Grave strappo alla democrazia parlamentare,
alla Camera dei deputati si sono perpetrati atti inauditi contrari allo spirito
democratico del Parlamento. Questo era il senso dei titoli riportati dall’informazione
mainstream nella giornata di oggi. Non vedo cosa ci sia da stupirsi. Non è la
prima volta che il Parlamento viene espropriato della sua prerogativa
legislativa. Non è la prima volta e non sarà l’ultima, che si chiede di votare un decreto in cui dietro alla normativa sulla lunghezza della
coda de cani, si cela l’immunità parlamentare
totale anche per i reati di strage, mafia e omicidio seriale. Era già accaduto
con il decreto SalvaRoma che aveva angustiato anche il Presidente della
Repubblica, indignato per le più disparate prebende elargite agli amici degli
amici contenute nel provvedimento.
Semmai ciò che intristisce è la viltà
ricattatoria, per cui si mimetizza l’ennesimo regalo della cleptocrazia
politica alle banche con la minaccia e il ventilato pericolo che torni sulla
scena tributaria la seconda rata dell’Imu, soppressa più per ragioni di pacificazione e
sopravivenza governativa, che per reale necessità fiscale. Il ricatto "ti faccio pagare l’Imu se non
passa l’ennesimo foraggiamento di settemiliardi e mezzo alle banche" è di uno
squallore assoluto. Tanto più quando si tenta di manipolare l’ informazione,
per cui girando per le strade si sente la
gente inveire contro i grillini colpevoli di opporsi ad un decreto che elimina l’Imu
ai cittadini e la fa pagare a Bankitalia.
La logica su cui si è innescata la
confusione (pilotata) è la seguente: Il valore del capitale di Bankitalia, le cui azioni
sono detenute dalle altre banche private e assicurazioni, passa dai 156 mila
euro 7,5 miliardi di euro, la plusvalenza così ottenuta da questa rivalutazione
verrà tassata e servirà a coprire il mancato introito dell’Imu. Ma che dormiamo
da piedi? Punto primo; un aumento di capitali in cui gli azionisti non tirano
fuori neanche mezzo euro non si era mai visto. Due;la tassazione delle
plusvalenze è naturalmente di favore: non il 20% in vigore per le rendite
finanziarie, ma nemmeno il 16 come inizialmente stabilito dal governo. Il 12% sembra equo. Sarà ancora troppo, ma meno di così non si
può, il tutto per un misero obolo di 900 milioni di euro.
Altra litania
governativa per giustificare l’operazione : La rivalutazione delle azioni
Bankitalia non costituisce un trasferimento di denaro liquido alle banche
private che le detengono. Falso! L’aumento dei dividendi, a seguito della rivalutazione , porterà nelle
saccocce dei soci privati in luogo dei 70 milioni di euro maturati nel 2012 un ben più sostanzioso assegno di 450 milioni nel
2014. Ed infine ecco la ciliegina sulla torta. Il decreto stabilisce che ogni
banca privata o assicurazione, non possa detenere più del 3% di azioni della
Banca d’Italia. Le quote in eccedenza dovranno essere vendute oppure potranno
essere riacquistate dalla stesso ente centrale italiano. Vedi le stupidaggini che si possono combinare
con il denaro pubblico! Lo scemo del villaggio prima di ricomprarsi le azioni
della propria azienda dai privati che le detengono vede bene di rivalutarle da 156 mila euro a
7miliardi e mezzo. Complimenti, bella mossa!
Traducendo in soldi il giochino
della riacquisizione delle quote eccedenti scopriamo che, Intesa San Paolo ha
un eccedenza pari al 27,3%, Unicredit dovrà disfarsi di un ulteriore 19,1% , le
Generali possiedono il 3,3% di azioni in più, la Cassa di risparmio di Bologna
il 3,2, Carige l’1. Per riacquisire
tutto questo patrimonio, la Banca d’Italia dovrà corrispondere agli istituti
privati 4 miliardi e duecento milioni di soldi pubblici, sull’unghia, soldi
veri da dare tutti e subito. Intesa San Paolo e Unicredit si spartiranno da
sole la bella cifra di tre miliardi e mezzo.
