mercoledì 30 aprile 2014

Il sindaco podestà e la rabbia dei lavoratori

Luciano Granieri

In un incontro con Roberto Salvatori autore del bel libro “Guerra e resistenza a sud di Roma. Monti Prenestini e alta Valle del Sacco” edito da Annales edizioni, si conversava sulla resistenza e sugli eventi dell’immediato dopo guerra nelle nostre zone.  Salvatori raccontava  la singolare circostanza per cui  in quel periodo in alcuni paesi dell’alta Valle del Sacco e dei Monti Prenestini come Bellegra e Gallicano nel Lazio , a guidare i comuni liberati dai nazifascisti erano ancora i vecchi podestà fascisti . 

Cioè gli stessi sindaci in carica durane il fascismo continuarono a governare anche sotto la repubblica. A Frosinone il primo sindaco a guidare la giunta comunale costituita il 1° giugno 1941 fu il comunista Domenico Marzi (Marzi padre per capirci) ma la tradizione del sindaco podestà non si è estinta è rimasta a covare sotto la cenere, fino a riproporsi  nell’ultima consiliatura con il sindaco podestà Nicola Ottaviani.  Non vi sono dubbi il piglio, la risolutezza, ma anche una provocatoria  scaltrezza tipiche dell’efficiente podestà di regime mostrate dal primo cittadino erano note,  ma si sono rese ancora più evidenti nel consiglio comunale di ieri 30 aprile. 

In calendario la discussione sulla annosa vicenda della Multiservizi, arrivata ormai alle ultime battute.  La società partecipata dalla Regione Lazio dalla Provincia di Frosinone, dal comune di Alatri e dal Comune di Frosinone, già in liquidazione, è prossima a dichiarare il fallimento  lasciando sul campo circa 8 milioni di debiti e a casa centinaia di lavoratori. In realtà una soluzione alternativa e meno onerosa sia per gli enti che per i lavoratori esiste, ed è quella di costituire una nuova società in grado  di riassorbire gli addetti  e rideterminare la situazione debitoria.  

La Regione Lazio, grazie al nuovo corso Zingaretti ha deliberato di farsi carico dei debiti a lei spettanti e, dopo aver preso visione di piani industriali proposti dagli enti soci (Provincia e Comune di Frosinone, Comune di Alatri), di rendersi  disponibile a finanziare una parte di una nuova società   con l'obbiettivo  di riassorbire  i lavoratori della  Multiservizi.  

Il Comune di Frosinone più volte sollecitato alla presentazione del piano industriale, non ha mai elaborato nulla e all’incontro con le istituzioni regionali  si è sempre presentato a mani vuote. Fra l’altro degli incontri svoltisi  in Regione il sindaco Ottaviani non ha mai avuto la cortesia di riferire in consiglio comunale o ai cittadini interessati.  Giova ricordare che spesso molte decisioni prese dal sindaco podestà non sono passate per il consiglio, che per il camerata Ottaviani non esiste,  ma al massimo dalla "CONSULTA MUNICIPALE".  

Lo scopo principale del consiglio comunale di ieri era proprio quello di capire se ci fosse la volontà politica del sindaco, alla luce delle nuove favorevoli opportunità aperte dalla Regione, di non portare la vicenda all’esito ultimo del fallimento.  O per meglio dire, accertato che non c’è questa volontà, considerato che le attività svolte dalla Multiservizi sono state affidate in appalto a società cooperative e private con procedure che spesso hanno creato problemi,  si voleva capire dal primo cittadini le ragioni di questo perentorio rifiuto. 

Le motivazioni in realtà sono note, ma non istituzionalmente riferibili. La posizione della Regione , la situazione debitoria pesante a seguito del fallimento della Multiservizi, non hanno potuto esimere il podestà Ottaviani a indire il consiglio Comunale in questione. Fra l’altro l’intenzione originaria era quella di organizzare un consiglio aperto anche agli interventi dei consiglieri regionali che hanno seguito la vertenza, Daniela Bianchi e Mauro Buschini, presidente della commissione bilancio della Regione Lazio, ma la cosa sarebbe stata di molto indigesta per il sindaco podestà. Cosi i due consiglieri regionali si sono accomodati in tribuna affianco dei lavoratori esasperati,  i quali evidentemente sono riusciti ad inchiodare il podestà Ottaviani alle sue responsabilità grazie ad una dura e lunga  lotta. 

