domenica 4 maggio 2014

Lo sguardo degli oppressi

Luciano Granieri

Il 2 maggio scorso, su invito del deputato europeo uscente e ricandidato a Bruxelles nelle elezioni   del 25 maggio prossimo  Francesco De Angelis, ho  partecipato alla kermesse di apertura della campagna elettorale dello stesso  euro deputato ciociaro  che si presenterà agli elettori  in ticket con Goffredo Bettini.  All’evento, svoltosi presso il multisala Sisto, era presente tutto lo stato maggiore del Pd locale consiglieri regionali e Senatori, comprese le truppe degli amministratori locali, eletti,  o  in corsa anche per le amministrative che si terranno nella stessa data in 40 comuni della nostra Provincia.  A loro erano aggregati vecchi e nuovi compagni di viaggio come l’alleato socialista Gianfranco Schietroma e il riappacificato ex sindaco di Frosinone  Domenico Marzi. 

Da Meta a Costanzo, neo segretario Provinciale, da Bettini a De Angelis, ad altri amministratori e candidati alle elezioni locali, gli interventi si sono susseguiti secondo la linea maestra e le parole d’ordine  dettate da Matteo Renzi “Cambiamo verso all’Europa” e allo slogan che accompagnerà  la campagna elettorale del duo De Angelis-Bettini: “E’ tempo di crescere” . Niente che non fosse già noto sull’importanza di riaffermare l’adesione all’Unione europea, contro i populismi  grillini e i movimenti contrari all’Euro filo fascisti ,  e sulla volontà di rivendicare un Europa più orientata verso la crescita, la coesione sociale secondo i principi scritti a  Ventotene.  

Ribadita la volontà di liberare dal vincolo del 3% gli investimenti necessari per la crescita,  e addirittura l’impegno a svincolare i Comuni dal patto di stabilità, argomento oggetto di un’incursione nelle problematiche locali operata da De Angelis. Starno come cambino le cose da un anno all’altro. Il non rispetto del patto di stabilità era un  argomento   tabù per i democratici, solo qualche anno fa. 

Come detto nulla di particolarmente originale se non alcuni passaggi del discorso di Goffredo Bettini, artefice con Veltroni dell'ultima versione riformista dell'ex Pci, ex Ds, ex Pds cioà il Pd.  Bettini ha spiegato come nel nuovo corso del  Pd  si sia operato un riformismo calato dall’alto senza porre attenzione alle esigenze  delle persone in carne ed ossa. E’ ciò che invece ha fatto Grillo, inoculando però nelle gente  populismi distruttivi buoni solo ad aggregare consenso.  Renzi  ha impostato il suo nuovo corso, secondo Bettini, ricominciando  a fare politica in mezzo al popolo,  dando vita ad un riformismo tornato con i piedi per terra. 

Per fare in modo che questa attività possa conseguire  il migliore risultato  possibile è indispensabile appianare le divisioni interne, non rinnegando la propria provenienza, comunista piuttosto che liberal-socialista o democratico cristiana, ma traendo forza dalle diverse esperienze per avanzare proposte nuove soprattutto unitarie. 

A tal proposito Bettini non rinnega la sua provenienza comunista. Egli si dichiara, non comunista, ma post-comunista.  Molto interessante la parte dell’intervento relativa al rapporto epistolare che Bettini ha intrattenuto con Ingrao. In una lettera il neo candidato alle elezioni europee chiedeva al vecchio  dirigente del PCI, perché era diventato Comunista. La risposta di Ingrao fu lucida ed interessante. Questi ha spiegato in una missiva di risposta, che il suo aderire al comunismo non era per le convinzioni maturate leggendo Marx,  o per aiutare i più deboli nella lotta di classe. Ingrao era diventato comunista per proprio sollievo personale. Egli non sopportava di vedere gli sguardi delle persone oppresse, inermi di fronte ai soprusi della classe dominante. Il solo pensiero che esistesse una parte di società destinata a soccombere e senza speranza nella possibilità di un qualche riscatto sociale, confinata in una moltitudine di solitudini, gli procurava un dolore quasi fisico. 

Ecco per lenire quel dolore, offrendo una possibilità di rappresentanza e aiuto a quella gente Ingrao diventò comunista.  Le stesse ragioni, la stessa repulsa fisica nel vedere gli occhi tristi degli oppressi  hanno spinto Bettini a diventare comunista ed intraprendere la carriera politica che lo ha portato con Veltroni a progettare l’operazione PD.  

Avrei voluto chiedere a Bettini però, quale pensa saranno  gli sguardi di quei lavoratori che in base al Jobs Act di Renzi si troveranno a lavorare sapendo che dopo quattro mesi potrebbero essere licenziati senza alcuna motivazione?  Cosa mostreranno gli occhi di quelle persone, le quali, per vedersi rinnovato un contratto che non obbliga il datore di lavoro ad indicare la causale per cui adotta la forma contrattuale a   termine, dovranno piegarsi  ad accettare orari snervanti e a sottostare ai peggiori ricatti? 

Quale sguardo potrà  una lavoratrice  che  si accorge di essere incinta sapendo che con la maternità  il mancato rinnovo è praticamente certo? Quali sentimenti mostreranno gli occhi di una generazione obbligata dalle misure adottate da Renzi a  vivere nell’eterna  precarietà  senza  la certezza di una continuità reddituale.  Se come dice Bettini quegli sguardi gli provocano un dolore quasi fisico, allora il grado i masochismo nel restare nel PD guidato da Renzi  è ai massimi livelli, o Bettini è dotato di una invalicabile soglia del dolore? Vai a saperlo.




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