Il caso dell’Electrolux, che già da qualche mese agitava le acque del sindacalismo e delle lotte (ma la cui lotta specifica, soprattutto ad opera dei sindacati di base, risale ormai a tre anni fa nell’indifferenza e, anzi, con l’ostilità, spesso, delle burocrazie dei sindacati concertativi), è diventato un caso di portata nazionale quando, il 27 gennaio scorso, Electrolux ha presentato un ultimatum ai lavoratori: o si tagliano i salari del 40% oppure delocalizziamo in Polonia. Se, da un lato, l’esposizione mediatica della vicenda ha il merito di mettere in luce i drammatici ricatti cui i lavoratori sono sottoposti ogni giorno in tantissime realtà, soprattutto in un quadro sindacale italiano su cui si sta per abbattere lo tsunami dell’accordo tra Confindustria e Confederali sulla rappresentanza, che abbiamo ribattezzato “Accordo della vergogna”, d’altra parte il quadro che i media danno della vicenda è un quadro essenzialmente distorto, data la loro funzione di “tutori mediatici dell’ordine”. Passa, infatti, solo l’idea della multinazionale cattiva che vuole speculare delocalizzando la produzione oppure ricreando le condizioni di bestiale sfruttamento dei Paesi dell’est qui in Italia, multinazionale contrapposta ai “bravi” imprenditori italiani che vorrebbero salvaguardare la produzione italiana. Non manca nemmeno chi difende la scelta di Electrolux (cioè la scelta dei padroni contro i lavoratori) di andarsene dall’Italia a causa dell’alto costo del lavoro, ci riferiamo a Grillo e al suo reazionario Movimento 5 stelle: per Grillo il problema è lo Stato che chiede troppo alle imprese. Ma il problema di cosa debbano fare i lavoratori per non perdere lavoro e possibilità di sopravvivere non lo tange nemmeno. Ebbene, come ci hanno anche spiegato i lavoratori e le lavoratrici dell’Electrolux, cui abbiamo portato la nostra solidarietà militante, e come è facile verificare, il ricatto di Electrolux è sorprendentemente simile, per non dire identico nelle sue linee essenziali, ad un documento elaborato da Confindustria di Pordenone (insieme con “esperti” del mercato del lavoro come l’ex-ministro Treu) che vuole giungere ad una nuova competitività mediante tagli drastici ai salari e annullamento dei diritti, tra le altre cose con annullamento degli aumenti fissi, taglio delle pause e delle festività ed altri provvedimenti del genere.
Partiamo da questa vertenza per respingere l’attacco padronale
La necessità imperante, ieri come oggi, è quella di respingere con forza l’attacco padronale: oggi l’Electrolux diventa uno dei punti focali di questo attacco anche perché, come abbiamo detto, il piano che la multinazionale svedese vorrebbe applicare contro i suoi lavoratori è un piano di tagli che nelle intenzioni dei padroni sarà esteso a tutte le realtà produttive italiane, e l’Accordo della vergogna è funzionale proprio a portare attacchi di questa portata ai lavoratori, rendendo (nei piani dei padroni) impossibile ogni resistenza operaia. Per questo crediamo sia necessario partire dalla vertenza dell’Electrolux proponendo ai lavoratori una lotta radicale per la difesa dei posti di lavoro e proponendo soluzioni radicali, le uniche che possono impedire ai padroni di continuare a sfruttare e a ricattare i lavoratori. E’ necessario, innanzi tutto, unire a questa vertenza specifica una battaglia generale, aggregando lavoratori di altri settori e altre categorie in una lotta per i diritti sindacali, i diritti di rappresentanza sui luoghi di lavoro e di sciopero.
I piani dei sindacati concertativi e di Confindustria per distruggere ogni traccia di democrazia sindacale non sono slegati dall’attacco padronale contro i lavoratori e non sarà certo la mezza opposizione delle burocrazie sindacali della Fiom all’accordo (opposizione tardiva, contraddittoria e che per ora non si esprime che per via burocratica con il ricorso sulla costituzionalità dell’accordo) ad aiutare i lavoratori. La soluzione può arrivare solo dalla lotta intransigente dei lavoratori nel momento in cui si estende, coinvolge altre realtà (dai lavoratori delle fabbriche, ai lavoratori della sanità, della scuola, dei Comuni, ecc..) acquistando così la forza necessaria per respingere l’attacco dei padroni.
No al ricatto dei padroni, il salario non si tocca!
Nazionalizzazione senza indennizzo: l’Electrolux sia gestita dai lavoratori stessi!
Estendiamo la lotta fino allo sciopero generale! Costruiamo una grande mobilitazione per cancellare l’accordo della vergogna e tutte le leggi antisciopero!
Organizziamo e uniamo le lotte e la resistenza dei lavoratori!
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