domenica 6 luglio 2014

Il prezzo della colonizzazione sionista

Fronte Palestina


In Palestina sono stati ritrovati i corpi di tre coloni scomparsi il 12 giugno scorso e subito sui media di mezzo mondo si è assistita ad una sconcertante e ipocrita mistificazione della realtà che quotidianamente si vive in quella terra da oltre 66 anni. La propaganda filosionista si è messa in moto facendo perno sull'emotività suscitata dalla morte di tre coloni eliminando invece il contesto in cui questo fatto si inserisce, ossia la colonizzazione armata della Palestina: una realtà fatta di morte, distruzione e terrore ai danni dei palestinesi, una realtà fatta di pulizia etnica portata avanti da chi portavoce dell'ideologia sionista continua a colonizzare una terra abitata da altri sulla base del mito della “terra promessa al popolo eletto”. Una realtà in cui pogrom in stile nazista contro i palestinesi non sono una eccezione, ma quotidianità come dimostra ciò che sta avvenendo in queste ore in cui si assiste ad una vera e propria caccia al palestinese da parte di gruppi di coloni che al grido di "morte agli arabi" stanno scatenando una rappresaglia che ha portato non solo al ferimento di una bambina di 9 anni, volontariamente investita con la macchina da un gruppo di coloni, ma anche al rapimento e l'uccisione di Mohammed Abu Khdeir un ragazzo di 16 anni, il cui corpo è stato dato alle fiamme. Di lui non sentiremo parlare ai telegiornali, né assisteremo ad alcun funerale in diretta, d'altronde si sa i morti palestinesi non fanno notizia. I tre coloni fanno parte di questa realtà, fatta di occupanti-colonizzatori che sistematicamente con le armi si insediano nelle terre e nelle case altrui, una realtà fatta di coloni e colonizzati. Chi vuole negare questa realtà mente spudoratamente. Chi, come l'Autorità Nazionale Palestinese accoglie e fa propria la tesi che equipara occupanti e occupati, è un collaboratore o un sionista.
Non si può accettare il finto moralismo, anche di sinistra, che tenta meschinamente di mettere sullo stesso piano chi barbaramente uccide in nome dell'ideologia sionista e chi legittimamente resiste in tutti i modi e le forme possibili e necessarie, ciò costituisce una furbesca manipolazione funzionale al perpetuarsi del progetto sionista volto a cancellare dalla storia il popolo palestinese.
Condividere questo approccio politico sugli avvenimenti, in fondo, può essere equiparato a chi in Italia ha parlato di “bravi ragazzi” a proposito dei repubblichini di Salò, servi dell'occupazione nazista.
In termini politici il dato di fatto è che la morte dei tre coloni ha avuto l'effetto di evidenziare l'evanescenza di una ANP liquefatta di fronte alla rappresaglia israeliana. L'occupazione e i rastrellamenti della Cisgiordania, dimostrano che, nei fatti, in quella parte di Palestina non esiste nessuna autorità palestinese sul territorio amministrato, bensì solo una pletora burocratica atta a contenere le spinte alla resistenza anticolonialista della popolazione indigena.
L’ANP si dimostra sempre pronta a coadiuvare l’occupante sionista nel controllo del territorio, lasciando il proprio popolo alla mercé della rappresaglia e legittimando la repressione interna.
Questi avvenimenti rappresentano quindi una pietra tombale sugli Accordi di Oslo e le illusioni dei negoziatori ad oltranza, apologeti della non-soluzione, razzista, dei “due Popoli due Stati”. Sono la dimostrazione che non c'è più nulla da trattare, che i sionisti non riconoscono nessun altro popolo e tanto meno uno stato indipendente entro i “loro” confini di occupazione politica, economica e militare. L'unica trattativa possibile è quella tra forze in conflitto attive, non tra una forza occupante e il suo fantoccio.
Tale dinamica politica-militare è anche una cartina tornasole della tenuta del progetto di riconciliazione nazionale avviato dall'accordo tra OLP e HAMAS. Questo percorso potrebbe avere senso solo con la chiusura definitiva dell'inutile esperienza della ANP e della road map imperialista, come bilancio di quasi un quarto di secolo di illusioni legate ad una strategia sbagliata in partenza e poi rivelatasi fallimentare.
