lunedì 20 gennaio 2014

A sinistra, una lista per Tsipras


 L’Europa è a un bivio, i suoi cit­ta­dini devono ripren­der­sela. Dicono i cul­tori dell’immobilità che sono solo due le rispo­ste al male che in que­sti anni di crisi ha fran­tu­mato il pro­getto d’unità nato a Ven­to­tene nell’ultima guerra, ha spento le spe­ranze dei suoi popoli, ha risve­gliato i nazio­na­li­smi e l’equilibrio fra potenze che la Comu­nità doveva abbat­tere.
La prima rispo­sta è di chi si com­piace: passo dopo passo, con aggiu­sta­menti minimi, l’Unione sta gua­rendo gra­zie alle tera­pie di auste­rità. La seconda rispo­sta è cata­stro­fi­sta: una comu­nità soli­dale si è rive­lata impos­si­bile, urge ripren­dersi la sovra­nità mone­ta­ria scon­si­de­ra­ta­mente sacri­fi­cata e uscire dall’euro. Noi siamo con­vinti che ambe­due le rispo­ste siano con­ser­va­trici, e pro­po­niamo un’alternativa di tipo rivo­lu­zio­na­rio. È nostra con­vin­zione che la crisi non sia solo eco­no­mica e finan­zia­ria, ma essen­zial­mente poli­tica e sociale. L’euro non resi­sterà, se non diventa la moneta di un governo demo­cra­tico sovra­na­zio­nale e di poli­ti­che non calate dall’alto, ma discusse a appro­vate dalle donne e dagli uomini euro­pei. È nostra con­vin­zione che l’Europa debba restare l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di eser­ci­tare sovranità.

A meno di chiu­dere le fron­tiere, far finta che l’economia-mondo non esi­sta, impo­ve­rirsi sem­pre più. Solo attra­verso l’Europa gli euro­pei pos­sono ridi­ve­nire padroni di sé.
Per que­sto fac­ciamo nostre le pro­po­ste di Ale­xis Tsi­pras, lea­der del par­tito uni­ta­rio greco Syriza, e nelle ele­zioni euro­pee del 25 mag­gio lo indi­chiamo come nostro can­di­dato alla pre­si­denza della Com­mis­sione euro­pea. Il suo paese, la Gre­cia, è stato uti­liz­zato come cavia durante la crisi ed è stato messo a terra: in quanto tale è nostro por­ta­ban­diera. Tsipras ha detto che l’Europa, se vuol soprav­vi­vere, deve cam­biare fondamentalmente.
Deve darsi i mezzi finan­ziari per un piano Mar­shall dell’Unione, che crei posti di lavoro con comuni piani di inve­sti­mento e colmi il diva­rio tra l’Europa che ce la fa e l’Europa che non ce la fa, offrendo soste­gno a quest’ultima. Deve dive­nire unione poli­tica, dun­que darsi una nuova Costi­tu­zione: scritta non più dai governi ma dal suo Par­la­mento, dopo un’ampia con­sul­ta­zione di tutte le orga­niz­za­zioni asso­cia­tive e di base pre­senti nei paesi europei.

