martedì 19 agosto 2014

Il fuoco amico diventa nemico

Luciano Granieri


Torna il pericolo islamico, tornano Deputati e Senatori, per votare la risoluzione  finalizzata a  fornire armi leggere ai peshmerga  kurdi,  nuovi paladini dei diritti umani violati dalle  stragi, dagli stupri operati dai guerriglieri dell’ISIL. Allineati dietro all’indignazione americana e occidentele,  i Parlamentari italiani, scossi dal brusco rientro anticipato dalle ferie e dalle immagini che giungono dal nord dell’Iraq , sono pronti a fornire il consueto sostegno alla guerra di pace.  E soprattutto fanno a gara nel sparare cazzate,  oppure nell’ invadere i media  di  retorica stantia  fatta di condanna unanime ed indicibile sdegno. 

Ma tralasciando la pochezza delle analisi che arrivano dal Parlamento, cosa sappiamo dell’ISIL  “Stato Islamici e dell’Iraq  e del Levante”? Disgraziatamente non si tratta di cellule terroristiche che operano attraverso la guerriglia compiendo attentati e nascondendosi fra le montagne. Disgraziatamente ci troviamo di fronte ad un vero Stato, che  ha conquistato pezzi di territorio senza chiedere il premesso attraverso stragi sanguinarie,  approfittando della debolezza politica degli Stati  che ha invaso . 

Attualmente l’ISIL  occupa un terzo della Siria ed un quarto dell’Iraq. Le frontiere dello” Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” sono in continua espansione, definiscono   un’area più vasta della Gran Bretagna, abitata da una popolazione di oltre 6 milioni di abitanti.  In Siria occupa   una zona ricca di giacimenti petroliferi. Nell’espansione verso  l’Iraq  l’esercito jihadista ha conquistato Falluja e soprattutto Mosul, una città che galleggia sul petrolio.  Una fase espansionistica che si è lasciata dietro una scia di terribili massacri non risparmiando donne e bambini. 

Non si può quindi parlare di semplici terroristi, ma di un vero e proprio Stato ricco di risorse soprattutto  petrolifere, che si arricchisce ulteriormente con i bottini di guerra. Prima le armi le trafugava, oggi le compra . Come è possibile che tutto ciò sia potuto avvenire così repentinamente? Infatti non è avvenuto repentinamente. Sono più di due anni che i guerriglieri dell’ISIL, in nome dell’integralismo religioso,  stanno seminando vittime ma pochi se ne sono  accorti perché l’azione dello” Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” era perfettamente in linea con i desiderata dell’imperialismo occidentale, americano in particolare.  

L’ISIL, ad esempio,  è stato estremamente utile per combattere il regime di al-Assad in Siria. Le azioni dei combattenti dello” Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” hanno svolto il lavoro sporco per conto dell’imperialismo occidentale e dell’Arabia Saudita. Proprio questi ultima, insieme agli altri Stati del golfo alleati degli Stati Uniti, hanno finanziato l’ISIL  e gli stessi americani  hanno fornito armi ai jihiadisti moderati,  oppositori di Assad,  che immediatamente si sono uniti all’ISIL  medesimo  portando in dote il loro potenziale bellico  made in USA. In questa fase le centinaia di migliaia di morti non interessavano a nessuno, non costituivano emergenza umanitaria. 

Egualmente in Iraq, l’azione dei guerriglieri dello “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” era utile per ristabilire l’equilibrio pianificato da Washington basato sulla triplice ripartizione dell’Iraq fra Sciiti, Sunniti e Kurdi. Un piano che stava fallendo perché il burattino Al-Maliki, reggente del governo Iracheno, oggi defenestrato,  stava assecondando troppo  le mire sciita di annientamento dei Sunniti dopo la caduta del "sunnita" Saddam Hussein.  L’avanzata  dell’ISIL avrebbe dovuto arruolare i movimenti Sunniti  e condurli alla conquista della loro parte di Paese ristabilendo l’equilibrio voluto dagli americani. Pure nelle scorribande irachene l’uccisione di cristiani,  di turcomanni , di yazidi   sono passate quasi  inosservate, effetto collaterale di un disegno strategico più grande.  

La valutazione imperialista è stata come al solito errata.  Infatti  la preventivata implosione dell’ISIL non è avvenuta. I  jihadisti moderati siriani anziché dissociarsi, si sono ulteriormente legati all’ISIL.  Allo stesso modo  i Sunniti  iracheni, che secondo le previsioni americane si sarebbero dovuti sfilare una volta ottenuta la loro promozione sociale,  hanno per lo più  seguito l’esempio dei jihadisti moderati siriani,  mentre altri non hanno potuto ribellarsi perchè minacciati di morte. 

Ecco dunque che l’ennesima arma innescata per proteggere gli interessi imperialisti si rivolta contro di essi. E’ stato così per i Mujhaddin di Osama Bin Laden   armati per rovesciare il governo comunista del Partito Democratico del Popolo Afgano ,  è stato egualmente così con Saddam Hussein armato per combattere contro l’Iran komeinista.  

Ritorna dunque il terrore islamico armato e foraggiato da coloro che ne hanno paura. Ritorna solo oggi perché l’ISIL è arrivato a minacciare il Kurdistan iracheno, un enclave Israelo-Statunitense- Europea.  A rischio è soprattutto  la zona di Kirkuk, una area zeppa di petrolio e gas. Un territorio che consentirebbe all’occidente, se ne avesse la disponibilità, di affrancarsi dalle forniture di Gazprom e quindi di svincolarsi dai ricatti della Russia.  

Ecco che allora i morti tornano a contare, le stragi fanno notizia, suscitano ribrezzo e indignazione, a differenza delle vittime cadute nella guerra contro al-Assad  e nell’avanzata in Iraq, morti  mediaticamente sepolti  dalle notizie provenienti dal fronte ucraino e da Gaza. Dopo il petrolio siriano, quello iracheno di Mossul, non è possibile concedere anche l’oro nero kurdo.  Si attiva dunque la mobilitazione, si proclama  l’emergenza umanitaria che indubbiamente esiste ed è grave, ma sono più di due anni che l’ISIL  è artefice di questi massacri, non da ieri.  

La questione è complicata  perché l’ISIL è diventato uno Stato vero , seppur pirata, ricco, fa proseliti, anche in Europa. Dal Belgio, Francia, Gran Bretagna, giungono  ragazzi pronti a convertirsi e ad  arruolarsi. La totale disperazione, la mancanza di prospettive, la povertà, provocata dal capitalismo finanziario in Europa spinge molti disperati a tentare la via del riscatto sociale anche attraverso l’integralismo religioso e la violenza. 

Non basteranno quattro peshmerga, anche se ben equipaggiati, a contrastare questo furore. La verità è una sola. Fino a quando gli interessi  finanziari dell’imperialismo occidentale, continueranno ad agitare il Medio Oriente, ad alimentare odi e genocidi, non ci sarà mai pace per nessuno. Disinneschiamo le multinazionali del petrolio e della armi, disarmiamo Israele, il Pentagono , solo così si potrà intravedere un barlume di pace in fondo a questo tunnel  di odio e disperazione.

Nessun commento:

Posta un commento