crisi poiché in Ciociaria
ci sono più di 4mila aziende di trasporto che sono con l’acqua alla gola. Molte
attendono i pagamenti dalla Regione Lazio che non arrivano dal novembre del
2011. Non hanno soldi per andare avanti e pagare gli stipendi. Una crisi
ulteriore anche per chi il lavoro lo ha, o almeno, lo avrebbe.
Inoltre,
è necessario che i politici della nostra provincia facciano pressione
sull’Unione Europea perché alla Ciociaria venga riconosciuto lo stato di
territorio obiettivo 1: ovvero un territorio che necessita si sgravi fiscali sul
lavoro e sull’economia per poter ripartire. Attualmente siamo obiettivo 2.
Questi sgravi non ci sono.
Come
Associazione chiediamo alla politca di fare uno scatto d’orgoglio e di dignità:
bisogna andare subito al voto per restituire alla Regione un Cosiglio ed una
Giuta che sblocchi i finanziamenti e ridia fiato alle imprese, per poi mettere
in campo un piano serio e a lungo termine di rilancio economico in tutti i
settori.
Partito della Rifondazione Comunista Circolo “M. De Sanctis” Cassino
Il prossimo 27 ottobre a Roma ci sarà a una manifestazione
nazionale dal titolo: NO MONTI DAY. Le motivazioni che hanno spinto il comitato
organizzatore sono un no chiaro e netto a Monti e alla sua
politica economica e sociale, quella di oggi ma anche quella di domani; il No
all'Europa del Fiscal Compact e delle misure che hanno distrutto la Grecia e
stanno producendo gli stessi effetti devastanti anche in Italia; l’opposizione
all'attacco autoritario alla democrazia e alla repressione contro i movimenti
ed il dissenso.
Una manifestazione rigorosa e radicale nei contenuti, pacifica
nella sua forma, per far sentire ovunque la voce dell'altra Italia ed esprimere
il massimo sostegno a tutte le lotte in atto per i diritti e per il lavoro, dalla
Val di Susa al Sulcis. Tra le proposte vi è quella che la manifestazione si concluda con una grande assemblea
popolare (un pò come avvenuto il 31 marzo a Piazza Affari a Milano) dove si
possa liberamente discutere di come dare continuità all'opposizione a Monti.
L’invito avanzato a tutte le forze sociali, politiche e sindacali che praticano
il conflitto e si oppongono al governo, è quello di costruire insieme questo percorso specificandone e ampliandone i contenuti, fermi
restando i punti di partenza e le modalità fin qui definiti.
La manifestazione è organizzata da
organizzazioni sociali e sindacali, forze politiche e movimenti civili che si
sono assunti l'impegno di dare voce e visibilità alle tante e ai tanti che
rifiutano e contrastano Monti e la sua politica di massacro sociale, dando vita
per il 27 ottobre a Roma a una giornata di grande mobilitazione nazionale, NO
MONTI DAY.
Scendiamo in piazza per dire:
NO a Monti e alla sua politica economica che produce
precarietà, licenziamenti, disoccupazione e povertà, no alle
controriforme liberiste, oggi e domani.
NO all'Europa dei patti di stabilità, del
Fiscal Compact, dell'austerità e del rigore, che devastano da anni la Grecia e
ora L'Italia.
NO all'attacco autoritario alla democrazia, no alla
repressione contro i movimenti ed il dissenso, no allo stato di
polizia contro i migranti.
Sì al lavoro dignitoso, allo stato
sociale , al reddito, per tutte e tutti, nativi e migranti.
Sì ai beni comuni, alla scuola e
alla ricerca pubblica, alla salute e all'ambiente, a un'altra politica
economica pagata dalle banche, dalla finanza dai ricchi e dal grande
capitale, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle
missioni di guerra, dalla soppressione dei privilegi delle caste politiche
e manageriali, sì alla cancellazione di tutti i trattati che hanno
accentrato il potere decisionale nelle mani di una oligarchia.
Sì alla democrazia nel paese e nei
luoghi di lavoro, fondata sulla partecipazione, sul conflitto e sul
diritto a decidere anche sui trattati europei.
