(nuovo)Partito comunista italiano
Che ne fosse consapevole o meno, Ignazio
Marino, sfidando il governo Renzi-Berlusconi, dichiarando pubblicamente che “in marzo non ci
saranno più i soldi per pagare i dipendenti, per il gasolio dei bus, per gli
asili nido, per i rifiuti e neppure per le santificazioni dei due Papi. Se si
dovessero licenziare 4 mila dipendenti, vendere Acea, liberalizzare
[privatizzare, ma Marino non osa chiamare pane il pane, ndr] trasporti e
rifiuti se ne occuperebbe un commissario liquidatore, non io”, ha mostrato la
strada agli altri sindaci. Ha incitato tutte le organizzazioni operaie e popolari a non accontentarsi di chiacchiere
e dichiarazioni. In particolare ha anche incoraggiato i lavoratori addetti alla
pulizia delle scuole, già in agitazione in tutto il paese, a non accontentarsi
delle parole dei ministri e dei loro leccapiedi.
La crisi del capitalismo mette anche le
amministrazioni locali davanti a un bivio: o diventare promotrici della
mobilitazione e dell’organizzazione delle masse popolari ed esecutrici delle
decisioni delle masse popolari organizzate ribellandosi al governo della
Repubblica Pontificia e ai suoi mandanti della CI oppure diventare agenti
dell’estorsione che questi mettono in atto contro le masse popolari.
Ben ha scritto (il manifesto, 28 febbraio) Marco Bersani, uno dei promotori del
Referendum per l’acqua bene comune del giugno 2011 (chi si ricorda più della
vittoria del Referendum, di nemmeno tre anni fa?):
“Sapientemente
spogliati nell’arco degli ultimi quindici anni da un combinato disposto di
misure, formato dal patto di stabilità interno, dalla drastica riduzione dei
trasferimenti erariali, da vecchi tagli e più moderne spending review, fino
all’iscrizione in Costituzione del pareggio di bilancio, gli enti locali sono ora
cotti a puntino per divenire i più efficienti esecutori delle politiche
liberiste, rese “inevitabili” dalla trappola del debito pubblico e dall’aver
assunto come priorità indiscutibili i vincoli monetaristi imposti dall’Unione
Europea.
Gli enti locali
sono al centro del conflitto, in quanto ancora detentori di una quantità di
beni – territorio, patrimonio immobiliare e servizi pubblici valutabili attorno
ai 570 miliardi (stime Deutsche Bank del 2011) ed entrati da tempo nel mirino
dei grandi capitali finanziari, alla disperata ricerca di asset (proprietà e
attività redditizie, diciamo noi in italiano, ndr) sui quali investire l’enorme
massa di ricchezza privata prodotta dalle speculazioni finanziarie dell’ultimo decennio.
Non è certo un
caso la trasformazione, in atto negli ultimi anni, di Cassa Depositi e Prestiti
da ente per il sostegno a tassi agevolati degli investimenti degli enti locali
a SpA mista pubblico-privata che si pone come partner finanziario per il sostegno
alle grandi opere, per la “valorizzazione” del patrimonio degli enti locali,
per l’aggregazione in grandi multiutility della gestione dei servizi pubblici
locali.
Se questa è la
partita, appare a dir poco insufficiente l’indignazione del sindaco Marino con
relative minacce di dimissioni. Ciò che sta per essere progressivamente
dismessa è la funzione pubblica e sociale dell’ente locale in quanto tale, per
trasformarne il ruolo: da erogatore e garante dei servizi per la collettività a
facilitatore dell’espansione degli interessi finanziari e speculativi su ogni
settore delle comunità territoriali.”
Ben detto, non
sapremmo dire meglio! Bisogna solo passare dalla denuncia alla proposta, dal
dire al fare.
Ignazio Marino ha pubblicamente minacciato
di bloccare la macchina amministrativa del Comune di Roma, di interrompere
l’attività che svolge al servizio del Vaticano e della Corte Pontificia e di
dimettersi e il governo Renzi-Berlusconi ha dichiarato prontamente che farà
macchina indietro, che gli darà i soldi che vuole! Non sono ancora soldi, per
ora sono solo ancora parole: ma mostrano una via di cui ogni amministrazione
comunale può approfittare, di cui le masse popolari organizzate devono
approfittare.
Non occorre aspettare le elezioni europee
e le amministrative di maggio per mettersi all’opera. Anzi, proprio l’opera di
oggi mostra le vere intenzioni e la capacità anche di quelli che si candidano
per le europee e le amministrative!
Grazie a Ignazio Marino abbiamo avuto anche
la dimostrazione plateale che la minaccia del commissariamento, agitata da vari
sindaci, non ultimo De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano e Pizzarotti a
Parma, per giustificare la loro sottomissione al governo, è solo un pretesto.
Certo, non tutte le città e i paesi hanno
il peso di Roma! Vero, ma la quantità fa qualità.
Non bisogna aver paura del
commissariamento! È più un problema per il governo che per i sindaci. Che il
governo dei vertici della Repubblica Pontificia (RP) assuma apertamente in
proprio, con suoi commissari, l’amministrazione di centinaia di città e paesi,
perché le amministrazioni locali rifiutano di fare gli esattori per conto del
Fisco, delle banche e delle finanziarie, perché rifiutano di privatizzare
servizi e beni demaniali, perché usano strutture, mezzi e risorse per attuare
il diritto di ogni adulto a un lavoro utile e dignitoso, di ogni famiglia a una
casa decente, di ogni persona a servizi pubblici di buona qualità, perché si
fanno promotrici della mobilitazione e dell’organizzazione delle masse popolari
per affrontare con misure concrete, sia pure provvisorie, gli effetti della
crisi generale del capitalismo che devasta il nostro paese e sconvolge la società!
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