mercoledì 30 aprile 2014

I cani senza museruola fedeli servitori dello Stato

Luciano Granieri




In una riunione di un  sindacato dei fedeli servitori  dello Stato, sono stati applauditi tre di questi eroi, perché pur avendo compiuto il loro dovere     uccidendo a calci e pugni un disagiato  sociale, sono stati condannati dalla giustizia dei loro stessi padroni.  

C’è da comprenderli . Un fedele e solerte servitore non capisce il motivo per cui viene condannato nell’assolvimento del suo  compito e dunque mostra il proprio dissenso applaudendo gli autori dell’atto eroico.  

Questi sono i fedeli servitori dello Stato il quale è fedele servitore di un’oligarchia transnazionale che, per soddisfare i suoi illimitati appetiti di accumulazione finanziaria e di ricchezza, produce diseguaglianza e sterminata povertà  con l’effetto collaterale  di creare conflitto  sociale e disagio sociale. 

E’ compito quindi dello Stato servitore reprimere sia il disagio che il conflitto. Ed è la mano violenta e implacabile del servitore dello Stato ad effettuare il lavoro sporco . Ecco perché il solerte  poliziotto impegnato a reprimere il conflitto sociale pigiando, come l’uva in un tino, il ventre di una ragazza inerme,   non capisce il risentimento e la condanna di chi gli ha commissionato il servizio. 

Così come quei servitori dello Stato che hanno compiuto il loro dovere contro il disagio sociale massacrando di botte fino ad uccidere ragazzi che soffrivano di profondi disagi e che erroneamente chiedevano loro aiuto,  si ribellano ai propri mandanti che addirittura li condannano penalmente. 

Che colpa hanno questi servitori dello Stato? Forse sarebbe meglio prendersela con l’ipocrisia del mandante  (lo Stato)  e dell’oligarchia che lo tiene in pugno.  I cani da guardia, magari resi rabbiosi da un disagio sociale che per altri versi include anche loro,  mordono  e a volte ringhiano anche contro il proprio padrone quando questo li sgrida  senza  motivo.  E per chetare   questi cani rabbiosi , la museruole spesso è insufficiente.

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