mercoledì 30 aprile 2014

Buon 1° maggio

Luciano Granieri



Primo Maggio festa del lavoratori. L’Italia è una repubblica democratica fondata sui lavoratori. Questo pare fosse l’articolo 1 della Costituzione nella prima redazione. Il testo, come è noto, è stato modificato nell’enunciazione attuale con la parola “lavoro” in luogo di “lavoratori”. Si disse che la prima versione era troppo divisiva perché richiamava la lotta di classe. Quella fu la prima avvisaglia della resa. 

 Da allora ad oggi i lavoratori, pur garantiti della Carta, come nell'art.4, hanno sempre subito la sudditanza ad un lavoro quantitativamente e qualitativamente insufficiente. Tanto da mettere  in discussione il pur edulcorato enunciato dell’articolo 1 in base al quale il lavoro è la base su cui si fonda la nostra repubblica democratica. In verità oggi stanno venendo meno anche il concetto di democrazia e si sta tentando perfino di destituire la forma statuale di Repubblica. 

Tranne una breve stagione iniziata nella metà degli anni ’60 e conclusasi drammaticamente alla fine del decennio successivo, il processo di destabilizzazione del lavoro come valore identificativo del diritto di cittadinanza e di appartenenza alla comunità, si è evoluto in modo inesorabile. Anzi ha subito un’accelerazione dagli inizi degli anni ’80 proprio per riaffermare il fattore "lavoro" come elemento di controllo sociale, con l’inasprimento di dinamiche che assicurassero una stabile quota di disoccupazione. Un elemento  necessario a ricattare la popolazione disposta a sacrificare parte della propria dignità umana per accedere ad un minimo di reddito vitale. 

 Cosa c’è dunque da festeggiare il 1° Maggio con una disoccupazione ormai attestatasi al 12% che arriva al 41% fra i giovani? Di cosa rallegrarsi in un contesto legislativo che attraverso il Jobs Act continua nell’opera di precarizzazione del lavoro e quindi della vita? La segretaria della CGIL Susanna Camusso ha oggi dichiarato che sarebbe più opportuno parlare di festa della disoccupazione. 

Non ha tutti i torti, ma andrebbe ricordato che i sindacati poco hanno fatto, soprattutto nell’ultimo trentennio,  per fermare la deriva di degenerazione totale del diritto al lavoro e anzi i recenti accordi sulla rappresentanza sindacale non sono altro che una totale resa ai “PADRONI” . Badate il concetto di padroni non è un residuato bellico della lotta di classe. Ma assume oggi un valore più totalizzante. I padroni, nell’era delle lotte sociali, erano i proprietari dei mezzi di produzione, oggi sono i proprietari di tutto. Dei mezzi di produzione, dei capitali, dei beni vitali  come, acqua , terra, aria. Posseggono la vita delle persone disponendo della loro salute e della loro patrimonio artistico e culturale . 

 C’è poco da festeggiare sicuramente, ma si può trarre occasione dalle riflessioni che pone la ricorrenza del 1° maggio per volgere lo sguardo al passato. In quel passato in cui ci sono stati esempi di aspre lotte che hanno visto uniti i lavoratori e  le altre classi sociali, gli studenti in primo luogo. Conflitti che hanno segnato importanti vittorie. 

 Guardando a quelle storie ci si rende conto che “SI PUO’ FARE”. Battaglie come quella dei lavoratori della tipografia Apollon di Roma , che fra il 1966 e il 1969 si sono misurati, prima con un capitalismo aziendalistico-familiare e poi con il vero e proprio capitalismo finanziario, ne sono un fulgido esempio. La loro capacità di organizzazione e di condivisione con il resto della popolazione operaia e studentesca dovrebbero indicare la strada. Una strada oggi forse impossibile, utopica, ma che varrebbe la pena percorrere . Basta essere fermamente convinti però che l’Italia è una Repubblica Democratica non fondata sul lavoro, ma “SUI LAVORATORI”.

Il video sopra pubblicato è un estratto del documentario che è possibile visionare cliccando sul titolo  Apollon, una fabbrica occupata 1969

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