martedì 1 aprile 2014

Volti dell'agricoltura familiare in Ciociaria

Luciano Granieri
                                                                                                                                               

 

Esiste a Frosinone un oasi che resiste strenuamente contro l’avanzata dell’urbanizzazione selvaggia e del cemento. Questa oasi è un baluardo contro lo sfruttamento dei campi aggrediti dai sistemi di coltura intensiva.  Qui si agisce il conflitto contro il “tutto e subito” perché la natura ha i suoi tempi, le sue regole che l’arroganza del profitto non può sovvertire. 

Questa oasi è L’Istituto Agrario di Frosinone con l’annessa azienda agricola. Domenica scorsa in  questi campi e queste aie, popolate di animali, spazi incastrati  fra la Monti Lepini,  l’Ospedale Spaziani e il Tribunale, i cittadini hanno potuto apprezzare un’altra agricoltura. “L’agricoltura eroica ciociara” . Eroica perché resiste alle sofisticazioni, alle manipolazioni, imposte dalla logica dello sfruttamento intensivo.  

Grazie alla sapiente organizzazione dell’Istituto Agrario guidato dal dirigente scolastico Prof. Salvatore Cuccurullo,  e l’associazione RES CIOCIARA, abbiamo potuto apprezzare quanto la natura possa  essere generosa se trattata con rispetto e pazienza. Oltre ai cittadini e alle istituzioni, fra le quali il sindaco Nicola Ottaviani, il commissario provinciale Giuseppe Patrizi, il consigliere comunale di Frosinone, nonché coordinatore provinciale di Legambiente Francesco Raffa,  erano presenti anche associazioni , WWF, Legambiente, Terra dolce di Anagni e piccoli agricoltori, i quali hanno potuto proporre il frutto del loro paziente lavoro.  

Come ha spiegato il professor Lorenzo Rea  docente dell’Istituto Agrario e coordinatore della piccola azienda agricola annessa ,  l’intento è quello di utilizzare questo luogo come parco tematico dedicato all’agricoltura. Uno spazio aperto, pubblico,  dove è possibile acquistare prodotti tipici dell’agricoltura eroica Ciociara, ma anche semplicemente visitare i campi, le serre il cortile con gli animali.  

Frequentando questi luoghi,  questa gente,  ci si rende conto che esiste anche un altro modo di intendere la vita, di valutare il tempo,  la riflessione, il pensiero.  Si apprezza come lo studio, l’applicazione, la sapienza  alimentino il rispetto per tutto ciò che ci circonda,  e tale rispetto, come in un circolo virtuoso, spinga a studiare, ad applicarsi, ad apprendere con rinnovato impegno.  

La solidarietà il mutuo sostegno  proprio delle civiltà contadina emerge  con vigore a ricordarci che nel nostro vivere quotidiano non possiamo fare a meno degli altri e gli altri non possono fare a meno di noi. L’individualismo imperante nella società globale  impone la competitività come elemento fondante della propria piena realizzazione. 

Ma è una realizzazione effimera, che nasconde frustrazione e solitudine.  La civiltà che si respirava domenica scorsa in quell’aia,  spingeva  a rifuggire dall’ossessione della competizione globale,   invitava a  tornare ad apprezzare le dinamiche   di una umanità che per sua  natura si alimenta di socialità. Ed assecondare ciò che è l’indole naturale di ognuno di noi, rispettare ogni cosa, o essere che ci circonda, contribuisce anche a mantenerci  in buona salute. 


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