La prima connessione della
rete su cui dovrà svilupparsi il nuovo
modello di sanità nel Lazio, e nella provincia di Frosinone, è stata attivata a Pontecorvo. L’ospedale chiuso dopo estenuanti e aspre
lotte, sotto la presidenza Polverini, si
rivitalizza come struttura sanitaria sociale rivolta a malati cronici, a chi è portatore di patologie come il diabete, l’ipertensione, insufficienze respiratorie e cardiache.
La
casa della salute , così viene definita
la nuova struttura, è a disposizione ogni giorno per i pazienti che non
presentano patologie gravi, e per la prevenzione. La prestazione sanitaria si basa sull’apporto dei medici di medicina generale e su
personale infermieristico altamente specializzato. Esiste un punto di primo intervento, una
postazione 118 e guardia medica. Inoltre vengono assicurate prestazioni specialistiche
dalla cardiologia all’odontoiatria, alla dialisi.
20 posti letto sono destinati
alla lunga degenza. Si aggiungono a queste unità un consultorio familiare e
pediatrico, un centro antiviolenza, centro prelievi e radiologia di base. Il
tutto legato all’ospedale di Cassino a cui dovranno essere indirizzati i casi
gravi. La struttura copre un territorio che comprende i 30 comuni del cassinate, della Valle del Liri , della Valle dei
Santi, per un bacino di 120.000 utenti.
Abbiamo visitato la casa della salute in occasione della sua
inaugurazione avvenuta in pompa magna lunedì scorso. La struttura, non c’è che
dire, è curata e dà l’idea di un efficienza globale. Riusciti ad isolarci dal codazzo di fasce tricolori, consiglieri, assessori
,macchinisti, fuochisti stati maggiori
del Pd, al seguito del governatore venuto a tagliare il nastro di questa
meravigli sanitaria, abbiamo visitato i reparti, gli uffici, le sale d’attesa,
tutto molto bello non c’è che dire.
Siamo dunque posto? Neanche per
idea. La casa della salute di Pontecorvo
non è altro che una parte del nuovo sistema sanitario che dovrebbe assicurare
una sinergia fra queste strutture territoriali e gli ospedali di riferimento. Altri presidi del genere
dovrebbero sorgere ad Atina legato all’ospedale
di Isola Liri, Anagni che si interfaccia con Ferentino e Ceprano che fa capo a
Frosinone. Ma per adesso, Pontecorvo a
parte, nessuna di questa strutture è attiva, mentre l’emorragia di posti di
letto causata dalla chiusura di ospedali come quello di Anagni ha impoverito l’offerta sanitaria della provincia, fino a
mettere a rischio l’assicurazione dei livelli essenziali di assistenza.
I tempi d’attesa per le
prestazioni diagnostiche e ambulatoriali, nonostante l’attivazione del decreto
314 del 5 Luglio 2013, sul governo delle liste d’attesa, rimangono biblici, ma soprattutto resta carente l’erogazione degli interventi ad alta
complessità. La situazione da lager del
pronto soccorso di Frosinone si è ormai incancrenita, e, nonostante le molte rassicurazioni di manager e politici, il trasferimento del centro trasfusionale da
Frosinone a Tor Vergata sembra ormai cosa fatta. Il modello di sanità basato sulle case della
salute, magari sarà anche efficiente ma
senza le strutture idonee, in pieno
regime di blocco del turn-over,
qualsiasi sistema è destinato al default, anche il più organico.
Continuano a ricordarci, lo ha fatto per l’ennesima
volta Zingaretti lunedì scorso, che la sanità
regionale da nove anni è commissariata e sottoposta a gravosi piani di rientro,
che gli sprechi sono ancora fuori controllo e che quindi è necessario valorizzare al massimo l’efficienza e l’organizzazione.
Eppure se si rivedesse la politica di
sovvenzione delle alle strutture private, qualche soldino si riuscirebbe a
racimolare. Ad esempio solo la Città
bianca di Veroli e la clinica San Raffaele di Cassino si sono mangiati 86 milioni di euro.
Agendo con la scure sullo stipendio dei
manager che viaggia attorno ai 15 - 20
mila euro al mese un altro po’ di risorse potrebbe saltare fuori e che dire
dell’assunzione di professionisti inattivi ma retribuiti? I soldi ci sono, basta volerli trovare.
Ma che la sanità sia il bancomat
preferito dei vari tagliatori di teste alla Cottarelli è cosa nota, così come è
palese il fatto che questa sia un formidabile strumento per sfamare clientele
di ogni tipo.
Di tutto questo avremmo
voluto parlare con il presidente
Zingaretti, ma non è stato possibile.
Speriamo solo che, con i buoni uffici della consigliera Daniela Bianchi,
si possa ottenere finalmente un incontro con la star protagonista assoluta
della giornata di lunedì. In
conclusione, l’apertura della Casa della
Salute di Pontecorvo non è che una goccia nel deserto di una sanità che continua a rimanere al
collasso.
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