Di seguito riportiamo un ampia sintesi degli interventi dei
partecipanti al dibattito organizzato da
21 associazioni della provincia di Frosinone, sulla crisi del pronto soccorso
del capoluogo e sulla sanità ciociara in
genere. L’incontro si è tenuto il 28
ottobre scorso e ha visto la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni
locali (regione, provincia, comune di
Frosinone) , esponenti del sindacato , medici, fra i quali il presidente dell’ordine
Fabrizio Cristofari.
Si è discusso sulle possibili soluzioni , da cabine di regia istituite in Regione, a nuovi
presidi di prossimità come le case della salute, a PROPOSTE PROGRAMMATICHE, come
quelle messe a punto dalle associazioni organizzatrici del dibattito. Ma nel succedersi degli interventi, fra i quali quelli dei politici sono apparsi
i più inconcludenti, non è emersa la
questione centrale causa prima dello
sfascio della sanità pubblica in Ciociaria e in Italia.
Il servizio sanitario è
considerato fonte di profitti smisurati
per le multinazionali, le lobby più o meno ramificate, i centri di investimenti
finanziari. E’ dunque del tutto evidente
che la gallina dalle uova d’oro, per essere sfruttata al meglio deve svincolarsi dal controllo degli Stati. La sanità pubblica è
quindi sotto attacco e non da oggi. Gli sprechi, le gestioni allegre da parte dei manager pubblici,
le liste d’attesa lunghissime, tutta la sequela di inefficienze che affliggono la
sanità pubblica sono necessarie, per
rendere ingestibile il sistema e giustificare di conseguenza l’intervento del
privato.
Lo stesso stravolgimento degli attori del servizio alla salute è
sintomatico. La salute non è più un diritto, diventa una merce come tante altre
su cui realizzare profitti, gli ospedali si trasformano in aziende gestite da
manager che vendono servizi a clienti e
non a pazienti. Questa terminologia è ormai diventata comune. Di conseguenza la sensibilità degli operatori
sanitari non è più rivolta alla cura del paziente, ma al guadagno economico . E’
dunque degno della massima attenzione
solo colui che può pagare, gli altri che
marciscano nelle lettighe buttate in pronti soccorso deposito di miseria umana.
E chi deve assicurare lo smembramento
della sanità pubblica per favorire la speculazione degli interessi privati? E’ chiarissimo, quei
politici, quella classe dirigente che rappresenta a vari livelli il potere
finanziario, quei politici a cui le associazioni, forse erroneamente, si sono
rivolte per invocare una soluzione che questi non possono e non vogliono
trovare.
Sindaci, consiglieri regionali
presidenti di provincia, aderiscono con entusiasmo quando il mondo delle associazioni
chiama, ma il loro coinvolgimento ha due
scopi ben precisi: strumentalizzare a
fini elettorali i movimenti , ma soprattutto, controllare il dissenso, depistarlo,
addormentarlo con promesse solenni quanto vane.
In realtà, la partecipazione e il controllo dei cittadini sulle
dinamiche gestionali della sanità pubblica sono da evitare come la peste e devono
essere sabotate, questo è il compito dei politici e durante il corso del
dibattito del 28 ottobre tutto ciò è emerso con chiarezza.
La lotta per una sanità pubblica efficiente deve
quindi effettuare un salto di qualità ed
inserirsi nel quadro più ampio di un contrasto duro contro la dittatura del
capitalismo finanziario che attraverso le politiche europee di austerità,
impone lo smembramento dei diritti, umani , civili e la privatizzazione di ogni elemento utile
alla sopravvivenza dei cittadini. Tali
argomentazioni non sono emerse nel corso
del dibattito, per un attimo ho avuto la
tentazione di proporle io stesso, ma ho
desistito temendo le obiezioni che mi
sarebbero arrivate, sarei stato tacciato
di ideologismo, di scarsa concretezza. Ma ho sbagliato ad avere paura. Perché se
si vuole ottenere qualcosa in questa lotte è assolutamente vietato avere paura.
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