venerdì 28 febbraio 2014

Sia lode a Ignazio Marino!

(nuovo)Partito comunista italiano





Che ne fosse consapevole o meno, Ignazio Marino, sfidando il governo Renzi-Berlusconi, dichiarando pubblicamente che “in marzo non ci saranno più i soldi per pagare i dipendenti, per il gasolio dei bus, per gli asili nido, per i rifiuti e neppure per le santificazioni dei due Papi. Se si dovessero licenziare 4 mila dipendenti, vendere Acea, liberalizzare [privatizzare, ma Marino non osa chiamare pane il pane, ndr] trasporti e rifiuti se ne occuperebbe un commissario liquidatore, non io”, ha mostrato la strada agli altri sindaci. Ha incitato tutte le organizzazioni operaie  e popolari a non accontentarsi di chiacchiere e dichiarazioni. In particolare ha anche incoraggiato i lavoratori addetti alla pulizia delle scuole, già in agitazione in tutto il paese, a non accontentarsi delle parole dei ministri e dei loro leccapiedi.
La crisi del capitalismo mette anche le amministrazioni locali davanti a un bivio: o diventare promotrici della mobilitazione e dell’organizzazione delle masse popolari ed esecutrici delle decisioni delle masse popolari organizzate ribellandosi al governo della Repubblica Pontificia e ai suoi mandanti della CI oppure diventare agenti dell’estorsione che questi mettono in atto contro le masse popolari.
Ben ha scritto (il manifesto, 28 febbraio) Marco Bersani, uno dei promotori del Referendum per l’acqua bene comune del giugno 2011 (chi si ricorda più della vittoria del Referendum, di nemmeno tre anni fa?):
“Sapientemente spogliati nell’arco degli ultimi quindici anni da un combinato disposto di misure, formato dal patto di stabilità interno, dalla drastica riduzione dei trasferimenti erariali, da vecchi tagli e più moderne spending review, fino all’iscrizione in Costituzione del pareggio di bilancio, gli enti locali sono ora cotti a puntino per divenire i più efficienti esecutori delle politiche liberiste, rese “inevitabili” dalla trappola del debito pubblico e dall’aver assunto come priorità indiscutibili i vincoli monetaristi imposti dall’Unione Europea.
Gli enti locali sono al centro del conflitto, in quanto ancora detentori di una quantità di beni – territorio, patrimonio immobiliare e servizi pubblici valutabili attorno ai 570 miliardi (stime Deutsche Bank del 2011) ed entrati da tempo nel mirino dei grandi capitali finanziari, alla disperata ricerca di asset (proprietà e attività redditizie, diciamo noi in italiano, ndr) sui quali investire l’enorme massa di ricchezza privata prodotta dalle speculazioni finanziarie dell’ultimo decennio.
Non è certo un caso la trasformazione, in atto negli ultimi anni, di Cassa Depositi e Prestiti da ente per il sostegno a tassi agevolati degli investimenti degli enti locali a SpA mista pubblico-privata che si pone come partner finanziario per il sostegno alle grandi opere, per la “valorizzazione” del patrimonio degli enti locali, per l’aggregazione in grandi multiutility della gestione dei servizi pubblici locali.
Se questa è la partita, appare a dir poco insufficiente l’indignazione del sindaco Marino con relative minacce di dimissioni. Ciò che sta per essere progressivamente dismessa è la funzione pubblica e sociale dell’ente locale in quanto tale, per trasformarne il ruolo: da erogatore e garante dei servizi per la collettività a facilitatore dell’espansione degli interessi finanziari e speculativi su ogni settore delle comunità territoriali.”
Ben detto, non sapremmo dire meglio! Bisogna solo passare dalla denuncia alla proposta, dal dire al fare.

Ignazio Marino ha pubblicamente minacciato di bloccare la macchina amministrativa del Comune di Roma, di interrompere l’attività che svolge al servizio del Vaticano e della Corte Pontificia e di dimettersi e il governo Renzi-Berlusconi ha dichiarato prontamente che farà macchina indietro, che gli darà i soldi che vuole! Non sono ancora soldi, per ora sono solo ancora parole: ma mostrano una via di cui ogni amministrazione comunale può approfittare, di cui le masse popolari organizzate devono approfittare.
Non occorre aspettare le elezioni europee e le amministrative di maggio per mettersi all’opera. Anzi, proprio l’opera di oggi mostra le vere intenzioni e la capacità anche di quelli che si candidano per le europee e le amministrative!
Grazie a Ignazio Marino abbiamo avuto anche la dimostrazione plateale che la minaccia del commissariamento, agitata da vari sindaci, non ultimo De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano e Pizzarotti a Parma, per giustificare la loro sottomissione al governo, è solo un pretesto.
Certo, non tutte le città e i paesi hanno il peso di Roma! Vero, ma la quantità fa qualità.
Non bisogna aver paura del commissariamento! È più un problema per il governo che per i sindaci. Che il governo dei vertici della Repubblica Pontificia (RP) assuma apertamente in proprio, con suoi commissari, l’amministrazione di centinaia di città e paesi, perché le amministrazioni locali rifiutano di fare gli esattori per conto del Fisco, delle banche e delle finanziarie, perché rifiutano di privatizzare servizi e beni demaniali, perché usano strutture, mezzi e risorse per attuare il diritto di ogni adulto a un lavoro utile e dignitoso, di ogni famiglia a una casa decente, di ogni persona a servizi pubblici di buona qualità, perché si fanno promotrici della mobilitazione e dell’organizzazione delle masse popolari per affrontare con misure concrete, sia pure provvisorie, gli effetti della crisi generale del capitalismo che devasta il nostro paese e sconvolge la società! 

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