Maurizio
Federico
Il
12 novembre del 1989, esattamente venticinque anni fa, nei locali della storica
sezione comunista della “Bolognina”, dove oggi lavorano dei parrucchieri cinesi,
venne commesso uno spietato delitto.
Quella
domenica mattina era stato ucciso, a bruciapelo, il Partito comunista italiano
che pure era riuscito a scamparla, per quasi settanta anni, dai tanti che lo
volevano morto a tutti i costi: da Mussolini a Scelba, da Tambroni a Gelli, dai
golpisti neri ai terroristi di ogni colore.
Dove
non erano riusciti tutti quegli emeriti signori
ce la fece, e con una certa facilità, tale Achille Occhetto che di quel
partito era nientemeno che il segretario generale. Niente da meravigliarsi, in
genere i complotti familiari non solo sono molto frequenti ma anche quelli più
facili ad attuarsi. Occhetto rivendicò subito il suo delitto sostenendo la tesi,
ardita per la verità, di averlo compiuto nell’interesse della stessa vittima, perché
solo così sarebbe vissuta più a lungo e avrebbe avuto uno splendido avvenire!
Ma
come e dove era maturata la decisione di sbarazzarsi del P.C.I.? Solo negli
ultimi anni stanno venendo alla luce i retroscena di quel delitto: l’apertura
degli archivi americani, le memorie di qualche ex agente
segreto, le rivelazioni di Wikileaks, libri e saggi sull’argomento portano tutte in un'unica direzione: Washington.
Fu
quella, infatti, nel maggio del 1989, a pochi mesi, quindi, dalla “Bolognina”,
la meta di un viaggio del segretario Achille Occhetto e dell’attuale Presidente
della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Mentre per Occhetto si trattava
della sua prima visita negli Stati Uniti d’America, non era la prima invece per
Napolitano che, da capo della corrente filo-craxiana e filo-berlusconiana del P.C.I.
(i cosiddetti “miglioristi), da oltre un decennio intratteneva rapporti strettissimi
con l’ambasciata americana a Roma e, spesso, si recava negli USA, cosa che a
tutti gli altri comunisti era preclusa sin dagli anni della “grande crisi” del
1929.
Tra
l’altro, è stato scritto e non è stato mai smentito, che i due italiani, in una
sera di quel maggio di venticinque anni fa, si ritrovarono a cena, sempre a
Washington, con un ex capo della CIA, William Casey, che era solito ripetere,
quando era in servizio a Roma, che la missione della sua vita era “schiantare
il Partito comunista italiano”!
Tutto
chiaro? Non ancora! Resta tuttora un mistero il fatto che Achille Occhetto, che
pure aveva fatto il grosso del “lavoro sporco”, dopo la fine del P.C.I. venne
subito messo da parte mentre al suo compagno di viaggio in America, Giorgio Napolitano,
si aprirono da quel momento le strade di una luminosissima carriera fatta di Presidenze
della Camera dei deputati, di Ministeri importanti e, perfino, di quel doppio
mandato di Presidente della Repubblica che dura ancora oggi!
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