La strategia della CONSULTA MUNICIPALE dei neo gerarchi, in mancanza di argomenti da opporre, era evidente. Per usare una metafora calcistica, parcheggiare il bus davanti all’area di rigore al fine di  evitare tiri in porta e se necessario buttare la palla in tribuna. E’ la stessa tattica usata dal Chelsea nella semifinale di Champions League contro l’Atletico Madrid, in questo caso drammaticamente fallita. Zero a zero a Madrid, ma 1 a  3 a Stamford Bridge , bus distrutto e Chelsea a casa. 

A tirare la prima castagna è stata il consigliere di minoranza, già   assessore al bilancio nella precedente consiliatura Marini,   Stefania Martini, la quale spiegava come le condizioni per evitare il licenziamento dei lavoratori e nel contempo limitare i danni sul fronte debitorio fossero assolutamente favorevoli e chiedeva conto del perché non si avesse intenzione di percorrere questa strada. 

Prima palla buttata in tribuna dal podestà, il quale si riservava di prendere la parola dopo che consiglieri di maggioranza e minoranza avessero proposto delle proprie soluzioni tecniche. Ma la soluzione , e il sindaco lo sa bene, è quella proposta dalla Regione Lazio. Dunque il consigliere Francesco Raffa proponeva di dare la parola ai consiglieri regionali, Buschini e Bianchi, per spiegarla finalmente questa soluzione, per renderla nota ufficialmente dopo che qualcosa si era appreso dai giornali.  

Si sarebbe reso necessario,  però, porre ai voti l’interruzione dei lavori per consentire gli interventi dei due consiglieri regionali. Niente di meglio per iniziare la melina. Il podestà camerata Ottaviani, incurante dello strappo democratico che la mancata concessione della parola a Buschini e Bianchi avrebbe prodotto e della negazione del diritto dei cittadini e dei lavoratori presenti a conoscere con esattezza la situazione,  ha votato contro sostenendo che  in tempi di elezioni,  non si poteva concedere a due esponenti della parte avversa, di farsi campagna elettorale, poi il consiglio comunale era chiuso e tale doveva rimanere.  Trascurava  il fatto, il camerata sindaco,  che né Buschini, né la Bianchi sono candidati e che la loro funzione in quel frangente era di esponenti delle istituzioni informate sui fatti  portatrici di proposte . 

Altro è stato il discorso del consigliere di maggioranza Magliocchetti, il quale sosteneva che ai consiglieri regionali  non poteva essere concessa la parola, perché in assenza degli altri enti azionisti (Provincia di Frosinone e Comune di Alatri) l’intervento della sola Regione non era opportuno. Dai banchi dell’opposizione  lo sconcerto era notevole. Chi ricordava che in altre occasioni erano stati sospesi i lavori per far intervenire esponenti di altre istituzioni, vedi parlamentari europei, chi denunciava il fatto che negando l’intervento dei consiglieri regionali, si negava il diritto al consiglio e ai cittadini di conoscere con precisione le proposte della Regione, visto che il sindaco non si era mai degnato di renderle note. 

Significativo l’intervento del consigliere Vittorio Vitali, il quale, uscendo dalla veste di consigliere e ponendosi in quella di semplice osservatore e cittadino, avrebbe notevolmente gradito di  conoscere il più esaurientemente possibile una questione fondamentale per i servizi della città e dunque l’intervento dei consiglieri regionali sarebbe stato più che auspicabile. 

Ma al sindaco podestà camerata Ottaviani, della democrazia, dei diritti dei cittadini ad essere informati, dei diritti dei lavoratori a non essere licenziati, del rispetto della dialettica che deve regnare sovrana in un consiglio comunale non interessa un fico secco.  Avanti con la votazione che con il contributo dei suoi camerati ha determinato il divieto di parola a Bianchi e Buschini.  

L’atteggiamento provocatorio dell''andamento della  votazione ha esasperato ancora di più gli animi dei lavoratori presenti, che vistisi presi in giro per l’ennesima volta hanno iniziato ad inveire contro il podestà e i suoi camerati, urlando e tentando un contatto fisico prontamente evitato dalle forze dell’ordine. Questi  non avevano valutato purtroppo che tale  atteggiamento forniva  al sindaco podestà una magnifica via d’uscita. 

Ottaviani  ne ha approfittato per  lasciare la seduta e, constatata l’impossibilità di continuare i lavori per le intemperanze del pubblico,  il  presidente del consiglio Lunghi ha prontamente sospeso il consiglio, alimentando la rabbia dei lavoratori. Nel momento in cui scrivo queste note non so se poi i lavori siano ripresi.  Certamente i consiglieri Bianchi e Buschini hanno lasciato l’aula e il sindaco podestà Nicola Ottaviani ha fornito l’ennesima prova di dispotico assolutismo regalando ai lavoratori della Multiservizi e tutti i cittadini 1° maggio di delusione e rabbia. Eia eia alalà.


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