giovedì 27 marzo 2014

Morire di inflazione o deflazione? Meglio vivere

Luciano Granieri
                                                                                                                                               
 

Qualche riflessione:

Rimanere nell’Euro significa subire l’erosione dei salari e una regime fiscale a favore delle imprese per mantenere la competitività. Inoltre  bisogna fare i conti con la deflazione che comporta la stagnazione dei prezzi favorendo la speculazione finanziaria che prospera investendo a  tassi di interesse     superiori alla variazione dei prezzi. Risultato:  ci guadagna il capitalismo finanziario, ci perde il mondo del lavoro e gran parte della popolazione. 

Uscire dall’euro significa subire gli effetti della svalutazione della moneta indirizzata al recupero della competitività delle imprese, una ripresa dell’inflazione e,  dal momento che non esiste una dinamica di adeguamento dei salari all’aumento dei prezzi,  determinato   dalla crescita del costo delle materie prime, si  realizzerebbe ugualmente l’erosione del potere d’acquisto dei salari, senza  contare che riprenderebbe a piè sospinto la speculazione valutaria, grande fonte di accumulazione da parte dei grandi potentati finanziari. Risultato anche in questo caso ci guadagna il capitalismo finanziario e ci perdono i lavoratori e   gran parte della popolazione . 

Probabilmente uscendo dall’euro potrebbe essere più semplice rigettare le politiche cravattare dal fiscal compact, ma il debito non è che scompare per incanto e neanche il Fondo Monetario sparisce, pronto a sostituirsi alle vessazioni che oggi derivano dai trattati. Dunque  a me sembra che la questione, se rimanere o meno nell’euro, non sia così fondamentale infatti a rimetterci, in un caso o nell’altro, è sempre la stessa categoria di persone, cioè chi  non possiede fondi d’investimento depositati in qualche banca d’affari. 

Capisco anche che in termini mediatici, soprattutto in vista della campagna elettorale per le elezioni europee , sia molto più semplice ridurre tutto ad una faccenda:  euro si, euro no, ma il problema vero è un altro.  E’ frustrante dover scegliere fra morire di deflazione o morire di inflazione, non sarebbe meglio scegliere di vivere? E per vivere  bisogna minare alla base il sistema  su cui poggia tutta la costruzione.  Il sistema cioè che pone le leggi del mercato come uniche regole della vita di tutti noi. 

Tale principio sta alla base del TFUE (trattato sul funzionamento dell’Unione Europea)  in cui è auspicata la competitività fra le nazioni secondo i dettami del libero mercato.  In realtà un modello di  società regolata da tali  principi è  ciò che hanno sempre perseguito e ottenuto  i signori del capitalismo finanziario e delle multinazionali, cioè quell’1% della popolazione che depreda  il restante 99%. 

Se non si mette seriamente in discussione questo caposaldo solidamente sedimentato anche nelle forze riformiste non ha alcun senso auspicare gli Stati Uniti d’Europa, basati sulla solidarietà fra le nazioni. Anzi impostare il proprio programma elettorale su questa prospettiva, condendola  magari con la rinegoziazione dei trattati europei  è fuorviante.  Né giovano le spinte sovraniste o nazionaliste, tese alla riconquista della sovranità nazionale, monetaria o identitaria che sia.  Il  capitalismo finanziario ha sempre tratto linfa dalle divisioni e dalle diseguaglianze che queste determinano fra nazioni o parti di società.  

E’ inutile girarci intorno. Per tornare a respirare è necessario abbattere il capitalismo finanziario e per farlo è necessaria una Unione non espressione di confederazione  di   Stati ma espressione di classe sociale.  E’ fondamentale che oltre le sovranità,  i nazionalismi,  oltre i confini statuali, si realizzi l’unità del 99%  contro i predatori dell 1%.  E’ sulla realizzazione di questa unità che quei partiti,  che ancora si  riconoscono nei valori del predominio del lavoro sulla finanza, della solidarietà sociale, se ancora esistono,  dovrebbero  battersi e chiedere il consenso ai cittadini per una società più giusta, non solo europea.

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