Italia, paese di poeti santi e navigatori. Oddio di
navigatori! Viste le infauste sorti del
capitano Schettino non direi. I poeti esistono, anche
se categoria in via di estinzione. Si sa con la cultura non si manga. Di santi
è pieno il calendario. Forse il detto
andrebbe riformulato come segue: Italia, paese di poeti squattrinati, santi
e….aviatori!!!
Signori è fuori di dubbio, l’Italia è un paese di aviatori. Infatti
chi ha preso l’aereo ha pagato il biglietto, ma anche chi l’aeroporto l’ha visto solo in
cartolina, ha dovuto pagare dal 2008 ad oggi qualcosa come 11 miliardi di
euro per mantenere in quota gli airbus dell’Alitalia. Un popolo che spende così
tanto per far volare gli aerei senza neanche salirci sopra è un popolo di
aviatori ad honorem.
Ma che fine hanno fatto i nostri 11 miliardi
di euro? E’ presto detto. Nel 2008 Alitalia era, come oggi, sull’orlo
del fallimento. Per salvare baracca e burattini, Silvio Berlusconi pensò bene di regalare il giocattolo ad alcuni imprenditori amici suoi,
capitani d’industria coraggiosi e manovrieri, sempre pronti a dare una mano
quando serve e sempre in attesa della giusta contropartita. A celebrare l’operazione la solita
sapiente regia delle banche. Il tutto con finalità patriottiche perché
bisognava limitare la partecipazione azionaria degli odiati francesi di Air
France al 25% . Questi ultimi infatti erano
disposti a tirare fuori bei soldini per acquisire l’intero pacchetto azionario della disastrata compagnia italiana.
La lista
della spesa comincia subito con sei o sette miliardi tirati fuori dai
contribuenti aviatori per ripulire Alitalia dai debiti. Un cadeau
per gli amici deve rimanere prezioso e immacolato come una mammoletta,
mica può essere una sòla. Aggiungiamo poi un altro miliardo e duecento milioni
necessario per mettere in moto tutto il baraccone e il mancato introito di 3
miliardi che si sarebbe realizzato se la compagnia fosse stata acquistata
allora da Air France.
Oggi dopo cinque anni siamo da capo a dodici. La nostra compagnia non ha neanche la benzina per far volare gli apparecchi e si
profila l’intervento delle poste. Un ente del tesoro, quindi pubblico, guidato da un manager che capisce di aerei
come io capisco di bosoni.
Ma gli
aviatori più indefessi risiedono in Ciociaria. Noi Ciociari, abitanti di una salubre terra allietata da
profluvi di PM10, diossine, inquinanti
di varia natura, oltre che contribuire
con le nostre tasse agli 11 miliardi testè citati, abbiamo sborsato altri 8 milioni
circa, per costruire un aeroporto in un territorio in crisi d’astinenza da kerosene.
6 milioni sono serviti per tenere in piedi la
società Aeroporto di Frosinone incaricata di eseguire il progetto e l’opera, altri 2 milioni e otto sborsati attraverso la regione guidata all’ora
dalla famelica Polverini. Molti di noi
disfattisti, contrari al progresso, non aviatori e neanche avicoli ( nel senso
di polli da spennare) avevamo capito che il progetto era improponibile, per
anni lo abbiamo gridato e alla fine abbiamo avuto ragione.
Aeroporti di
Frosinone si scioglie ma la passione all’aviazione
rimane. Sborsare quasi 9 milioni di euro
solo per disegnare un aeroporto che non verrà mai realizzato è segno di grande attaccamento alla causa aviatoria.
Qualcuno potrà chiedere: era necessario
spendere tanti soldi inutilmente? Qui
la passione per il volo non c’entra . Bastava capire le vere finalità delle
operazioni relative al salvataggio di Alitalia e alla costruzione dell’aeroporto
a Frosinone.
In relazione alla compagnia di bandiera lo scopo principale non
era far volare gli aerei, ma consentire a Riva ,per esempio, di spuntare, in
cambio del favore propagandistico fatto
a Berlusconi con il suo ingresso in
Alitalia, delle autorizzazioni integrate ambientali
favorevoli per le sue fabbriche di morte a Taranto, oppure permettere a Benetton in cambio del suo impegno, una mega speculazione fondiaria sui suoi terreni di Maccarese da lui acquistati
per un piatto di lenticchie, trasformati da agricoli ad uso
industriale per essere venduti, con il
realizzo di enormi profitti, a se stesso
come co-gestore di Aeroporti di Roma, e quindi utilizzati per realizzare il raddoppio dell’aeroporto di
Fiumicino dove potessero atterrare gli aerei di sua proprietà come azionista di Alitalia.
Oppure permettere a Toto di salvare la sua
indebitata compagnia Airone attraverso la concessione di altri fidi per
consentirne l’ingresso in Alitalia. E’ curiosa questa operazione, una banca che
fino a ieri reclamava ingenti crediti da una azienda, di punto in bianco
dismette la sua intransigenza e addirittura
concede ulteriori prestiti a questa stessa azienda per farla entrare in una nuova
compagnia . Che c’è di strano tanto si
sa che quando le banche vanno in sofferenza ci pensa il cittadino qualunque,
novello pantalone proletario a pagare.
Per tornare alla società Aeroporto di Frosinone invece , la sua vera
finalità non era quella di costruire il terzo scalo del Lazio in Ciociaria, ma
diventare un lussuoso e remunerativo armonizzatore sociale per manager e
amministratori pubblici rimasti senza poltrona, oppure fonte di entrata
integrativa per politici locali affamati di soldi pubblici. In conclusione a seguito di queste ruberie che
hanno a dir poco adirato i cittadini va riformulato ancora una vota il detto "Italia, paese di santi poeti e
navigatori". La nuova massima è: L’Italia
è un paese di santi bestemmiati, poeti squattrinati e…..AVIATORI.
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