Vogliamo manifestare per mostrare che, nonostante la censura del regime
informativo montiano, c'è un'altra Italia che rifiuta la finta alternativa tra
schieramenti che dichiarano di combattersi e poi approvano assieme tutte le
controriforme, dalle pensioni, all'articolo 18, all'IMU, alla svendita dei beni
comuni, così come c'è un'altra Europa che lotta contro l'austerità e i trattati
UE.
Un'altra Italia che lotta per il lavoro senza accettare il ricatto della
rinuncia ai diritti e al salario,che difende l'ambiente ed il territorio senza
sottomettersi al dominio degli affari.
Un'altra Italia che lotta per una democrazia alternativa al comando
autoritario dei governi liberisti e antipopolari europei primo fra tutti
quello tedesco, della BCE della Commissione Europea e del FMI, del grande
capitale e della finanza internazionale.
Promuoviamo una manifestazione chiara e rigorosa nelle sue scelte,
che porti in piazza a mani nude e a volto scoperto tutta l'opposizione sociale
a Monti e a chi lo sostiene, per esprimere il massimo sostegno a tutte le lotte
in atto per i diritti, l'ambiente ed il lavoro, dalla Valle Susa al Sulcis, da
Taranto a Pomigliano, dagli inidonei e precari della scuola, da Cinecittà occupata ai
tanti esempi di cultura condivisa come il Teatro Valle occupato e le tante
altre in giro per l'Italia, a tutte e tutti coloro che subiscono i colpi
della crisi.
Vogliamo che la manifestazione, che partirà alle 14,30 da Piazza della
Repubblica, si concluda in Piazza S. Giovanni con una grande assemblea
popolare, ove si possa liberamente discutere di come dare continuità alla
mobilitazione.
Proponiamo a tutte e tutti coloro che sono interessati a questa percorso di
costruirlo assieme, specificandone e ampliandone i contenuti, fermi restando i
punti di partenza e le modalità qui definiti.
Partiranno pulman con partenza Cassino:
CASSINO alle ore 11,00 difronte al vecchio Ospedale
Anonymus, il collettivo di hacker italiano, rivendica l’intrusione
nei server della Polizia. Il blitz ha fatto emergere una marea di documenti, informative, foto, E.mail, i quali rivelano come i book fotografici che hanno
come oggetto: No Tav , movimenti studenteschi della sinistra antagonista, anarchici, centri sociali,
ambientalisti, siano molto corposi. Anche
la manifestazione per la Valle del Sacco, a cui noi abbiamo partecipato, ha avuto il contributo del fotografo di corte.
Spuntano inoltre analisi schematiche dei
movimenti della sinistra antagonista fin dagli anni ’70.
Latitano invece, ma di questo non c’è da meravigliarsi, documenti e foto
relative alle formazioni di estrema destra . Chissà forse la documentazione è poco interessante, le facce dei neofascisti sono troppo brutte? E’ vero i comunisti sono più belli.
Comunque volendo aiutare le forze dell’ordine
pubblichiamo due filmati, un relativo alla manifestazione contro CasaPound di
qualche anno fa, l’altro alla recente corteo di Colleferro.
O SIAMO TUTTI BELLI!!!
A proposito, per chi volesse sfiziarsi a consultare alcuni documenti messi in rete da Anonymus, consigliamo di cliccare sul seguente link
Oliviero Diliberto segna la rotta per il suo partito e mette un cuneo nella Federazione della Sinistra: "Bersani ci sta provando, impossibile non riconoscerlo. Alle primarie sosteniamo Vendola"
Sul sito Oltremedia, una lunga intervista a Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, rilancia l'alleanza con il Pd, si fida di Bersani e annuncia che voterà Vendola alle primarie. Obiettivo, il ritorno in Parlamento. Alcuni stralci dell'intervista:
La tecnocrazia vuole cancellare la politica sostituendosi ad essa. Per questo i poteri forti soffiano sul vento dell’antipolitica. Il neoliberismo - che già da tempo ha sconfinato a sinistra - vorrebbe ora andare oltre, farsi potere costituente, divenire quadro regolatore dell’amministrazione della cosa pubblica, fuori dal quale è impossibile operare.
Sarebbe la fine della politica, ovvero della possibilità di fare scelte di governo.
(...)
