venerdì 14 novembre 2014

Atto aziendale della Asl. Una grossa grassa presa in giro

Luciano Granieri


Foto tratta da "L'nchiesta quotidiano"
Si è perso solo del tempo e non si è evitata una sonora presa in giro. Questo è stato il risultato   che comitati e associazioni , confluiti nel Coordinamento Provinciale per la Sanità, hanno conseguito provando ad allertare i sindaci della Provincia sulla reale volontà regionale  di destrutturare la sanità pubblica del territorio a favore degli interessi privati e di altre Asl della Regione. Tenendo fede, cioè,  al piano inconfessato ed inconfessabile di riparametrare  la sanità regionale pubblica sull’asse Latina-Roma-Viterbo.  

Si può salvare la rilevanza mediatica raggiunta nel rapporto con i primi cittadini e si può  ritenersi sollevati per aver informato tecnicamente delle incongruenze e delle enormi omissioni presenti nel piano strategico,  di conseguenza nell’atto aziendale, e per l’aver avanzato proposte alternative e migliorative. Una magra consolazione.  

Anzi personalmente provo il rammarico di aver  concesso spazi inopportuni a soggetti  i quali, cavalcando le proteste contro le mire destruenti  dell’impianto sanitario provinciale, hanno provveduto a fare campagna elettorale per se e per i propri capi popolo in occasionie delle elezioni provinciali .  Che ci faceva il sindaco di Anagni alla fiaccolata di protesta dell’11 settembre scorso organizzata dal Coordinamento alla Villa Comunale se, pur chiudendogli l’ospedale sotto il naso, ha votato l’atto aziendale?  E il sindaco di Sora? Si è incatenato, è ricorso anch’egli al “moccolo rivoluzionario”, per poi accontentarsi di portare a casa qualche obolo, completamente incurante dello sfascio che lo sta circondando?  

E il grande tessitore Ottaviani?   Un vero riformista! La sua azione è paragonabile a  quella di quei sindacati che, da un lato tengono buoni i lavoratori con promesse di mediazione,  e dall’altro firmano tutto ciò che propina il padrone.  Un ottimo controllore del conflitto sociale, Bonanni e Angeletti a confronto erano dei dilettanti. Anche il sindaco del Capoluogo ha partecipato alle manifestazioni, mantenendo la giusta distanza però, immancabilmente  senza fascia, sfoggiando  battute inopportune verso membri del coordinamento in relazione alla loro capacità visiva, invitandoli a farsi controllare la vista. Un ‘impresa  titanica qui a Frosinone considerato che il reparto di oculistica è stato chiuso dalla manager “tor vergatara”.  

Il Sindaco frusinate  si è  pure presentato ad alcune riunioni del coordinamento, sempre abbondantemente in ritardo, (convocazione alle 21,00 e ingresso trionfale di Ottaviani alle 23,00 se non più tardi) facendo finta di ascoltare , cercando anche di porre qualche ostacolo, qua e là, qualche distinguo teso solo a perdere del tempo.  Si ricorda un  suo  contributo alla causa consistito  nel trangugiare panini e birra presso un locale di Alatri dopo un riunione del Coordinamento a notte fonda.  

Per non tacere della farsa dei giorni che hanno preceduto l’approvazione dell’atto aziendale, con il coordinamento prima ammesso alla  trattativa, riconosciuto a tutti gli effetti come parte in causa, poi escluso quando c’era da decidere  sulla “ciccia”. La manager Mastrobuono infatti aveva vietato,  nel pomeriggiodell’incontro decisivo con i sindaci, la presenza dei gufi  sanitari.  Non poteva rovinarsi la gioia e il gaudio della mattina quando, in una riunione in Federlazio,   aveva svenduto mezza sanità pubblica provinciale ai privati locali.

 I commenti trionfalistici dei sindaci che hanno approvato il piano aziendale sono stucchevoli e ipocriti. Si può credere alle fatue promesse di un Dea di II livello, quando l’atto approvato non riesce neanche ad assicurare un numero di posti letto conforme alle legge?  Si può approvare un documento  fuori legge anche per quanto concerne gli aspetti legati alla dotazione sanitaria necessaria alla  precaria situazione ambientale del nostro territorio? 

A molti questo attaccarsi ad un passaggio formale, con valenza semplicemente consultiva,  come l’approvazione a parte della consulta dei sindaci dell’atto aziendale della Asl, può sembrare eccessivo. Ma l’immagine che ci rimanda questa vicenda è drammatica. In relazione a decisioni  devastanti  per la sanità del territorio, solo 95.800 cittadini hanno trovato sindaci disposti a difendere il loro diritto alla salute  (impagabile in questo senso,  l’aiuto dato al coordinamento, dal  sindaco di Alatri, Morini e da quello di Vico nel Lazio Guerrriero). Ci riferiamo agli abitanti di Acuto, Alatri, Arnara, Boville,  Casalattico, Collepardo, Fumone, Guracino, Pescosolido, Piglio, Ripi, Serrone, Supino, Torre Cajetani, Torrice, Veroli, e Vico Nel Lazio, che hanno rigettato il patto aziendale.   Purtroppo altri 219.700 cittadini, (gli abitanti di Amaseno, Anagni, Arce, Atina, Belmonte Catello,Cassino, Castelliri, Ceprano, Cervaro, Colle San Magno, Ferentino, Fiuggi, Frosinone, Isola Liri, Picinsco, Piedimonte San Germano,  Posta Fibreno, Rocca D’Arce, Sant’Andrea sul Garigliano,  Sora, Terelle, Villa Santo Stefano) devono sorbirsi  sindaci che hanno avvallato un modello sanitario  NOCIVO PER LA SALTUE  e fuori legge.  Per i sindaci della restante popolazione provinciale , oltre 200.000 abitanti, occuparsi del diritto alla salute dei propri amministrati  è una perdita di tempo, non merita la benché minima attenzione.  

Non c’è da meravigliarsi dunque se la nostra Provincia è in completo degrado politico, sociale e morale. Non c’è da stupirsi se manca il lavoro se dilagano povertà, inquinamento  e malesseri di ogni tipo. Però quanti di noi si ricorderanno di questa vicenda quando torneranno alle urne per eleggere i propri primi cittadini?

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