lunedì 29 dicembre 2014

L’Unione Europea calpesta le conquiste democratiche e sociali

Eric Toussaint

Il fallimento dei governi europei, DELLACommissione Europea e della BCE è evidente nel realizzare ciò che si suppone vogliano OTTENERE: ridurre la disoccupazione, rilanciare l’attività economica, risanare dalle fondamenta le banche, stimolare e aumentare il credito ai privati e alle PMI, e anche aumentare l’investimento e ridurre il debito pubblico. Su tutti questi PUNTI, la politica europea è un fiasco clamoroso. Ma in realtà sono questi gli obiettivi che i dirigenti europei vogliono raggiungere?
I media mainstream affrontano regolarmente una serie di questioni come: una possibile esplosione della zona euro; il fallimento delle politiche di austerità in materia di ripresa economica; le tensioni tra Berlino, Parigi o Roma, tra Londra e i membri della zona euro; le contraddizioni in seno al Consiglio della BCE; le enormi difficoltà per arrivare ad un accordo sul bilancio della UE; i dissidi di certi governi europei con ilFMI a proposito della quantificazione dell’austerità. Anche se queste tensioni sono del tutto reali, non ci devono occultare la cosa essenziale.
I dirigenti europei dei Paesi più forti e i padroni delle grandi imprese si rallegrano che ci sia una zona economica, commerciale e politica comune, dove le transnazionali europee e le economie del Centro della zona euro ottengono profitti dalla debacle della Periferia, per rafforzare la redditività delle loro imprese e guadagnare competitività rispetto ai loro concorrenti statunitensi e cinesi. Il loro obiettivo, nello stato ATTUALE della crisi, non è quello di rilanciare l’economia e ridurre le asimmetrie tra le economie forti e quelle deboli all’interno della UE.
Inoltre i dirigenti europei ritengono che la debacle del Sud europeo sarà un’opportunità per privatizzazioni generalizzate di imprese e beni pubblici a prezzi da SALDO. E li aiutano l’intervento della Troika e la complicità attiva dei governi della Periferia. Le classi dominanti dei Paesi periferici sono favorevoli a queste politiche, dato che contano di ricevere una parte di una torta che da tempo desiderano. Le privatizzazioni di Grecia e Portogallo prefigurano quello che arriverà a Spagna e Italia, dove i beni pubblici che si potrebbero acquisire sono molto più importanti, considerate le DIMENSIONIdi queste due economie. I dirigenti delle economie europee più forti progettano anche di mettere in atto una nuova ondata di importanti privatizzazioni nei loro stessi Paesi.
Non si cerca neppure di dissimulare la stretta RELAZIONE tra i governanti e il grande capitale. Alla testa di diversi governi, collocati in posti ministeriali importanti e alla presidenza della BCE, si trovano uomini direttamente usciti dasl mondo dell’alta finanza, |1| a cominciare dalla banca d’affari Goldman Sachs. |2| Alcuni politici di primo piano sono ricompensati con un posto in una grande banca o un’altra grande impresa una volta compiuti i loro favori alle grandi corporazioni. |3| Non è cosa nuova, ma è più evidente e comune rispetto agli ultimi 50 anni. Si può parlare di veri vasi comunicanti e molto trasparenti.
Ritenere che la politica dei dirigenti europei sia un fallimento perché la crescita economica non è tornata significa sbagliare notevolmente il criterio di analisi. Gli obiettivi perseguiti dalla direzione della BCE, dalla Commissione Europea, dai governi delle economie più forti della UE, dalle direzioni delle banche e delle altre grandi imprese private non sono né il rapido ritorno alla crescita, né la riduzione delle asimmetrie all’interno della zona euro e della UE al fine di farne un insieme più coerente nel quale possa TORNARE la prosperità.
E soprattutto non bisogna dimenticare una questione fondamentale: la capacità dei governanti, che si sono messi docilmente al servizio degli interessi delle grandi imprese private, per gestire una situazione di crisi, anche di caos, e agire nella direzione RICHIESTA da queste grandi imprese. La crisi permette di passare all’attacco con il pretesto di applicare un trattamento shock giustificato dall’ampiezza dei problemi.
I diritti economici, sociali e culturali sono continuamente messi in discussione fin dalle loro fondamenta, senza dimenticare l’offensiva contro i diritti civili e politici come il diritto effettivo all’elezione dei parlamentari. In verità, il Parlamento Europeo non esercita realmente il potere legislativo, i parlamenti nazionali dei Paesi sottomessi alla Troika vedono come questa gli detta le sue leggi, e gli altri Parlamenti hanno la loro sovranità e il loro potere fortemente limitati dai diversi trattati europei, adottati senza nessuna CONSULTAZIONE democratica, come il TSCG (Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governabilità) che fissa requisiti di bilancio inaccettabili.
Anche altri diritti vengono scherniti: l’esercizio reale del suffragio universale diretto, il diritto di respingere i trattati, il diritto di modificare la costituzione mediante un processo democratico costituente, il diritto di protestare e di organizzarsi perché queste proteste diano dei RISULTATI. La UE e i suoi Paesi membri fomentano una deriva autoritaria con il ritorno dell’esercizio diretto del potere da parte dei rappresentanti di un’oligarchia economica.