Sono cose enormi. Questa non è solo la fine della politica, è anche la fine della democrazia rappresentativa per come ce l’ha consegnata il ‘900. Se nell’agone politico irrompono le forze del lavoro, organizzate in partiti di massa (e con alle spalle una grande potenza internazionale, come era l’Unione Sovietica), i poteri forti sono costretti, in qualche modo, a farci i conti. In Europa occidentale questo è successo nella seconda metà del ‘900. Le classi dominanti dovettero scendere a patti con il movimento operaio, facendo molte concessioni: lo stato sociale, legislazioni per i lavoratori, diritti sociali e civili.
Cancellare la politica significa, dunque, cancellare il conflitto tra capitale e lavoro così come si è potuto sviluppare nell’ambito della democrazia rappresentativa. L’obiettivo finale della tecnica neoliberista è, dunque, la stessa democrazia rappresentativa. Per cancellare con essa tutte le conquiste del movimento operaio novecentesco. Uno scenario esiziale: la posta in gioco è davvero storica!
Quindi, Monti dopo Monti contro Bersani?
C’è un lavorio, un affanno, un impegno risoluto di mezzo paese per impedire al centro-sinistra di governare. La posta in gioco è ancora una volta quella di impedire che il centro-sinistra vinca approfittando della crisi delle destre. Una situazione molto diversa da quella di una normale alternanza tra centrodestra e centrosinistra. Perché in una fase di scomposizione e ricomposizione del quadro politico come quella odierna si definiscono gli scenari e gli equilibri per i decenni successivi.
(...)
Però il Pd il governo Monti lo sostiene, ha votato le peggiori nefandezze della Fornero contro il lavoro e le manovre di austerity che stanno massacrando il paese.
Il Partito Democratico ha, infatti, a mio modo di vedere, compiuto errori drammatici: ma saremmo ipocriti se non aggiungessimo che il Pd ha largamente subito la scelta iniziale del governo Monti e poi le sue nefaste politiche, schiacciato tra il Quirinale e Palazzo Chigi.
È questa la cifra della politica del Pd a sostegno di Monti.
Ciò ha significato, per il Pd, anche votare quelle leggi. Non giustifico, cerco di capire senza schematismi o paraocchi. La domanda, semplice e chiara, è: poiché il Pd ha votato quelle leggi, non si potrà dialogare con esso, per il futuro?
Se si accettasse questa tesi, saremmo di fronte ad un estremismo che definire infantile sarebbe un complimento.
Denunciare gli errori di una forza politica non significa anche rinunciare a fare politica, rinchiudendosi in un recinto isolato, senza dialogare con il più grande partito che organizza vasti strati del popolo della sinistra italiana. Bisogna guardare al Pd chiedendosi cosa vorrà fare dopo e chiedendo al Pd cosa ne pensa sulle questioni concrete: lavoro, scuola e, più in generale, sulla rottura col neoliberismo.
Il Pd ha diversi orientamenti, ma la scelta di Bersani qual è?
Bersani, oggettivamente, ha ridato un segno laburista e socialdemocratico al Pd. Almeno nelle sue intenzioni per il futuro. Vuol provare ad archiviare la fase del governo Monti e con esso la stagione fallita del neoliberismo. Cerca di accantonare le fascinazioni clintoniane e blairiane delle terze vie che tanto hanno pesato sulla sinistra italiana. Non a caso la carta d’intenti – nell’ultima versione licenziata da Bersani, Vendola e Nencini – non contiene più il riferimento a Monti che, invece, c’era nella prima versione del Pd.
Non rischiano di essere buone intenzioni destinate però a non realizzarsi?
Stanno cercando di fermare Bersani in tutti i modi: gli hanno scatenato contro i grillini da una parte e Renzi dall’altra. Gli industriali, il patto di sindacato del Corriere della Sera, il Vaticano, gli Usa e le banche hanno lanciato la loro poderosa offensiva per riorganizzare la destra e impedire alla sinistra di prendere il potere. Bersani, però, ci sta provando.
(...)
Quindi chi sosterrete alle primarie?
Notoriamente lo strumento delle primarie non ci è mai piaciuto. E troverei del tutto normale che il candidato premier lo facesse il leader del partito più grande della coalizione.
Lo scontro, al momento, è tra Bersani e Renzi. Vendola, che ha contezza della posta in gioco, ha evidentemente ritenuto che la sua candidatura possa essere utile a contrastare quella di Renzi, più che a indebolire quella di Bersani – un rischio che io ritengo ci sia.
