"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
Il 31 marzo 2007 è un giorno che non dimenticheremo mai perché in quella data, con il Premio Antonella Cecconi per il volontariato e la solidarietà, abbiamo avuto modo di conoscere attraverso il ricordo dei suoi familiari e dei suoi amici, Angelo Frammartino, il giovane volontario di Monterotondo, ucciso il 10 agosto del 2006, a Gerusalemme e abbiamo fatto nostro il suo messaggio di pace.
Oggi ci ritroviamo a piangere la perdita di un'altra splendida persona legata ad Angelo dall'amore verso la martoriata terra palestinese: Vittorio Arrigoni, l'attivista dell'International Solidarity Movement, voce degli oppressi di Gaza. La sua uccisione ci lascia sgomenti ma al dolore dobbiamo reagire ricordando a tutti il suo impegno in difesa dei fratelli palestinesi, che lo ha portato a trasfersi a Gaza da dove ci ha raccontato quotidianamente, attraverso il suo blog e gli articoli pubblicati su Il Manifesto, l'orrore dei bombardamenti perpetrati da Israele, nell'operazione "piombo fuso", che è costata la vita a più di 1400 civili indifesi e da dove continuava ad essere uno "scomodo" testimone delle sofferenze di questo popolo che aveva scelto di condividere.
Alla sua famiglia, ai suoi compagni ed amici va il nostro abbraccio e come Vittorio amava chiudere i suoi messaggi diciamo anche noi RESTIAMO UMANI!
L’ANPI Nazionale invita tutti i suoi soci, gli antifascisti, i democratica partecipare all’iniziativa “Memorie di aprile” che si svolgerà a Roma al Museo Storico della Liberazione(via Tasso n. 145) domenica 17 aprile dalle ore 9 alle 20 (notizie su http://www.anpi.it/eventi/memorie-di-aprile__2011417).
Un’occasione preziosa di incontro intorno alla radice più profonda della nostra democrazia, della nostra convivenza civile: la memoria del sacrificio più alto, quello di tanti, generosi uomini e donne che non esitarono un istante a dire un no deciso e appassionato agli assassini della libertà, a quel nazifascismo che ancora oggi in Italia non cessa di “solleticare” coscienze irresponsabili e senza scrupoli: prova ne è il recente tentativo, da parte di un gruppo di senatori della destra, di abrogare la XII Disposizione
transitoria della Costituzione che vieta proprio la ricostituzione del partito fascista.
Un atto vergognoso, un affronto al sangue versato da
partigiani e antifascisti per l’Italia. Anche per questo il 17 aprile ci ritroveremo insieme in Via Tasso, per pronunciare ancora una volta quel no, per dire che dal 25 aprile non si torna indietro, per mostrare il volto dell’Italia più bella e civile:
Come è noto noi di Aut ci siamo sempre occupati della questione palestinese, dei diritti negati nella Striscia di Gaza, in Gisgiordania e a Gerusalemme est dal governo israeliano. Sui nostri post si legge di bambini palestinesi uccisi, di villaggi distrutti, di giovani palestinesi che non riescono ad andare a scuola. Abbiamo promosso la campagna BDS contro gli investimenti in Israele. Siamo stati in piazza in appoggio ai pacifisti della Freedom Flottilla. Il tutto redatto con rabbia ed entusiasmo. La rabbia di vedere che esiste un popolo oppresso rinchiuso in una prigione a cielo aperto e l’entusiasmo di dare un nostro piccolo contributo alla causa palestinese. Oggi però rimane solo rabbia e tristezza. Perché Vittorio Arrigoni è stato ucciso. Vittorio era uno di noi, ma a differenza nostra oltre che svolgere la sua attività di pacifista dietro al computer, lui a Gaza ci stava veramente, fianco a fianco con bambini, donne, giovani, un popolo che veniva privato della casa della strada che poteva condurlo a scuola o al lavoro, scippato della vita. Vittorio era l’unica voce che si sollevava contro i media mainstream per illustrare come stavano veramente le cose in quelle martoriate terre. Oggi quella voce non c’è più, è stata stroncata da un sedicente gruppo islamico ultra salafita. Molti di questi gruppi sono jihadisti ad oltranza, si definiscono soldati di Dio . Sono una spina nel fianco di Hamas. Alcuni di questi gruppi sono finanziati ed armati dalla monarchia saudita che dopo le recenti rivolte in Medio Oriente ha stretto alleanza con Israele, contro l’Iran. (Vedi post qui sotto). Tutto torna. Questo è un periodo in cui si stanno rafforzando le comunità di attivisti pro Palestina e a fine maggio partirà la seconda Freedom Flottilla, il messaggio che si fa emergere è “Non andata a Gaza è pericoloso” . Certo è pericoloso ma ciò non impedirà agli attivisti come Vittorio di esserei. CIAO E GRAZIE VITTORIO.
Le cause e la dinamica del sequestro e dell’uccisione di Vittorio Arrigoni, attivista e corrispondente del movimento internazionale di solidarietà con la Palestina da Gaza, sono in corso di ricostruzione. Alcune informazioni e alcune valutazioni possono però essere indicate sin da ora.
Vittorio era in procinto di rientrare in Italia per poter collaborare alla missione della Freedom Flotilla che a maggio intende rompere l’assedio della popolazione palestinese di Gaza, un assedio che Vittorio ha sistematicamente denunciato e documentato da anni.
Vittorio è stato trovato già morto quando la polizia palestinese, aiutata dalla popolazione, era riuscita a trovare il posto dove era tenuto sequestrato. L’ultimatum di 30 ore dunque era solo pretestuoso. I sequestratori sono giovanissimi, di cui almeno uno è cittadino giordano e non palestinese.
Il gruppo che ha sequestrato e ucciso Vittorio appartiene alla galassia dei gruppi islamici salafiti, molto diversi dalla corrente dell’islam politico a cui fa riferimento il movimento Hamas che governa la Striscia di Gaza. Questi gruppi sono molto più attivi contro le altre correnti islamiche e i regimi arabi – accusati di apostasia – che contro l’occupazione israeliana della Palestina o la presenza militare USA in Medio Oriente.
Alcuni di questi gruppi islamici appartengono al network dell’islam politico che fa riferimento, viene finanziato e armato dall’Arabia Saudita. Alcuni di questi gruppi hanno già provocato scontri e serissimi problemi nei campi profughi palestinesi in Libano.