Per avanzare nella maggior offensiva portata avanti dopo la seconda guerra mondiale su scala europea contro i diritti economici e sociali della maggioranza della popolazione, i governi e il padronato utilizzano armi diverse: il debito pubblico, la disoccupazione, l’aumento dell’età pensionabile, l’esclusione dal diritto di ricevere un sussidio delle moltissime persone senza impiego, il congelamento o la diminuzione dei salari e dei diversi aiuti sociali, la riduzione dei posti di lavoro sia nelle imprese private che nel settore pubblico, la RICERCA dell’equilibrio di bilancio come pretesto per i severi tagli nei servizi pubblici, la ricerca del miglioramento della competitività degli Stati membri della UE, tra loro e rispetto ai loro concorrenti commerciali di altri continenti.
Per il Capitale, la questione è aumentare ancor di più la precarizzazione dei lavoratori, ridurre radicalmente la loro capacità di mobilitazione e di resistenza, diminuire i salari e le diverse prestazioni sociali e allo stesso tempo mantenere le enormi disparità tra i lavoratori all’interno dell’UE, con l’obiettivo di aumentare la concorrenza tra loro e affondarli nella trappola del debito.
In primo luogo ci sono le disparità tra i salariati di uno stesso Paese: tra donne e uomini, tra fissi e temporanei, tra lavoratori part time e lavoratori a tempo pieno, tra le vecchie generazioni che beneficiano di un sistema di pensionamento basato sulla solidarietà e le NUOVE generazioni alle quali si impone un sistema sempre più individualista e aleatorio. Senza contare i «clandestini», supersfruttati e che non godono di nessun diritto sociale legato al lavoro. Per iniziativa del padronato e con l’appoggio dei governi che si succedono (e in questo, i partiti socialisti europei hanno svolto un ruolo attivo), queste disparità sono cresciute nel CORSO degli ultimi 20 anni. Per esempio, in Germania 7 milioni e mezzo di lavoratori devono accontentarsi di un salario mensile di 400 euro, quando il salario minimo normale supera nettamente i 1.500 euro. |4|
In secondo luogo a queste differenze si aggiungono le disparità tra i lavoratori dei Paesi del Centro e quelli dei Paesi della Periferia nel seno della UE, che sono complementari a quelle che si approfondiscono nell’ambito delle frontiere nazionali. I salari dei lavoratori del gruppo dei Paesi più forti (Germania, Francia, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia, Austria, Danimarca) sono il doppio o il triplo dei salari dei quelli di Grecia, Portogallo o Slovenia. Il salario minimo legale della Bulgaria (156 euro lordi mensili nel 2013) è da 8 a 9 volte inferiore a quello di Paesi come Francia, Belgio o Paesi Bassi. |5|
Nell’America del Sud, anche se le differenze sono grandi tra le economie più forti (Brasile, Argentina, Venezuela) e le più deboli (Paraguay, Bolivia, Ecuador...), la differenza nel salario minimo legale è dell’ordine di 1 a 4, pertanto una disparità nettamente minore che nel seno dell’Unione Europea. Questo MOSTRA fino a che punto è forte la concorrenza tra i lavoratori d’Europa. Le grandi imprese dei Paesi europei più forti sul piano economico beneficiano profondamente delle disparità salariali nel seno dell’UE.
Le autorità europee rafforzano anche la politica da fortezza assediata sminuendo il DIRITTO dei cittadini e cittadine non europei/e all’accesso al loro territorio. Inoltre, perfezionano la loro politica criminale alle frontiere d’Europa che provoca la morte di migliaia di persone che cercano di trovare una vita migliore nell’Unione Europea. Anche il diritto di asilo è calpestato.
Quello che vediamo, dietro la cortina di fumo dei discorsi ufficiali, è una logica terribile, ingiusta e mortifera che è in atto. È il momento di portarla alla luce per poterla affrontare meglio e riuscire a sconfiggerla.
Note:
|1| Un esempio: Emmanuel Macron, designato ministro dell’Economia e dell’Industria dal presidente francrsr François Hollande a fine agosto del 2014, che proviene dalla banca Rotschild, si veda:http://es.wikipedia.org/wiki/Emmanu...
|2| Éric Toussaint,«Bancocracia: de la república de Venecia a Mario Draghi y Goldman Sachs» pubblicato il 6 novembre 2013, http://wwwcadtm.or/Bancocracia-de-l...
|3| Éric Toussaint, «DSK, Blair, Geithner, Rubin: de la politique à la finance», pubblicato il 9 dicembre 2014, http://cadtm.org/DSK-Balir-Geithner...
|4| Il salario minimo stabilito recentemente in Germania sarà effettivo a PARTIRE dal 2017, ma avrà numerose eccezioni e non beneficerà di una rivalutazione regolare e automatica;
|5| Si veda http://epp.eurostat.ec.europa.eu/st... con i DATI fino al 2013. Si veda anchehttp://www.inegalites.fr/spip.php?a... dove ci sono dati che sfortunatamente si fermano al 2011.
Éric Toussaintmaître de conférence all’Università di Liegi, portavoce del CADTM INTERNAZIONALE e membro del Consiglio scientifico di ATTAC Francia, è autore di Bancocracia, Icaria Editorial, Barcellona, 2014, Proceso de un hombre ejemplarEDIZIONE digitale (2013), disponibile in pdf, si veda www.cadtm.org/Proceso-a-un-h...Una mirada al retrovisor. El neoliberalismo desde sus orígenes hasta la actualidad, Icaria Editorial, Barcellona, 2010.

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