mercoledì 30 luglio 2014

Mondializzazione finanziaria e globalizzazione della corruzione e del crimine.

A cura di Luciano Granieri

 Anche il governo Renzi, proseguendo l’iter già avviato quando alla presidenza del consiglio sedeva Letta, sta a approntando un decreto legge per assicurare impunità e anonimato a coloro i quali  volessero, bontà loro, far rientrare in Patria  i  capitali illegalmente allocati nei paradisi fiscali. Si dice che quei soldi, di dubbia provenienza, visto l’anonimato garantito a chi decide di farli rientrare, dovranno servire ad investire in attività produttive.  E’ questa l’ennesima dimostrazione che Renzi può cambiare verso solo  se non disturba il manovratore, né più e né meno come i suoi predecessori. Infatti per quanto concerne le questioni  che interessano gli affari sporchi dell’intreccio capitalistico-finanziario-criminale, nulla deve cambiare, e anzi si devono implementare tutte quelle azioni finalizzate ad evitare che la collettività ficchi troppo il naso nel torbido intreccio fra finanza e politica. L’azione a tenaglia  predisposta dal nuovo esecutivo con la riforma del Senato e la nuova legge elettorale ne è fulgido esempio.  Per  spiegare meglio questi concetti ci avvaliamo di nuovo delle parole del Subcomandante Marcos.
Buona lettura.

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 I mezzi di comunicazione di massa ci regalano un'immagine dei dirigenti della delinquenza mondiale: uomini e donne volgari, vestiti in modo stravagante, impegnati in mansioni ridicole o dietro le sbarre di un carcere. Ma questa immagine nasconde più di quanto non mostri: né i veri capi delle mafie moderne, né la loro organizzazione, né la loro influenza reale sull'economia e la politica sono messi in mostra. Se voi pensate che mondo della delinquenza sia sinonimo di oltretomba e oscurità, vi sbagliate. Durante la cosiddetta "Guerra Fredda", il crimine organizzato è andato acquisendo una immagine più rispettabile e non solo ha cominciato a funzionare come qualunque impresa moderna, ma è anche profondamente penetrato nei sistemi politici e economici degli Stati Nazionali. Con lo stabilirsi del "nuovo ordine mondiale" e la conseguente apertura dei mercati, privatizzazioni, deregolamentazione del commercio e della finanza internazionale, il crimine organizzato ha "globalizzato" le sue attività.
"Secondo l'Onu il reddito mondiale annuale delle organizzazioni criminali transnazionali [Oct] si aggira attorno al milione di milioni di dollari, un ammontare equivalente al Pil di tutti i paesi a reddito debole [secondo la classificazione della Banca mondiale] e dei loro tre miliardi di abitanti.
Questa stima tiene conto tanto del traffico di droghe, che delle vendite di armi, del contrabbando di materiale nucleare, ecc., oltre che i guadagni delle "imprese" controllate dalle mafie [prostituzione, gioco, mercato nero del denaro...]. In cambio, non diminuisce il volume degli investimenti continuamente fatti dalle organizzazioni criminali nella sfera del controllo degli affari legittimi, né tanto meno il dominio che esse esercitano sui mezzi di produzione in numerosi settori dell'economia legale" [Michel Chossudovsky, "La corruption mondialisée",in "Géopolitique du Chaos"]. Le organizzazioni criminali dei cinque continenti hanno fatto loro lo "spirito di cooperazione mondiale" e, associate, partecipano alla conquista e al riordino dei nuovi mercati. Non solo in attività criminali, bensì anche negli affari legali. Il crimine organizzato investe in affari legittimi non solo per "riciclare" il denaro sporco, ma anche per costruire nuovi capitali per le sue attività illegali. Le imprese preferite per questo scopo sono quelle immobiliari di lusso, l'industria dell'ozio, i mezzi di comunicazione, l'industria, l'agricoltura, i servizi pubblici e... la banca! Alì Babà e i quaranta banchieri? No, qualcosa di peggio. Il denaro sporco del crimine organizzato è utilizzato dalle banche commerciali per le loro attività: prestiti, investimenti nei mercati finanziari, acquisto di titoli del debito estero, compravendita di oro e valuta. "In molti paesi, le organizzazioni criminali si sono convertite in creditori dello Stato ed esercitano, agendo nei mercati, un'influenza sulla politica macro-economica dei governi. Nelle borse dei valori, esse investono anche nei mercati speculativi di prodotti derivati e di materie prime" [M. Chossudovsky, op. cit.]. E, secondo un rapporto delle Nazioni unite, "lo sviluppo dei sindacati del crimine è stato facilitato dai programmi di aggiustamento strutturale che i paesi indebitati hanno dovuto accettare per avere accesso ai prestiti del  Fondo monetario internazionale" ["La globalizzazione del crimine", Nazioni unite].
Il crimine organizzato conta anche sui cosiddetti paradisi fiscali. In tutto il mondo ci sono, più o meno, 55 paradisi fiscali [uno di essi, nelle Isole Cayman, è al quinto posto nel mondo come centro bancario e ha più banche e società registrate che abitanti]. Le Bahamas, le Isole Vergini britanniche, le Bermude, San Martín, Vanuatu, le Isole Cook, le isole Mauritius, il Lussemburgo, la Svizzera, le Isole anglo-normanne, Dublino, Montecarlo, Gibilterra, Malta, sono buoni posti perché il crimine organizzato entri in rapporto con le grandi imprese finanziarie del mondo. Oltre a "riciclare" il denaro sporco, i paradisi fiscali sono usati per evadere le tasse, ed è per questo che sono un punto di contatto tra governanti, manager e capi del crimine organizzato. L'alta tecnologia, applicata alla finanza, permette la circolazione rapida del denaro e la sparizione dei guadagni illegali. "Gli affari legali e illegali sono sempre più mescolati, introducono un cambiamento fondamentale nelle strutture del capitalismo del dopoguerra. Le mafie investono in affari legali e, all'inverso, incanalano risorse finanziarie verso l'economia criminale, grazie al controllo di banche o imprese commerciali implicate con il riciclaggio del denaro sporco o che hanno relazioni con le organizzazioni criminali. Le banche pretendono che le transazioni sono effettuate in buona fede e che i loro dirigenti ignorano l'origine dei fondi depositati. La consegna è non chiedere nulla, è il segreto bancario e l'anonimato nelle transazioni, tutto è garantito dagli interessi del crimine organizzato, che proteggono l'istituzione bancaria dalle investigazioni pubbliche e dalle incriminazioni. Non solamente le grandibanche accettano di riciclare denaro, puntando alle abbondanti commissioni, ma concedono ancheprestiti a tassi elevati alle mafie, sottraendoli agli investimenti produttivi industriali o agricoli" [M.Chossudovsky, op. cit.]. La crisi del debito mondiale, negli anni ottanta, provocò il crollo dei prezzi delle materie prime. Questo ridusse drasticamente il reddito dei paesi sottosviluppati. Le misure economiche dettate dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale, presumibilmente per "recuperare" l'economia di questi paesi, ha solo reso più acuta la crisi degli affari locali. Di conseguenza, l'economia illegale si è sviluppata per riempire il vuoto creato dalla caduta dei mercati nazionali.

Subcomandante Marcos

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