In queste settimane in cui le alleanze in Medio Oriente vengono bruscamente rimescolate dalle rivolte popolari e dalle tensioni in tutta la regione, la monarchia saudita ha stretto una alleanza con Israele all’insegna del comune nemico rappresentato dall’Iran e dalla sua influenza nella regione del Golfo e in Medio Oriente. Questa alleanza è stata rinsaldata in un recente vertice a Mosca nel quale erano presenti sia Netanyahu che i dirigenti dei servizi di sicurezza sauditi.
In queste settimane le autorità israeliane hanno avviato una campagna di intimidazione contro gli attivisti e le campagne internazionali di solidarietà con la Palestina, in particolare contro la Freedom Flotilla che partirà a maggio diretta a Gaza e la campagna di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni verso Israele. Le autorità israeliane hanno chiesto ai governi dei paesi da cui partiranno le navi o in cui sono attive le campagne di boicottaggio di intervenire contro gli attivisti. Il premier italiano Berlusconi ha già raccolto la richiesta del governo di Israele. I servizi di sicurezza israeliani si sono attivati per utilizzare ogni mezzo necessario per tenere gli attivisti internazionali alla larga da Gaza e dalla Palestina.
Non abbiamo tutte le prove, ma riteniamo che il sequestro e l’uccisione di Vittorio possa rientrare in un lavoro sporco realizzato dai gruppi islamici legati al network dell’Arabia Saudita oggi alleata di Israele. Il messaggio agli attivisti internazionali è chiaro e inquietante: “State lontani da Gaza, state lontani dalla Palestina”, “Nessuna internazionalizzazione sulla questione palestinese verrà tollerata dal le autorità di Tel Aviv e dai suoi alleati”.
Vogliamo mandare un messaggio chiaro e forte a tutti coloro che in Israele o nel mondo arabo, in Europa o negli Stati Uniti intendono stringere il cappio dell’isolamento e della liquidazione intorno al diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese: non ci fermerete fino a quando in Palestina non ci sarà il pieno riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Lo dobbiamo a questo popolo che lotta per la sua libertà da sessanta anni e adesso lo dobbiamo anche a Vittorio.
Con Vittorio e la Palestina nel cuore
A Roma appuntamento alle 16.00 al Colosseo
A Milano appuntamento alle 16.00 a Piazza del Duomo
A Genova presidio dalle ore 10,00 in Via Roma
A Napoli Sit-in davanti la Prefettura ore 17,00
Vicenza, Verona, Firenze
Freedom Flotilla Italia – Forum Palestina - Comunità Palestinese di Roma e del Lazio - Associazione Palestinesi in Italia –
Unione Sindacale di Base – Unione Democratica Arabo Palestinese – Comitato con la Palestina nel Cuore – Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila - Radio Città Aperta - Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos (Campi Bisenzio) -
Comitato Palestina Bologna - Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese di Torino -
Gruppi di appoggio alla Palestina (Parma) - Collettivo Politico Fanon (Napoli) -
Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli – Italia dei Valori – Partito dei Comunisti Italiani –
Partito della Rifondazione Comunista – Rete dei Comunisti - Comitato Ricordare la Nakba (Torino) –
C.S.O.A. Askatasuna (Torino) – Net Antagonista Torinese – C.S.O.A. Murazzi (Torino) – C.U.A. Torino –
Area Antagonista Ska Officina (Napoli) – Coordinamento 2° Policlinico (Napoli) –
Coordinamento di Solidarietà con la Palestina (Napoli)
Andrea Antonini, consigliere del XX municipio, ex Destra sociale e già nella segreteria di Storace,
è stato avvicinato da due uomini in moto mentre si trovava in via Flaminia. Uno dei due gli ha
sparato a una coscia. Medicato al Sant'Andrea. Le indagini della Digos e della questura: lesioni
aggravate. Indagato per il blitz in Rai nel 2008. Alemanno: "No al ritorno degli anni di piombo". Il
Pd: "Scene mai viste negli ultimi trent'anni a Roma"
Andrea Antonini, 40 anni, consigliere del ventesimo municipio appartenente al gruppo misto ex Destra sociale, nonché coordinatore regionale di CasaPound, è stato ferito da ignoti questo pomeriggio. L'agguato fra le 14 e le 14,15, secondo una dinamica raccontata da lui stesso agli inquirenti. Antonini aveva da poco lasciato la sede del Municipio, reduce da una riunione del consiglio prima e della commissione cultura poi. Si era poi allontanato in sella al motorino, uno scooter Honda SH150. Sulla via Flaminia, all'altezza del Centro Euclide, due uomini in moto, con il volto coperto dal casco integrale, si sono accostati a lui: quello sul sellino posteriore ha appoggiato una pistola sulla coscia sinistra del consigliere e ha fatto fuoco. Gli aggressori si sono dileguati immediatamente. Antonini ha fatto ritorno alla sede del Municipio, da dove un consigliere, Federico Targa, l'ha poi accompagnato all'ospedale Villa San Pietro.
Le indaginiDigos e apparati di prevenzione sono al lavoro per individuare la pista investigativa più plausibile. E' stato aperto un fascicolo per "lesioni aggravate". Nessuna ipotesi viene esclusa, ma in questa prima fase le indagini si starebbero orientando su una possibile matrice interna agli ambienti di estrema destra. Gli accertamenti sono tuttora in corso e sono al vaglio altre possibili piste, come ad esempio un'azione di stampo politico opposto compiuta da esponenti dell'area antagonista. Sono comunque al vaglio anche il filmati delle telecamere presenti in quel tratto di strada
La militanza di destraAntonini inizia a 16 anni la propria militanza politica nel Fronte della Gioventù, ricoprendo incarichi dirigenziali nella stessa organizzazione. Nel 2002 viene chiamato dal presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, a far parte della sua segreteria politica, incarico che ricoprirà fino al 2005. Nello stesso anno entra nell'associazione di ultradestra CasaPound e in seguito ne assumerà il ruolo di vice-presidente. Sempre nel 2008 viene eletto consigliere con delega allo sport nel municipio Roma XX, dei quartieri bene, e tradizionalmente di destra, Cassia, Flaminia e Fleming. Collaboratore del mensile Occidentale e del periodico Fare Quadrato, è un impiegato dell'Astral (Azienda Strade Lazio) ed è anche dirigente sindacale Ugl.
L'ultima occupazioneLo scorso il 5 aprile, era stato tra i leader del movimento che hanno guidato l'occupazione della scuola Parini di piazza Capri, a Montesacro, un edificio pubblico abbandonato.
