Silvio Berlusconi non è più Senatore della Repubblica. Da
stasera è diventato un cittadino comune e lo resterà per almeno
altri sei anni. L’evento è sicuramente suggestivo, ma non lo considero un fatto così epocale e storico.
Considerare l’espulsione dal Senato di un parlamentare condannato, con sentenza passata in giudicato, per evasione fiscale fraudolenta , un accadimento storico è un insulto per la
storia. A meno che non si vogliano confondere gli eventi storici con il degrado
sociale istituzionale e culturale determinatosi dalla contaminazione delle
squallide vicende personali del cavaliere, - compreso tutto l’armamentario di lacchè, dame
di compagnia, badanti pornografiche, politicuzzi falliti e riciclati -con la vita politico istituzionale del nostro Paese. Semmai è scandaloso che si sia
concessa l’occupazione abusiva di carica pubblica per venti anni ad un tale
giannizzero.
Credo inoltre, al contrario
di quanto emerge dai giudizi dei media, che non cambierà granchè per le sorti del governo e dei partiti.
Berlusconi o non Berlusconi, l’esecutivo italiano è guidato da un emissario del
Fondo Monetario Internazionale, il dott. Carlo Cottarelli, commissario alla Spending
Review, il quale ha già dettato la sua
agenda che prevede tagli alle specie sociali , nei prossimi tre anni, per una quarantina di miliardi, a cui si andrà
ad aggiungere una più o meno equivalente
spesa per il 2015 a copertura della prima tranche di recupero debito/pil determinata
dal fiscal compact.
Il governo Letta, parallelamente,
proseguirà nella sua opera di
devastazione della Costituzione, per distruggerne i capisaldi principali e
renderla permeabile alle incursioni presidenzialiste, letali per i dispositivi di difesa dei diritti dei
cittadini in essa inscritti.
Per quanto concerne le attività dei partiti, o
meglio dei comitati elettorali presenti in parlamento, qualcosa potrebbe
cambiare ma non certamente in meglio. Da un lato si assisterà alla corsa al riciclaggio delle
vedove berlusconiane, con o senza la protezione del cavaliere decaduto, e all’incerta
operazione della diversificazione dell’offerta elettorale fra destra light (di
governo) e destra fideista (d’opposizione)
. Dall’altro lato, l’avvento della new
age renziana strattonerà il Pd verso lidi sempre più ultra liberisti. Le mire
del sindaco di Firenze sono chiare rispetto al futuro orientamento del suo programma
di direzione del partito. Oltre ai rapporti pericolosi con gli speculatori finanziari alla Serra e con
gli arrampicatori sociali alla Briatore,
l’obbiettivo dichiarato di cercare voti anche nell’area post berlusconiana,
la dice lunga su quale potrà essere la scelta del futuro Pd fra capitale
finanziario e lavoro.
A completare il
quadro, rimane la platea grillina che, fra
rigurgiti xenofobi certi ,e posizioni
anti-euro un po’ meno certe, è pronta a sparigliare le carte ma con incerte possibilità
di accrescere il consenso pur importante già acquisito. In conto c’è da mettere
il rischio che la contiguità di posizioni anti europee con Forza Italia possano
nuocere ai successi penta stallati.
Sullo sfondo rimangono le macerie culturali e sociali del berlusconismo
destinate a sopravvivere a Berlusconi, così come il fascismo è sopravvissuto
a Mussolini. Anzi , per essere
precisi, il berlusconismo può considerarsi l’evoluzione del
fascismo. L’individualismo sfrenato, la poca
o nulla idea di condivisione e bene della collettività, l’esaltazione dell’appartenenza ad un’etnia ma
anche a cerchie sociali sfruttatrici, l’insofferenza
per il diverso, straniero, gay o
donna considerata esclusivamente come strumento di piacere e serva del maschio,
la voglia di affermazione anche a
dispetto delle regole di convivenza civile, sono caratteri propri del fascismo
che Berlusconi ha riportato in vita, attraverso un’accurata opera di
riciclaggio e sdoganamento.
La dipendenza
dall’uomo forte è un male atavico dell’Italiano borghese dalla pigra predisposizione al servilismo e
dalla "peciona" tendenza al parassitismo
verso il potente di turno, fosse anche l’usciere
del comune. L’Italiano borghese
non ha mai identificato chi lo ha governato come colpevole della
propria precarietà, ma se l’è presa sempre con il vicino più debole, percepito come
pericoloso concorrente per l’accaparramento di diritti fatti
sembrare privilegi.
Questi sono imprinting culturali
difficili da rimuovere. Si poteva farlo prima, subito dopo la fine della II
guerra mondiale, chiudendo i conti definitivamente con il fascismo, finendo il
lavoro, magari anche in modo sporco, che
i partigiani avevano iniziato, estirpando la mala pianta fascista che già con l’eccidio
di Portella della Ginestra ricacciò
fuori la testa e continuò ad essere usata dai governi variamente democristiani
come braccio violento e repressivo
contro la rivolta sociale.
Oggi le macerie capitalistico-fasciste-berlusconiane
rimangono quasi indelebili ad incrostare le coscienze democratiche. Altro che
decadenza di Berlusconi, ciò che serve è
un lungo e complicato processo di educazione alla convivenza civile. Purtroppo
non si intravede all’orizzonte nessun organismo in grado di educare alla
cultura della solidarietà e del rispetto dei diritti altrui.
Forse l’associazionismo,
i movimenti di cittadini potrebbero giocare un ruolo, piccolo ma importante
nel diffondere l’idea roussoniana della sovranità dei cittadini. Un concetto che si sostanzia nella rinuncia alla propria libertà individuale
illimitata per l’ottenimento della libertà civile che è limitata, ma anche salvaguardata dalla
volontà generale della legge voluta da tutti.
E la sovranità si esplica proprio
nel concorso collettivo alla definizione della legge come mezzo per salvaguardare
la libertà e i diritti di tutti. Nel
nostro piccolo con le attività dell’Osservatorio Peppino Impastato, ci stiamo
provando. E’ possibile che saranno i nostri pronipoti a riuscire nell’impresa,
ma come si dice, la speranza è l’ultima a morire.
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