martedì 11 febbraio 2014

Frosinone, la lezione del giurista Luciano Barra Caracciolo

Luciano Granieri


Che  i trattati europei fossero scritti di quattro banchieri rinchiusi dentro una stanza e imposti a tutta la comunità sotto le mentite spoglie di strumenti di prosperità sociale, ci era chiaramente noto. Che i trattati europei collidessero con i principi della costituzione italiana e con le costituzioni di altri paesi, oltre che ad essere noto, ci è stato confermato dalle intimazioni  di JP Morgan che nel giugno scorso  invitava l’eurozona a liberarsi  definitivamente dalle costituzioni antifasciste per completare il dominio del capitale finanziario in tutte le aree d’Europa. 

Ma la chiarezza e la ineluttabilità degli elementi che il giurista Luciano Barra Caracciolo ha fornito nella presentazione del suo libro Euro e (o?) democrazia costituzionale. La convivenza impossibile tra costituzione e trattati europei, svoltasi sabato scorso presso la sala convegni della Provincia, hanno tolto ogni dubbio sulle reali finalità dei trattati europei.  In particolare, nell’incontro organizzato dal Comitato in difesa della Costituzione di Frosinone,  la descrizione degli articoli del 123, 124 e 125 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea ha fatto emergere la reale natura liberista   delle normative europee  . In queste norme  si sancisce, nero su bianco,  che l’Unione Europea non risponde degli impegni assunti dalle amministrazioni statali di qualsiasi stato membro (art.125) vieta alla Bce l’acquisto diretto del debito pubblico degli stati membri ( proprio in questa direzione si stanno rivolgendo gli strali della Corte Costituzionale Tedesca per contrastare la decisione della Bce di acquistare titoli di stato - Omt - dei paesi in difficoltà per ridurre lo spread). In buona sostanza si determina il divieto di qualsiasi pratica solidaristica fra Stati, o di qualsiasi sistema fiscale generale finalizzato a garantire un minima forma di difesa sociale. Sono sufficienti questi tre articoli per vanificare totalmente gli effetti della Costituzione Italiana. 

L’unione europea non è in grado di assicurare, il fondamento cardine della repubblica italiana, cioè il lavoro, diritto continuamente sottratto alla comunità in favore dell’accumulazione del capitale finanziario. Nè sono assicurati i diritti inviolabili dell’uomo basati sulla solidarietà politica, economica e sociale. Nè i trattati dell’Unione, così come formulati, sono in grado di rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedendo così il pieno sviluppo della persona umana. Anzi l’obbligo dell’inserimento del  pareggio di bilancio in Costituzione, ledendo questi principi, introduce un elemento di contraddizione all’interno della stessa Costituzione. Come è evidente ci siamo limitati a citare soli i primi tre articoli della Carta il cui spirito contrasta con  i trattati  europei, ma potremmo citarne molti altri. 

Un ulteriore interessante rilievo che il prof. Barra Caracciolo ha posto alla nostra attenzione riguarda l’interpretazione dell’articolo 11 della costituzione. E’ falso affermare che questo articolo obbliga l’Italia al rispetto di trattati internazionali condivisi con gli altri Paesi . Infatti  la  rinunzia di una parte della propria sovranità per scopi più alti è finalizzata  esclusivamente alla realizzazione di un  ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni cosa del tutto estranea ai trattati europei che, al contrario, liberano  il predominio  del potere economico sul potere sociale. 

Alle puntali indicazioni del professor Barra Cracciolo, mi permetto di aggiungere un ulteriore elemento di enorme contraddizione. Al punto n. 6 del trattato di Lisbona (ossia il trattato sull’Unione europea) è scritto che “L'Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali  dell'Unione europea del 7 dicembre 2000, adattata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo, che ha lo  stesso valore giuridico dei trattati” (TUE e TFUE ndr). Nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sono sanciti: Il rispetto della dignità umana, il diritto all’integrità della persona, la proibizione della schiavitù e del lavoro forzato ( elemento che viene eluso da quei paesi in cui  i lavoratori sono costretti a paghe da fame e che in conseguenza di ciò, favoriscono la delocalizzazione favorendo il dumping sociale), il diritto all’istruzione e al lavoro, il diritto di negoziazione e di azioni collettive, la  tutela in caso di licenziamento ingiustificato, l’ottenimento di condizioni di lavoro giuste ed eque, della sicurezza,  dell’ assistenza sociale e della protezione della salute, nonchè l’accesso ai servizi d’interesse economico generale,   la tutela dell'ambiente,  la protezione dei consumatori. Quanto hanno in comune queste prescrizioni con ciò che è  previsto dagli articoli 123-124-125 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea prima citati? Nulla eppure la carta dei diritti dell’unione, in base a quanto sancito dal trattato di Lisbona, dovrebbe avere la stessa dignità giuridica dell’appena citato TFUE. 

La risposta alla domanda su quale parte dei  trattati venga fatto rispettare  è abbastanza scontata. E’quindi  necessario uscire dall’ipocrisia dell’invocazione di un’ Europa più giusta. Il presidente Napolitano non può rivendicare, come ha fatto nella sua recente visita a Strasburgo,  una politica europea solidale senza chiedere l’annullamento degli attuali trattati. Quando i partiti riformisti si pongono l’obbiettivo di reclamare la mitigazione della politiche di austerity, annunciano di voler battere il pugno sul tavolo delle istituzioni europee, o non hanno ben chiara la situazione, o sono in malafede, perchè, per fermare la marea di impoverimento causata dall’austerity imposta dai  potentati finanziari europei,è necessario abolire gli attuali trattati. 

Personalmente credo nella necessita di  riscrivere un nuovo patto che abbia come punto di partenza  la carta dei diritti dell’Unione. Bisogna fare l’esatto contrario di ciò che hanno intimato i banditi della JP Morgan. Cioè non disfarsi delle costituzioni antifascista, ma applicarle a livello europeo, elevarle da Costituzioni nazionali a Carte fondanti dei diritti dell’intera Unione. Ma per attuare questo piano è necessario combattere duramente coloro i quali hanno imposto, in nome dei propri interessi particolari, di classe,  un’Unione europea basata sulla condivisione delle regole ultra liberiste, sull’ istituzione di un unica grande aerea dove la speculazione e l’accumulo di rendite finanziarie sono libere di espandersi, ma dove, per non disturbare il libero fluire degli affari, le nazioni devono rimanere divise dai loro interessi particolari  e questa condizione non deve assolutamente essere rimossa. Siamo grati quindi al prof. Barra Caracciolo per averci fornito non solo conferme, ma anche nuove consapevolezze. Non resta che farne tesoro.



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