Il blitz in RaiAndrea Antonini è anche tra i 12 indagati per l'irruzione nella notte del 4 novembre del 2008 nella Rai di via Teulada, con un tentativo di blitz negli studi del programma 'Chi l'ha visto?', "colpevole" di avere mandato in onda immagini inedite degli scontri avvenuti a piazza Navona pochi giorni prima tra studenti di destra e di sinistra. Oltre a lui, è indagato anche il presidente di Casapound Italia, Gianluca Iannone. Ai dodici, che furono identificati dalla Digos, i magistrati contestano il concorso in violenza e minaccia aggravate a incaricati di pubblico servizio, ovvero ai registi e redattori della trasmissione di RaiTre.
Le reazioni"Non vorrei che questo gravissimo episodio ci riportasse a un clima da anni di piombo. Dobbiamo dare il tempo agli inquirenti di verificare la natura di questo grave attentato ma, se fosse confermato il movente politico, sarebbe la riprova di un brutto clima di tensione generato da un livello troppo alto di polemica politica", dichiara il sindaco Alemanno. "Fa rabbrividire questa ondata di violenza nella Capitale che sembra essere tornata agli anni bui della 'Roma a mano armata'" osserva la deputata del Pd Ileana Argentin, "non è da sottovalutare il fatto cheper la seconda volta in pochi giornisi sia sparato per le strade della città e che questa volta sia finito gambizzato addirittura un consigliere municipale, cui va la mia solidarietà personale. E' arrivato il momento di dire basta a questa violenza di strada che rischia di trasformare Roma in una Forcella, con la gente che ha paura di uscire di casa per le sparatorie in pieno giorno. E' arrivato il momento di reagire e di mettere da parte la propaganda, assumendosi in prima persona le proprie responsabilità a partire da chi oggi governa la Capitale e che con troppa leggerezza ha fatto campagna elettorale sui temi della sicurezza, mentre oggi si trova a fare i conti con scene mai viste negli ultimi trent'anni a Roma".
UNA DOMANDA Che cazzo ci faceva un fascista con quel curriculum nel XX Municipio di Roma? Altro che legge Scelba!!!!! Qua i topi di fogna stanno nelle istituzioni.....(Compreso Alemanno).
UNA RIFLESSIONE: C'è chi nel dubbio MENA e chi nella certezza SPARA.
UN INVITO AL CAMERATA: ANTONINI Mo' facce vede' come abballi "CINGHIA MATTANZA"
UNA RISPOSTA PREVENTIVA A CHI SI INDIGNERA' : Alemanno può eliminare "Quadraro 44" la commemorazione del rastrellamento avvenuto al Quadraro a Roma ad opera delle Ss in cui migliaia di persone fra i 16 e 60 anni furono deportati, eurodeputati e sottosegretari del governo, leghisti possono affermare che è necessario sparare sui barconi degli immigrati e noi piccolo blog di quartiere non possiamo dire che se sparano a un fascista non ce ne può fregare di meno ?
il cui valore ed importanza sono certificati da una relazione di 10 pagine a cura della responsabile territoriale della sovraintendenza
LE RISPOSTE CHE ASPETTIAMO?
Perchè non è stato posto il vincolo archeologico sul sito di Via G. De Mattheis, di proprietà comunale?
Perché sono solo le associazioni ed i cittadini a difendere il valore delle Terme mentre il Consiglio comunale e la Giunta non muovono un dito?
Perché il terreno (circa 800mq.), proprietà del Comune, sotto cui giacciono le TERME è stato concesso in affitto ad un privato per 60 anni per pochi miserabili euro al mese?
Poteva il Comune dare questa concessione dal momento che con la scoperta delle TERME diventava, opes legge, proprietà del demanio?
Perché il Consiglio comunale non adotta una CARTA ARCHEOLOGICA per tutelare le inestimabili ricchezze che nasconde il sottosuolo del Capoluogo? Si vogliono tutelare altri interessi?
Dove sono finiti i reperti, di grande valore, venuti alla luce durante gli scavi eseguiti in vari punti(Piazzale De Mattheis-Villa comunale-Via Vado del Tufo-Viale Roma-Via Mola Vecchia-Via Ferrarelli-Maniano, ecc.) dellaCittà?
Perché non si espongono questi reperti per far conoscere agli studenti ed ai cittadini il loro valore ed il loro interesse storico? Forse per favorire i privati che debbono colare cemento sulle aree interessate alle scoperte?
Perché il Comune ha lasciato libera una vasta area di sua proprietà tra Via G.De Matteis e la Villa comunale fuori dalla recinzione della stessa Villa?
E’ vero che i privati si sono appropriati di un passaggio di circa m.3 di larghezza tra l’attuale parcheggio della Banca della Ciociariaed il palazzo adiacente?
Perché il Presidente ed i capigruppo del Consiglio comunale non prendono alcuna iniziativa e non rispondono alle lettere loro inviate dalle associazioni e dai cittadini?
LE RISPOSTE I CITTADINI LE HANNO DATE DA TEMPO.
GLI AMMINISTRATORI DELLA CITTA QUANDO LE DARANNO?
DOMENICA 17 APRILE
ORE 16.30
Incontro-dibattito
Nello spazio retrostante (ex aia) della
Villa Comunale di Frosinone
DIFENDIAMO
LA CULTURA E
L’ARTE IN CITTA’
DAL POLO ARTISTICO (LICEO ARTISTICO) ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI
ALLE TERME ROMANE
INTERVERRANNO
ØProf.ssa Bianca Maria Valeri, Dirigente Polo Artistico Anton Giulio Bragaglia di Frosinone
ØProf. Remo Costantini, Presidente dell’Accademia delle Belle Arti
ØProf.ssa Floriana Sacchetti, docente di Beni Culturali (Accademia di belle Arti di Frosinone)
ØSara Ciuffetta, Accademia di Belle Arti di Frosinone
ØProf.ssa Fausta Dumano, Polo Artistico Anton Giulio Bragaglia di Frosinone
ØFrancedemia di belle Arti)di Belle Arti Polo Artistico Anton Giulio Bracaglia sco Notarcola, Presidente della Consulta delle Associazioni di Frosinone
ØEsponenti del Comitato Ri-scopriamo le Terme di Frosinone
ØAlunni del Polo Artistico Anton Giulio Bragaglia di Frosinone e dell’Accademia di Belle Arti
ØSONO STATI INVIATI A PARTECIPARE IL SINDACO, IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE E LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA, GLI ASSESSORI ALLA CULTURA DEL COMUNE E DELLAPROVINCIA
LAVORATORI NATIVI E IMMIGRATI UNITI
NELLA STESSA LOTTA: CONTRO IL CAPITALISMO
il volantino del Pdac per le manifestazioni del 15 aprile
I sindacati di base Cub, Si.Cobas, Usi e altre sigle hanno proclamato uno sciopero di 24 ore per la giornata del 15 aprile. E’ uno sciopero che è stato richiesto dai coordinamenti di lotta degli immigrati, in primo luogo dal Comitato Immigrati in Italia. I lavoratori immigrati subiscono, nel sistema capitalista, una doppia oppressione: non solo, come tutti gli altri lavoratori, sono costretti a ritmi di lavoro massacranti in cambio di salari sempre più miseri, ma subiscono anche, sulla loro pelle, la discriminazione razziale.
