mercoledì 13 novembre 2013

Ci sarà la ripresa, ma a vantaggio di chi?

Luciano Granieri

Finalmente si intravede la tanto desiderata luce in fondo al tunnel. L’Ocse e l’agenzia di rating Moody’s registrano segnali positivi sulla crescita economica italiana, dalla recessione si passerà alla stagnazione. Il premier Letta va in brodo di giuggiole esaltando la politica economica del governo, spacciando un venefico disposto combinato fra la soddisfazione delle promesse elettorali di Berlusconi, (leggi abolizione dell’Imu sulla prima casa) e una manovra che dietro il falso  schermo della riduzione de cuneo fiscale, nasconde le solite spoliazioni dei redditi dei cittadini, come la via maestra da seguire per uscire dalla recessione. 

L’unione europea avalla queste previsioni positive, ipotizzando per l’anno prossimo un’inflazione dell’ 1,4%.  Ecco dunque servite le cassandre pronte a vaticinare   un futuro nero come quello della Grecia.  L’uscita del tunnel è vicina, bisogna perseverare con le politiche del rigore. Punto. Scusate tanto ma da vecchio comunista e cassandra ad honorem non ci credo. Il mio scetticismo non è né ideologico, né da profeta del bastian contrario ad ogni costo.  Mi baso su  fatti ben precisi.  

Martedì  scorso ,  il tesoro è riuscito  ad allocare ben   sei miliardi e mezzo di bot, ad un anno,  al tasso irrisorio del 0,668%. Solo due anni fa lo Stato  per piazzare i suoi  titoli a scadenza annuale doveva assicurare tassi all’8,2%. Nell’arco di 24 mesi i rendimenti sono calati di dieci volte ma  l’asta ha avuto egualmente un grande successo. Come mai? 

Possibile che gli investitori  siano  così scemi da prestare soldi ad un tasso di interessi  che è la metà dell’aumento del costo della vita previsto per il 2014 da Bruxelles ?  E’ sensato pensare che un’acquirente di bot  accetti di subire    una perdita secca dello 0,7%  sul valore del suo patrimonio? Gli investitori non sono sprovveduti, semplicemente non credono  nella ripesa,  e di conseguenza giudicano poco realistico, se non utopico, un tasso d’inflazione all’ 1,4% . Anzi  ciò che costoro prevedono è il  fenomeno contrario, la deflazione generata dal crollo della domanda interna depressa dai bassi salari. Per cui con un’aumento   del costo della vita pari allo zero, al massimo ad uno zero virgola, il potere d’acquisto dei patrimoni, acquisiti con una tasso anche esiguo come quello  assicurato dall’ultima  offerta di bot  , comunque si  rivaluta. 

Scusate  ma personalmente sono portato a credere di più a chi investe dei soldi per guadagnare e non per fare beneficenza, che a certi organismi di carattere economico, tipo l’OCSE,   le agenzia di Rating  che valutano determinati indicatori, traendone giudizi fallaci, ma utili ai loro interessi.  Infatti è indubitabile che il futuro    in  Italia per i grandi investitori, per i detentori di ingenti patrimoni, per gli squali dell’alta finanza è più che roseo.  

Il nuovo commissario per la Spending Review incaricato da Letta    di disegnare la mappa dell’austerity che il governo dovrà seguire, viene direttamente dal Fondo Monetario Internazionale.  Si tratta del dott. Carlo Cottarelli, la cui missione è quella di recuperare 4 miliardi  per il solo 2014. La strategia prevede interventi di riduzione sulla spesa sociale sia a livello centrale che locale. La ricetta è sempre la stessa, tagli ai servizi sociali con il licenziamento dei dipendenti pubblici, dismissione del patrimonio immobiliare  e demaniale dello Stato e degli enti locali. In una parola. Privatizzazioni. Ovvero offrire a potentati finanziari e multinazionali varie,   l’opportunità di fare affari con l’erogazione del servizio idrico, con la sanità, l’istruzione e con la gestione di altri servizi  che il rispetto della dignità umana vorrebbe esenti da fini di lucro. E  consentire  ai potentati medesimi di venire in possesso, per  un tozzo di pane,  di un patrimonio immobiliare dal valore incommensurabile, quale quello costituito da palazzi, monumenti, parchi, spiagge.  Lo scopo è di farci pagare anche l’aria che respiriamo.  

L’abolizione di un abbozzo di patrimoniale, quale l’Imu sulla prima casa, provvedimento finanziato con l’aumento delle accise sulla benzina, e gli anticipi  dell’Irap  dell’Irpef  (lo scatto della  clausola di garanzia europea è scontato , visto il fallimento del piano di coperture predisposto dal governo) è il classico esempio di trasferimento dell’ìmposizione fiscale dai grandi patrimoni immobiliari al mondo del lavoro, della vita comune. Una manna per gli operatori di Moody’s   e della troika.  I venti che spirano dagli emendamenti presentati alla finanziaria, con ipotesi di ulteriori condoni per evasioni fiscali e reati finanziari, sono aria salubre  per i signori dell’alta finanza.  Ed infine a prefigurare un futuro radioso per gli speculatori concorre l’inizio delle procedure per il rispetto del Fiscal Compact previsto per il 2015. Anno in cui dovremmo iniziare a pagare la quota per riportare in 20 anni il  rapporto debito Pil dall’attuale 135% al 60% cosi come previsto dagli accordi firmati.  

In soldoni ciò significa che ogni  anno si dovranno scovare qualcosa come 40-50 miliardi. Neanche privatizzando tutti  servizi, vendendo tutte le proprietà statali, dal Colosseo alla fontana Bussi di Frosinone, sarà possibile reperire questi soldi, e allora sotto con la contrazione di altro debito,  con l’accumulo di interessi passivi, che andranno ad aggiungersi alla quota di fiscal compact. Tutta musica per le orecchie degli avvoltoi del Fondo Monetario Internazionale.  In effetti alla fine di tutto questo discorso, bisogna ammettere che una crescita è prevista. E’ quella dei portafogli e dei conti in banca dei soliti squali liberisti e speculatori finanziari, sempre più voraci e sempre più ricchi, a discapito  della gente comune, lavoratori precari, disoccupati,  sempre più disillusa e sempre più povera. 


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