Daniele Nalbone
I movimenti occupano. Protestano sul tema più
caldo, a Roma e non solo, dell’emergenza abitativa. Ce l’hanno con tutti e non
risparmiano nessuno: dal governo nazionale a quello locale. Da Renzi a Marino,
passando ovviamente per il ministro
Alfano e i deputati, all’ordine pubblico della Capitale. La questione, da
spiegare, è semplice: il problema della
casa è sociale e non può ridursi ad ordine pubblico. Davanti ad ogni
occupazione decine di telecamere. E, puntuali, ecco gli esponenti politici che
sui banche del Campidoglio siedono “più a sinistra” . Sel in primis. Arrivano per portare
solidarietà ai movimenti. Per dire che “ si Roma è la città dell’emergenza abitativa.
Che si, è giusto occupare. E soprattutto, che si non si può ridurre tutto ad un
problema legalitario”.
Passano poche ore. I movimenti, gli stessi
che hanno occupato, vengono sgomberati. Qualche occupazione resiste altre cadono sotto scudi e manganelli. “Occupare è reato, chi occupa è
un criminale”. Un assioma tutto giuridico ma che non ha niente di sociale. A
coordinare le operazioni sono le forze di polizia. Ad applaudire agli agenti che
riportano, da un lato l’ordine, dall’altro rimettono in strada decine di famiglie,
vari esponenti del Pd. Quel pezzo di Pd
ritenuto dai movimenti (e dai politici “più a sinistra” di Roma) vicino a
costruttori e cooperative.
E qui scoppia la contraddizione . Sel è con
gli occupanti. Il Pd con gli “sgomberati”. Eppure le due forze politiche, a
Roma, governano insieme.
Il giorno dopo gli sgomberi, a reazione dei
movimenti. In cento fanno irruzione
negli uffici di Pd e Sel in Via delle
Vergini. Entrano, come sono soliti fare, senza bussare. Senza chiedere permesso.
E , come spesso accade, si accende
qualche momento di tensione. A farne le spese un paio di piante, due estintori
e, secondo quanto riportato da Pd e Sel
(ma i movimenti negano l’aggressione) due lavoratrici dei due partiti della
maggioranza di governo. A ognuno scegliere da che parte stare: se con i movimenti , o contro i movimenti. Singolare, però, che a
scagliarsi contro i movimenti siano anche gii esponenti di Sel che poche ore
prima si facevano fotografare con i “compagni” con la testa rotta dagli “sbirri”.
Ora che i movimenti sono entrati in casa loro, i “compagni” sono diventati “sbirri”
e loro, in veste più di governo che di lotta, si mostrano solidali con quelli
del Pd che, per l’occasione non sono più filo-costruttori e filo-cooperative.
In poche ore cade il velo. In poche ore sia
assiste ancora una volta che “il di lotta e di governo” è un assioma che non ha
mai funzionato e mai funzionerà. Almeno fino alla prossima competizione
elettorale.
Perché se è vero che ieri, 9 aprile 2014, i
movimenti sono stati nemici o, per dirla
in maniera edulcorata, “compagni che sbagliano”, è altrettanto vero che il prossimo
25 maggio quegli stessi “compagni che sbagliano” tornano ad essere bacino
elettorale dal quale attingere per fare
in modo che i voti agli (ex) esponenti di movimento inseriti in lista riescano,
magari, a far elegger qualcuno che poi,
un giorno, potrebbe ritrovarsi a governare con il Pd di Renzi. Quel Pd che, lontano dalle elezioni, è “filo-costruttori” ma che poi, per magia,
magari in cambio di qualche assessorato, può tornare utile come interlocutore per
la costruzione di un nuovo centro sinistra. Ora bisogna capire se sarà un centro sinistra
di “compagni” o di “sbirri”.
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