È chiaro che Vendola si giocherà la sua partita, ma in ballo non c’è più il “big bang”, l’esplosione del Pd per fondere Sel con esso.
La candidatura di Vendola, dunque, potrebbe riaprire la questione dell’unità a sinistra per sostenere le ragioni del lavoro. Se ciò avvenisse, proporrò alla Federazione della Sinistra di sostenere Vendola alle primarie.
La sinistra, dunque, non può restare a guardare.
Da un lato c’è Bersani che vuole cambiare passo e non continuare sul solco tracciato da Monti, dall’altro c’è una destra che fa di tutto per impedirglielo.
Può la sinistra, possono i comunisti italiani, la Federazione della Sinistra, restare indifferenti a tale posta in gioco? Ci è indifferente una partita che, dopo vent’anni di berlusconismo, prova a rimettere in campo il centrosinistra contro una destra ancor più insidiosa che si attrezza per aprire un nuovo ciclo trentennale nel segno del tecnoliberismo? Ci è indifferente seppellire ogni prospettiva socialdemocratica?
Non abbiamo mai creduto alla teoria bertinottiana che centrodestra e centro-sinistra pari fossero. Non lo crediamo neanche oggi. La sinistra dovrebbe fare politica per dare una mano a chi vuol togliere il Pd dalla morsa in cui Monti, la Merkel e la troika l’hanno cacciato. Abbiamo il dovere di provarci. In politica non conta nulla avere ragione. Non serve a niente sentirsi la coscienza a posto per aver rispettato l’ortodossia ideologica. I comunisti, se non vogliono ridursi a un club culturale di reduci, devono fare i conti con la situazione reale, valutare i rapporti di forza e adottare, se necessario, una tattica spregiudicata. I comunisti in Italia hanno sempre fatto così
Quindi pensate di fare un accordo col centro-sinistra?
Si, vogliamo provarci (non è detto si riesca, ma non provarci neppure, pregiudizialmente, sarebbe un enorme errore politico) e lo proporremo alla Federazione della Sinistra, che resta il luogo privilegiato della nostra azione politica. Proveremo con tutte le nostre forze a spiegare, convincere, spostare orientamenti che non condividiamo e che porterebbero la Fds al suicidio politico. Non è con lo “splendido isolamento” che i comunisti e le sinistre risorgeranno in Italia! Intendiamo provarci per riportare i comunisti in Parlamento, per provare a ricostruire percorsi unitari a sinistra, per cercare di impedire alle destre di vincere, per tentare di archiviare il berlusconismo e il montismo con un nuovo centro-sinistra e per provare a delineare un’altra Europa.
Nella Federazione della Sinistra, però, c’è una discussione aperta: Rifondazione è contro l’accordo col Pd, il PdCI, Salvi e Patta, invece, sono a favore. Non rischiate di uccidere la Federazione in questo modo?
La nostra proposta, sin dal Congresso di Salsomaggiore del 2008, è stata quella dell’unità dei comunisti. Nel 2011 l’abbiamo ribadita articolando la proposta dei “tre cerchi”: unità dei comunisti, della sinistra, delle forze democratiche.
Da anni chiediamo a Rifondazione di unire i nostri due partiti, come fatto di buon senso e base di partenza per l’unità più ampia della sinistra. Rifondazione non è mai stata disponibile e la Federazione della Sinistra è il livello di unità possibile, quello che siamo riusciti a realizzare.
Ora nella Federazione sembra non esserci una linea condivisa sulla politica delle alleanze.
Noi rivolgiamo a tutti nella Fds una proposta politica. Avremmo voluto costruire una sinistra unita (come per i referendum). Non ci sta nessuno. Non c’è una sola forza politica che si sia dichiarata disponibile a costruire la sinistra alternativa fuori dal centrosinistra.
Con chi la facciamo l’unità della sinistra alternativa? Sel e Idv non ci stanno. La Fiom non scenderà in campo direttamente. Però non si può sempre e solo dire che la colpa è degli altri. Forse, se avessimo da subito proposto l’unità a sinistra evitando di porre la pregiudiziale contro il Pd, avremmo potuto ottenere ben altri risultati.
La Fds rischia di precipitare in un isolamento mortale. Salvare la Federazione della Sinistra significa toglierla dall’isolamento politico e riportarla in Parlamento. Noi lavoreremo fino all’ultimo per conseguire questo obiettivo.
