Roma e la Liberazione. La Resistenza viene conservata come in una teca. Da tenere da conto, sempre, anche se ormai «fuori moda»
Nella notte tra il 22–23 settembre qualcuno, qualcuna
di noi ha ricevuto questo sms: «Oggi alle 10.30 con il tricolore Anpi… a Ponte Garibaldi
fiori per Carla Capponi e Sasà Bentivegna. Vergogna. Solo il Tevere
ha accolto ieri le loro ceneri…».
Ciò che
era nell’aria da tempo è avvenuto. Ma come?
Cerchiamo invano una cronaca. Un Tevere limaccioso inesorabilmente
deserto è comparso per qualche secondo sul Tg Lazio del giorno 23, fuori
campo la voce del sindaco Marino recitava che Roma non avrebbe mai dimenticato
i due protagonisti della Resistenza romana…
Le
ceneri di Carla Capponi (morta nel 2000) e del suo compagno Sasà Bentivegna
(morto nel 2012) erano custodite dalla figlia Elena nella sua casa di
Zagarolo (Roma) in attesa di una degna sepoltura.
Si
è capito ben presto dal «No» del Cimitero acattolico di Testaccio, su
cui Elena contava per esaudire un desiderio dei genitori, che trovare una
degna sepoltura per i due gappisti non sarebbe stata un’impresa semplice.
Passi da parte delle autorità locali ne sono stati fatti, ma evidentemente
privi di quel convincimento interiore necessario per portare a compimento
il riconoscimento di un merito che nel clima politico di questi ultimi
anni, una sorta di disagio crescente lo creava.
In soccorso dello
scoramento di Elena si era mosso all’inizio dell’estate il Museo di via Tasso offrendo ospitalità
alle ceneri, finché non si fosse trovata la sede definitiva
per la sepoltura. L’Anpi di Roma da parte sua aveva proposto che i due
protagonisti della Resistenza romana fossero accolti nel monumento dedicato
ai caduti per la Liberazione di Roma…
I vincoli
burocratici, l’inerzia che caratterizza da noi ogni procedimento amministrativo
divengono un utile alibi quando un’azione è meglio rimandarla: «queta
non movere»…
Elena,
alla fine l’ha capito, e ha dato corso a quella che definiva «la
seconda scelta» dei suoi genitori: le loro ceneri affidate alle acque del
Tevere.
Nulla
sappiamo di come ciò sia avvenuto. Forse quei papaveri rossi che Carla tanto
amava saranno stati gettati nel Tevere insieme a ciò che restava di lei,
della sua luminosa bellezza, che i meno giovani tra noi ben
ricordano….Già negli anni del compromesso storico Carla cominciava a creare imbarazzi:
il suo coraggio ardente, il suo indomito antifascismo vissuto «con cuore
di donna» suscitava nei comizi l’entusiasmo dei giovani (e lo sgomento palpabile
dei segretari delle sezioni del Pci, preoccupati delle reazioni degli
scout, i nuovi invitati).
Il clima politico stava cambiando.
La cultura
sempre più accreditata della nonviolenza rendeva difficile difendere
l’azione dei Gap dall’accusa di terrorismo, sostenere la sua collocazione
tra gli atti di guerra, considerare via Rasella un atto di eroismo, uno
scatto di dignità contro la ferocia nazifascista sulla popolazione
romana che l’aveva determinato.
Carla
Capponi fu medaglia d’oro della Repubblica, parlamentare del Pci eletta
con un vastissimo consenso, riconosciuta protagonista di quella Resistenza
che tuttavia, benché condivisa da donne e uomini di diverse tendenze
e idealità uniti nella lotta al fascismo, era divenuta nei decenni sempre
più patrimonio rivendicato dalla sinistra.
Furono
le forze di sinistra a battersi per il rispetto e l’attuazione dei
principi costituzionali, le amministrazioni di sinistra a tenere
vivo nei decenni l’esempio di chi aveva dato la vita per la democrazia nel
nostro paese.
Ma proprio
questa fedeltà rischia di essere travolta nel folle volo compiuto dal Pci
nella sua corsa verso il «nuovo», un «nuovo» che è sfumatura delle differenze,
annullamento di tutto ciò che può rendere meno piatto il presente…
Gli
eroi della Resistenza acquistano il sapore di un reperto oleografico:sono da
conservarsi in una teca, come i gioielli di famiglia, da tenere da
conto, ma rimasti fuori moda. Battersi per una degna sepoltura di Carla
e Sasà avrebbe comportato riportare a galla recriminazioni mai
sopite, schierarsi in una difesa a tutto campo di valori riconosciuti
come attuali… I nostri governanti, i nostri amministratori non se
la sono sentita. Questa è la verità. Ha detto bene il presidente
dell’Anpi di Roma: «Le ceneri dei due protagonisti della Resistenza romana
finite nel Tevere, sono un buco nero per la democrazia».
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