Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 18 ottobre 2013

Mare Nostrum

Combonifem

Cinque navi, ciascuna con un equipaggio che varia da 80 a 250 uomini. Elicotteri a lungo raggio. Una decina di aerei. Radar e droni. L’hanno chiamata “Mare nostrum” e servirà per «il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare». Sarà (parola d’onore dei ministri dell’Interno Alfano e della Difesa Mauro) «una missione umanitaria e di soccorso»… attraverso la quale «l’Italia rafforza la protezione della frontiera» e «controlla i flussi migratori».
 
Premettiamo di avere una certa diffidenza nei confronti delle cosiddette “missioni umanitarie”. E che la parola “pattugliamento” – adoperata dai ministri – ci porta alla memoria ricordi che mal si conciliano con il termine “umanitario”… A ciò si aggiunge che quella sottolineatura del ministro Alfano, «se interverrà una nave italiana non è detto che porti i migranti in un porto italiano», ci lascia perplesse. Di più: ci inquieta. Non ci rassicura il suo richiamo al diritto internazionale della navigazione. Vuol dire che se, guarda caso, i barconi verranno intercettati in acque ancora libiche verranno (per diritto, mica per scelta…) riportati indietro?
 
E, perplessità per perplessità, ci scusino i ministri, ma le fregate lanciamissili Maestrale, navi da oltre 3mila tonnellate, pesantemente armate, che verranno utilizzate nella «missione umanitaria e di soccorso» attraverso la quale «l’Italia rafforza la protezione della frontiera» e «controlla i flussi migratori» (finalità, ricordiamo, umanitarie…), a cosa servono? A sottolineare che, sia ben chiaro, questo Mare è nostrum?

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