giovedì 30 gennaio 2014

Cambiamo Utopia

Luciano Granieri


 Grave strappo alla democrazia parlamentare, alla Camera dei deputati si sono perpetrati atti inauditi contrari allo spirito democratico del Parlamento. Questo era il senso dei titoli riportati dall’informazione mainstream nella giornata di oggi. Non vedo cosa ci sia da stupirsi. Non è la prima volta che il Parlamento viene espropriato della sua prerogativa legislativa. Non è la prima volta e non sarà l’ultima,  che si chiede di votare un decreto in cui  dietro alla normativa sulla lunghezza della coda de cani,  si cela l’immunità parlamentare totale anche per i reati di strage, mafia e omicidio seriale. Era già accaduto con il decreto SalvaRoma che aveva angustiato anche il Presidente della Repubblica, indignato per le più disparate prebende elargite agli amici degli amici contenute nel provvedimento. 
Semmai ciò che intristisce è la viltà ricattatoria, per cui si mimetizza l’ennesimo regalo della cleptocrazia politica alle banche con la minaccia e il ventilato pericolo che torni sulla scena tributaria la seconda rata dell’Imu, soppressa  più per ragioni di pacificazione e sopravivenza governativa, che per reale necessità fiscale.  Il ricatto "ti faccio pagare l’Imu se non passa l’ennesimo foraggiamento di settemiliardi e mezzo alle banche" è di uno squallore assoluto. Tanto più quando si tenta di manipolare l’ informazione, per cui girando per le strade si  sente la gente inveire contro i grillini colpevoli di opporsi ad un decreto che elimina l’Imu ai cittadini e la fa    pagare a  Bankitalia. 
La logica su cui si è innescata la confusione (pilotata)  è la seguente: Il valore del capitale di Bankitalia, le cui azioni sono detenute dalle altre banche private e assicurazioni, passa dai 156 mila euro 7,5 miliardi di euro, la plusvalenza così ottenuta da questa rivalutazione verrà tassata e servirà a coprire il mancato introito dell’Imu. Ma che dormiamo da piedi?  Punto primo; un aumento  di capitali in cui gli azionisti non tirano fuori neanche mezzo euro non si era mai visto. Due;la tassazione delle plusvalenze è naturalmente di favore: non il 20% in vigore per le rendite finanziarie, ma nemmeno il 16 come inizialmente stabilito dal governo.  Il 12% sembra equo.  Sarà ancora troppo, ma meno di così non si può, il tutto per un misero obolo di 900 milioni di euro. 
Altra litania governativa per giustificare l’operazione : La rivalutazione delle azioni Bankitalia non costituisce un trasferimento di denaro liquido alle banche private che le detengono. Falso! L’aumento dei dividendi, a  seguito della rivalutazione , porterà nelle saccocce dei soci privati in luogo dei 70 milioni di euro  maturati nel 2012  un ben più sostanzioso assegno di 450 milioni nel 2014. Ed infine ecco la ciliegina sulla torta. Il decreto stabilisce che ogni banca  privata o assicurazione, non possa detenere più del 3% di azioni della Banca d’Italia. Le quote in eccedenza dovranno essere vendute oppure potranno essere riacquistate dalla stesso ente centrale italiano.  Vedi le stupidaggini che si possono combinare con il denaro pubblico! Lo scemo del villaggio prima di ricomprarsi le azioni della propria azienda dai privati che le detengono  vede bene di rivalutarle da 156 mila euro a 7miliardi e mezzo. Complimenti, bella mossa! 
Traducendo in soldi il giochino della riacquisizione delle quote   eccedenti scopriamo che, Intesa San Paolo ha un eccedenza pari al 27,3%, Unicredit dovrà disfarsi di un ulteriore 19,1% , le Generali possiedono il 3,3% di azioni in più, la Cassa di risparmio di Bologna il 3,2, Carige l’1.  Per riacquisire tutto questo patrimonio, la Banca d’Italia dovrà corrispondere agli istituti privati 4 miliardi e duecento milioni di soldi pubblici, sull’unghia, soldi veri da dare tutti e subito. Intesa San Paolo e Unicredit si spartiranno da sole la bella cifra di tre miliardi e mezzo. 
