mercoledì 23 aprile 2014

Le buone pratiche si agiscono condividendole

Giuseppina Bonaviri

Dall’incontro-tavola rotonda sulla “Solidarietà vs disagio sociale: insieme per il cambiamento” del 16 APRILE 2014 inserito all’interno della Campagna di sensibilizzazione contro discriminazione e violenze -percorso avviato dal Tavolo di progettazione provinciale Patto di Solidarietà sociale- alla presenza di molte realtà associative e di molti comuni è emersa l’esigenza di dare vita, senza attese e lungaggini, ad una serie di azioni condivise che vedono al centro amministrazioni, associazioni no profit, privato sociale, volontariato, terzo settore, cittadinanza attiva del nostro territorio. La cabina di regia intersettoriale che si è delineata grazie alla partecipazione  e alle tante proposte emerse renderà possibile il passaggio da una rigida organizzazione dei singoli alla trasversalità delle proposte. Ci si vuole  porre a mediatore di un piano di azione che riguarderà risultati raggiunti, obiettivi, progetti futuri. Contrastare la solitudine delle persone sole e delle fasce di popolazione emarginata ed invisibile renderà possibile responsabilità e valore sociale  vera sfida per il futuro sostenibile del nostro Paese. Il bilancio multifattoriale degli enti,  suggerito anche dalla attuale spinta europea, rafforzerà  rendicontazione sociale ed ambientale e la sua messa a regime sarà un segnale chiaro che ci consentirà di rimanere al passo con i tempi. La costruzione di un report integrato, un doc unico quale bilancio sociale si rende ora indispensabile anche dalle nostre parti.
Tra le proposte che riteniamo avere priorità assoluta rientrano le questioni  aperte sulla residenzialità con la messa a sistema degli spazi abitativi e la modificazione degli attuali modelli di frammentazioni gestionali. Ciò determinerebbe una fonte di sostegno per le persone più sole. Dare assistenza alle famiglie, sperimentando la messa in rete progressiva delle diverse offerte presenti  dal territorio  favorirà, inoltre, l’incontro permanente tra pubblico e privato per una migliore socialità nei quartieri e della relazione con la città, dato di reale crescita culturale. Organizzare, poi, punti di orientamento e informazione sociale grazie alla disponibilità di volontarie e volontari come bussola per orientare le relazioni con i servizi offerti in provincia ed il loro accesso, significherà accompagnare i più bisognosi  alla fruizione efficace degli stessi . La creazione di un piano per i senza tetto con presidi territoriali, mense, ambulatorio popolare, post acuzie dedicato a persone senza dimora appena dimesse dagli ospedali anche per quelle emergenze provenienti dall’esterno potrà irrobustire anche gli interventi che legano il cibo alla questione sociale come il recupero di inutilizzato, sostegno a buoni spesa, accordi con la grande distribuzione. I beni confiscati alle mafie se monitorati potranno, infine, diventare spazi ad uso sociale per un percorso di alta legalità. Diritti civili, per la disseminazione di buone pratiche ed integrazione di una rete reale, faranno la differenza  nel favorire quei processi di inclusione necessari al benessere della nostra intera comunità.
Un accenno, per finire,  meritano le misure agevolative che la copertura finanziaria dei 10 miliardi su base annua prevede,  coperta che appare corta soprattutto se si estendesse, come doveroso, l’aumento annuo anche ai lavoratori incapienti con un effetto macroeconomico -previsto dal Def- sulla crescita. Una crescita che rimarrà molto modesta (solo del 0,2%) nel 2014 con un credito di imposta che avendo ad oggi una distribuzione a V  avvantaggerà allo stesso modo coppie di reddito molto diversi tra loro: 2 contribuenti con redditi impari riceverebbero entrambi un credito di 100 euro.
Il percorso che si presenta ambizioso se inserito in una dimensione di realtà isolate potrà invece, condiviso, essere proiettato alle nuove frontiere dell’ internazionalizzazione e dei processi  di innovazione sociale fuori da vecchi retaggi culturali che hanno bloccato, negli anni, il passaggi alla discontinuità progressista della nostra macroarea.

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