Andiamo a sentire uno del Pd che ogni tanto dice qualcosa di
sinistra. Questo è stato il mio primo
pensiero dopo aver letto su un giornale che nella serata di 16 ottobre scorso l’onorevole Giuseppe, detto
Pippo, Civati , candidato alla
segreteria del Pd e come tale impegnato nelle primarie contro Matteo Renzi,
Gianni Cuperlo e Gianni Pittella, avrebbe partecipato ad un incontro elettorale
presso la saletta delle arti di Corso della Repubblica.
In effetti il curriculum di Pippo
Civati, a quanto ricordavo era
abbastanza particolare per un onorevole del Pd.
Nello psico-dramma dell’elezione del Presidente della Repubblica fu l’unico
del suo partito a votare Rodotà, non ha
partecipato al voto sulla fiducia all’esecutivo Letta-Alfano 2.0, era alla
manifestazione di sabato scorso in
difesa della Costituzione.
Intendiamoci, parliamo
sempre di un riformista
moderato, ma forse un po’ più riformista, un po’ meno moderato. Tanto bastava per incuriosire uno come me che non è né riformista
né moderato. Chiedo venia ai miei rari e
pazienti lettori per essere arrivato un po’ in ritardo all’appuntamento,
per cui il resoconto è orfano della parte iniziale dell’evento.
Il
format comunque era il solito. Il candidato alla segreteria nazionale
del Pd Pippo Civati, rispondeva a domande di alcuni giornalisti della stampa
locale e in seguito a quelle del pubblico. In realtà il buon Civati di cose di
sinistra ne ha detta qualcuna.
Sono
entrato nel bel mezzo di una critica alla finanziaria, licenziata poche ore
prima dal consiglio dei ministri. Come molti osservatori, sindacati e persino confindustria,
anche Civati denunciava l’assoluta insufficienza della norma sulla
riduzione de cuneo fiscale. Si sottolineava una volta di più come il lavoro ne uscisse maltratto , mentre la
rendita finanziaria sostanzialmente indenne.
Condivisibile la sollecitazione a rimettere al centro dei programmi l’attenzione per l’ambiente. Un argomento che
secondo il candidato è colpevolmente uscito dall’arco programmatico del suo
partito. Una delle accuse più gravi che Civati ha rivolto al Pd è
stata quella di non riuscire a rappresentare i propri elettori e di tenersi a
debita distanza dalle loro necessità.
Sbagliata è stata la gestione della segreteria nel corso
delle trattative sulla nascita del governo dopo le elezioni del 25 febbraio . Prima
di cedere definitivamente alle larghe intese ed abdicare alla presidenza di
Letta, Bersani avrebbe dovuto tentare un
estremo approccio con il M5S, rinunciando alla propria presidenza e proponendo un nome gradito ai
Grillini, ma questo, sembra di capire dai discorsi di Civati, avrebbe messo in
forte fibrillazione molti esponenti del Pd molto più a loro agio in una tranquilla navigazione a fianco del Pdl, anche a costo di sconfessare il proprio
elettorato, piuttosto che trovarsi in una burrascosa coalizione con gli intransigenti grillini.
Trattandosi di un incontro elettorale non sono mancate le solite litanie sul
regolamento delle primarie e del congresso , le frecciatine verso Renzi e
Cuperlo gli avversari alla corsa per la
segreteria. Curiose le considerazioni su Sinistra Ecologia e Libertà. Da un lato Civati sottolineava la necessità di ritrovare una convergenza con
Sel, ma dall’altro accusava Vendola di
supportare Matteo Renzi perché favorito nella
contesa per conquistare la leadership nel partito. Un tentativo di salire sul carro del
vincitore, privilegiando necessità
strategiche ad affinità ideologiche.
Insomma il dibattito filava via liscio senza
troppo sussulti fino alla domanda che il sottoscritto ha rivolto a Civati in
relazione alla clausola di garanzia che
la Commissione Europea potrebbe rifilarci dopo aver esaminato la legge
finanziaria licenziata dal consiglio dei ministri e averla trovata, come in
realtà è, scoperta dal lato delle
coperture finanziarie, inesistenti o al più fantasiose.
Come è noto se l’ Ecofin, dovesse invocare la clausola di garanzia per reperire
risorse vere, automatico sarebbe l’aumento delle accise sulla benzina, dell’Irpef
e dell’Irap. Il buon Civati, ha
condiviso con me il giudizio sulla natura poco credibile di alcune coperture,
vedi la panzana del recupero dell’evasione fiscale sui conti correnti
svizzeri, ma poi ci ha tranquillizzato perché
la legge secondo lui è equilibrata, sposta pochi soldi, e poi gli aggiustamenti sulle coperture
finanziarie si troveranno in Parlamento. Personalmente ritengo quest’uiltima affermazione, diventata ormai un
mantra di tutto l’establishment governativo, una favola
che avrà poche possibilità di convincere la Commissione europea.
Ma
soprattutto, secondo Civati, siamo al sicuro da ogni rappresaglia, perché il
nostro ministro dell’economia
Saccomanni è molto amico del
patron della Bce, Mario Draghi. Mi
sembra una motivazione politico- economico di peso non c’è che dire. In buona sostanza l’amicizia di Saccomanni
con Draghi, potrà consentire all’Italia di rimanere tranquilla qualunque cosa
accada .
E allora cosa aspettiamo grazie ai
buoni uffici del presidente della Bce a reclamare per il nostro paese la revoca
del fiscal compact? L’onorevole Civati
era reduce da una giornata lunga e difficile, non aveva pranzato e neanche
cenato quando gli ho posto la domanda. Forse è per questo motivo che la
risposta è stata così fantasiosa. Mi riprometto di riproporgli lo stesso quesito, se avrò il piacere di incontrarlo in un'altra occasione, sincerandomi che sia
riposato e rifocillato.
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