mercoledì 27 novembre 2013

Berlusconi decade. Cosa cambia?

Luciano Granieri

Silvio Berlusconi non è più Senatore della Repubblica. Da stasera è  diventato  un cittadino comune e lo resterà per almeno altri sei anni. L’evento è sicuramente suggestivo, ma non  lo considero un fatto così epocale e storico. Considerare l’espulsione dal Senato di un parlamentare condannato, con  sentenza passata in giudicato,  per evasione fiscale fraudolenta ,  un accadimento storico è un insulto per la storia. A meno che non si vogliano  confondere gli eventi storici con il degrado sociale istituzionale e culturale determinatosi dalla contaminazione delle squallide vicende personali del cavaliere, - compreso tutto l’armamentario di lacchè, dame di compagnia, badanti pornografiche, politicuzzi falliti e riciclati -con la  vita politico istituzionale del nostro Paese.  Semmai è scandaloso che si   sia concessa l’occupazione abusiva di carica pubblica per venti anni ad un tale giannizzero.  

Credo inoltre, al contrario di quanto emerge dai giudizi dei media, che  non cambierà granchè  per le sorti del governo e dei partiti. Berlusconi o non Berlusconi, l’esecutivo italiano è guidato da un emissario del Fondo Monetario Internazionale, il dott. Carlo Cottarelli, commissario alla Spending Review,  il quale ha già dettato la sua agenda che prevede tagli alle specie sociali , nei  prossimi tre anni,  per una quarantina di miliardi, a cui si andrà ad aggiungere una  più o meno equivalente spesa per il 2015 a copertura della prima tranche di recupero debito/pil determinata dal fiscal compact.  

Il governo Letta, parallelamente,  proseguirà nella sua opera di devastazione della  Costituzione,  per distruggerne i capisaldi principali e renderla permeabile alle incursioni presidenzialiste, letali  per i dispositivi di difesa dei diritti dei cittadini in essa inscritti. 

Per quanto concerne le attività dei partiti, o meglio dei comitati elettorali presenti in parlamento, qualcosa potrebbe cambiare ma non certamente in meglio. Da un lato si  assisterà alla corsa al riciclaggio delle vedove berlusconiane, con o senza la protezione del cavaliere decaduto, e all’incerta operazione della diversificazione dell’offerta elettorale fra destra light (di governo)  e destra fideista (d’opposizione) . Dall’altro lato,  l’avvento della new age renziana strattonerà il Pd verso lidi sempre più ultra liberisti. Le mire del sindaco di Firenze sono chiare rispetto al futuro orientamento del suo programma di direzione del partito. Oltre ai rapporti pericolosi con  gli speculatori finanziari alla Serra e con gli arrampicatori sociali alla Briatore,  l’obbiettivo dichiarato di cercare voti anche nell’area post berlusconiana, la dice lunga su quale potrà essere la scelta del futuro Pd fra capitale finanziario e lavoro.  

A completare il quadro, rimane  la platea grillina che, fra rigurgiti xenofobi   certi ,e posizioni anti-euro un po’ meno certe, è pronta a sparigliare le carte ma con incerte possibilità di accrescere il consenso pur importante già acquisito. In conto c’è da mettere il rischio che la contiguità di posizioni anti europee con Forza Italia possano nuocere ai successi penta stallati.  

Sullo sfondo rimangono le macerie culturali e sociali del  berlusconismo  destinate a sopravvivere a Berlusconi, così come il fascismo è sopravvissuto a Mussolini.  Anzi , per essere precisi,  il berlusconismo  può considerarsi l’evoluzione del fascismo.  L’individualismo sfrenato, la poca o nulla idea di condivisione e bene della collettività,  l’esaltazione dell’appartenenza ad un’etnia ma anche  a cerchie sociali sfruttatrici, l’insofferenza per il diverso, straniero,   gay  o donna considerata esclusivamente come strumento di piacere e serva del maschio,  la voglia di affermazione anche a dispetto delle regole di convivenza civile, sono caratteri propri del fascismo che Berlusconi ha riportato in vita, attraverso un’accurata opera di riciclaggio e sdoganamento.  

La dipendenza dall’uomo forte   è un male atavico dell’Italiano borghese   dalla pigra predisposizione al servilismo e dalla "peciona"  tendenza al parassitismo verso il potente di turno, fosse anche l’usciere  del comune.  L’Italiano borghese non ha mai identificato   chi lo ha governato come colpevole della propria precarietà, ma se l’è presa sempre con il vicino più debole,  percepito  come pericoloso concorrente per l’accaparramento di diritti   fatti sembrare   privilegi.

Questi sono imprinting culturali difficili da rimuovere. Si poteva farlo prima, subito dopo la fine della II guerra mondiale, chiudendo i conti definitivamente con il fascismo, finendo il lavoro, magari anche in modo sporco,  che i partigiani avevano iniziato, estirpando la mala pianta fascista che già con l’eccidio di Portella della Ginestra  ricacciò fuori la testa e continuò ad essere usata dai governi variamente democristiani come braccio violento e  repressivo contro la rivolta sociale. 

Oggi le macerie capitalistico-fasciste-berlusconiane rimangono quasi indelebili ad incrostare le coscienze democratiche. Altro che decadenza di Berlusconi,  ciò che serve è un lungo e complicato processo di educazione alla convivenza civile. Purtroppo non si intravede all’orizzonte nessun organismo in grado di educare alla cultura della solidarietà e del rispetto dei diritti altrui. 

Forse l’associazionismo, i movimenti di cittadini potrebbero giocare un ruolo, piccolo ma importante nel  diffondere l’idea roussoniana  della sovranità dei cittadini. Un concetto  che si  sostanzia  nella rinuncia alla propria libertà individuale illimitata per l’ottenimento della libertà civile  che è limitata, ma anche salvaguardata dalla volontà generale della legge voluta da tutti. 

E la sovranità si esplica proprio nel concorso collettivo alla definizione della legge come mezzo per salvaguardare la libertà e i  diritti di tutti. Nel nostro piccolo con le attività dell’Osservatorio Peppino Impastato, ci stiamo provando. E’ possibile che saranno i nostri pronipoti a riuscire nell’impresa, ma come si dice, la speranza è l’ultima a morire.

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