giovedì 11 dicembre 2014

PARTITO COMUNISTA ITALIANO SABATO A FROSINONE INIZIA LA RICOSTRUZIONE

Ugo Moro, responsabile ufficio stampa Comitato regionale PdCI



Si svolgerà sabato 13 dicembre a Frosinone presso la sala conferenze dell’Hotel La Trattoria l’iniziativa di presentazione dell’appello per la Ricostruzione del Partito Comunista Italiano.
Alcune dichiarazioni dei relatori, svolte introducendo gli argomenti in discussione.
Oreste Della Posta, Segretario Provinciale PdCI: “ E’ indispensabile che all’interno di una sinistra aggregata, che ci proponiamo di unificare nella forma di un fronte ampio, strutturato e operante in modo coerente, si ricostruisca e si consolidi una presenza comunista autonoma, che si proponga la sua riorganizzazione in partito, che sappia unire in questo processo tutte le forze comuniste con una cultura politica affine, che in vario modo si richiamano, attualizzandolo, al miglior patrimonio politico e ideologico dell’esperienza storica del PCI, della sinistra di classe italiana e del movimento comunista internazionale e alla migliore tradizione marxista, a partire dal contributo di Lenin e Gramsci. Con una chiara collocazione internazionalista e antimperialista; consapevole che, a fronte di un imperialismo che mira a scardinare la sovranità nazionale di molti paesi per piegarne la resistenza, la difesa di tale sovranità assume nella nostra epoca un grande rilievo ed è precondizione per l’affermazione del protagonismo dei popoli. A ventitrè anni dalla fine del Pci e stante l’attuale insufficienza delle esperienze che in modo diverso si sono richiamate a quella grande storia, nasce l’esigenza di ripartire con l’obiettivo della costruzione di un partito comunista che ne riprenda le migliori caratteristiche, ricollocandole nelle attuali condizioni italiane e internazionali.”
Massimiliano Palombi, Segretario Provinciale del PRC: “Nella consapevolezza che si tratterà di un processo graduale e di non breve periodo, che metta capo a un’unica forza comunista rigenerata, capace di superare l’attuale frammentazione e, con essa, una sempre più evidente irrilevanza politica e sociale, ribadiamo l’indispensabilità di una forza politica comunista unificata, non settaria né subalterna all’opportunismo delle mode correnti, che si ponga in un rapporto di dialogo costruttivo (ma da un punto di vista autonomo) nell’ambito della sinistra d’alternativa, senza cessioni di sovranità sulle questioni di fondo, ma capace di trovare volta a volta la sintesi strutturata e non occasionale dell’unità d’azione.”
Giacomo Marchioni del Comitato Politico Nazionale del PRC:

“Il superamento della soglia di sbarramento ottenuto di misura dalla lista Tsipras nelle recenti elezioni europee – quale che sia il giudizio che si vuol dare su questa esperienza elettorale e sulle divisioni profonde emerse prima e dopo il voto – dimostra quantomeno che nonostante i forti limiti soggettivi delle forze in campo esiste uno spazio anche politico-elettorale, militante e d’opinione, a sinistra del Pd renziano. Ed esiste anche uno spazio oggettivo per una sua espansione, in direzioni diverse: nei confronti di vastissimi settori popolari che sempre più approdano all’astensionismo come forma di protesta anti-sistemica; nei confronti di una parte dall’elettorato popolare, operaio e di sinistra del Pd, non certo entusiasta di una leadership liquidazionista della stessa identità socialdemocratica; ma che si rivela (comprensibilmente) poco attratto dalle diverse alternative a sinistra del PD; nei confronti di quella parte di popolo di sinistra (a volte di estrema sinistra) che vota 5Stelle, attratto dal voto “arrabbiato” e di protesta, anch’esso deluso dall’assenza di grandi alternative credibili a sinistra."