Chissà come mai in presenza di un enorme esproprio di denaro pubblico nascosto dietro una misera agevolazione fiscale il Presidente Napolitano non sbraita come per il Salva Roma?  La risposta è semplice.  Chi  tocca le banche, potente strumento della cleptocratica oligarchia capitalistico-finanziaria, muore. Caso vuole che all’ennesimo furto di denaro pubblico da parte delle banche con la complicità del governo, si aggiungono altre    efferate rapine ordite dal finanz-capitalismo. 
Il ricatto della multinazionale svedese degli elettrodomestici Electrolux, la quale, dopo aver fagocitato finanziamenti pubblici per aprire stabilimenti nel nostro paese, ricordiamo gli  8 mlioini  ricevuti   come aiutino per rilevare gli impianti della Zanussi, decide di chiudere lo stabilimento di Porcia in provincia di Pordenone e di dimezzare lo stipendio degli addetti assunti negli altri stabilimenti del nord Italia, pena il trasferimento di baracca e burattini in Polonia dove un operaio costa all’azienda il 20% in meno.  
Dulcis in fundo non poteva mancare il dissolvimento della Fabbrica Italiana Automobili Torino (Fiat) nella multinazionale Fiat Chrysler Autmobiles (Fca). Sulla marea di soldi pubblici che gli Agnelli hanno ottenuto  dai vari governi e sulla sistematica svendita dei diritti dei lavoratori, che l’attuale a.d Marchionne ha messo in atto con la complicità dei sindacati, sono piene le cronache. A fronte di questo Fiat risponde sottraendo al Paese un’importante quota di introiti tributari ,  spostando la sede fiscale a Londra dove potrà godere di una fiscalità notevolmente inferiore e la sede legale in Olanda dove la tassazione sui dividendi azionari è  molto minore . “In Italia però rimangono gli stabilimenti” Obbiettano raggianti Cisl Uil, il presidente Letta e il sindaco di Torino Fassina. Vero, rimangono fabbriche semi deserte dove i pochi operai rimasti provano a campare grazie alla cassa integrazione, guarda caso pagata dalle tasse degli altri lavoratori. 
Come è evidente esiste un colpevole unico che accomuna le rapine delle banche, e delle grandi industrie ai danni della collettività con la complicità dei vari governi:  è la classe dei grandi speculatori finanziari e dei grandi imprenditori. Se volte possiamo chiamarla con un vecchio termine, la classe dei Padroni. Padroni non più solo dei mezzi di produzione ma anche e soprattutto di patrimoni  finanziari  ottenuti ai danni delle gente comune. 
Vogliamo finalmente provare a dare scacco ai padroni? Si può fare anche e soprattutto a livello europeo. Si vuole l’Europa unita? Cosa buona e giusta. Allora cominciamo ad introdurre un contratto di lavoro collettivo unico per tutti i paesi dell’Unione, dove sia previsto un salario minimo garantito. Stabiliamo che se un’impresa decide di de localizzare in un paese al di fuori dell’Unione ha l’obbligo di continuare a pagare gli stipendi agli operai rimasti disoccupati nel paese di origine dove operava prima di de localizzare. Si impongano dei dazi sulle merci che arrivano da Paesi in cui i lavoratori sono sfruttati e sotto pagati. Si innalzi la tassazione sui profitti da speculazione finanziaria e sui patrimoni. Si consenta alla Bce di divenire un prestatore di ultima istanza, di emettere denaro. E’ utopia? Forse. Ma non è utopia anche l’idea di una società fondata sul  libero mercato capace di autoregolarsi e di regalare benessere e ricchezza a tutti?  Quest’ultima utopia   l’abbiamo provata sulla nostra pelle e ancora la stiamo provando. Gli esiti come è evidente sono del tutto devastanti tranne che per pochi. Credo quindi sia giunto il momento di provare quell’altra utopia, quella della condivisione sociale. Hai visto mai che possa rivelarsi molto più vantaggiosa?



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