lunedì 26 gennaio 2015

Più cuoche delle mense sociali, meno Vendola e Ferrero

Luciano Granieri

Ha vinto Syriza evviva Syriza.  

Speranza e preoccupazione, in un alternarsi di stati d’animo, percorrono le nazioni di tutta Europa. Non è sulle conseguenze inerenti alla politica europea del voto greco che vorrei soffermarmi- anche   Tsipras, pur partendo da  basi diverse, tratterà con il capitale anzichè combatterlo-   ma su una parte del disegno che adornava la quinta del palco da cui il  leader greco  ha tenuto il suo comizio finale. Nel caleidoscopio di figure disegnate sul  pannello  spiccavano due mani. Una che indicava il segno della vittoria e l’altra chiusa nel pugno comunista. Vittoria e pugno chiuso, un accostamento  iconografico ormai perso  nella notte dei tempi, ma che ieri è si è riproposto in tutta la sua potente realtà.  

Il successo di quell’accostamento ha richiamato in Grecia il gotha europeo dei movimenti della sinistra più o meno radicale. Fra questi una carovana proveniente dall’Italia sotto le insegne della “brigata Kalimera”. Un gruppo composito  formato da attivisti, sindacalisti,  da quadri politici  delle Rifondazioni Comuniste,  delle Rivoluzioni Civili che furono, da esponenti della lista un’altra Europa con Tsipras,  a cui si sarebbe aggiunto Nichi Vendola proveniente direttamente dalla Leopolda antagonista  milanese.  Tutti in tripudio  a  studiare il modo di replicare il binomio “vittoria –pugno chiuso” anche in Italia.  

Ma che cosa veramente hanno recepito di questo trionfo   i “brigatisti kalimeri” e tutti gli ultrasinistri estasiati e rivitalizzati dal successo  greco che comunque non è stato il loro?  Avranno capito che gli assemblaggi di pezzi di classi dirigenti di varia provenienza radical-riformista aggregatesi   in occasione della tornata elettorale di turno non sono altro che fallimento?  

Cosa sarà rimasto impresso, a Paolo Ferrero e compagni?    Che Il successo di Syriza è stato determinato soltanto da  Tsipras e il suo entourage o  è frutto, soprattutto,  del  lungo lavoro  di   militanti  come i medici volontari dell’ambulatorio sociale di Via Amissou, nel quartiere di Nuova Smirne?  Operatori sanitari che  raccolgono medicine da famiglie, cliniche, e le distribuiscono alla gente  schiantata dalla crisi. Dottori, infermieri che  offrono un’assistenza di base volontaria  e indirizzano i pazienti  più gravi dove opera personale sanitario, disponibile gratuitamente   anche fuori dall’orario d’ospedale. Persone come Dimitris uno psichiatra che gestisce    una mensa sociale e distribuisce cibo donato da ristoranti e supermercati. Qui nel quartiere di Neos Kosmos cuoche volontarie cucinano una trentina di pasti al giorno e le famiglie passano a ritirali assieme a pacchi alimentari.

 Forse se Siryza è passato dal 4% del 2009 al 35,4% di oggi è anche e soprattutto per la credibilità che si è costruita attraverso l’opera dei militanti nei quartieri devastati dalle misure della troika. Praticare la giustizia sociale, non predicarla in austere riunioni gravide di suggestive  ma vuote narrazioni,  questa è la lezione da imparare. Lotta al capitalismo, all’imperialismo, allo strapotere delle lobby finanziarie? Tutto giusto, ma per diventare credibili e promuovere  questi sacrosanti conflitti è necessario tornare fra chi,  al  momento, se ne fotte della lotta al capitalismo perché deve pensare a come campare qui e ora. Questo è il solo modo di ricostruire una credibilità distrutta da stagioni di fini,  quanto letali, strategie elettorali,  alleanze impresentabili .   

Per tornare ad una dimensione più locale ad esempio, dove sono le bandiere rosse quando il coordinamento per la sanità della Provincia di Frosinone scende in piazza per denunciare lo scempio della sanità pubblica a favore delle lobby private? Non ci sono bandiere rosse vicino alla tenda degli ex lavoratori della Multiservizi di Frosinone  accampati da quasi un anno sotto il Comune  per riavere il loro posto di lavoro. Perché non ci sono più bandiere rosse nelle lotte per la  ripubblicizazzione dell’acqua e contro la tirannia di Acea ATO5 . Perché il rosso è scomparso dai cortei in difesa della Valle del Sacco contro l’inquinamento e la dissennata  politica  regionale degli inceneritori? 

Avanti  o popolo…..certo, ma il popolo in Italia  è andato avanti da un pezzo e prova da solo a tentare la riscossa senza  le bandiere rosse che sono drammaticamente rimaste indietro, invischiate  in una melmosa nebbia di interessi di bottega e poltrona. Per  vincere sono necessarie più cuoche volontarie delle mense sociali,   meno Vendola e Ferrero. Questa è la lezione di Syriza.

Guardate il video qui sotto. Non c'è che da scegliere

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