venerdì 14 febbraio 2014

Sel e Pd: rapporto di coppia...

di Claudio Mastrogiulio e Michele Rizzi

Nelle ultime settimane ha tenuto banco il congresso tenuto dal partito di Vendola, Sel e, in particolar modo, il rapporto che sarebbe scaturito con la nuova direzione del Pd, guidato da Renzi.
Inizialmente, infatti, quando ancora Vendola puntava sull' establishment consolidato del Pd, Renzi appariva, a detta dello stesso governatore pugliese, una sorta di parvenu della politica, figlio illegittimo di una politica berlusconizzata.
Ovviamente le critiche di cui si faceva portatore Vendola rappresentavano puramente e semplicemente un velo dietro al quale tentare goffamente di mascherare la necessità, rispetto ai propri militanti di base, di palesarsi come un'organizzazione alternativa e distante dalle logiche di potere e asservimento ai poteri forti che permeano il Pd.
Ecco, subito dopo l'incontrastata affermazione di Renzi alle primarie tenutesi l'8 dicembre dello scorso anno, l'indirizzo impartito dai Vendola ai suoi, è apparentemente mutato. Si badi bene, solo apparentemente, poiché se il governatore pugliese aveva necessità di smarcarsi dalla figura in ascesa di Renzi, ciò era dovuto soltanto alle continue punzecchiature con cui il sindaco fiorentino bersagliava Vendola e Sel. I continui riferimenti all'autosufficienza del Pd, e la marginalità di un progetto politico che mettessero all'ordine del giorno un flirt politico con Sel, hanno creato certamente allarme in Vendola.
Dal canto suo, Vendola, da interprete magistrale del bertinottismo, ripropone per Sel l'ennesimo schema di partito di “lotta e di governo”. Di lotta in realtà nei palcoscenici televisivi, dove dichiara ad ogni pié sospinto di voler sconfiggere il liberismo capitalista, di osteggiare la politica di austeritydella troika europea, di voler impostare una battaglia contro la precarietà sul lavoro, di difendere gli interessi dei lavoratori a scapito di quelli delle grandi imprese. Di governo, facendo poi esattamente l'opposto di quello che dichiara davanti alle telecamere nel suo quasi decennale governatorato pugliese.
La presunta “svolta” del congresso
Poco prima, ma anche durante il congresso,  la posizione di Vendola nei riguardi del neo-segretario Pd è, almeno nei modi, mutata. Infatti, se il progetto politico dei vendoliani non ha mai subito alcuna variazione, orientandosi costantemente verso la prospettiva di governo, sia locale che nazionale, col Pd; le valutazione ed i toni nei riguardi di Renzi hanno avuto una modulazione certamente diversa.
Questo apparente cambio di rotta è dovuto all'estremo tentativo di strappare al segretario Pd uno strapuntino in un prossimo governo a guida centrosinistra.
Quindi, come solitamente accade ai dirigenti carrieristi e opportunisti, chi fino a qualche tempo prima veniva considerato come un nemico da affrontare con fermezza, una volta ricevuta la legittimazione del potere, diventa, come d'incanto, un interlocutore serio ed attendibile.
D'altronde Vendola, in Puglia, dove si esprime in qualità di crocevia di tutte le vergognose politiche di accomodamento verso il grande capitale, ha sperimentato, direttamente dal governo, cosa sia applicare le ricette imposte dal capitalismo a ambiente e lavoratori.
A una chiusura massiccia di siti produttivi specie nel barese, il vendolismo pugliese ha risposto con la continua elargizione di soldi pubblici alle multinazionali arrivate in Puglia ad arricchirsi per poi delocalizzare dall'altra parte dell'Adriatico dove poter sfruttare ancor meglio. Il suo assessore al lavoro, l'ex segretario della Camera del lavoro di Brindisi, Leo Caroli (di Sel anche lui), nell'ottica della concertazione con padronato e sindacati, ha chiuso accordi istituzionali, da quello per Bridgestone a Natuzzi, che hanno favorito unicamente il padronato a scapito dei lavoratori, mentre all'Om carrelli ha proferito solo dichiarazioni sulla stampa, lasciando il campo alla multinazionale tedesca per chiudere il sito di Bari e cercare nuovi profitti in altre zone. Accordi conditi sempre da lauti e ricchissimi finanziamenti pubblici regionali (quasi la metà dei 101 milioni di euro dell'accordo di Programma del 2013 con Natuzzi sono di derivazione regionale), per non parlare di Ryanair che incassa ogni anno 10 milioni di euro per mantenere lo scalo barese.
La possibilità di una prospettiva che vada oltre l'accordo
Una delle voci che più insistentemente circolava nel corso delle ultime settimane, era quella secondo cui Sel, visto definitivamente svanire ogni tipo di approccio tattico che potesse garantirgli di proporsi come punto di riferimento della sinistra di movimento, in un'ottica di compromesso col Pd, si determinasse a scegliere di federarsi con il Pd stesso.
Non appare essere, quest'ultima, un'ipotesi del tutto peregrina, tenuto conto del fatto che da diversi mesi a questa parte la credibilità di Vendola, indubbiamente l'uomo di punta di Sel, è venuta definitivamente a volatilizzarsi.
Da ultimo, appare doveroso ricordare la vicenda delle intercettazioni telefoniche del governatore pugliese col responsabile Relazioni Istituzionali dell'Ilva (di Taranto), Girolamo Archinà; nelle quali, oltre alle invereconde risate di Vendola, sedicente ambientalista, nei riguardi della sceneggiata architettata dallo stesso Archinà contro un giornalista che voleva porgli delle domande scomode, evidenziava un tono ed un approccio dettate da un servilismo degno del peggior servo sciocco di giullaresca portata...
Nello stivale d'Italia, infatti, tutto si può che dire tranne che Vendola combatta il c.d. “neoliberismo capitalista” visti i ricchi affari che fanno le grandi famiglie del capitalismo italiano ed estero, da Riva a Natuzzi, passando per le multinazionali tedesche e non solo.
Affari fatti anche in ambito ambientale, grazie alle discariche della Marcegaglia e alle leggi pro-Riva all'Ilva.
D'altronde non sono da meno i 10 milioni di euro che la Regione assicura alle scuole materne private e i tagli pesantissimi alla sanità pubblica con la chiusura in due anni di ben 20 ospedali pubblici, il taglio di 2200 posti letto ed la chiusura interi reparti, mentre la sanità privata continua ad ottenere remuneratissime convenzioni.
La necessità di rompere con il riformismo
Da tutto quanto appena detto, si evince l'assoluta necessità, tanto più in un momento storico dettato da una crisi economica generalizzata e destinata a peggiorare,  di creare i presupposti per strappare i burocrati come Vendola dai loro comodi scranni. Con l'obiettivo di capovolgere le fondamenta stesse di una società fondata sull'iniquità e l'ingiustizia sociale, al fine, non solo di cacciare queste grigie figure servili dei potentati economici, ma con l'obiettivo di riorganizzare la società secondo gli interessi generalmente riconosciuti della maggioranza; quella stessa maggioranza che produce la ricchezza, usurpatale poi dagli speculatori e dai loro lacché.

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