Ci mancavano
pure i fascisti. Tra ieri e oggi i fascistelli del terzo millennio di CasaPound,
i giovincelli borghesi del blocco studentesco rincoglioniti dalle
stronzate dei loro capobastone e altri
cialtroni appartenenti a Lotta Studentesca, si sono
prodotti in sguaiate sceneggiate all’interno
di alcuni istituti romani. Ieri i
militanti di Lotta Studentesca si sono preoccupati di molestare studenti e insegnanti del Liceo Giulio Cesare, oggi sono andati a rompere i coglioni al Liceo
Azzarita e all’Alberti all’Eur, per poi dirigersi verso l’istituto Galilei all’Esquilino. I cerebrolesi
del terzo millennio CasaPound/ blocco studentesco , dopo aver toppato ingloriosamente
il blitz al liceo Mamiani, con un’azione da
pollastri del terzo millennio, si sono
trasferiti pure loro al Giulio Cesare affumicando studenti e professori con dei fumogeni. La motivazione ufficiale della sceneggiata era
la protesta contro i tagli nelle scuole, contro il governo Monti che li sta
mettendo in atto e contro la legge Aprea, che prevede l a partecipazione nei
consigli d’istituto di soggetti esterni alla scuola - leggasi privati finanziatori degli istituti stessi e quindi detentori
reali del potere di indirizzo didattico. Sul merito, se fosse quello vero, non possiamo
che condividere. Ma è il metodo che non
ci convince e ci indigna . Perché vessare
e importunare studenti e professori già umiliati
dalla nuova ondata di tagli ordinata dal governo Monti, in ottemperanza ad una delle tante leggi di stabilità di 12 miliardi di euro a botta che si
susseguiranno ogni anno per raggiungere il pareggio di bilancio? Non sarebbe meglio
andare a manifestare davanti al MIUR in viale Trastevere, dove risiede l’istituzione
governativa responsabile dello sfacelo? Poi
ci sorge un forte dubbio. Sono coscienti questi sprovveduti con la testa piena di stronzate che, se l’attuale governo Monti sta contribuendo ai tagli per 1miliardo, gli
altri 8miliadi e mezzo, nonché la tanto vituperata legge Aprea, sono il fetido regalo del letale sicario
della scuola pubblica al soldo del governo Berlusconi la ministra Gelmini? Cioè dell’esecutivo presieduto proprio da
quel Ras di Arcore che li ha finanziati e li finanza tutt’ora? L’ideologo (parola grossa) di CasaPound, certo
Iannone, elegge Berlusconi a suo eroe. I fascisti del terzo millennio ricevono
ingenti finanziamenti dal maestro
delle cerimonie mafiose Dell’Utri . Gli
effetti di questa grascia sono visibili
anche nella nostra città invasa di
manifesti griffati “CACCA POUND” in cui si invita a punire i politici attuali
non votandoli alle prossime elezioni . Come
se la Polverini non avesse omaggiato e
ringraziato i fascisti del terzo millennio, per il loro appoggio, con ampi
saluti romani, come se il criminale (così è definito dalla magistratura) Fiorito non fosse uno di loro ripulito e
ingrassato, come se la neo post capogruppo Pdl Chiara Colosimo non professasse gli stessi insani deliri neonazisti. Ma volendo
tornare ai blitz scolastici, risulta evidente il comportamento schizofrenico di
questi figuri . Ci si scaglia contro
Monti perché opera taglia alla scuola per un
miliardo di euro, mentre il salasso del precedente governo amico passa quasi sotto silenzio . Non solo, ma è inappellabilmente
colpevole chi reitera una legge (Aprea) mentre si sorvola sulle responsabilità di chi quella
norma ha concepito. E poi che centra Mussolini con Monti e i tagli
alla scuola? A proposito lo sanno costoro,
nemici dei governi salvatori delle banche, che proprio il “puzzone”, nel novembre del 1931 , fu protagonista dell’ardito salvataggio della grande Banca
Commerciale Italiana? Un’operazione
messa in atto, con il concorso della Banca D’Italia, che vide l’acquisizione dei titoli tossici di aziende ridotte
sul lastrico - abbondantemente
presenti nel portafoglio della Banca Commerciale Italiana -da parte dell’”Istituto Mobiliare”. Un istituto
pubblico fondato ad hoc da Mussolini il
quale, sfruttando i soldi dei piccoli risparmiatori
