domenica 6 aprile 2014

Che bello essere professori !

Luciano Granieri


Finalmente abbiamo scoperto chi intralcia le riforme, chi si mette di traverso alla modernizzazione ormai irreversibile della forma istituzionale  dello Stato. Sono i professori. Quei vecchi tromboni alla Rodotà, alla Zagrebelsky, alla Carlassara, con la fissa dell’equilibrio dei poteri, ma soprattutto con l’ossessione della rappresentanza e della partecipazione. Per farla breve son quei dinosauri  che si battono per i diritti sanciti nella Costituzione.  

Questa fondamentale scoperta è stata fatta pochi giorni fà dalla ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi.  A dire il vero un po’ mi sento gratificato ad essere apostrofato con l’immeritato appellativo di “Professore”.  Infatti se per l’onorevole Boschi  sono stati i professori a bloccare le riforme Costituzionali ebbene il sottoscritto era fra quei 15 milioni  e ottocentomila individui che nel 2006 hanno votato contro la Riforma Costituzionale partorita delle illuminate menti dei caciottari di Lorenzago.   Eravamo evidentemente tutti professori.  

D’altra parte essere in compagnia, all’interno di questo  esclusivo club  accademico,  con colui che fece fallire le riforme proposte dalla bicamerale di D’Alema e della successiva bozza Violante, cioè Silvio Berlusconi (non propriamente un professore),  non è che sia  molto gratificante.  Il dubbio sorge spontaneo: o l’onorevole ministro Boschi ha un concetto molto allargato del concetto di professore,  o ha la memoria corta. Più probabile è  questa seconda ipotesi.  

Una che ha la memoria corta però,  e pretende di riformare la Costituzione dovrebbe studiare un po’.  Quella Costituzione che si intende riformare, scippando ai cittadini la prerogativa di votare i Senatori e i consiglieri provinciali, nel nome di un risparmio di denari che è populistico e tutto da dimostrare,  è stata scritta da dei signori , che hanno rischiato la vita, hanno patito nelle carceri fasciste, hanno sacrificato ogni secondo della loro esistenza  all’impegno politico e sociale. 

I sopracitati signori sono stati eletti , con il preciso scopo di scrivere la Costituzione, da un popolo composto per lo più da partigiani, da gente che aveva lottato e sofferto per un mondo di libertà.  Non a caso la nostra Costituzione è un esempio impeccabile di equilibrio fra   i diritti e il dovere di ciascuno di  rispettare i diritti di tutti. Come si permettono questi sedicenti giovani renziani  , con tutto il rispetto per i giovani, dalla memoria corta, di disquisire su certe materie che per lo più ignorano. 

Che ne sanno costoro di come si attacca un  volantino, di come si organizzano manifestazioni.  Come si permette questa gente imboscata nelle segreterie locali,  da cui ha spiccato il volo verso alti lidi  attaccata al carro dell’imbonitore di turno , di esprimere certi giudizi?  Non facciamoci imbrogliare da questi giovani ciarlatani. 

Il percorso non è nuovo. E’ il solito vecchio e odioso  piano atto a disinnescare la partecipazione politica sancita nella Costituzione.  Una legge elettorale che mortifica la partecipazione,  l’alienazione del diritto di votare organi istituzionali intermedi di prossimità territoriale e di eleggere i senatori, lasciando tutto in mano a sindaci e governatori è un ulteriore strappo alle prerogative democratiche e al perseguimento di quanto era sancito nei patti pidduisti.  

Già perché tutto ciò non è affatto nuovo, è il vecchio piano partorito dalla triste compagnia di Licio Gelli. Noi che la memoria ce l’abbiamo quel piano non l’abbiamo dimenticato.

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