domenica 16 marzo 2014

Togliere la vita, creare la morte.

Samantha Comizzoli

Il mostro ha tanti modi di mostrarsi, oggi ne ho conosciuto un altro. Sono stata nella Jordan Vally, precisamente nella valle di Maleh. Per arrivare qui ho passato un checkpoint particolare perchè è la vera e propria “porta d'ingresso” all'intera zona. Israle con gli accordi di Oslo ha chiuso tutta la valle denominandola “firing zone”, zona militare.
Qui ci vivono più di 400 famiglie da trecento anni. Attualmente ci sono 400 bambini.
Queste famiglie, trentacinque anni fa, si sono viste sorgere sui propri campi coltivati 7 basi militari e 6 insediamenti illegali. Uno di questi insediamenti è un contenitore di criminali israeliani pericolosi (non oso nemmeno immaginare).
Nel contempo, sempre 35 anni fa, israele gli ha tolto il loro corso naturale d'acqua. Loro avevano costruito un sistema per portare l'acqua nelle varie zone della valle, con le pietre, antico. Ora non c'è più un goccio d'acqua. Vivono senza corrente elettrica. Non hanno più nulla.
Ma ecco il peggio..... Essendo una firing zone tutte le settimane a queste famiglie viene notificato l'ordine di sgombero perchè ci saranno esercitazioni militari, ma loro rimangono. Tutte le settimane arrivano i bulldozer e gli distruggono tutto, ma loro ricostruiscono tutto. Tutte le settimane l'esercito esegue esercitazioni militari, ma loro resistono. Due bambini sono esplosi perchè mentre camminavano hanno calpestato una bomba.
Le persone che vivono qui sono in completa armonia con la terra e con gli animali che vivono liberi. Sembra il paradiso, ma in realtà è un inferno.
Israele qui ha confiscato tutto: acqua, case, tende, auto, trattori e animali. Due cammelli, pecore, capre, cani, mucche. All'uomo con il quale sto parlando hanno confiscato le mucche, lui si è rivolto al tribunale, ma il tribunale è israeliano..... La sentenza è stata che se rivuole le sue mucche deve pagare (400 shekel per mucca che è pari al prezzo di vendita). Le sue mucche ora sono assieme ai cammelli e agli altri animali confiscati (rubati) in una specie di prigione per animali vicino a Gerico.
Sopra alle loro teste passano i fili della corrente elettrica per le basi militari e gli insediamenti, per chi vive qui da 300 anni non c'è nemmeno una candela. Il letto del fiume è solo un ammasso di sassi e qualche pozza d'acqua piovana. Mi imbatto in uno scheletro d'animale, è per me la miglior rappresentazione di ciò che crea israele.
Lungo la strada ci sono dei blocchi di cemento con scritto “firing zone” e “forbidden”. Sui sassi più grandi lungo la strada principale hanno dipinto la bandiera israeliana. Chiedo all'uomo: “cosa succede se ci mettiamo a dipingergli sopra la bandiera palestinese?”. Mi risponde che in 5 minuti dalle torrette ci sparerebbero.
Arriva il service per tornare a Tubas, ho lo stomaco in una morsa. Vorrei tornare lì con qualcosa per quei 400 bambini perchè non hanno nulla, nessun gioco, nulla.
L'uomo mi dice che siamo sempre i benvenuti (io spero di tornarci con qualche gioco per i bimbi) e poi mi dice: “noi non chiediamo soldi, non chiediamo strutture, non chiediamo strade o ponti, vogliamo solo la nostra libertà, vogliamo solo quello che già avevamo, vogliamo vivere a casa nostra, con i nostri orti e con i nostri animali”.

A questo articolo allego le foto degli animali di una famiglia che ora è metà nelle tende e metà in un antico albergo di origine turca e le contrappongo alle foto di ciò che crea il mostro.


Foto : Samantha Comizzoli
Clip a cura di Luciano Granieri.

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