mercoledì 9 aprile 2014

EQUITALIA E LA GRANDE VERGOGNA DELLA PROCURA DI ROMA

Miriam Vitolo


L'inchiesta che appare oggi sui giornali relativa ad Equitalia porta con sè una triste nota di demerito per l'indolente comportamento tenuto in questi mesi dalla Procura della Repubblica di Roma. Da oltre due anni, infatti, si susseguono notizie, voci e leaks su comportamenti platealmente corruttivi ed estorsivi dei funzionari delle agenzie fiscali; ma la Procura ha fatto sempre e solo smentite in merito.

Signor Procuratore Capo, in questo stato di diffuso malaffare, intendiamo richiamarla alle Sue responsabilità per un comportamento che ha passivamente favorito il reiterarsi di pericolosi crimini economici. Ciò non è solo riferito al danno erariale ma, cosa molto più grave, al danno arrecato alle imprese ed ai lavoratori da tali comportamenti.

Anche uno stupido, infatti, avrebbe capito che tra le migliaia di procedimenti giacenti presso le commissioni tributarie, una elevatissima percentuale è stata messa in piedi al solo scopo di compiere ritorsioni contro quei contribuenti o quelle aziende che non si sono piegati al pagamento di tangenti.

Molte di queste aziende hanno chiuso i battenti o sono fallite in questi anni grazie anche alla compiacenza ed all'inerzia della Procura. Sarebbe bastato esaminare i fascicoli per scoprire migliaia di casi di accertamenti condotti in palese abuso, in aperto contrasto con le norme e persino in patente violazione del codice penale.

Ma Lei non ha fatto nulla per eradicare tutto questo con il risultato che, anzi, le Commissioni Tributarie si sono ulteriormente appiattite su un comportamento di supino avallamento degli accertamenti fiscali.

Il danno erariale "indiretto" prodotto dalla perdita delle aziende e dei posti di lavoro è decine di volte superiore ai 17 milioni di euro di cui oggi si parla; e Lei ne è il principale corresponsabile.

Quando la Procura della Repubblica ignora coscientemente il reato pur sapendo che tale comportamento darà vita e luogo al reitero dello stesso, essa travalica il confine tra giustizia e crimine che le è invece stato dato da vigilare.

Pertanto, Signor Procuratore, Lei oggi deve prendere atto di non avere più i requisiti morali e materiali per svolgere l'incarico cui è chiamato; e rassegnare le Sue dimissioni.

La forza di uno Stato di diritto sta nel saper reprimere l'illecito;innanzi tutto se esso si ingenera all'interno dello Stato.


SI VERGOGNI PER COME HA AGITO!

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