Deve respin­gere il fiscal com­pact che oggi puni­sce il Sud Europa con­si­de­ran­dolo pec­ca­tore e adde­stran­dolo alla sud­di­tanza, e che domani punirà, pro­ba­bil­mente, anche i paesi che si sen­tono più forti. Al cen­tro di tutto, deve met­tere il supe­ra­mento della disuguaglianza, lo stato di diritto, la comune difesa di un patri­mo­nio cul­tu­rale e arti­stico che l’Italia ha mal­ri­dotto e mal­trat­tato per troppo tempo. La Banca cen­trale euro­pea dovrà avere poteri simili a quelli eser­ci­tati dalla Banca d’Inghilterra o dalla Fed, garan­tendo non solo prezzi sta­bili ma lo svi­luppo del red­dito e dell’occupazione, la sal­va­guar­dia dell’ambiente, della cul­tura, delle auto­no­mie locali e dei ser­vizi sociali, e dive­nendo prestatrice di ultima istanza in tempi di reces­sione. Non dimen­ti­chiamo che la Comu­nità nac­que per debel­lare le dit­ta­ture e la povertà. Le due cose anda­vano insieme allora, e di nuovo oggi.
Oggi abbiamo di fronte una grande que­stione ambien­tale di dimen­sioni pla­ne­ta­rie, che può tra­vol­gere tutti i popoli, e un insieme di poli­ti­che tese a sva­lu­tare il lavoro, men­tre una corretta poli­tica ambien­tale può essere fonte di nuova occu­pa­zione, di red­diti ade­guati, di mag­giore benes­sere e di riap­pro­pria­zione dei beni comuni. È il motivo per cui contesteremo dura­mente il mito della cre­scita eco­no­mica così come l’abbiamo fin qui cono­sciuta. Esi­ge­remo inve­sti­menti su ricerca, ener­gie rin­no­va­bili, for­ma­zione, tra­sporti comuni, difesa del patri­mo­nio cul­tu­rale. Sap­piamo che per una ricon­ver­sione così vasta avremo biso­gno di più, non di meno Europa.
Pro­prio come Tsi­pras dice rife­ren­dosi alla Gre­cia, in Ita­lia tutto que­sto signi­fica rimet­tere in que­stione due patti-capestro.
Primo, il fiscal com­pact: il pareg­gio di bilan­cio che esso pre­scrive è entrato pro­di­toriamente nella nostra costi­tu­zione, l’Europa non ce lo chie­deva, limi­tan­dosi a indi­care sue «preferenze».
Secondo, il patto di com­pli­cità che lega il nostro sistema poli­tico clep­to­cra­tico alle domande dei mer­cati: chie­diamo una poli­tica di con­tra­sto con­tro le mafie, il rici­clag­gio, l’evasione fiscale, la pro­te­zione e l’anonimato di capi­tali grigi, la cor­ru­zione, in un’Europa dove non sia più con­sen­tito opporre il segreto ban­ca­rio alle inda­gini della magistratura.
Signi­fica infine difen­dere la Costi­tu­zione nata dalla Resi­stenza, e non vio­larne i prin­cipi base come sug­ge­rito dalla JP Mor­gan in un rap­porto del 28 mag­gio 2013, cui i gover­nanti ita­liani hanno assen­tito col loro silen­zio. Signi­fica met­ter fine ai morti nel Medi­ter­ra­neo: i migranti non sono un peso ma il sale della cre­scita diversa che vogliamo. Signi­fica darsi una poli­tica estera, non più al rimor­chio di un paese – gli Stati uniti – che perde potenza ma non pre­po­tenza. La pax ame­ri­cana pro­duce guerre, caos, stati di sor­ve­glianza. È ora di fon­dare una pax euro­pea.
Le lar­ghe intese, le rifiu­tiamo in Ita­lia e in Europa: sono fatte per con­ser­vare l’esistente. Per que­sto diciamo no alla grande coa­li­zione par­la­men­tare che si pre­para fra socia­li­sti e demo­cri­stiani euro­pei, pre­sen­tan­doci alle ele­zioni di mag­gio con una piat­ta­forma di sini­stra alter­na­tiva e di rot­tura. Nostro scopo: un Par­la­mento costi­tuente, che si divida fra immo­bi­li­sti e inno­va­tori. Siamo sicuri fin d’ora che gran parte dei cit­ta­dini voglia pro­prio que­sto: non l’Unione mal ricu­cita, non la fuga dall’euro, ma un’altra Europa, rifatta alle radici. La chie­diamo subito: il tempo è sca­duto e la casa di tutti noi è in fiamme, anche se ognuno cer­casse rifu­gio nella sua tana  minu­scola e illusoria.
L’Italia al bivio
Que­sto è l’orizzonte. A par­tire da qui avan­ziamo la pro­po­sta di dare vita in Ita­lia a una lista che alle pros­sime ele­zioni euro­pee fac­cia valere i prin­cipi e i pro­grammi delineati.
Una lista pro­mossa da movi­menti e per­so­na­lità della società civile, auto­noma dagli appa­rati par­ti­tici, che sia una rispo­sta radi­cale alla debo­lezza italiana.
Una lista com­po­sta in coe­renza con il pro­gramma, che can­didi per­sone, anche con appar­te­nenze par­ti­ti­che, che non abbiano avuto inca­ri­chi elet­tivi e respon­sa­bi­lità di rilievo nell’ultimo decennio.
Una lista che sostiene Tsi­pras ma non fa parte del Par­tito della Sini­stra Euro­pea che lo ha espresso come can­di­dato. I nostri eletti sie­de­ranno nell’europarlamento nel gruppo con Tsi­pras (Gue-Sinistra Uni­ta­ria euro­pea). Una lista che potrà essere soste­nuta, come nel refe­ren­dum acqua, dal più grande insieme di realtà orga­niz­zate e che non si man­terrà con i rim­borsi elettorali.
Una lista che con Tsi­pras can­di­dato mobi­liti cit­ta­dine e cit­ta­dini verso un’Altra Europa.
Andrea Camil­leri, Paolo Flo­res d’Arcais, Luciano Gal­lino, Marco Revelli, Bar­bara Spi­nelli, Guido Viale

Oggi ren­diamo pub­blico que­sto appello cor­re­dato dalle sole firme dei suoi esten­sori. Nei pros­simi giorni ren­de­remo pub­blica la lista delle ade­sioni che si stanno raccogliendo.











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