Il capitalismo in crisi scarica sulla parte più ricattabile della classe lavoratrice e sui lavoratori immigrati (che hanno necessità di un contratto per non diventare clandestini perseguibili per legge) i costi della crisi. Nel momento in cui si acuiscono le contraddizioni del sistema (come nel caso della crisi economica attuale), la ricerca del capro espiatorio è uno degli sport preferiti dei padroni: per preservare i loro profitti miliardari, non esitano a licenziare milioni di operai, a inasprire i ritmi di lavoro, a scatenare guerre (è il caso, da ultimo, della guerra in Libia), a fomentare fenomeni di discriminazione razziale.
Si tratta di politiche che riguardano tanto i governi di centrodestra come quelli di centrosinistra. Il governo Berlusconi espelle migliaia di immigrati che sbarcano sulle coste italiane, trasforma in reato il fatto stesso di essere "extracomunitari", tace sulla morte di 250 immigrati. Non diverso, nella sostanza, è stato l’operato del governo Prodi. E’ all’ombra del governo di centrosinistra che si sono stretti i primi accordi con la Libia di Gheddafi per impedire l’arrivo di immigrati africani nel nostro Paese (migliaia di giovani sono stati torturati nelle prigioni libiche). E' stato il ministro di un governo di centrosinistra (Amato) a estendere i decreti di espulsione a Rom e Sinti. E' stato un governo di centrosinistra (col sostegno delle forze della sinistra riformista, inclusa Rifondazione Comunista) a istituire, con la Legge Turco-Napolitano, i Centri di reclusione per gli immigrati. I governi di entrambi gli schieramenti rappresentano gli interessi di una stessa classe sociale: la classe degli sfruttatori, cioè dei capitalisti e dei banchieri.
Affinché la lotta degli immigrati sia vincente, è necessario che riceva l’appoggio dei lavoratori autoctoni. I proletari di tutte le nazionalità devono prendere coscienza del fatto che la lotta è unica. contro lo stesso nemico: il capitalismo e i suoi governi. Anche per questo, nel scendere in piazza al fianco dei lavoratori immigrati, Alternativa Comunista, Sezione italiana della Lit-Quarta Internazionale, guarda alle rivoluzioni che stanno attraversando i Paesi arabi: dalla Tunisia alla Libia, dall’Egitto alla Siria, il contagio rivoluzionario non si arresta. Nostro compito è quello di costruire un partito internazionale che possa trasformarle in rivoluzioni vittoriose abbattendo i regimi borghesi e dando vita a governi operai.
E’ guardando a quelle rivoluzioni che sosteniamo questo sciopero, nella consapevolezza, tuttavia, che non bastano scioperi frammentati per respingere l’attacco padronale. Ora più che mai è urgente l’unificazione di tutte le vertenze in un grande sciopero generale a oltranza che possa piegare governo e Confindustria. E’ necessario superare la frammentazione delle lotte e costruire tra i lavoratori, nativi e immigrati, la consapevolezza di appartenere a un'unica classe di sfruttati che lottano contro gli sfruttatori.
Decine di feriti, di cui 5 gravi, numerosi arresti, eppure fino alla fine gli studenti e le studentesse algerine non hanno smesso un solo minuto di gridare “ulach smah ulach” (nessun perdono), “potere assassino”, “studenti mano nella mano”, “l’università non è un’azienda, il sapere non è una merce”, “stop alla repressione contro gli studenti”. E sono riusciti ad arrivare la dove le giornate della collera, le rivolte di gennaio, e le passate manifestazioni non erano mai riusciti ad arrivare: il palazzo della presidenza. Dopo scontri e tafferugli, provocazioni poliziesche, il grande corteo che contava più di 20000 manifestanti è riuscito a raggiungere l’avenue de Pékin. Sul lungo viale la manifestazione si è ricompattata per poi puntare verso la presidenza e raggiungerla.
Ieri ad Algeri la formazione in lotta ha rotto ogni divietoe il regime algerino in allarme rosso dalle rivolte dei primi di gennaio inizia ad avere buone ragioni per iniziare a preoccuparsi ancora di più. Il tabù dello stato d’emergenza e dell’intoccabile quartiere della presidenza è stato rotto da giovani e giovanissimi algerini scesi in piazza per contestare l’odiata riforma del sistema scolastico ed universitario. Il ministro dell’educazione Rachid Haraoubia ha imposto una riforma dai contenuti (e dalla propaganda) molto simili a quelli che il suo omologo tunisino del vecchio regime di Ben Ali, il ministro Ben Selem, aveva annunciato nell’autunno scorso. A quest’ultimo è andata male, malissimo e si sa dove è finita la sua riforma, nel caso algerino invece è proprio in questi giorni che la contrapposizione studentesca inizia a farsi più forte e determinata. E’ da tempo infatti che gli scioperi, i sit in, i cortei e le contestazioni negli atenei e negli istituti superiori si susseguono e ripetono ovunque per tutta l’Algeria. La parificazione del sistema formativo algerino a quello europeo con cui la propaganda delHaraoubia pensava di vincere le resistenze dei sindacati dei docenti e delle organizzazioni studentesche non ha sortito alcun effetto. La standardizzazione dei programmi e dei cicli di studi che sta piegando la formazione algerina sull’asse del PROCESSO DI BOLOGNA , non garantisce altro che dequalificazione dello studio e inserisce alte quote di precarietà nel mercato del lavoro del grande paese magrebino. La possibilità di impiego coerente al proprio percorso formativo diviene impossibile e garantito solo ad un piccolissima elites (di classe) che può permettersi il raggiungimento degli ultimi livelli di alta specializzazione (nella stragrande maggioranza dei casi tramite corsi in istituti privati e legati ad aziende e multinazionali). D’altronde per un algerino, come per il resto degli studenti e studentesse nord africane, che valore ha lo scambio della dequalificazione degli studi per la standardizzazione dei cicli della formazione sul Bologna Process?I “cervelli in fuga”dalla costa sud del mediterraneo vengono affogati in mare, fatti oggetto di rimpatri forzati, oppure, come si augura per il futuro il ministro leghista Castelli, impallinati dalle baionette padane. Nel migliore, e raro, dei casi in Europa lo scambio tra dequalificazione e standardizzazione della formazione, i magrebini lo valorizzano raccogliendo pomodori o imbiancando le pareti di qualche appartamento.
