lunedì 26 gennaio 2015

SIN Valle del Sacco: i dettagli della Conferenza di Servizi. Inerzia e incompetenza, la demagogia politica fa da contorno.

RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO

Dal verbale della Conferenza dei Servizi dello scorso 19 gennaio emergono ulteriori dettagli dell’incompetenza e dell’inerzia amministrativa già sottolineate, per sommi capi, nel nostro PRECEDENTE COMUNICATO STAMPA:

1) Nonostante la regolare convocazione, risultano assenti ben 32 Comuni, oltre alla Provincia di Frosinone, alla USL di Frosinone e all’Istituto Superiore di Sanità;

2) I 9 Comuni appartenenti all’area ex emergenziale e al SIN originariamente istituito, tra cui Colleferro, non sono stati neppure convocati per un disguido tra Regione Lazio, Arpa Lazio e MATTM; (Ministero dell'ambiente della tutele del territorio e del mare ndr)

3) Arpa Lazio perimetra un’area enorme che sulla carta, pur includendo indebitamente migliaia di ettari di aree agricole non contaminate (che tra l’altro verranno regolamentate a breve da una Legge nazionale) e richiedendo insostenibili risorse economiche per le attività di caratterizzazione, potrebbe avere il pregio di non trascurare nulla.
Si tratta però di un sostanziale abbaglio, perché l’obiettivo è invece far rientrare nella perimetrazione i siti contaminati rispondenti ai parametri definitori di un SIN, ovvero inquinamenti di origine industriale (in particolare, impianti chimici integrati, acciaierie e raffinerie) di rilevante impatto socio-economico e ambientale, nonché attività produttive ed estrattive di amianto, escludendo per definizione, ad esempio le discariche;

4) In concreto, tale perimetrazione è dunque completamente fuori rotta, perché, come rileva il MATTM, include indebitamente discariche di rifiuti e punti vendita di carburanti, esclude indebitamente l’area industriale di Colleferro e l’area dell’ex Cemamit di Ferentino (per cui è stato effettuato, ricorda la Regione Lazio, un primo intervento di rimozione dei cumuli di amianto e predisposto un piano di caratterizzazione, non ancora avviato);

5) Esclusione dell’area dell’ex sito emergenziale (punto 2): Arpa Lazio argomenta (qui la situazione è tragicomica) che non dispone di informazioni su tale area, in quanto le competenze erano assegnate all’ex Ufficio commissariale; il problema sarà però risolto nei prossimi giorni grazie alla preziosa disponibilità del MATTM e della Regione Lazio nel fornire la documentazione (troppo difficile richiederla o fornirla prima?);

6) (unico punto potenzialmente positivo) viene sollevata la questione dell’opportunità o meno di mantenere l’interdizione delle aree agricole ripariali, sulla base degli attuali livelli di contaminazione, che il MATTM propone di affrontare con apposito tavolo tecnico presso la Regione Lazio (ricordiamo però che i livelli di contaminazione sono variabili a causa della permanenza del beta-HCH nel sedimento fluviale e della sua mobilità a causa delle esondazioni);

7) il rappresentante del Comune di Frosinone (come ricordato in pompa magna in un comunicato stampa dell’ente qualche giorno fa) richiede l’inserimento nella perimetrazione del SIN dell’area della discarica ubicata in località “Le Lame”, ma il MATTM ricorda che essa faceva parte del SIN “Frosinone”, declassato in base ai nuovi parametri, pur pendendo un ricorso depositato dalla Regione Lazio su cui il TAR, a differenza di quello a cui ha dato ragione relativo al SIN “Valle del Sacco”, non si è ancora espresso (va ricordato che il SIN “Frosinone” era costituito pressoché esclusivamente di discariche, per cui non rientra oggettivamente nei parametri definitori);

8) il Comune di Ceprano ricorda (opportunamente) la presenza di 4 aree industriali dismesse contaminate con grave rischio sanitario e contaminazione delle acque sotterranee; il MATTM osserva che l’ente non ha (inopportunamente) ancora avviato l’istruttoria per l’individuazione al soggetto responsabile presso la Provincia.

Ricordati gli errori di carattere tecnico-normativo, consideriamo ora le dichiarazioni dei politici che hanno colorito la cronaca ambientale degli scorsi giorni.

Una grande offensiva è portata avanti dal Comune di Frosinone, che pur essendo il principale responsabile, dopo la SAF, della mancata bonifica della discarica “Le Lame”, si erge ora a paladino della comunità richiedendone l’inserimento nel SIN. Diversi esponenti politici provinciali, regionali e nazionali, trasversalmente, sostengono tale tesi e propugnano l’inclusione delle discariche del Frusinate nel SIN “Valle del Sacco”, oppure la ricostituzione del SIN “Frosinone”. Si tratta degli stessi politici che anni fa guardavano con malcelato sospetto la stessa istituzione del SIN, temendo potesse ledere gli interessi dello sviluppo industriale. E che ora malcelano il loro assoluto disinteresse per l’ambiente e la salute della popolazione lasciandosi sfuggire che il colpaccio consiste nell’accedere alle risorse per bonificare tutta questa roba. Intorno a loro sembra allignare una colonia di professionisti specializzati nel fiutare l’affare.

Con questi politici, possiamo sentirci solidali solo su un punto: Le Lame, come altre pericolose discariche, vanno bonificate. Cerchino dunque di capire che se intendono perseguire la strada della bonifica, magari evitando nel frattempo di produrre altre bombe ecologiche come hanno fatto o stanno facendo con la discarica di Colle Fagiolara e quella di Roccasecca, la via dell’inclusione nel SIN sembra inapplicabile; è consigliabile che la Regione Lazio si assuma le proprie responsabilità, esplorando eventuali altri profili di accordi con il Ministero o tirando fuori essa stessa i soldi per il danno che è stato prodotto sul proprio territorio. Oppure attinga, come già è stato fatto in passato, a fondi europei, vigilando sul loro concreto impiego.

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