In questo quadro anche la Sinistra della Resistenza palestinese è messa di fronte a scelte difficili e coraggiose, che non ammettono ambiguità, in quanto la posta in gioco è il proprio annientamento politico. Come dimostra la volontà di espulsione dalla OLP del FPLP, del sequestro dei suoi fondi e beni ma, soprattutto, dall'ondata repressiva – congiunta israelo-palestinese – di cui è vittima in tutta la Palestina.
A fare da sfondo, la Palestina sotto attacco, dove giorno dopo giorno aumenta la violenza e il terrore perpetrato dallo stato dell'apartheid israeliano, che con il pretesto del sequestro-esecuzione dei coloni-soldati sta conducendo una brutale campagna di rappresaglia, bombardando quotidianamente la Striscia di Gaza e assaltando e rastrellando la Cisgiordania. Centinaia di palestinesi, tra cui 11 parlamentari, sono stati sequestrati dalle truppe di occupazione in oltre 1000 incursioni contro abitazioni, scuole, associazioni, università e altre istituzioni. Molti palestinesi sono stati uccisi dalle forze coloniali, ma sembra che questi morti siano invisibili per la comunità internazionale e la cosiddetta opinione pubblica dei benpensanti, la quale si è indignata per la sorte dei tre coloni-soldati, ma non muove un dito di fronte alle vittime palestinesi, al sequestro di minori - 740 dall'inizio dell'anno -, al muro della vergogna, alla distruzione di case e alla tortura. Così come hanno fatto finta di non sentire il grido di libertà dei prigionieri amministrativi che con dignità e coraggio, a rischio della loro stessa vita, hanno fatto 63 giorni di sciopero della fame, per chiedere la fine di questa pratica illegale, a causa della quale centinaia di palestinesi vengono arrestati senza accusa né processo. Anzi, con un gesto sprezzante e paradossale, mentre i bulldozer israeliani demolivano le ennesime abitazioni palestinesi sostituendole con nuove colonie, lo stato sionista che colonizza il territorio palestinese da 66 anni, è stato eletto alla vicepresidenza della IV° Commissione delle Nazioni Unite (Politiche speciali e Decolonizzazione). Ossia di un organismo che ha lo scopo di affermare e garantire il diritto dei popoli all’autodeterminazione e all’indipendenza, un diritto costantemente negato ai palestinesi. Degno della peggior fantasia manipolatrice orwelliana.
In ultimo aggiungiamo che la tracotanza sionista è ormai diventata una realtà concreta anche nelle nostre piazze. Negli ultimi tempi, sempre più squadracce sioniste stanno svolgendo il ruolo di picchiatori e censori delle istanze antimperialiste e filopalestinesi. Dalle aggressioni del 25 Aprile contro militanti filopalestinesi al corteo della Resistenza partigiana, fino a quelle degli ultimi due giorni, sempre a Roma, ai sit-in pro Palestina, queste aggressioni vigliacche hanno portato ad un saldo di una decina di feriti, di cui almeno due seriamente - oltre 20 gg di prognosi -. E' giunto il momento per le istanze antimperialiste e antisioniste di prendere atto che questo sarà un fenomeno di scontro strategico, quindi bisogna attrezzarsi di conseguenza, per garantirsi la propria agibilità politica, come si è sempre fatto con i fascisti.
In questo quadro il silenzio è complicità e noi non vogliamo essere complici della pulizia etnica che ogni dannato giorno viene portata avanti da Israele nei confronti del popolo palestinese. Allo stesso tempo non possiamo fare a meno di denunciare la complicità della ANP che continua ad impegnarsi nella cooperazione per la sicurezza con l'occupante sionista, cercando di rassicurare Israele che non ci sarà una terza intifada. Questo avviene grazie al sostegno ed al coinvolgimento dell'imperialismo occidentale, che fornisce finanziamenti e formazione per assicurare che tutto ciò possa continuare a suo profitto.
Non ci sono alibi per nessuno, bisogna decidere se stare dalla parte dell'Occupazione sionista o da quella della Resistenza palestinese antimperialista.

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