Davide Parente, Segretario della FGCI di Frosinone: “Il voto di gran parte dei Paesi europei dimostra che esiste e può espandersi anche in tempi brevi uno spazio sociale e politico durevole, con basi di massa, per un consenso ai comunisti e alle forze della sinistra anticapitalistica: ed è solo per gravi responsabilità soggettive di tutti i gruppi dirigenti che tale spazio in Italia – in questi ultimi trent’anni che ci separano dalla morte di Berlinguer – non è stato costruito.
In tale contesto regressivo, le gravi contraddizioni in cui si è avvolta la lista Tsipras, prima e dopo il voto, mostrano che la strada per un’aggregazione della sinistra di classe è lunga e tortuosa. E che essa richiede non improvvisate alchimie elettoralistiche, ma la costruzione di fondamenta solide nel mondo del lavoro e nel conflitto di classe nonché un pensiero forte verificato nel tempo: è questo il solo terreno su cui possono crescere gruppi dirigenti uniti e solidali, tenuti insieme non da occasionali e contingenti convenienze politiciste.
Bruno Steri del Comitato Politico Nazionale del PRC: “ Un credibile processo unitario che includa la sinistra partitica va costruito sulle basi solide dei rapporti con le forze sindacali, associative e di movimento, anche nella competizione elettorale: la quale deve tornare ad essere – se si vuol conseguire un consenso non effimero – un momento unitario del percorso politico, non il suo presupposto o il suo punto d’arrivo. Entro tale processo – in modo inseparabile da esso, e nel quadro di una fase che, a sinistra, appare caratterizzata da un alto tasso di mobilità politica – riteniamo fondamentale il lavoro di ricostruzione in Italia di un partito comunista degno di questo nome: di una forza organizzata non settaria, attenta agli sviluppi della dinamica politica, legata organicamente al mondo del lavoro e non opportunista, che si ponga in grado di orientare e condizionare da un punto di vista di classe il processo di aggregazione della sinistra.
Siamo consapevoli dei limiti pesanti che hanno caratterizzato l’esperienza di questi ultimi venti anni, in particolare dell’insuccesso e delle debolezze originarie di una “rifondazione comunista” pur intrapresa con passione e dedizione all’indomani della liquidazione del PCI.”

Ugo Moro, appena eletto nella Segreteria Nazionale del PdCI: “ La crescente frammentazione e il moltiplicarsi delle divisioni hanno dissipato un patrimonio militante che ha complessivamente interessato qualcosa come un mezzo milione di iscritti e dilapidato un’influenza elettorale che aveva raggiunto nella seconda metà degli anni Novanta i 3 milioni e 200 mila voti, proiettata verso il 10%. A riprova di quanto sia facile dissipare in pochi anni un grande patrimonio elettorale, quando esso non riposi su solide fondamenta. Oggi abbiamo cognizione delle cause principali (nonché degli errori dei gruppi dirigenti) che sono state alla base di questo insuccesso: a cominciare da una debolezza ideologica e un eclettismo delle provenienze, che hanno impedito una sintesi graduale, il formarsi di una cultura politica comune, capace di tenere unito il partito anche nei momenti di forte dibattito politico interno, come avviene invece nella più parte degli altri partiti comunisti al mondo.
A ciò si è sommata, come concausa dell’insuccesso, la delusione progressivamente indotta dalla partecipazione dei comunisti al governo del Paese, che non ha conseguito alcun risultato sostanziale a favore dei nostri soggetti sociali di riferimento, accentuata da forme di carrierismo politico, da lotte interne e dalla formazione di ceti politici separati dalla più genuina militanza di base, che hanno seminato sfiducia e distorto la gestione interna delle stesse organizzazioni comuniste, la sua trasparenza, il suo costume, la sua moralità. C’è dunque la necessità di una rilegittimazione dei comunisti, compito tanto più urgente in quanto la crisi sistemica in cui siamo a tutt’oggi immersi continua a colpire in primo luogo lavoratrici e lavoratori, privi di una rappresentanza anticapitalistica adeguata.”
Sui comunisti grava quindi una grande responsabilità nella promozione di un’analisi all’altezza delle innovazioni del capitalismo e nell’esplicitazione di proposte per il suo superamento, nell’individuazione della nuova composizione di classe e delle forme organizzative efficaci per far fronte alle nuove contraddizioni. In particolare ai comunisti, organizzati in partito, è ancora affidato il compito di portare nello scontro sociale e nella dialettica politica una visione generale delle contraddizioni dello sviluppo capitalistico, nonché una percezione matura delle dinamiche internazionali e della prospettiva mondiale.



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