giovedì 15 gennaio 2015

Il Presidente che Vorrei

Luciano Granieri


Una bella e una brutta notizia. Quella bella: Napolitano si è dimesso. Quella brutta: Da oggi, fino a quando sarà eletto il  nuovo Presidente della Repubblica, ogni giornale, Tv, e spazio web sarà zeppo di  tentativi  che opinionisti, giornalisti e insigni politologi metteranno in atto per  scucire alla vasta e triste platea di gaglioffi, capobastone, portaborse che frequentano i palazzi, il nome del successore di Re Giorgio. 

La solfa è iniziata ufficialmente da pochi giorni e già dobbiamo sorbirci le amenità, sul Presidente arbitro e non giocatore, sulla grande valenza istituzionale della questione. Si invoca sobrietà di analisi e comportamento  perché trattasi della più alta Carica dello Stato, non bisogna offrire il quadro desolante già andato in scena al momento dell’investitura bis di Napolitano. 

Sotto la stucchevole pomposità delle posizioni ufficiali si sta consumando la solita indegna gazzarra degli accordi sottobanco, o sopra il banco di qualche noto ristorante, o  ancora negli esclusivi club delle fondazioni. Gli ex democristiani della margherita, diventati riformisti moderati anticomunisti, si sono accordati attorno a sontuose libagioni  in un ristorante della Capitale. Anche i Bersaniani moderati si stanno misurando  con i Bersaniani riformisti post Renziani. I Dalemiani ortodossi stanno discutendo dentro le segrete stanze della fondazione Italiani Europei con i Veltroniani maanchisti juventini, contrapposti, a loro volta, ai romanisti bocconiani guidati da Padoan. I Civatiani  minacciano rotture, esodi, ricostruzioni del partito armato,  ma alla fine si adegueranno con un garibaldino “Obbedisco”  I Marxisti per Tabacci  per ora restano in attesa. Fitta è la rete dei conciliaboli fra  fan del Patto del Nazareno. La vexata quaestio riguarda lo scambio fra la resa di Berlusconi su un presidente gradito a Renzi, in cambio del salvacondotto sulla frode fiscale che potrà essere riconcesso, per la fine di febbraio,  grazie alla gelida manina. 

Fitta è la rete di Fitto.  Oggi  l’ex presidente della Puglia si è sorbito tre ore al cospetto dell’odiato Capo,   il quale sta convincendo i suoi lacchè e le sue dame che è necessario ingoiare anche un presidente comunista (Comunista?) pur di ottenere il tanto agognato lavacro penale. Salvini è in piena trans  da iperesposizione mediatica.  Sta tentando campagne acquisti nella melma nazifascista di CasaPound  per supportare la nomina di un Presidente fieramente Italiano, se fosse Padano sarebbe meglio ma anche Siculo  andrebbe bene. Grillo c’ha il server bloccato, oltre che il cervello per cui dalla rete muta non arriva neanche lo straccio di un nome. 

A proposito di nomi, da Prodi a Casini, da Amato a Benigni fino al comandante Schettino i papabili ormai non si contano più. E allora anche il sottoscritto si vuole cimentare nel gioco del Presidente che Vorrei.  Il nome non ce l’ho ma mi piacerebbe che il nuovo Capo dello Stato mettesse in atto il seguente programma. 

Primo: sollecitare il Parlamento a varare una legge elettorale con l’indicazione delle preferenze e senza premi di maggioranza, così come indicato dalla Consulta  nella sentenza che ha bocciato come incostituzionale il Porcellum.  

Secondo: sciogliere le Camere proprio per ottemperare a  quanto espresso dalla Corte Costituzionale e dalla successiva deliberazione della Cassazione. Infatti se si invoca il rigoroso rispetto delle  regole istituzionali  , sarebbe  necessario tradurre in pratica ciò che i due massimi  organi hanno deliberato. E cioè, che un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale deve esclusivamente occuparsi dell’ordinaria amministrazione, approvare al più presto una nuova legge e ridare ai cittadini la possibilità di eleggere  Camere legittimate da una norma costituzionalmente valida. Un Parlamento eletto attraverso sistemi elettorali incostituzionali, non può: riformare la Costituzione, abolire il Senato, licenziare leggi di bilancio, riformare la giustizia, la scuola, le leggi sul lavoro, e soprattutto eleggere due volte il Presidente della Repubblica. 

Terzo: una volta insediato  un nuovo Parlamento, il Presidente della Repubblica dovrebbe a sua volta dimettersi perché investito da Camere illegittime e ridare la parola ad un Parlamento legittimato per eleggere un nuovo Presidente anch’egli legittimato. 

Esiste una figura talmente autorevole, retta, rispettosa delle istituzioni e appassionato nella difesa della Costituzione per mettere in pratica un simile programma?  E soprattutto la sciatta popolazione piccolo borghese italiana meriterebbe un Presidente simile? Ne capirebbe la valenza? Ai posteri… etc etc.

   

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