venerdì 22 agosto 2014

Vuoto terrorista

Luciano Granieri

Oggi il vuoto ha la faccia orrenda del terrore. Quel vuoto, creato per far posto al pensiero unico del mercato come regolatore assoluto della vita di tutti, fa paura. Le diverse idee di mondo, di comunità, dovevano essere spazzate via dalla testa della gente e sopratutto dei giovani. Guai a mantenere in vita un qualsiasi tipo di suggestione basata sul valore di comunità solidale. Guai a salvare  i principi di una società  tenuta insieme dalla dignità del lavoro. E’ devastante il solo pensare che  si possa attingere a quanto la Storia ha tramandato   per pensare come debba girare il mondo. Le ideologie sono pericolose, bisogna farne piazza pulita. Non avrai altro Dio all’infuori del mercato. Questo ha provocato il vuoto. 

Quel vuoto determinato dall’annullamento dell’”essere”, soppiantato dall’”avere”. Il nulla scavato dalla distruzione dei rapporti sociali  nell’idolatria dell’individualismo. La disperata insofferenza verso il “diverso da se” inculcata dal concetto distorto di “competitività”. Un’imbroglio  teso  a mettere gli uni contro gli altri. La dissoluzione del valore  di “umano”, sostituito dal valore patogeno  di “capitale umano”- da valorizzare  con tutti i mezzi, pena la dissolvenza nell’inadeguatezza  - lascia le persone immerse in un’angosciante solitudine. E’ terribile il vuoto lasciato dalla distruzione di una qualsiasi ipotesi di futuro, dall’incapacità di avere risposte alla propria precarietà quotidiana. E’ terribile la limitatezza ormai incancrenita del nostro concetto di tempo di vita, che non va oltre  a ciò che accadrà domani. 

Ma  la donna, l’uomo sono animali  sociali, per cui il pensiero unico del mercato come regolatore assoluto della vita, non può sostituire tutto ciò che è stato distrutto. L’operazione di valorizzare se stesso in base alla  quantità di possesso,  in luogo della qualità dell’essere, ormai non funziona più.  Il fallimento del Dio mercato ha lasciato il vacuum horribilis.  Un vuoto che qualcuno purtroppo disgraziatamente sta riempiendo. 

L’integralismo jihadista, la cieca  distorta  fede  nell’islam, propagandato dai guerriglieri del califfato, disgraziatamente forniscono delle risposte. Risposte sciagurate, drammatiche. Ma per chi è stato privato di soluzioni, di prospettive, di possibilità di progettare uno straccio di idea di società, la drammatica proposta integralista può costituire una soluzione.  Questa, nella sua farneticazione,  comunque offre appartenenza, condivisione di un qualcosa, forse di un straccio di ideologia, follia certo, ma non il niente. 

L’adesione fideistica e accesa di molti giovani occidentali: americani, francesi, inglesi, belgi e anche italiani alle farneticazioni del Califfato è la dimostrazione di come il vuoto sia assurto  a terribile incubatrice  di derive distruttive. E allora non servono le bombe e le armi. Bisognerebbe scatenare una guerra perpetua in mezzo mondo. Quali sono i confini dell’Is?  Rimangono  relegati al Medio Oriente? Al-Baghdadi  dove si trova? Non sta in Afghanistan come Osama  Bin Laden, non è un sanguinario despota che tiranneggia l’Iraq come Saddam.  Dove e chi combattere dunque?

 L’utilizzo delle armi accenderebbe altri fuochi, favorirebbe un proselitismo ancora più crudele e diffuso in tessuti sociali malati. Sarà utopia, ma per sconfiggere il terrorismo bisognerebbe iniziare  da qui, dal cosiddetto Occidente civilizzato. Cominciare  a riempire quel vuoto creato dal Dio mercato con altri valori. Magari con ideologie, o idee di società,  con senso della dignità legato all’inclusione in una comunità, con rispetto per ciò che si è e non per ciò che si possiede, con l’idea che inevitabilmente il “bene comune”, se è peste per l’ultraliberismo, è manna salvifica per la vita di tutti. Perchè è evidente  che se quel vuoto sarà colmato, non potrà esistere alcun integralismo violento, alcun terrorismo che potrà scalzarlo.

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