Così ieri le tante lotte contro la riforma di Haraoubiahanno trovato una prima e forte convergenza sulla piazza della capitale. I contenuti del corteo partendo dalla contestazione al ministro dell’educazione si sono poi generalizzati tramite il rilancio dello slogan della collera “il popolo vuole la caduta del regime”, ed è un segnale importante che lancia il mondo studentesco algerino al resto della società. Infatti in Algeria le lotte sociali legate alla questione della casa, dei servizi, del welfare e contro la disoccupazione hanno una lunga storia di sedimentazione e accumulazione di forza, e negli ultimi 4 mesi, si è assistito ad un processo moltiplicativo quanto molecolare di lotta e organizzazione contro la povertà e la “mal vie” (la vitaccia) imposta dal regime.Eppure le rivolte di gennaionon sono riuscite ad andare al di là di una grande e potente espressione di rabbia e indignazione, così come i coordinamenti della società civile e delle organizzazioni della sinistra alternativa e rivoluzionaria non sono riuscite per ora a far convergere sulle parole d’ordine delle iniziative le soggettività sociali in rivolta. Certo con le giornate della collera algerina organizzate proprio da questi coordinamenti il regime ha fatto dei significativi passi indietro , annullando - formalmente - lostato d’emergenzae promettendo riforme, ma ciò che colpisce è stata la mancanza di relazione e convergenza tra i ceti politici e le soggettvità sociali in lotta, che ha indebolito non poco un’agenda politica che si presentava come iniziatrice di un grande processo di cambiamento radicale.
Su questo scenario il regime sta giocando la carta dell’apertura politica e formale, seguita poi dall’attacco repressivo. Iniziamo ad assistere anche in Algeria a quel “stop and go” di aperture e repressione che è stato fatale per Ben Ali e Mubarak? Ancora non possiamo dirlo, ma la grande manifestazione degli studenti di ieri è già riuscita la dove i rivoltosi di gennaio e i coordinamenti della sinistra non erano mai arrivati, e forse, come altrove chi più della formazione in lotta può “centralizzare” su di se, le tante istanze per la conquista di nuovi diritti e la fine della vitaccia? E’ una domanda a cui vogliamo tentare di rispondere a partire da lì, dalla riappropriazione della grande piazza di Algeri che ieri ha portato faccia a faccia il movimento studentesco con il regime di Bouteflika.
Oggi la camera dei deputati ha approvato il processo breve. Grazie a questo provvedimento di fatto si annulla il dibattimento che vedeva imputato Silvio Berlusconi per corruzione nei confronti dell’avvocato Mills. Non c’è che dire un altro mirabile colpo messo a segno dal Cavaliere. Ma ora, e questo è lo scoop, vi dimostriamo che il Berlusca non è stato sempre così abile come ladro e come corruttore. I suoi esordi nella malavita non sono stati così brillanti. Il buon Berlusconi iniziava la sua attività di malavitoso già a tre anni. Si era sotto il fascismo e lui già tentava di rubare i polli. Poi finita la guerra iniziò a farsi le ossa come palo delle bande di rapinatori nella mala milanese. Ma a causa di un eccesso di attività auto sessuale, in quel periodo, IL SILVIO perse l’uso della vista e anche dell’udito provocando seri guai ai suoi compagni di ruberie. Ma è attraverso queste esperienze che oggi IL SILVIO è diventato un ladro esperto, capo di una masnada di malfattori a lui fedeli, vero spauracchio dei giudici. L’approvazione del processo breve, ovvero di un sistema che cancella i processi a suo carico segna l'ultimo grande successo . Complimenti Silvio da l ladro di Polli sei diventato il ladro più abile ed esperto del secolo.
Enzo Jannacci esegue:
Il primo furto non si scorda mai.
Faceva il palo.
Arriva anche in ITALIA la campagna di solidarietà del mondo dell' arte per AI WEIWEI, l' artista da sempre critico con il governo, tutti i suoi hard disk sono stati sequestrati, il suo arresto si inserisce in quella che alcuni gruppi umanitari chiamano la più severa ondata di repressione del dissenso in CINA, il suo arresto sembra collegato ai messaggi anonimi che in rete invitavano a manifestare pacificamente per la democrazia, in quelle che sono state chiamate le passeggiate dei gelsomini. L' artista è noto per aver partecipato al nido di uccello , lo stadio nazionale di PECHINO. Anticonformista, insofferente verso la censura per il suo lavoro, Aveva con forza sostenuto i genitori dei ragazzi morti nel terremoto del SICHUAN nella loro battaglia per denunciarei costruttori locali, responsabili di aver utilizzato materiale di scarto , non rispettando le norme di sicurezza per le scuole.
Un dritto, un rovescio,due dritti, due rovesci, ma i due gomitoli di lana grigio verde si arrotolano e il grigio dritto diventa verde, stamattina la bisnonna dice:''la guerra sta finendo''lavora il maglione, un urlo di un uomo, fremiti di orgoglio patrio, lei è contenta, finalmente tornerà.....il tempo è passato attorno a lei, si guarda allo specchio,la stessa immagine da anni. Un dritto, un rovescio, ma i gomitoli sono intrecciati e il maglione ha assunto una strana colorazione. In un baule sono conservate vecchie lettere ingiallite, foto sbiadite, ma da tempo il postino non bussa a casa, prima le poste funzionavano meglio, adesso le email spesso hanno dei virus e la posta si perde pensa.....Suo marito era partito insieme a 330 giovani nel quartiere ne sono tornati trenta, soldati inconsapevoli, partiti per una patria mai vista, sentita, lontana che lesinava pane e lavoro.....suo fratello era partito per l' AMERICA e non è più tornato.....un dritto e un rovescio, la guerra sta finendo,l 'insognata guarda alla tv ''NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE'', DALLA RADIO ARRIVANO MUSICHE DIVERSE.......A SARAYEVO quel colpo di pistola ha spento i lampioni sull' ultima estate, triplice alleanza, triplice intesa, i socialisti contro la guerra.Un dritto e un rovescio la nipote insognata è contro la guerra in LIBIA, l' altro nipote ascolta VASCO ROSSI, il grammofono è spento, guerra lampo, guerra preventiva, guerra giusta, guerra umanitaria, confonde le immagini di guerra, cerca il volto del marito''FRONTE DEL PORTO''immagini confuse AFGHANISTAN, KOSSOVO, SERBIA, EGITTO, LIBIA, in quale guerra sta combattendo suo marito????Memorizza l' IRAQ,giunge la LIBIA, vede frontiere con carretti di profughi, arriva ''COMMA 22''SENTE PARLARE DI alleanza atlantica, un dritto e un rovescio, sua nipote insognata è sempre in piazza contro una guerra''SALVATE IL SOLDATO RYAN''''I QUATTRO DELL' OCA SELVAGGIA''Attorno a lei cambiano le armi, suo marito era inchiodato nel fango nella guerra di trincea,poi cielo, terra, acqua,arriva la bomba atomica,la morte che rapisce tutto,la bomba intelligente che colpisce i civili e lascia intatte le strutture.In una lettera''AVEVO TANTI SOGNI,VOLEVO DIRLE TANTE COSE ,MA NON HO FATTO IN TEMPO A DIRLE.....una guerra breve mi ha chiamato......Domani mattina l' agenda della mia bisnonna è piena di impegni per spiegare ai giovani che sono cambiati i termini, i colori delle divise,ma la puzza del sangue morto è sempre uguale ,domani bloccherà i treni che trasportano armi ,una guerra breve ha attraversato la sua vita nel novecento, lasciandole il ricordo di una notte d' amore interrotto da uno sparo di pistola.......sul balcone sventola la bandiera della pace
Questo bambino Palestinese, non sarà mai sulle prime pagine dei giornali, non lo vedrete mai in tv. nessun talk show, nessuna pagina a suo favore su fb...niente di niente.....come lui, altri milioni di bambini...uno ogni 3 secondi...26mila al giorno...9,5milioni all'anno....