investiti nella cassa depositi e prestiti, ente destinato a finanziate opere pubbliche ,
ha potuto riversare denaro fresco alla
privata BC salvando l’istituto dal crac ma inguaiando proprio i piccoli risparmiatori. Notazioni storiche a parte, i blitz nelle scuole dimostrano
come le proteste e le rivendicazioni avanzate da questi fascistelli non siano altro
che uno strumento fittizio usato per
arrivare al vero obbiettivo che è quello di diffondere nei giovani il
virus dell’intolleranza, del razzismo, della legittimità all’annientamento dell’”altro” in nome
di rigurgiti nostalgici per un
falsa epopea delirante, ormai fuori dalla
storia ed estranea ad ogni dinamica democratica. Ma ciò che fa veramente arrabbiare è l’atteggiamento del Pd e di tutto
il centro sinistra. Oggi urla e strepita contro queste manifestazioni di
apologia fascista, chiede che il governo
riferisca in parlamento, poi però quando si tratta di supportare
movimenti antifascisti che nel
territorio denunciano le gesta di questi idioti, l’indignazione sparisce. Si tirano in ballo gli opposti
estremismi, si accusa chi - in ottemperanza
alle norme costituzionali - sollecita le istituzioni locali a vietare le
piazze alla feccia fascista , di
essere antidemocratico. Lo abbiamo
provato direttamente sulla nostra pelle quando fondammo la Rete
Antifascista Antirazzista del Basso
Lazio. Le nostre denunce contro il vento razzista e intollerante che
CasaPound stava seminando a Frosinone sono
sempre state minimizzate e sottovalutate proprio da una giunta che allora era di centro
sinistra, la quale, su nostra sollecitazione, approvò una delibera contro le
manifestazioni fascista, ma non l’applicò mai . Del resto se Violante in veste di Presidente della Camera arriva a
dire che bisogna rispettare le scelte
dei giovani di Salò, poi c’è poco da lamentarsi nel constatare che il fascismo è ancora ben presente e attivo nella nostra società.
a seguito di talune richieste di informazioni, si comunica che il
Partito dei Comunisti Italiani non aderisce alla manifestazione del 27
ottobre "No Monti Day" e che, pertanto, non vi aderisce in quanto
tale neppure la Federazione della Sinistra nazionale.
Noi non disertiamo, non partecipiamo e non aderiamo. Il perché è presto detto: ci sembra una manifestazione che divide, invece che unire la sinistra. È nata con modalità molto diverse rispetto alla manifestazione del 12 maggio. Noi siamo per l'unità del fronte referendario, quasi tutti i soggetti promotori del 27 (alcuni francamente imbarazzanti) non sono invece nel comitato promotore dei referendum. Se devo aggiungere la mia, con grande rispetto, dico che tra Cremaschi e Landini sto col secondo. A pcl e sinistra critica preferisco il dialogo con Sel. Poi ci sono i Carc e csp, soggetti con i quali noi non abbiamo nulla cui spartire. Questa manifestazione dunque allude plasticamente a uno schieramento di forze che sono assai poco compatibili col nostro progetto politico di unità della sinistra attorno alle proposte di governo della FIOM e a su quelle della CGIL.
Fraterni saluti
Francesco Francescaglia
Responsabile Organizzazione PdCI
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Non so da quando Francescaglia sia diventato il capo della FDS, non so da quando se un partito su 4 soggetti si sfila dall'opposizione possa mettere il veto a tutta la federazione ma ora CAPISCO PERCHE' han fatto di tutto per rimandare la riunione della fds Il PDCI ha ufficialmente ammazzato e dilaniato la fds.
Ma, caro Bersani, caro Monti, cara Fornero, caro Vendola, caro Diliberto, cari moderati insomma, io e gli altri comunisti ci saremo. Ne potete compra' uno, due, 4 dirigentini frustrati... ma noialtri non siamo e non siam mai stati in vendita!
Fatevene una ragione. I COMUNISTI, IL 27 SARANNO IN PIAZZA CONTRO IL GOVERNO MONTI E CHI LO SOSTIENE alla faccia di chi boicotta.
Comunista è chi Comunista fa! (moderato è chi moderato fa, per non dirla peggio)