Frosinone, la lezione del giurista Luciano Barra Caracciolo
Luciano Granieri
Che i
trattati europei fossero scritti di quattro banchieri rinchiusi dentro una
stanza e imposti a tutta la comunità sotto le mentite spoglie di strumenti di
prosperità sociale, ci era chiaramente noto. Che i trattati europei
collidessero con i principi della costituzione italiana e con le costituzioni
di altri paesi, oltre che ad essere noto, ci è stato confermato dalle
intimazioni di JP Morgan che nel giugno
scorso invitava l’eurozona a liberarsi definitivamente dalle costituzioni
antifasciste per completare il dominio del capitale finanziario in tutte le
aree d’Europa.
Ma la chiarezza e la ineluttabilità degli elementi che il
giurista Luciano Barra Caracciolo ha fornito nella presentazione del suo libro Euro e (o?) democrazia costituzionale. La convivenza impossibile tra
costituzione e trattati europei, svoltasi sabato scorso presso la
sala convegni della Provincia, hanno tolto ogni dubbio sulle reali
finalità dei trattati europei. In
particolare, nell’incontro organizzato dal Comitato in difesa della
Costituzione di Frosinone, la
descrizione degli articoli del 123, 124 e 125 del Trattato sul funzionamento
dell’Unione Europea ha fatto emergere la reale natura liberista delle
normative europee . In queste norme si sancisce, nero su bianco, che l’Unione Europea non risponde degli
impegni assunti dalle amministrazioni statali di qualsiasi stato membro
(art.125) vieta alla Bce l’acquisto diretto del debito pubblico degli stati
membri ( proprio in questa direzione si stanno rivolgendo gli strali della
Corte Costituzionale Tedesca per contrastare la decisione della Bce di
acquistare titoli di stato - Omt - dei paesi in difficoltà per ridurre lo
spread). In buona sostanza si determina il divieto di qualsiasi pratica
solidaristica fra Stati, o di qualsiasi sistema fiscale generale finalizzato a
garantire un minima forma di difesa sociale. Sono sufficienti questi tre
articoli per vanificare totalmente gli effetti della Costituzione Italiana.
L’unione
europea non è in grado di assicurare, il fondamento cardine della repubblica
italiana, cioè il lavoro, diritto continuamente sottratto alla comunità in
favore dell’accumulazione del capitale finanziario. Nè sono assicurati i
diritti inviolabili dell’uomo basati sulla solidarietà politica, economica e
sociale. Nè i trattati dell’Unione, così come formulati, sono in grado di
rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico che limitano la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impedendo così il pieno sviluppo della persona
umana. Anzi l’obbligo dell’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, ledendo
questi principi, introduce un elemento di contraddizione all’interno della
stessa Costituzione. Come è evidente ci siamo limitati a citare soli i primi
tre articoli della Carta il cui spirito contrasta con i trattati europei, ma potremmo citarne molti altri.
Un ulteriore
interessante rilievo che il prof. Barra Caracciolo ha posto alla nostra
attenzione riguarda l’interpretazione dell’articolo 11 della costituzione. E’
falso affermare che questo articolo obbliga l’Italia al rispetto di trattati
internazionali condivisi con gli altri Paesi . Infatti la rinunzia di una parte della propria sovranità
per scopi più alti è finalizzata esclusivamente alla realizzazione di un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le nazioni cosa del tutto estranea ai trattati europei che, al
contrario, liberano il predominio del potere economico sul potere sociale.
Alle
puntali indicazioni del professor Barra Cracciolo, mi permetto di aggiungere un
ulteriore elemento di enorme contraddizione. Al punto n. 6 del trattato di
Lisbona (ossia il trattato sull’Unione europea) è scritto che “L'Unione
riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti
fondamentali dell'Unione europea del 7
dicembre 2000, adattata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati” (TUE e
TFUE ndr). Nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sono
sanciti: Il rispetto della dignità umana, il diritto all’integrità della
persona, la proibizione della schiavitù e del lavoro forzato ( elemento che
viene eluso da quei paesi in cui i
lavoratori sono costretti a paghe da fame e che in conseguenza di ciò,
favoriscono la delocalizzazione favorendo il dumping sociale), il diritto
all’istruzione e al lavoro, il diritto di negoziazione e di azioni collettive,
la tutela in caso di licenziamento
ingiustificato, l’ottenimento di condizioni di lavoro giuste ed eque, della sicurezza,
dell’ assistenza sociale e della protezione
della salute, nonchè l’accesso ai servizi d’interesse economico generale, la tutela
dell'ambiente, la protezione dei
consumatori. Quanto hanno in comune queste prescrizioni con ciò che è previsto dagli articoli 123-124-125 del
trattato sul funzionamento dell’Unione europea prima citati? Nulla eppure la
carta dei diritti dell’unione, in base a quanto sancito dal trattato di Lisbona,
dovrebbe avere la stessa dignità giuridica dell’appena citato TFUE.
La risposta
alla domanda su quale parte dei trattati
venga fatto rispettare è abbastanza
scontata. E’quindi necessario uscire
dall’ipocrisia dell’invocazione di un’ Europa più giusta. Il presidente
Napolitano non può rivendicare, come ha fatto nella sua recente visita a
Strasburgo, una politica europea
solidale senza chiedere l’annullamento degli attuali trattati. Quando i partiti
riformisti si pongono l’obbiettivo di reclamare la mitigazione della politiche
di austerity, annunciano di voler battere il pugno sul tavolo delle istituzioni
europee, o non hanno ben chiara la situazione, o sono in malafede, perchè, per
fermare la marea di impoverimento causata dall’austerity imposta dai potentati finanziari europei,è necessario
abolire gli attuali trattati.
Personalmente credo nella necessita di riscrivere un nuovo patto che abbia come punto
di partenza la carta dei diritti
dell’Unione. Bisogna fare l’esatto contrario di ciò che hanno intimato i
banditi della JP Morgan. Cioè non disfarsi delle costituzioni antifascista, ma
applicarle a livello europeo, elevarle da Costituzioni nazionali a Carte
fondanti dei diritti dell’intera Unione. Ma per attuare questo piano è
necessario combattere duramente coloro i quali hanno imposto, in nome dei propri
interessi particolari, di classe, un’Unione
europea basata sulla condivisione delle regole ultra liberiste, sull’
istituzione di un unica grande aerea dove la speculazione e l’accumulo di
rendite finanziarie sono libere di espandersi, ma dove, per non disturbare il
libero fluire degli affari, le nazioni devono rimanere divise dai loro
interessi particolari e questa
condizione non deve assolutamente essere rimossa. Siamo grati quindi al prof.
Barra Caracciolo per averci fornito non solo conferme, ma anche nuove
consapevolezze. Non resta che farne tesoro.
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