di Laura Petrone : Associazione culturale "Città del sole
A poco più di un mese dalle elezioni ormai le scelte sui candidati a sindaco, sulle liste, su alleanze e "apparentamenti" - almeno al primo turno - sono già fatte, giuste o sbagliate che si possano rivelare. Senza drammatizzazioni bisogna registrare che l'arcipelago delle (piccole) forze antagoniste o alternative ha preferito la strada del minoritarismo e dell'autoreferenzialità schierandosi con candidati e liste diverse, restando divisa e rinunciando ad una presenza comune significativa e, forse, condizionante. A questo punto è inutile recriminare, criticare o rinfacciare. Val la pena, invece, di pensare al "dopo", e possibilmente, attrezzarsi. Nessuno si aspetta l'elezione del sindaco al primo turno. La crisi che sta attraversando il berlusconismo e la candidatura del "terzo polo" tolgono probabilmente a Lettieri la possibilità di far "tombola" al primo turno, mentre, da quest'altra parte, il discredito e la frammentazione non lasciano soverchie speranze. Al ballottaggio, quindi, se i concorrenti del candidato berlusconiano riusciranno a trovare la formula di una "unità spartitoria", è possibile che Napoli abbia nei prossimi anni un governo non dichiaratamente di destra. In tal caso non sarà del tutto indifferente chi sarà l'antagonista di Lettieri. Il più recente sondaggio riportato da "Il Mattino" indica tre possibili competitori. Morcone o Pasquino rappresenterebbero la continuità, nel merito e nel metodo, con il sistema di potere del bassolinismo, semmai intersecato e
allargato al demitismo, con qualche spazietto e soldino per gli utili idioti di sostegno. Il problema sarebbe, in questo caso: cosa farebbero De Magistris e la sua coalizione? Avrebbero la voglia e la forza numerica di resistere e di condizionare in modo decisivo, o si farebbero risucchiare in
una scelta governista? La cosa più probabile è che i sostenitori dell'ex magistrato si dividerebbero drasticamente tra chi si abbandonerebbe a quel risucchio - anche volentieri - e chi si sfilerebbe dall'alleanza per coerenza o residuo senso del pudore. Nel caso che fosse De Magistris il competitore di Lettieri le cose si complicherebbero maledettamente. E non per speciosità dietrologiche, non perché l'ex magistrato sia o non sia affidabile, voglia o non voglia essere
alternativo o, almeno, "discontinuo". Trovarsi fianco a fianco con bassoliniani, demitiani e vendoliani sarebbe per molti difficile da ingoiare e il rospo potrebbe essere buttato giù soltanto se De Magistris tenesse ben salda la barra, senza concedere e promettere gran che a questi centristi e
falsi "sinistri" di cui, pure, avrebbe bisogno per vincere. Alcuni si sfilerebbero coerentemente dalla coalizione, altri resterebbero con il naso otturato e gli occhi spalancati. Ciò posto, se a prevalere dovesse essere Lettieri, non resterebbe che prepararsi alla opposizione più dura e intransigente nei limiti consentiti dai numeri scaturiti dalle elezioni, ma con la consapevolezza di dover fare i conti anche con la vocazione e gli interessi compromissori di una parte consistente della minoranza consiliare. La situazione comincerebbe a complicarsi se a prevalere nel ballottaggio fosse l'antagonista di Lettieri. Con Morcone o Pasquino sarebbe impossibile per molti arrivare ad un qualsiasi accordo di governo della città. Ma altri - nella stessa coalizione di De Magistris - sarebbero ben felici di farsi coinvolgere e accettare qualche strapuntino e qualche briciola. Molto
dipenderà dagli accordi - palesi o occulti - precedentemente intervenuti, ma, in ogni caso, sarà complicatissimo per De Magistris tenere insieme o, almeno, sotto controllo la sua coalizione (o i suoi resti). Nel caso, poi, che fosse proprio De Magistris a dover costituire la nuova giunta, la situazione si complicherebbe ulteriormente perché una parte della sua coalizione sarebbe, giustamente, ancora più intransigente e molto poco disponibile ad accordi compromissori con i centristi di PD e "terzo polo", mentre un'altra parte sarebbe favorevolissima a rinnovare, nelle nuove
condizioni, le compromissioni di sempre. Con le buone intenzioni non si cambia la realtà e neppure si governa una città. Ancor più se tutte le scelte e i giochi verranno fatti esclusivamente nel chiuso dell'aula consiliare, dove bisognerà, in definitiva, fare i conti con una maggioranza consiliare di - almeno - 25 consiglieri su 48. Che De Magistris possa vincere un eventuale ballottaggio è possibile; che la coalizione che lo sostiene possa spuntare una maggioranza autosufficiente, è molto improbabile. E, allora, delle due, l'una: o si fa una "coalizione" di compromesso, o, prima o poi, si va tutti a casa e si ricomincia con una nuova campagna elettorale. Naturalmente in questo bailamme ognuno farà le sue scelte e sarà assolutamente legittimo che, chi prima e chi poi, prenda le distanz in nome della discontinuità che tutti proclamano, ma che pochi avranno la coerenza di praticare. Tutto questo - è ovvio - se si lascerà la politica nel palazzo, abbandonando alla sterile meccanica dei numeri usciti dalle urne i rapporti di forza. Perché i poteri forti - da quelli camorristici a quelli imprenditoriali, passando per il garbuglio delle clientele, etc. etc. - saranno ampiamente rappresentati nel nuovo consiglio comunale, e non soltanto dalla parte di Lettieri. Ad avere una rappresentanza esigua o, comunque, inadeguata saranno gli interessi popolari. È una strada senza uscite, a meno che non si cominci - senza illudersi di poter fare tutto e subito - a spostare la politica fuori del palazzo riequilibrando il rapporto di forze con la partecipazione attiva e il protagonismo di lotte di massa con cui i signori del palazzo dovrebbero fare i conti. È superfluo dire che siamo in terribile ritardo. E, tuttavia, dobbiamo e possiamo avviare questo percorso perché resta l'unico giusto sul piano strategico e il solo praticabile su quello tattico. E allora, invece di continuare a restare divisi e, semmai, anche a scambiarci randellate impietose, perché - mantenendo in