Stasera parte Music Inn Jazz, un doppio appuntamento settimanale che porta la firma di uno dei più importanti musicisti del jazz italiano, Roberto Gatto, che ne curerà la direzione artistica. Il concerto d' apertura di questa nuova serie vedrà sul palco del Music Inn un quintetto "all stars" formato da Roberto Gatto, Dado Moroni, Maurizio Giammarco, Giovanni Tommaso e Fabrizio Bosso. Sabato sarà subito la volta di un ospite internazionale, il cantante e tastierista Frank McComb, eccellente voce in bilico tra soul e jazz. Poi nelle settimane seguenti, arriveranno Battista Lena, Javier Girotto, Rita Marcotulli, Rosario Giuliani e molti altri.
Gatto, dirigere questi appuntamenti al Music Inn è una sorta di "ritorno a casa"...
«Senza dubbio ho un legame affettivo con il Music Inn, ma la cosa che mi piaceva era l' idea di avere uno spazio a Roma per il jazz, un nuovo punto d' incontro per gli appassionati. L' offerta a Roma non manca, c' è l' Auditorium, la Casa del Jazz, c' è un club attivissimo come l' Alexanderplatz, ma è ancora poco in una città così grande, se si pensa alla realtà di New York, di Parigi, di Londra, dove ogni sera c' è un circuito di club che offrono possibilità a tanti musicisti diversi. Ecco, mi piaceva l' idea di fare un club visto dalla parte di un musicista, con una "vibrazione" giusta per chi suona e per il pubblico».
Nostalgia del vecchio Music Inn?
«Non è operazione nostalgia, oggi la realtà è talmente diversa che ogni paragone è impossibile. Diciamo che del vecchio club mi piacerebbe far rivivere la comunità. Una comunità che esiste ed è numerosa, tangibile. In città c' è tanta roba, tanti musicisti, una bellissima scena che arranca perché non ha spazi in cui suonare».
Ma è la dimostrazione che volendo si può.
«Si, credo proprio che volendo si possa fare. Io ho sempre amato molto le sfide, sono sempre andato controcorrente. E mi piace scommettere su questo progetto, voglio portare a suonare al Music Inn i migliori jazzisti italiani, ma anche moltissimi giovani, mi piacerebbe avere una serie di appuntamenti con dei bravi musicisti americani, far tornare qui personaggi come Rava, Pieranunzi, Fresu. L' importanteè volare basso, siamo un locale da 65 posti a sedere, non abbiamo sovvenzioni, si fa quello che fanno i club in tutto il mondo, facendo pagare il biglietto e offrendo un po' di ristorazione. Insomma vogliamo restare noi stessi, non sparare i fuochi d' artificio».
E riaprire un club per il jazz in città.
«Si, riportando la qualità, facendo suonare i musicisti che non fanno più i concerti nei club. Una volta si andava al Music Inn ad ascoltare Ornette Coleman o Charlie Mingus, quella scena oggi non c' è più, ma ci sono tanti musicisti che possono dare grandi soddisfazioni, che amano posti più piccoli e un rapporto diretto con il pubblico, non quello da grande palco e da festival jazz».
Quale sarà la formula?
«Il venerdì si alterneranno sulle pedane tutti i maggiori interpreti della scena jazzistica italiana e internazionale. Martedì invece, spazio alla jam session di jazz, intitolata "La Jam del martedì al Music Inn". Nel corso della serata si esibirà una formazione affidata di volta in volta a un band leader di assoluto valore, nella seconda parte si aprirà la jam session in cui si darà spazio a musicisti affermati e giovani talenti».
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