Negli anni ‘40 Il Be Bop
era il nuovo stile nero, manifesto di riappropiazione della creatività afroamericana annacquata dalle orchestre commerciali bianche della swing era. Il Be bop,
rifuggendo, anzi distruggendo le mielosità e
gli ammiccamenti danzanti delle orchestre da ballo, proponeva una musica
frenetica, dai fraseggi complessi e veloci, rimetteva al centro dell’esecuzione
l’improvvisazione. Alle sonorità swing brillanti
ed eleganti del clarinetto di Goodman e di Artie Shaw si sostituivano le furiose scorribande Bop del sax alto di Charlie
Parker e della tromba di Dizzy Gillespie. "Swing, deriva commerciale bianca
della musica jazz, il cui strumento principe era il clarinetto, e Be Bop come
riscossa creativa nera dove a dettare legge era il sassofono"? E’ una
conclusione appropriata, ma non esatta. La musica jazz infatti certezze non ne
fornisce, mai. E’ una forma musicale
nata e cresciuta sulla contaminazione, dal combinarsi di sensibilità culturali e musicali
sempre nuove e diverse. Non c’è dunque
da stupirsi se nell’era del Be Bop, dei solisti neri, quattro musicisti bianchi
si imponessero all’attenzione del panorama jazzistico dell’epoca ,guarda caso, suonando quel clarinetto, strumento principe
della swing che nel Be Bop era stato posto in secondo piano. Quattro musicisti
di origini italiane: John La Porta, Jimmy Giuffre, Antonio Sciacca, meglio conosciuto col nome di Tony
Scott, e Buddy De Franco. In particolare vogliamo ricordare Buddy De Franco,
scomparso la vigilia di natale all’età di 91 anni in Florida. Buddy era considerato il Charlie Parker del clarinetto.
Forse l’unico che dal punto di vista tecnico sia riuscito a superare Benny
Goodman. La sua capacità improvvisativa e creativa lo pone a tutti gli effetti
fra i musicisti Bop più importanti, anche se il suo fraseggio vitale, incisivo
e cristallino spesso veniva considerato “freddo” dagli appassionati. Non a caso
De Franco fu anche uno dei protagonisti della crescita del Cool jazz una stile più compassato e
ricercato diffusosi negli anni ’50. Il clarinettista, nato nel New Jersey e
cresciuto a Philadelphia, è stato a lungo attore principale in molti scenari jazzistici, dall’epopea dello swing a fianco di Gene
Krupa, e nel settetto di Count
Basie al Be Bop, al Cool fino alla
presenza negli Art Blakey Jazz Messenger,
esponenti dell’evoluzione Hard Bop. Con la morte di De Franco il jazz
perde uno dei più longevi e creativi musicisti
della sua storia.
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