questo mese ciascuno la coerenza con le scelte già fatte - non proviamo ad attrezzarci per il "dopo"? Naturalmente ripartendo dai contenuti e dalla linea di intransigente discontinuità con il passato che ci accomuna, mettendo un attimino in ombra le soggettività e, invece, concentrando tutti gli sforzi per dare forma e consistenza al protagonismo di massa. La nostra proposta è di fare ora quello che si sarebbe dovuto fare prima: incontrarci - a prescindere da quale candidato o lista sosteniamo intanto - per definire i contenuti di un programma e i metodi di sua realizzazione su cui ricomporre l'unità di tutte le forze anticapitaliste e popolari un attimo dopo la fine della kermesse elettorale. Si tratta di articolare il programma per aree tematiche e strutturare degli organismi comuni (consulte, forum, o quello che vi pare) in cui, accanto a tecnici e politici sia essenziale e maggioritaria la presenza di esponenti dei diversi movimenti di lotta ed espressione dei bisogni popolari. Queste strutture dovrebbero esser realizzate oggi prescindendo dalle divisioni elettoralistiche e, domani, esistere e operare indipendentemente dalle connotazioni istituzionali che scaturiranno dalle elezioni. Il cemento unitario sarebbe dato dalla comune esigenza di operare effettivamente sui bisogni della città e a stretto contatto con i portatori di questi bisogni e i protagonisti delle lotte. Nel caso fortunato di una giunta "amica" questi organismi sarebbero strumento di riferimento – di consultazione e di controllo - dell'operato degli amministratori. Nel caso di giunte ostili sarebbero eccellenti strumenti di coordinamento e di direzione delle lotte. Se riusciremo a dar vita questi organismi avremo fatto un passo in avanti per superare le nostre divisioni e avviare un percorso comune basato su cose molto concrete, tra le masse e non sull'astrazione delle buone intenzioni.
Avremo anche un progetto e un programma, un metodo e criteri di governo da sottoporre a candidati, eletti e coalizioni e verificare, prima, chi si dichiara d'accordo e, dopo, chi è effettivamente disponibile a mantenere gli impegni presi.
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) Segreteria Federale della Campania
Risposta all'appello lanciato ieri dalla Città del Sole e contributo per il programma della lista "Napoli è Tua" (Luigi De Magistris candidato sindaco) e della lista "Napoli non si piega" (Giuseppe Marziale candidato sindaco)
"i programmi delle Liste, la composizione delle Liste, la scelta dei candidati e l'azione delle Amministrazioni Comunali devono avere al centro la mobilitazione di massa per il pieno impiego, per la scolarizzazione in scuole e università pubbliche, per lo sviluppo culturale e le attività tese
a migliorare le relazioni sociali, a migliorare i rapporti tra gruppi e tra individui, a favorire l'integrazione, l'inserimento e la partecipazione degli individui alla vita della società."Accogliamo molto positivamente l'appello lanciato ieri da Sergio Manes, Renato Sellitto, Eugenio Giordano, Mario Maddaloni, Laura Petrone, Centro Culturale "La Città del Sole" In particolare, concordiamo sulla necessità di coordinare le forze operaie e popolari presenti sul territorio e avviare un percorso di mobilitazione e lotta unitario che, mettendo al centro il programma per avviare la rinascita economica, politica e sociale di Napoli, operi per creare un rapporto di forza favorevole alle masse popolari, contrasti le manovre dei poteri forti, determini la vita politica della nostra città, qualsiasi saranno gli sviluppi che ci saranno con la campagna elettorale. Questo coordinamento deve svilupparsi fin da subito, per dare battaglia e moltiplicare il numero delle organizzazioni operaie e popolari all'interno della lista "Napoli è Tua", per incidere sul programma, per fare una campagna elettorale di lotta, mobilitazione, disobbedienza civile che elevi la combattività delle masse popolari e le organizzi e sviluppare il coordinamento con la lista "Napoli non si piega", portando avanti iniziative di lotta comuni. La lista "Napoli è tua" raggruppa un vasto numero di organizzazioni popolari, superiore rispetto a quello di "Napoli non si piega", ed è per questo che l'intervento in essa è principale: lontani però da una logica elettoralista occorre mettere al centro il coordinamento delle forze, anche se organizzate in liste differenti. Questo è il percorso concreto per costruire l'alternativa! Un processo di coordinamento delle forze operaie e popolari che va oltre le elezioni e che mette al centro la "comune esigenza di operare effettivamente sui bisogni della città e a stretto contatto con i portatori di questi bisogni e i protagonisti delle lotte". E' il momento di osare: osare lottare, osare vincere! La situazione è favorevole alla lotta per non pagare la crisi dei padroni, sta a noi utilizzarla al meglio, senza paura di affrontare nuove sfide: a partire da quella per un lavoro dignitoso per tutti. La questione del lavoro è centrale, dalla sua soluzione (e solo dalla sua soluzione) possono derivare miglioramenti sugli altri campi della vita delle masse popolari. In buona fede o meno (ma è secondario) Luigi De Magistris sbaglia quando, nel comunicato emesso il 10 aprile "Napoli, prometto impegno per lavoro come diritto" (reperibile sul sito della Lista Napoli è Tua), dichiara: " non prometto posti ma prometto di creare le condizioni perché questo [il lavoro, ndr] sia un diritto, investendo nel turismo, nell'ambiente e nella cultura ". Non è di diritti astratti di cui abbiamo bisogno, ma di Amministrazioni Comunali che adottino misure concrete, che affrontino realmente il problema del lavoro, che siano: "centri di mobilitazione delle masse popolari per porre rimedi sia pure provvisori e precari agli effetti più gravi della crisi ogni Amministrazione Comunale (AC) deve diventare principalmente un centro promotore e organizzatore della mobilitazione per il pieno impiego. Questo vuol dire e deve voler dire riconoscere la centralità del lavoro nella società di oggi: articolo 1 della Costituzione, conforme alla legge generale che ha governato e ancora governa l'evoluzione della specie umana, il materialismo storico. Nessuno dei problemi che oggi intorbidano, inquinano, deformano la vita della società e dei membri delle masse popolari può essere risolto positivamente se non si crea un movimento in cui o in base al quale ogni individuo ha un ruolo positivo, socialmente utile e riconosciuto cometale: che ogni individuo svolga un lavoro socialmente utile o sia impegnato in una lotta organizzata per conquistarlo. Ogni altro problema può essere affrontato e si riesce a dargli una soluzione (di forma più o meno duratura) se si mobilitano forza-lavoro e mezzi materiali adeguati, con una struttura
