venerdì 30 gennaio 2015

E' la uolpe e pur' c'incaglia

Comitato di lotta  per il lavoro Frosinone

Si è svolto il 28 gennaio presso la Provincia l’annunciato incontro tra “tecnici” dei Comuni di Frosinone e Alatri e l’Amministrazione Provinciale con il “nuovo” segretario Adriano Marini.

Ai lavoratori ivi presenti alcuna cosa è stata ufficialmente detta in base alle decisioni assunte. Anzi i “tecnici” del Comune di Frosinone si sono, come sempre, allontanati alla chetichella, per evitare un fastidioso confronto con i lavoratori, che li ritengono eccessivamente burocrati nell’affrontare la vicenda tentando di rinviare sempre le decisioni.
Un breve informale confronto con il Segretario della Provincia prima e poi con il Presidente Pompeo confermava che i problemi di natura tecnica saranno oggetto di un ultimo formale confronto prima di presentare alla “politica” il lavoro svolto.
I lavoratori nei giorni scorsi, conoscendo oramai la fredda rigidità dell’Amministrazione del Comune di Frosinone, - anche l’Unitalsi ha potuto assaporare tale rigidità! -  hanno rivolto un appello ai consiglieri PD regionali affinché l’Assessorato al Lavoro richiami gli enti ad una veloce (?) presa di posizione.
Si capisce che la situazione fa fatica ad avanzare dunque per la posizione del Comune di Frosinone che in pratica cerca, dimenandosi a più non posso, di mantenere una posizione di controllo sugli appalti, sugli affidamenti, sulle risorse.
Ha continuato ad affidare in proroga fino alla fine di aprile i servizi alle coop. Nexus, Consorzio Uno, ai consorzi Parsifal e Solco (servizio cimiteriale). Proroghe che si reggono con il filo di lana dal punto di vista amministrativo ma che consentono ai soggetti di continuare a gestire servizi direttamente con soldi pubblici senza colpo ferire.
Altri due di questi appalti ”Affidamento servizi di supporto alla gestione degli impianti sportivi e agli eventi culturali e di spettacolo” e “Servizi di supporto al Museo Archeologico, Biblioteca Comunale ed altre strutture aventi finalità culturali” sono stati dopo tormentate vicende aggiudicati a seguito di bando alla cooperativa Sol.Co., stesso soggetto che aveva “temporaneamente” gestito gli affidamenti fin dalla esternalizzazione dei servizi.
 Sol.Co. soggetto che appare impigliato nelle indagini di mafia-capitale in alcune vicende legate proprio ad appalti pubblici… 


a) Per gli investigatori, infatti, ci potrebbe essere la mano di Mafia Capitale nel traffico illecito di rifiuti. Il gip nell'ordinanza non esclude che l'affare degli abiti usati "non sia rientrato nel più ampio disegno dirigista e corruttivo di Salvatore Buzzi", arrestato nell'inchiesta Mafia Capitale. "Non può non pensarsi -scrive il gip Simonetta D'Alessandro - che la delibera che aveva ripartito nel 2008 il territorio comunale in competenze ai consorzi dell'Ati Roma Ambiente non obbedisca alle logiche spartitorie" e "non abbia coltivato le finalità speculative, rientranti negli interessi di Buzzi". "Di tanto non vi è la prova in atti mancando nella fase delle prime assegnazioni le intercettazioni - prosegue l'ordinanza - ma vi è una concreta emergenza documentale". (La Repubblica)