Chissà come mai in presenza di un
enorme esproprio di denaro pubblico nascosto dietro una misera agevolazione
fiscale il Presidente Napolitano non sbraita come per il Salva Roma? La risposta è semplice. Chi tocca le banche, potente strumento della
cleptocratica oligarchia capitalistico-finanziaria, muore. Caso vuole che all’ennesimo
furto di denaro pubblico da parte delle banche con la complicità del governo, si
aggiungono altre efferate rapine ordite dal finanz-capitalismo.
Il ricatto della multinazionale svedese degli elettrodomestici Electrolux, la
quale, dopo aver fagocitato finanziamenti pubblici per aprire stabilimenti nel
nostro paese, ricordiamo gli 8 mlioini ricevuti
come
aiutino per rilevare gli impianti della Zanussi, decide di chiudere lo
stabilimento di Porcia in provincia di Pordenone e di dimezzare lo stipendio
degli addetti assunti negli altri stabilimenti del nord Italia, pena il
trasferimento di baracca e burattini in Polonia dove un operaio costa all’azienda
il 20% in meno.
Dulcis in fundo non
poteva mancare il dissolvimento della Fabbrica Italiana Automobili Torino
(Fiat) nella multinazionale Fiat Chrysler Autmobiles (Fca). Sulla marea di
soldi pubblici che gli Agnelli hanno ottenuto dai vari governi e sulla sistematica svendita
dei diritti dei lavoratori, che l’attuale a.d Marchionne ha messo in atto con
la complicità dei sindacati, sono piene le cronache. A fronte di questo Fiat risponde
sottraendo al Paese un’importante quota di introiti tributari , spostando la sede fiscale a Londra dove potrà
godere di una fiscalità notevolmente inferiore e la sede legale in Olanda dove
la tassazione sui dividendi azionari è molto minore . “In Italia però rimangono gli
stabilimenti” Obbiettano raggianti Cisl Uil, il presidente Letta e il sindaco
di Torino Fassina. Vero, rimangono fabbriche semi deserte dove i pochi operai
rimasti provano a campare grazie alla cassa integrazione, guarda caso pagata dalle tasse
degli altri lavoratori.
Come è evidente esiste un colpevole unico che accomuna
le rapine delle banche, e delle grandi industrie ai danni della collettività
con la complicità dei vari governi: è la
classe dei grandi speculatori finanziari e dei grandi imprenditori. Se volte
possiamo chiamarla con un vecchio termine, la classe dei Padroni. Padroni non
più solo dei mezzi di produzione ma anche e soprattutto di patrimoni finanziari ottenuti ai danni delle gente comune.
Vogliamo
finalmente provare a dare scacco ai padroni? Si può fare anche e soprattutto a
livello europeo. Si vuole l’Europa unita? Cosa buona e giusta. Allora
cominciamo ad introdurre un contratto di lavoro collettivo unico per tutti i
paesi dell’Unione, dove sia previsto un salario minimo garantito. Stabiliamo
che se un’impresa decide di de localizzare in un paese al di fuori dell’Unione
ha l’obbligo di continuare a pagare gli stipendi agli operai rimasti
disoccupati nel paese di origine dove operava prima di de localizzare. Si
impongano dei dazi sulle merci che arrivano da Paesi in cui i lavoratori sono sfruttati
e sotto pagati. Si innalzi la tassazione sui profitti da speculazione finanziaria
e sui patrimoni. Si consenta alla Bce di divenire un prestatore di ultima
istanza, di emettere denaro. E’ utopia? Forse. Ma non è utopia anche l’idea di
una società fondata sul libero mercato
capace di autoregolarsi e di regalare benessere e ricchezza a tutti? Quest’ultima utopia l’abbiamo
provata sulla nostra pelle e ancora la stiamo provando. Gli esiti come è
evidente sono del tutto devastanti tranne che per pochi. Credo quindi sia
giunto il momento di provare quell’altra utopia, quella della condivisione
sociale. Hai visto mai che possa rivelarsi molto più vantaggiosa?
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