sabato 30 agosto 2014

Acea non perde nè il pelo nè il vizio

L’eccellenza fa acqua  Adriana Pollice da http://ilmanifesto.info/
Campania. Sanzioni per la Gori, fiore all’occhiello di Caldoro. La società controllata da Acea è sottoposta a un procedimento avviato dall’Autorità per l’energia ellettrica, il gas e il sistema idrico. Contestate alla Spa numerose violazioni. Nel rapporto si parla di «negligenza nella compilazione dei dati richiesti e incongruenza con i libri contabili»

“Io difendo Gori, è un’eccellenza nel Mez­zo­giorno» dichia­rava peren­to­rio il gover­na­tore cam­pano Ste­fano Cal­doro su Repub­blica il 14 ago­sto. Pec­cato che l’eccellenza del Mez­zo­giorno avesse appena rice­vuto da parte dell’Autorità per l’energia elet­trica, il gas e il sistema idrico l’avviso dell’avvio di un pro­ce­di­mento san­zio­na­to­rio deciso nella riu­nione del 31 luglio. La Gori Spa è con­trol­lata dall’Acea di Cal­ta­gi­rone attra­verso il 37,5% della quote azio­na­rie, un con­trollo che eser­cita attra­verso la nomina dell’amministratore dele­gato (una man­ciata di azioni è in mano anche alla mul­ti­na­zio­nale Suez). Il 51% del pac­chetto è diviso tra i sin­daci dei 76 comuni dell’Ato3 sarnese-vesuviano, che espri­mono il pre­si­dente. Attualmente la carica è rico­perta da Ame­deo Laboc­cetta, ex An pas­sato nelle file dei ber­lu­sco­nes, vice­coor­di­na­tore di Forza Ita­lia in Campania.
La Gori, secondo l’ispezione effet­tuata a metà aprile dalla Guar­dia di finanza, avrebbe tra­smesso valori dif­fe­renti da quelli desu­mi­bili dalla documen­ta­zione con­ta­bile. Tra le nume­rose vio­la­zioni, avrebbe gon­fiato le rate del mutuo (da circa 3milioni a oltre 7), inse­rendo poi tra gli oneri pagati ai pro­prie­tari per l’uso delle loro infra­strut­ture le somme desti­nate al rim­borso delle rate del mutuo con­tratto dall’Ente d’Ambito (che riu­ni­sce i 76 comuni) per garan­tire la capi­ta­liz­za­zione della Spa. «Le con­te­sta­zioni citate rive­le­reb­bero una gene­ra­liz­zata negli­genza nella com­pi­la­zione dei dati richie­sti e un incon­gruenza con i libri con­ta­bili» si legge nella nota. Ma i guai non arri­vano solo dalla gestione finan­zia­ria. Dalla docu­men­ta­zione viene fuori che la Gori avrebbe inca­me­rato i cor­ri­spet­tivi rela­tivi alla depura­zione anche da utenti a cui non è stato assi­cu­rato il ser­vi­zio «con con­se­guente per­du­rante lesione dei diritti degli utenti finali».
Alla Gori capita di chie­dere in giro soldi quando le ser­vono. Ad esem­pio dall’amministrazione di Por­tici ha pre­teso 6milioni per ser­vizi di depurazione, nono­stante il comune rica­desse nelle com­pe­tenze dell’impianto di Napoli est, nell’Ato2. La stessa richie­sta «irri­tuale», e non dovuta, è stata avan­zata ad altri nove comuni. L’eccellenza del Mez­zo­giorno è piena di idee bril­lanti per far tor­nare i conti: dal 2002 non ha mai pagato né la for­ni­tura di acqua all’ingrosso (un debito a tutto il 2012 pari a 218.924.474 euro), né il ser­vi­zio di col­let­ta­mento e depu­ra­zione delle acqua reflue (53.498.543 euro). La regione è corsa in soc­corso con un accordo tran­sat­tivo, sta­bi­lito con la deli­bera 171/2013: il debito viene diluito in comode rate per 20 anni (i primi 10 senza inte­ressi) a par­tire dal 2013 con un sconto di 70 milioni e, con­tem­po­ra­nea­mente, il com­mis­sa­rio dell’Ato3 Carlo Sarro (uomo di Nicola Cosen­tino) ha auto­riz­zato l’aumento delle tariffe del 13,4%. Il primo anno Palazzo Santa Lucia avrebbe dovuto inca­me­rare 4.800.000euro, ma la Gori non ha pagato, a quanto risulta dagli atti della com­mis­sione regio­nale del novem­bre 2013.
In un con­ve­gno alla Uil in feb­braio, pre­sente l’ad della Gori Gio­vanni Paolo Marati, Cal­doro spie­gava che la strada da intra­pren­dere è quella dell’Ato unico, magari inte­grando le gestioni delle prin­ci­pali regioni del sud, a partire da Cam­pa­nia e Puglia. Musica per le orec­chie Acea, il cui nuovo ad è Alberto Irace: vice­sin­daco di Castel­lam­mare di Sta­bia dal ’95 al ’97, mem­bro della fon­da­zione Mez­zo­giorno Europa che fa capo al Pd vicino a Napoli­tano, ha comin­ciato la car­riera nel con­sor­zio di comuni che con­fluirà poi in Gori, fino a diven­tare ad di Publiac­qua spa, il gestore pri­vato del ser­vi­zio in Toscana.
A far avan­zare la Cam­pa­nia verso lo sce­na­rio futuro ci ha pen­sato il 31 luglio il maxie­men­da­mento alla finan­zia­ria regio­nale: nei dieci arti­coli dedi­cati all’acqua, Palazzo Santa Lucia pre­vede, attra­verso decreti, l’affido alle società che già ope­rano sul ter­ri­to­rio non solo della gestione del ser­vi­zio di distri­bu­zione ma anche della cap­ta­zione e dell’adduzione alla fonte, del col­let­ta­mento e della depu­ra­zione. La pri­va­tiz­za­zione è com­pleta. Viene poi costi­tuita presso la giunta regio­nale la Strut­tura di Mis­sione con compiti vasti: fondi regio­nali, nazio­nali ed euro­pei; tariffe, revi­sione delle con­ces­sioni e con­ten­ziosi. Un cen­tro unico in capo alla giunta che can­cella gli Ambiti ter­ri­to­riali (in cui sie­dono i sin­daci) e decide le sorti del ser­vi­zio. Il più serio com­pe­ti­tor della Gori, l’Abc — azienda spe­ciale pub­blica del comune di Napoli — non ha l’affido del ser­vi­zio da parte del com­mis­sa­rio dell’Ato2 (fun­ziona in regime di pro­roga) e nep­pure la con­ces­sione delle fonti del Serino, nell’avellinese, di cui ha solo la dispo­ni­bi­lità alla gestione. La regione ha creato il qua­dro nor­ma­tivo, all’Acea rac­co­gliere i frutti.


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