b) In altre parole è stato necessario il permesso del ras delle cooperative romane, Buzzi, perché la camorra e gli imprenditori indagati potessero lucrare sugli abiti usati. A Buzzi, pur non facendo parte di questa associazione scoperta dalla Mobile, «si deve, tuttavia, l’operatività del sistema», grazie a lui è possibile l'aggancio all'ambito istituzionale, al mondo di sopra. Insomma è Buzzi «il raccordo terminale delle consorterie che si dividono l’affare dei rifiuti tessili a Roma», e lo farebbe tramite un imprenditore, tale Mario Monge, presidente dell'importante consorzio Sol.co che dal Comune di Roma ha pure ottenuto la gestione di un bene confiscato alla mafia, il nuovo cinema Aquila. Così come la stessa cooperativa Horizons, che fa parte di Sol.co e che gestisce quello che un tempo era il quartier generale di Enrico Nicoletti, il cassiera della banda della Magliana. 
 http://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/01/15/news/e-dopo-mafia-capitale-la-camorra-degli-abiti-usati-1.195217
 c) La prova dell'accordo sarebbe nel fatto che la società di Monge, poco prima di vincere l'appalto sugli ”stracci” ha rinunciato ad un affare centrale per Mafia capitale, la raccolta del multi materiale: «Monge si è precipitato a ritrarsi, consapevole degli amplissimi poteri decisionali di Buzzi, e ha ricevuto, quindi, la ricompensa, ad apertura delle buste compiuta, ma a gara ancora non aggiudicata, dell'assegnazione del bando del rifiuto tessile, anche a Sol. Co.».http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/mafia_capitale_racket_vestiti_usati_rivenduti/notizie/1124053.shtml
d) Dopo lo scandalo di Mafia Capitale e gli arresti per vendita all'estero dei vestiti usati gettati nei cassonetti gialli, il cerchio sembra chiudersi. La squadra Mobile di Roma, guidata da Renato Cortese, ha arrestato 14 persone che ricevevano appalti senza gara dall'amministrazione (come quello della raccolta degli abiti usati), e lucravano sulla vendita di questi indumenti, spedendoli in Nord Africa o in Asia.
A capo del giro d'affari ci sarebbe Pietro Cozzolino, boss della camorra del clan di Portici-Ercolano. Con la complicità di sindaci, assessori e consiglieri comunali, la cricca gestiva questo business che fruttava milioni di euro l'anno. Ogni chilo di vestiti rende dai 35 ai 58 centesimi, che moltiplicati per decine di tonnellate fanno una bella somma. Ama Spa è direttamente implicata, e con lei anche Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati (“er cecato”). Buzzi sarebbe stato il referente di tutte le cooperative sociali e avrebbe ripartito il territorio in varie parti per dividere i fatturati. Qui entra in gioco Mario Monge e il consorzio Sol.Co.http://www.osservatorelaziale.it/index.asp?art=13799&arg=1&red=1

Dunque, le amministrazioni farebbero bene ad agire in maniera differente per tutta una serie di ragioni già espresse in vari momenti:
- per la capacità di gestire e controllare la destinazione di risorse
- per indubbi vantaggi di gestione dei servizi
- per tutelare il lavoro e il salario
- per ergere un muro contro la dilagante corruzione negli enti pubblici che viene fuori dalle inchieste romane e non solo.
La pervicacia di centinaia di lavoratori a quasi 300 giorni di tenda h24 sotto il municipio è direttamente proporzionale alla convinzione di perseguire l’unica strada possibile. Le notizie e conseguenti indagini nella vicina Roma, danno uno spaccato, sugli appalti pubblici e le privatizzazioni, preoccupante. A Frosinone, dopo gli arresti del vicesindaco frusinate su una questione di appalti, è chiaro che nemmeno la politica può dormire sonni tranquilli se continua a intraprendere scorciatoie ardite e sconnesse.
 “Multiservizi ora i lavoratori rischiano”, la voce del padrone titolava... Cosa? I lavoratori sono già licenziati e fuori da qualsiasi forma di reddito da un anno circa! I lavoratori si attrezzano per conseguire il loro scopo quanto prima, e, in ogni caso dalla tenda rischiano, questo sì, di essere spettatori privilegiati del decadimento morale e civile della politica frusinate. 

Comitato di Lotta per il lavoro
L.go Paleario 7
03100 Frosinone
telefono 0775-19930

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