organizzativa adeguata a mobilitarli e a metterli in moto. Ogni AC deve proporsi di essere centro di promozione di un simile movimento. Ogni AC deve usare senza riserve e senza remore 1. la posizione autorevole che occupa (cioè la possibilità di riunire e mobilitare uomini), 2. i mezzi materiali di cui dispone (edifici, macchinari, ecc.), 3. le risorse finanziarie di cui dispone (entrate, esazioni, deficit spending, debiti, appropriazioni, requisizioni, tassazione dei ricchi e delle loro società e istituzioni, ecc.), 4. i compiti che l'attuale ordinamento politico le conferisce. Deve usare tutto questo per mettere al lavoro nel modo più rapido possibile una massa crescente di uomini e donne, particolarmente i giovani che sono disoccupati, semidisoccupati, precari, emarginati, ecc. Tutti i beni dei ricchi e del clero possono essere requisiti a questo scopo grazie all'autorità di cui l'AC dispone e alla forza morale e pratica del movimento che essa mobilita. Si obietterà: ma così i ricchi traslocheranno in zone con amministrazioni di destra (come nel nostro paese succedeva ancora negli anni '50). Certamente quei ricchi che non sono legati alla zona dai loro affari o da strette relazioni personali traslocheranno. Questo da una parte favorirà il risanamento morale e intellettuale della società della zona e quindi favorirà una più forte mobilitazione delle masse popolari della zona. Solo prendendo in mano con forza la lotta per attuare il diritto al lavoro,
si combatte con efficacia e successo e con la mobilitazione di massa (anziché con il ricorso alla magistratura e alla polizia - che oltretutto è un lavoro di Sisifo: nessun poliziotto o magistrato, nessuna predica o punizione può impedire che ogni individuo cerchi di arrangiarsi come può e
sa, se la società non gli offre una via per vivere dignitosamente facendo la sua parte)
- la criminalità degli uni e l'insicurezza degli altri che la subiscono,
- la corruzione, il ricatto e il voto di scambio,
- il parassitismo del sottoproletario e il cinismo del piccolo-borghese,
- le depressione, lo scoraggiamento e l'evasione,
- l'emarginazione, il caos generale e la disperazione.
Ogni AC (e da subito il programma della Lista e la campagna elettorale) deve porre al centro e alla base di tutto un lavoro dignitoso per tutti, un ruolo dignitoso nella vita sociale, associato a un reddito dignitoso, a diritti sul posto di lavoro, a diritti nella vita sociale (in ogni campo
dell'attività della società). Quindi non un reddito senza lavoro, che 1.sarebbe (ed è quando già c'è) precario, 2. non sarebbe dignitoso, ma un'elemosina per i poveri (stile social card o elenco dei poveri): vogliamo diritti e non elemosina hanno detto gli operai di Melfi che Marchionne vuole tenere fuori dalla fabbrica, 3. sarebbe fonte di contraddizioni tra le masse popolari ("a me o a te?"), contraddizioni che certamente la borghesia e il clero sfrutterebbero per mandare tutto all'aria
Questa è l'unica strada possibile per contribuire alla rinascita economica, politica e sociale della nostra città e del nostro paese: chi pensa di superare le piaghe sociali prodotte dalla borghesia imperialista nella nostra città e nel nostro paese senza seguire questa strada o è un imbroglione o, se è sincero e se persevera, presto dovrà rivedere la sua posizione, perché si scontrerà con la realtà. Il programma di Luigi De Magistris presenta questo limite di fondo, che mina tutto l'impianto: rettificarlo è condizione imprescindibile per realizzare la "rivoluzione socialista e liberale" a cui De Magistris richiama nei suoi documenti e per condurre una lotta efficace contro la disoccupazione, il malaffare, la devastazione dell'ambiente, lo smantellamento dei diritti e della sanità, ecc. Le organizzazioni operaie e popolari che sostengono la lista "Napoli è Tua", devono spingere in questa direzione! Questa, infatti, è l'unica strada percorribile! Questa è l'unica strada possibile anche per realizzare il programma della lista "Napoli non si piega" (reperibile sul sitohttp://www.appellonapoli.it/www.appellonapoli.it/). Il programma della lista non è affatto idealista, anzi costituisce il programma più concreto fin ora prodotto nel corso della campagna elettorale! E' un programma realizzabile! Il problema di fondo è un altro: per realizzare il programma indicato dalla lista "Napoli non si piega" occorre costruire un'Amministrazione Comunale adeguata, come quella su indicata. Bisogna dare al programma gambe per camminare! Se si costruirà un'Amministrazione Comunale di questo tipo (inserendo questo aspetto centrale già nel
programma), non solo sarà possibile attuare quanto indicano i compagni della lista "Napoli non si piega", ma si potrà fare molto di più! I compagni della lista "Napoli non si piega" possono svolgere un ruolo molto positivo ed incisivo se operano per contribuire ad elevare la combattività, la
mobilitazione, l'organizzazione e la propositività delle organizzazioni popolari che fanno parte della lista "Napoli è tua", senza cadere nell'errore di vedere in De Magistris il "nemico numero uno". Oggi nella lista "Napoli è tua" sono concentrate il grosso delle organizzazioni popolari: non si tratta di sottrarle a De Magistris, ma spingerle in avanti, ad andare fino in fondo! Questo è il compito di grandissimo spessore che può e deve compiere la lista "Napoli non si piega".